Centoottantadue
I’m sorry, Cassandra
Avrai il coraggio di
Giasone, ma non la sua fortuna
Pity, Cassandra, that no one believed you
Peccato, Cassandra,
che nessuno ti abbia creduto
(Cassandra, Abba)
-Da dove vieni?-
La
ragazzina aveva i capelli biondi, lunghi e mossi, e occhi neri come stelle arse.
-Messenia-
Lisandro
le aveva indicato il veliero con un cenno del capo ed un mezzo sorriso.
-Gli iloti non possono essere venduti come schiavi, deficiente!-
Aiace,
Aiace…
Quanto
s’era infuriato, quel giorno!
Lisandro
aveva scrollato le spalle, sfacciatamente impassibile.
-L’ho pagata millecento dracme-
-Come ti
chiami?-
-Cassandra
Talitha Danklon-
-Vuoi
venire con me, Cassandra Talitha Danklon?-
Lei aveva
scosso la testa.
Lisandro l’aveva buttata in mare.
Telemaco
le aveva teso una mano.
Viva per miracolo, Cassandra si era trovata davanti il Capitano.
-Viva?
Peccato. Va’ nella tua cabina-
La
schiava messena aveva cercato più volte un dialogo con il Capitano.
Un
insulto, una domanda.
Gli aveva
letto la mano, aveva ascoltato i suoi sogni.
Quando
Lisandro le aveva parlato di Synni, s’era incupita.
-Lei è
così bella, così giovane… Kolnay George Desztor ha ventinove anni, io non lo
so, se le vuole bene…-
-Tu?-
Aveva sorriso, il Capitano.
-L’adoro,
io-
Lisandro
era sempre stato geloso di lei.
Non l’avrebbe mai lasciata tornare
in Messenia.
L’ossessione
del Capitano per la cugina spaventava Cassandra.
Telemaco,
per Synni Juliet Gibson, manifestava solo una vaga simpatia.
Quando la
scopriva con Lisandro, la guardava quasi con dolcezza.
Una volta
l’aveva sentito sussurrare, come in una sorta di litania: “I’m sorry, Cassandra…”.
La sera
prima di attraversare le Simplegadi, Cassandra era corsa da Lisandro con il
volto in fiamme.
“Avrai il coraggio di Giasone, ma
non la sua fortuna”.
Nel
tratto di mare tra le leggendarie isole, Lisandro Efialte Gibson era scomparso.
Telemaco
giurava d’averlo visto per l’ultima volta sul ponte, qualcuno gli aveva
sparato.
Ma era
molto scosso, e per quanto avesse sempre avuto un grande prestigio sulla nave,
nessuno l’aveva ascoltato.
Cassandra
non riusciva a comprendere il suo ruolo nella vicenda.
Nel suo
sogno Telemaco sapeva dov’era Lisandro.
E lo odiava per questo.
The
trees that whisper in the evening
Carried away by a moonlight shadow
Sing a song of sorrow and grieving
Carried away by a moonlight shadow
All she saw was a silhouette of a gun
Far away on the other side.
He was shot six times by a man on the run
And she couldn't find how to push through
Gli alberi che mormorano alla sera
Trascinato dall'ombra del chiaro di luna
Cantano una canzone di dolore
Trascinato dall'ombra del chiaro di luna
Tutto quello che lei vide fu la sagoma di una pistola
Molto lontano, sull'altra riva
Fu colpito sei volte da un uomo in fuga
E lei non riuscì a passarvi attraverso
(Moonlight Shadow, Maggie Reilly)
Cassandra
Talitha Danklon era la schiava messena di Lisandro.
Ogni
giorno pensava al suo Capitano.
Erano
amici, in fondo.
Lui non
la odiava più come il primo giorno.
Per
quanto possessivo e prepotente, un po’ le mancava.
Era il 7 Febbraio 1871 quando la notizia della morte di Lisandro, a
quindici anni compiuti da pochi giorni (il 3 Febbraio, quando si erano sposati
i suoi nonni), arrivò in Grecia.
