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Autore: Diomache    05/10/2006    6 recensioni
Come la volta notturna io t’adoro
o vaso di tristezza, grande taciturna,
e tanto più t’amo perché mi sfuggi e sembri,
tu, bella che adorni le mie notti,
più ironicamente accumulare leghe
che separano le mie braccia dalle azzurre immensità (Baudelaire)

[HOUSE/CAMERON/CHASE]

Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, Robert Chase
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Chapter two:

Ecco postato il secondo capitolo.. ringrazio tantissimo per le loro stupende recensioni: EyeofRa, Artemisia89, Apple, Varekai ed Irene.

Grazie mille!!!

Spero che recensirete anche questo capitolo.. così mi dite che ne pensate…

Un bacione!

Diomache.

 

 

Ps: l’avete visto ieri sera House e Stacy??? Io mi sono quasi dannata l’anima! Prima che si baciassero avevo gridato contro Stacy: prova ad avvicinarti e ti tiro il telecomando!

Non pensavo potesse farlo davvero.. O_O

Prima Cameron con Chase, adesso House con Stacy.. ci vogliono far morire!

 

 

 

This shouldn't happen again

 

 

 

 

“this shouldn't happen again”

 “Do you think I want it to?”

 

 

 

 

 

Chapter two:  Truth always hurts

 

 

 

 

Gli occhi azzurri del ragazzo si focalizzarono sulla figura snella di lei, appena apparsa sulla soglia, come un’apparizione. Gli occhi un po’ sgranati perché non si aspettava di vederlo, i capelli ancora  un po’ bagnati dalla doccia che probabilmente aveva fatto da poco dato che aveva ancora indosso l’accappatoio.

Le labbra un po’ dischiuse dallo stupore, la pelle ancora leggermente umida e il suo profumo, delicato ma perfettamente percettibile, come sempre, come se lei fosse continuamente mossa dal vento che trasportava la sua buonissima essenza di dolce, di fresco.

Chase non seppe cosa dire lì per lì.

Un unico e spaventoso pensiero gli si era affacciato alla mente: era bellissima.

E facendo questa considerazione, Robert Chase si rese perfettamente conto di quanto fosse stato stupido ad andare da lei. Non avrebbe dovuto, lo sapeva.

Non avrebbe dovuto fare un sacco di cose, ma, in linea di massima, non avrebbe proprio dovuto essere lì stasera.

Non ne sapeva nemmeno il perché.  Dopo una serata passata in giro con degli amici, invece di tornarsene a casa come si era promesso di fare, aveva imboccato quella via, svoltato l’angolo e aveva proceduto verso la strada che, sapeva, l’avrebbe condotto da lei.

In realtà il suo pensiero lo aveva tormentato praticamente tutta la serata.

Non scordava come l’aveva vista andare via dall’ufficio, i suoi occhi lucidi, il suo sguardo apparentemente forte ma ferito.

Forse era questo: si sentiva terribilmente in colpa. 

Robert Chase sospirò, mentre la sua mente lo riportava velocemente agli avvenimenti di questa dannatissima giornata.

 

 

 

L’inizio, in realtà, era stato promettente. Sembrava che dovesse essere una mattinata ipertranquilla: non c’erano pazienti e loro tre ammazzavano il tempo aspettando la pausa pranzo che sarebbe arrivata tra appena un’ora.

House naturalmente non era ancora arrivato al lavoro, Foreman stava leggendo un noiosissimo schedario, Cameron stava tutta concentrata al computer del suo capo intenta a rispondere alle sua e-mail, mentre lui stava semplicemente facendo le parole crociate.

Di tanto in tanto, lo ammetteva, i suoi occhi si alzavano dal giornale e si concentravano su di lei. Dopo quel frettoloso scambio di battute in cui avevano concordato che tra loro non doveva accadere più niente anche se, indubbiamente, era stato.. piacevole.. non aveva più osato affrontare l’argomento.

