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Autore: Hayley Black    02/03/2012    9 recensioni
Bulimia | Drammatico, introspettivo | One shot
Penny non ha fame, ma mangia: quello di portare il cibo alla bocca è un gesto meccanico, che si ripete durante tutte le ore del giorno. Se è annoiata, triste, allegra, arrabbiata, non ha importanza.
A scuola hanno parlato del fatto che spesso le persone mangiano per consolarsi e per lei è così, ma non l’ha detto a nessuno: non ha più amiche, ormai, è sola come l’ultima caramella che ha tra le mani. Penny ha scoperto che a volte ha solo bisogno di parlare con qualcuno, di poter vomitare tutto quello che ha dentro, ma poi si rende conto di non avere nessuno e si sente triste. E mangia, Penny mangia tantissimo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto il pane del mondo

 

«Perché mangio in modo forsennato anche quando non ho fame?».
La voce di Penny si perde tra le carte lucide sparpagliate sul letto, colorate e ammalianti come una scatola di cioccolatini. Alcune sono cadute a terra e mostrano il risvolto argentato, quello che a volte nasconde la scritta “Hai perso” e che ha ancora l’odore delle caramelle alla frutta; le sue preferite sono all’arancia, perché le ricordano l’estate e il sole. Non lo sa nessuno, ma a Penny il sole piace molto.
La sua domanda rimane in sospeso nella stanza vuota, e a rompere il silenzio è solo il rumore delle sue mani che scartano e aprono e mettono in bocca. La routine quotidiana di Penny è questa, è una continua ricerca di cibo con cui consolarsi; le sue amiche l’hanno abbandonata, hanno detto che è
grassa, e Penny non sa con chi parlare. È sempre stata una ragazza solitaria, silenziosa, una di quelle che si tengono tutto dentro finché la pancia non scoppia. La sua, però, si è allargata a dismisura per contenere una quantità enorme di cibo, di dolore, di parole non dette, di quelle cose che la fanno stare male e che le fanno venire voglia di urlare finché non finisce il fiato in gola. Penny non parla molto, lei preferisce mangiare; ha scoperto che il cibo è un’ottima consolazione, un ottimo ascoltatore, il cibo è sempre lì nella dispensa: avvolto in plastica trasparente o scatole grigie, nascosto negli anfratti più bui, è sempre pronto a essere afferrato dalle sue dita bramose e a essere mangiato con una velocità disarmante. 
Penny si sente sempre sola, ma quando c’è il cibo con lei è felice. 
«Perché mangio in modo forsennato anche quando non ho fame?» chiede ancora, lanciando in aria l’ennesima carta colorata delle caramelle alla frutta. I suoi genitori non sono in casa e lei è libera di fare quel che vuole, di 
mangiare quel che vuole.
Penny non ha fame, ma mangia: quello di portare il cibo alla bocca è un gesto meccanico, che si ripete durante tutte le ore del giorno. Se è annoiata, triste, allegra, arrabbiata, non ha importanza. 
A scuola hanno parlato del fatto che spesso le persone mangiano per consolarsi e per lei è così, ma non l’ha detto a nessuno: non ha più amiche, ormai, è sola come l’ultima caramella che ha tra le mani. Penny ha scoperto che a volte ha solo bisogno di parlare con qualcuno, di poter vomitare tutto quello che ha dentro, ma poi si rende conto di non avere nessuno e si sente triste. E mangia, Penny mangia tantissimo. 
Forse nessuno si è accorto degli aloni viola che le circondano gli occhi, della sua pelle pallida, del suo comportamento schivo e chiuso in se stesso: tutti, però, si sono accorti che è diventata grassa. Non le hanno risparmiato frasi cattive, commenti dispregiativi, si divertono a ricordarle che la sua massa corporea è pressoché enorme e che è brutta.
Perché Penny è anche brutta. Quando si guarda allo specchio, le poche volte che ha il coraggio di vedere il suo riflesso, le viene voglia di cancellarsi o di diventare invisibile: le altre ragazze sono belle e magre e allegre e simpatiche e stanno sempre assieme a un sacco di persone. Loro non sono mai sole, perché loro sono belle. Penny invece è sola perché è brutta e grassa e triste e acida come un limone marcio. 
Allora Penny ha cercato di rimediare al suo perenne appetito.
All’inizio ha cominciato impaurita e colpevole, perché lei sa che è una cosa che non si dovrebbe fare, ma poi le altre volte le viene spontaneo: chiude la porta del bagno a chiave, si tira indietro i capelli, si infila due dita in gola e vomita. 
Quando è triste le sembra di vomitare anche l’anima, di svuotarsi completamente, e si sente
 bene

In realtà, Penny lo fa perché è gelosa di tutte quelle ragazze belle e magre e allegre e simpatiche: Penny è gelosa di loro perché sa che non diventerà mai così. Sarà sempre la grassona sola come un cane che fa domande a se stessa senza avere risposta.
«Perché mangio in modo forsennato anche quando non ho fame?». Penny alza gli occhi sullo specchio davanti a sé, e quello che vede è una ragazza immersa in un letto di carte colorate – una ragazza grassa e brutta. E Penny si odia, Penny si odia come non mai. 
Si odia perché è brutta, perché è grassa, perché non ha amici, perché è sola, perché non ha nessuno con cui parlare, perché non trova mai le risposte alle sue domande. 
Quelle risposte le cerca nella sua gola quando scava a fondo per vomitare anche l’anima. 


Note (a piè di pagina)
Buongiorno, buonasera, buona giornata in generale in relazione a quando aprirete questa fanfiction. Credo che per parlare di "Tutto il pane del mondo" ci voglia un bel papiro di note ma io, brava ragazza che già a quest'ora vuole solo andare a dormire, farò una sintesi per non rompervi le scatole. Dunque, dunque. 
Come avrete potuto immaginare, questa storia parla di una ragazza bulimica, Penny, che si ritrova orribilmente sola a dover scontare un destino crudele; sono molto legata a questa storia (mentre la scrivevo mi è scesa una lacrimuccia), credo sia una di quelle che sento davvero sulla pelle. E devo dire di essere anche soddisfatta di come è venuta fuori, dato che l'ho scritta di getto senza sapere dove volessi arrivare. 
L'aspetto che ho voluto analizzare in "Tutto il pane del mondo", titolo rubato dallo splendido libro di Fabiola de Clerq, è quello della bulimia nervosa e del rapporto che ognuno ha con il proprio corpo; spesso i bulimici tendono a mangiare e mangiare e mangiare perchè vogliono sfogarsi, perchè vogliono consolarsi in qualche modo. Tempo fa ne parlammo anche a scuola e c'era questo circolo del cibo, chiamiamolo così, che consiste nel "Vedersi grassi allo specchio > mangiare per consolarsi > vedersi grassi allo specchio > mangiare per concolarsi" e così via. Le varie ripetizioni della parola "cibo" o "mangiare", o tutte le altre, sono volute per enfatizzare il concetto e per accentuare la morbosità che Penny ha verso di essi.
Non ho nient'altro da dire su questa storia, è importantissima per me e ci tengo a ringraziare la mia maestra-mostro-beta-doppia personalità AliH che è sempre così adorabile ad ascoltarmi e a consigliarmi. <3 Ti voglio bene, mostro che non sei altro è_è
Ora mi defilo, che ho già parlato troppo. Ovviamente, per qualsiasi domanda o per qualsiasi cosa io non abbia detto qui, potete tranquillamente espormi i vostri dubbi nelle recensioni.
Grazie mille per l'attenzione, alla prossima! 

   
 
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