Aiace ne
fu turbato, ma non si scompose.
In che guaio era finito quel
ragazzo?
Telemaco
era tornato a Krasnojarsk con gli occhi di un uomo tormentato dagl’inganni di Lachesi.
Aveva
abbracciato distrattamente sua madre -suo padre, Nikolaj, era in galera-, senza
proferire una parola su Lisandro.
Voleva bene a suo cugino, lui.
Nella
tasca dei pantaloni, un po’ stropicciata, aveva ancora l’ultima lettera scritta
da Geórgos ai Kléftes, su Natal’ja.
La sua pelle si scioglie sotto le
mie dita.
Se la sfioro mi strega.
E quando la sfioro è libera…
Libera di uccidermi d’amore.
In un
angolo del foglio, con le dita tremanti sul pennino, aggiunse una frase.
“I’m sorry, Cassandra…”.
Four
AM in the morning
Carried away by a moonlight shadow
I watched your vision forming
Carried away by a moonlight shadow
Stars move slowly in the silvery night
Far away on the other side
Will you come to talk to me this night
But she couldn't find how to push through
Le quattro di mattina
Trascinato dall'ombra del chiaro di luna
Vidi la tua immagine prender forma
Trascinato dall'ombra del chiaro di luna
Le stelle brillavano nella notte argentea
Lontano sull'altra riva
Verresti a parlare con me stanotte?
Ma lei non riusciva a passarvi attraverso
(Moonlight Shadow, Maggie Reilly)
Un giorno
l’aveva portata a Céline.
-Cassandra
Talitha Danklon era la schiava di Lisandro-
Nata ad Aris, in Messenia, il 9 Ottobre 1860.
Non aveva ancora compiuto undici
anni.
-Le
voleva bene?-
Non
l’aveva fatta a caso, Line, quella domanda.
Era
importante sapere se Lisandro le voleva bene.
In cuor
suo sperava di sì.
Il suo adorato ragazzino aveva
ereditato l’aggressività di Farkas.
-Sì…
Credo-
La
guardava in modo strano, suo cugino, Cassandra.
Non ne
parlava come di Synni.
Ma Synni in fondo era solo
un’illusione…
-Perché
ti dispiace per lei?-
-Perché… Ci teneva-
A Lisandro,
al viaggio.
Anche se era stata costretta,
anche se non l’avrebbe mai immaginato.
-E poi…
Cassie vedeva qualcosa. Non il futuro, i sorrisi. I sorrisi che non ci sarebbero stati.
Sapeva
che Lisandro non le avrebbe sorriso e che chiunque avrebbe calpestato le sue volontà-
-Non può
aver fatto testamento…-
-Infatti.
Ma quella frase che ho scritto… Quella frase lui la ripeteva sempre-
-Cosa ti
diceva di lei?-
-Ch’era
una povera disgraziata-
-E poi?-
-Ch’era
carina-
-Solo?-
-Ch’era
più bella di Synni-
-E…-
-E l’avrebbe uccisa per questo-
-Lisandro
non era innamorato di Synni…-
-Era
attrazione fisica, ma quasi folle-
-Tu cosa
ne pensavi?-
-Da quel
punto di vista lo capivo…-
-Diamine,
ma è vostra cugina!-
-Io non
ero come lui… Non così tanto, non ancora-
-Certo. Sei qui-
-Zia…-
-Cassandra
adesso dov’è?-
-E’
scappata. Non mi poteva vedere-
Sgranò
gli occhi, Céline.
-Cosa le
hai fatto?-
-Crede
che l’abbia ucciso io-
-Per la
nave?-
-Per la
nave-
-L’avresti
mai fatto?-
-Zia!-
-Se l’ha
visto…-
-Io non
le credo-
-Per questo è scappata-
Tu la dovrai amare
Amare è dura e senza frutti al sole
Sei tu il coraggio e la fantasia
La vita tua diventa mia
(Peppino, Antonello Venditti)
Telemaco
Pericle Gibson, “l’Austriaco”, era nato a Salisburgo il 14 Febbraio
1856.