-quattro lettere.- aveva iniziato improvvisamente Chase, scorrendo con la penna la locazione di quella domanda sul cruciverba ed interrompendo così il silenzio creatosi.- la sigla abbreviata per…-

-Chase vuoi piantarla con queste parole crociate???- aveva sbottato Cameron a quell’ennesima domanda. – sono due ore che ci assilli con il cruciverba, l’abbiamo praticamente fatto io e Foreman!-

Il dottor Foreman rise silenziosamente, incontrando lo sguardo severo dell’australiano. Il nero, disse, quasi a discolparsi, con un sorriso divertito.- però ha ragione..-

-ti da così fastidio?- chiese Robert, un po’ acido, rivolto alla ragazza.

-non vedi che mi sto concentrando?- ribatté lei senza staccare gli occhi dal computer.

-stai solo rispondendo alle mail di House!- sbottò Chase disgustato.

Cameron rimase interdetta qualche secondo. –questa è una mail importante.-

-hai ragione, scusami..- finse di scusarsi l’australiano, con un accento palesemente sarcastico. Fece una piccola pausa.- dì un po’ era buono lo yogurt che hai mangiato questa mattina?-

Foreman scoppiò a ridere senza però alzare gli occhi dallo schedario, Allison, in tutta risposta, sbuffò contrariata.

-ah, e pensare che dicono che fare sesso migliori i rapporti tra le persone!-

Naturalmente quella bella battutina sarcastica non apparteneva a nessuno dei presenti.

Gli occhi di tutti si erano alzarono dai rispettivi impegni e si fissarono istintivamente sulla sagoma di House che era appena entrato, spingendo la porta di vetro. Gli occhi azzurri di Greg passarono a rassegna la sua squadra di collaboratori, focalizzandosi alla fine su Chase e quindi su Cameron, con insistenza.

L’immunologa sospirò, roteò gli occhi e distolse lo sguardo che si andò a concentrare di nuovo sul computer.- possiamo finirla con questa storia per favore?-

-ehm ..- House finse di pensarci. –no. È troppo divertente. E poi non ho altro da fare.-

Cameron a questo punto si era alzata di scatto dalla sedia, facendo rumore.- ecco, io sì invece.- aveva detto lanciando uno sguardo di sfida ad House e uno indecifrabile a Chase per poi lasciare l’ufficio con passo cadenzato, con un’aria un pò combattiva, intrigata, come se quell’interessamento di House la infastidisse solamente in apparenza.

Anzi, sembrava ci godesse nel vedere che infondo, infondo, Gregory House sembrava davvero interessato a questa storia.   

E sicuramente non perché Chase aveva fatto sesso con qualcuno.

Ma perché Cameron aveva fatto sesso con qualcuno.

La sortita di Allison era stata compensata con l’arrivo della Cuddy che aveva portato loro una cartellina contenente informazioni riguardanti un nuovo paziente di cui dovevano occuparsi.  Chase tirò un sospiro di sollievo, sperando che, almeno in linea di massima, quell’argomento, per quel giorno, potesse considerarsi concluso.

Tze, magari.

O almeno fu così fino al pomeriggio. 

Erano circa le cinque e lui e Foreman si ritrovarono a fare una risonanza magnetica al paziente in questione, un certo Max. 

Tra di loro era calato uno strano silenzio.

Quel classico silenzio che prelude l’inizio di un discorso imbarazzante.

 -sai, io ancora non riesco a crederci.- ecco, come volevasi dimostrare. 

Robert alzò i suoi occhi dallo schermo e li puntò sul collega, fingendo di non aver capito il vero risvolto dell’affermazione di Eric.  –non hai mai visto un paziente con.. ?-

Foreman sbuffò.- non stavo parlando di quello…- disse roteando gli occhi.- ma di te e Cameron.-

Chase storse appena il capo. –non ti facevo così pettegolo..-

Eric fece un mezzo sorriso mentre si alzava e andava a prendere un’altra cartella posata appena più in là.. –pura curiosità.- continuò l’uomo sedendosi di nuovo.- ma  è vero che era strafatta?- domandò con una palese nota incredula nella voce.

Foreman sentì Chase sospirare e lo vide alzare le sopracciglia. Anche se non aveva detto una parola, era stato più che chiaro. Lo fissò, sbalordito.- non ci posso credere.-

-era completamente andata.- rispose il biondo, con un tono un po’ distratto.- bene, signor Max.- disse rivolgendosi al paziente.- adesso chiamiamo l’infermiera e lo facciamo uscire di lì.- concluse l’australiano alzandosi e avviandosi verso l’uscita con i risultati in mano. Foreman sorrise e lo imitò velocemente. Lo affiancò mentre percorrevano i corridoi.

Chase alzò gli occhi al cielo. Quella dannata conversazione non sembrava proprio voler finire a quanto pare e il fatto che stessero per entrare nell’ascensore non l’avrebbe aiutato di certo.

Infatti non appena dentro il neurologo non mancò di proseguire la conversazione.

-fammi capire.- continuò Eric, un po’ disgustato.- lei era strafatta e tu ci sei andato a letto?-

Chase distolse lo sguardo e non disse niente, mentre l’ascensore si apriva lentamente.

I due medici uscirono velocemente immettendosi nel piano di diagnostica. Chase entrò rapidamente nell’ufficio e rispose con un tono po’ sbrigativo- non è stata una cosa proprio volontaria, lei mi.. -

-non mi dire che ti ha costretto, per favore.- sbottò Eric, entrando dietro di lui.

-certo, l’ha violentato!- esclamò House girandosi verso di loro.

Chase chiuse gli occhi per un istante. Merda. Non aveva visto che era lì.

Greg sembrò leggergli nel pensiero perché sghignazzò per qualche istante, poi ripartì all’attacco:

 –dì, un po’, hai pensato di denunciarla? Se vuoi ti accompagno io alla polizia.-

Chase fece un chiaro gesto d’irritazione.- lei era completamente fuori di se e..-

-tu hai pensato bene di approfittarne.- concluse House con uno sguardo convinto. I suoi occhi azzurri si posarono quindi su di Foreman.- e tu non fare quella faccia nauseata, che altro poteva fare, povero ragazzo!-

-insomma, dacci un taglio!!- scattò il biondo gettando i risultati delle analisi sul tavolo.- ho fatto esattamente quello che voleva anche lei.-

House annuì, fingendosi convinto.- sì, ma non devi prendertela con me, è Foreman quello che non ci crede.-

-ci siamo divertiti, va bene? Siamo entrambi adulti e non mi sembra che ci sia niente di male. -

-no, certo.- continuò House, serio questa volta.- che importa se lei stava così male che era arrivata a drogarsi.-

Robert scosse la testa, stanco di tutta quella situazione. –non devo giustificare tutto quello che faccio, questa è la mia vita privata!-

-certo non è facile resistere a certi impulsi.- continuò House, come se Chase non avesse parlato affatto.- e poi Cameron infondo infondo ha un suo fascino..-

-non è facile ma non impossibile, a quanto pare.- intervenne Foreman con uno sguardo eloquente diretto verso House.

In quel mentre Cameron in persona fece irruzione nell’ufficio, portando con se i risultati del test che era andata ad effettuare. –ho i risultati.- disse quando, varcata la soglia, si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso.

-ah eccola la nostra femme fatale ..- la apostrofò House con uno sguardo ammiccante.- stavamo giusto parlando di te.-

Gli occhi verdi di Cameron si posarono sullo sguardo imbarazzato ed evidentemente a disagio dell’intensivista –immagino.- disse quindi, con un tono scocciato.- non pensavo che ti interessasse tanto la vita sessuale di Chase, House. C’è forse qualcosa che non ci hai detto?- concluse con uno sguardo chiaramente alludente, inarcando un sopracciglio e sorridendo maliziosamente.

House rimase a bocca aperta qualche istante, la fissò decisamente intrigato quindi si rivolse al biondo, sempre più divertito da tutta quella situazione. –accidenti, mi ha smascherato!!-  esclamò con il suo solito tono sarcastico.

Foreman scoppiò a ridere, Chase gli lanciò un’occhiata scocciata. –insomma Cam ci vuoi dire che risultati hai ottenuto?-

-wow..- House lo fermò per l’ennesima volta.- Cam… qui stiamo diventando intimi sul serio!-

-dì, non sarai geloso?- suggerì Allison con un sorriso divertito e curioso allo stesso.