Un giorno
che detestava quanto il suo secondo nome, dal momento che attribuiva a Valentinstag la stessa importanza degli
Zaristi.
Suo
cugino, al contrario, aveva una data di nascita invidiabile.
Il 3
Febbraio, ricorrenza del matrimonio di Alja e Gee, 1856.
A Sparta,
come Leonida, Geórgos e Aiace.
Come chi era stato il Capitano
prima di lui.
Aveva il
dubbio di non aver lasciato un bel ricordo a Cassandra, Telemaco.
Le aveva tirato un pugno in un
occhio, poco prima che lei scappasse.
Le aveva
detto che “doveva stare al suo posto, era
una schiava messena”.
Ancora
sbatteva la testa contro il muro, se ci ripensava.
Era stato un dannato cretino.
Suo
cugino questo non gliel’avrebbe perdonato.
Nessuno, nella sua famiglia,
l’avrebbe perdonato.
Cassandra
non era tornata in Messenia.
La
mattina del 27 Febbraio 1871 si era svegliata a
Colchide.
Ormai era
nota come Georgia, l’antica terra di
Medea.
Aveva
l’abito bianco di quando Lisandro era scomparso, strappato nella fuga, e i
capelli sciolti.
Li
intrecciò velocemente con un nastro indaco e lanciò un’occhiata inquieta ai
suoi piedi nudi, graffiati e ancora sanguinanti.
Una schiava messena.
Le faceva
schifo, quella condizione.
Non si
era mai fidata degli Spartani, lei.
Troppa
superiorità nei loro occhi e autentica supremazia sul campo di battaglia.
La
dicevano figlia di iloti, ma in realtà in Messenia c’era solo nata.
Sua
madre, Malika Danklon, era dell’Epiro e aveva origini arabe.
Suo padre
veniva dall’Oceania, chi lo sapeva poi da dove.
Aiace
Gibson l’aveva visto una volta di sfuggita.
Era bello come Lisandro…
L’aveva
fatta rabbrividire.
We were young and full of life
And none of us prepared to die
Eravamo giovani e
pieni di vita
Non eravamo
preparati a morire
(Fernando, Abba)
Note
Valentinstag (tedesco): San Valentino.
Io…
Ce l’ho fatta, sì.
A finire
questo capitolo, ad arrivare alle note.
Più o
meno incolume ;)
La storia
di Lisandro, che in realtà è appena cominciata, Cassandra e Telemaco.
Sono due pirati veri e propri, Lisandro e Telemaco.
E Cassandra...
Cassandra è una schiava messena.
Con la
Messenia, Sparta non ha mai avuti buoni rapporti.
I loro
conflitti sono durati secoli, e la popolazione rurale della Messenia lavorava a
Sparta come servitù della gleba, i famosi iloti.
Gli iloti
non potevano essere venduti come schiavi, però.
Eppure,
Cassandra Lisandro l’ha comprata per millecento
dracme.
Vi
ricorda niente?
Millecento dracme, i millecento
rubli di Lys.
La storia
di Lisandro, Cassandra e Telemaco sarà molto legata a quella di Giasone e
Medea, come si può notare dalle Simplegadi, o isole Cianee -uno dei passi della
leggenda ch’è mi è rimasto più impresso, chissà poi perché- all’ingresso del
Ponte Eusino, ovvero il Mar Nero, e dalla Colchide (attuale Georgia).
C’è un
motivo se Cassandra, vagamente simile alla Cassandra di Troia, vuole andare a
cercarlo proprio lì…
Ma
Lisandro è morto o no?
Lui ha il coraggio di Giasone, ma
non la sua fortuna.
E
Telemaco, che sarà uno dei personaggi più tormentati… Che ruolo avrà, lui?
Anche le frasi di Gee su Alja, in quell'ultima lettera che Telemaco ha conservato, saranno un elemento chiave, per la loro storia nei prossimi capitoli.
A presto!
;)
Marty