-sì, è così.- rispose Greg.- ma non di te, lo sai che ho un debole per Chase.-

-scusate se vi  interrompo .- la voce di Eric si levò sopra le altre.- ma qui c’è un paziente che sta giusto morendo.-

-anch’io sto morendo.- protestò House.- questa storia mi fa friggere di curiosità.-

-allora lo ammetti!- esclamò Allison, incredula.- sei geloso!-

-mm.. – finse di pensare l’uomo.- che cosa c’è nella parola curioso che ti ricorda quella geloso?-

-Foreman ha ragione.- Chase decise di troncare definitivamente quel discorso.- dobbiamo occuparci del paziente.-

House sghignazzò istintivamente.- patetico tentativo di evasione. E comunque quel Mik..-

-Max.- lo corresse Cameron con una punta di acidità.

House le lanciò un’occhiata annoiata e scocciata insieme.- come si chiama... sta morendo. Ha la sindrome di Tourette. – concluse avviandosi verso l’uscita del suo ufficio.

I tre lo guardarono sbigottiti. Il genio di House li lasciava sempre senza fiato, ogni volta, nonostante ormai ci fossero abituati, lavorandoci gomito a gomito tutti i giorni.

Ma se c’era una cosa a cui Chase non si sarebbe mai potuto abituare era sicuramente lo sguardo che aveva Cameron quando osservava House. Aveva gli occhi che le brillavano, il sorriso aperto e un po’ sconcertato e quell’aria sognante che proprio non sopportava.

Non riusciva a concepire l’idea che una donna come lei fosse completamente fuori per.. quel bastardo, misogino di House. Incredibile come va la vita.

Fatto sta che, dopo che House se n’era andato, lei aveva iniziato a palesare il suo stupore per l’ennesima prova dell’intuito formidabile del loro capo e Chase, dopo le prime parole, non aveva retto e se n’era andato velocemente con una scusa, fregandosene degli sguardi basiti dei suoi colleghi.

E finalmente quell’impossibile giornata era conclusa. O almeno sembrava conclusa. Pensava di aver concluso almeno per oggi. Già, ma si sbagliava di grosso.

Era appena all’uscita dell’ospedale quando aveva visto che qualcuno lo stava aspettando, proprio accanto alla hall. Un uomo alto. E con un bastone.

Robert alzò gli occhi al cielo. Non poteva essere vero.

-hai già finito il tuo turno?- domandò House, fingendo di cadere dalle nuvole.- ma … che coincidenza! Anch’io!-

Chase gli lanciò uno sguardo di sottecchi. –si può sapere che diavolo vuoi?-

-troppo aggressivo.- decretò Greg come se stesse elencando i sintomi di un paziente.

-io non sono aggressivo!-

-e bugiardo..- continuò l’uomo, guardandolo con il suo sguardo penetrante.- e terribilmente affetto da sensi di colpa, vero?-

Chase distolse lo sguardo.- io non mi sento in colpa. Non ne ho motivo.-

-sì che ce l’hai.- insistette House facendo qualche passo verso di lui.- Cameron non era in se, questa è la sua scusa. Ma tu di scuse non ne hai.-

Gli occhi azzurri di Robert tornarono su quelli di House. –mi sembra di averti già detto come sono andate le cose.-

House fece un ghigno un po’ perplesso.- lei può averti fatto qualche avances ma questo non ti giustifica.  Se io dovessi cedere a tutte le avances che mi fa la Cuddy tutti i giorni..-

-questa mi è nuova.-

-comunque non mi stai rispondendo. Perché sei andato con Cameron?-

Chase lo fissò un istante.- non sono affari tuoi.- e dicendo ciò si mosse per uscire dalla struttura, ma House lo fermò allungando il bastone in modo che non lo lasciasse passare.

-sì invece.- ribatté House.- se tra di voi c’è qualcosa che supera il normale livello di cordialità ed ipocrisia imposto fra colleghi questo potrebbe pregiudicare il vostro lavoro. Quindi mi riguarda.-

Chase si sentì infuriare dalla rabbia. Ma come diavolo faceva quell’uomo a trovare sempre il modo di impicciarsi in continuazione di tutto e di tutti e far credere allo stesso tempo che non lo stesse facendo??? O peggio, che lo stesse facendo per ragioni mediche?

-senti ma che diavolo vuoi sapere?-urlò lasciando la sua voce si alzasse anche un po’ troppo.- non ti rendi conto di quanto la tua curiosità sia diventata morbosa? Vuoi sapere i dettagli??-

House abbassò lo sguardo, poi disse a voce bassa.- Ti sei approfittato di lei.-

-la sai una cosa House?- continuò l’australiano.- tu non sei arrabbiato perché io mi sono approfittato di lei. Ma perché c’ero IO con lei!-

-allora lo ammetti.- insistette l’uomo.

Chase abbassò velocemente il bastone da se.- e anche se fosse a te che importerebbe?-

Greg sospirò, sicuro di se.- niente in realtà. Puoi spupazzarti Cameron notte e giorno non sono problemi miei, lei non mi interessa minimamente lo sai. Mi divertiva sentirtelo dire.-

-va al diavolo.- sussurrò Chase girandosi velocemente.

Ma nessuno dei due, a questo punto, aveva potuto dire nient’altro.

Sia House che Chase si erano trovati davanti Cameron e Foreman. Gli occhi di tutti i presenti si concentrarono su Cameron che, come Foreman, aveva sentito quanto bastava per capire.

House rimase impassibile come sempre, come se non gli importasse niente. Chase aprì leggermente la bocca, come a dire qualcosa ma non disse proprio nulla, confermandosi il vigliacco di sempre.

Cameron restò in silenzio. I suoi occhi erano leggermente diventati lucidi ma per appena un secondo. Poi il suo autocontrollo aveva avuto il sopravvento anche questa volta.

Si era girata verso Eric.-  ti aspetto nell’ufficio..- e se n’era andata, ben consapevole di avere tutti gli occhi addosso e adesso con la certezza inconfutabile che Chase si era solamente approfittato di lei e, ancora peggio, che ad House non gliene importava proprio niente.

-complimenti.- aveva iniziato Foreman, tanto per metterci il carico da undici.- a tutti e due.-

 

 

 

-che cosa ci fai qui?- la voce sottile di Cameron lo ridestò dai ricordi.

-solo parlarti.-

La ragazza lo fissò qualche istante, perplessa.- non mi sembra una buona idea.-

-mi tratterrò pochissimo.- continuò Chase, insistente e sinceramente dispiaciuto per l’accaduto.

Cameron sospirò. Non voleva parlargli, non voleva vedere nessuno. Voleva restare ancora un po’ sola a sentire la musica, a scordarsi dei suoi problemi a fingere di non aver sentito quello che era uscito dalla bocca di Chase. E soprattutto di House.

Che per Chase era stata un divertimento lo sapeva ma sentirselo dire così era davvero straziante.

Sapeva anche che House non si curava minimamente di lei. Però tutto il suo interessamento per la notte d’amore che aveva avuto con Chase l’aveva fatta.. sperare. L’aveva fatta sognare, ecco questo è il termine giusto. È sempre doloroso quando ci si sveglia e si torna alla realtà.

E le sue parole di Greg erano state un brusco risveglio.

Però non poteva scappare per sempre. Non poteva correre sempre, non poteva starsene sempre a sentire la musica. Doveva affrontare anche quel problema.

Avrebbe preferito parlare con House più che con Chase, per ovvi motivi.

Ma come al solito House non si sarebbe presentato, non le avrebbe nemmeno riservato un trattamento più gentile il giorno dopo. Niente, come se trattarla in quel modo, ferirla in quel modo, facesse parte del gioco, fosse routine.

E, ancora una volta, c’era Chase oltre la sua porta. C’era lui a scusarsi, a parlare.

Non il suo adorato House.

Sospirò. –ok.- disse infine.- entra.-

Robert Chase varcò la soglia del suo appartamento, lasciando che il suo cuore accelerasse un po’ inspiegabilmente il ritmo, forse al ricordo dell’ultima volta che aveva fatto lo stesso gesto. 

Cameron chiuse lentamente la sua porta, pensando a Greg e immaginandolo a casa, a suonare il pianoforte o a vedere la tv.

Inconscia della moto arancione che si fermava lentamente, nel parcheggio sotto casa sua.

 

 

 

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

Diomache.

 

 

  
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