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Autore: meiousetsuna    03/03/2012    12 recensioni
Bentrovate! Questa è la seconda storia della serie "New wave Heroines", nella quale si racconta l'incontro tra Haruka e Michiru, nella celebre puntata n. 106! Scopriremo qualcosa di più della guerriera di Nettunoe come sia iniziata la loro conoscenza... tra flashback e missing moments... tutte le curiosità rimaste in sospeso! Dal testo: Haruka chiuse gli occhi, aspettando il colpo, mentre Michiru sollevava la mano destra, non sarebbe stata tanto pesante. "Ritieniti schiaffeggiata". Era abituata ad incassare, minacce, o tantomeno un gesto aggressivo non la spaventavano, ma lo sdegno, quello non poteva sopportarlo". Se vi va... R&R! baci dalla vostra Setsuna!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New wave Heroines'
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TAKE ME AWAY

Capitolo 1)

"Stupida! Questo non avresti mai dovuto dirlo!"
No, non era così che funzionava. Haruka si irrigidì e chiuse gli occhi aspettando il colpo, mentre Michiru sollevava la mano destra, non di tanto, non sarebbe stata troppo pesante.
"Ritieniti schiaffeggiata". Quando guardò nuovamente, l'altra aveva abbassato il braccio e col suo passo veloce e leggero la stava già sorpassando; rimase sconcertata per un tempo indefinibile. Era abituata a incassare; minacce, grida e tanto meno un gesto aggressivo la spaventavano, anzi ne rideva, era troppo forte per simili piccolezze, ma lo sdegno, quello non poteva sopportarlo.
Michiru era talmente disgustata dal suo atteggiamento da non sporcarsi le mani con lei; avrebbe giurato fino a pochi istanti prima che liberarsene fosse ciò che cercava di ottenere, però... era diventata matta? Avrebbe voluto quello schiaffo, sì, perchè in qualche modo sarebbe stato un contatto e d'improvviso capì che non poteva più farne a meno, che ogni atomo del suo cervello e del suo corpo chiamava disperatamente la vicinanza della sua preziosa amica. Quando si era ridotta in quello stato, quando aveva cominciato a stare tanto male? Ah, già, quel pomeriggio di primavera.

(INIZIO FLASHBACK)

Rientrata nel suo grande appartamento era andata subito a fare una bella doccia corroborante, visto che per evitare ulteriori seccature aveva rinunciato a rinfrescarsi nello spogliatoio della scuola ed era dovuta tornare fino a casa tutta sudata e sporca, cosa che le dava non poco fastidio. Ma se fosse rimasta, forse quella ragazza si sarebbe fatta avanti di nuovo e lei si sarebbe vista costretta a risponderle in modo davvero sgradevole. Farle un ritratto! Che idea balorda, non era proprio tipo da sedersi a posare immobile, oppure sperava di dipingerla mentre correva?
Scoppiò in una risata amara; era precisamente una fissazione, eppure con la sua canottiera e i suoi vecchi pantaloncini preferiti, non le pareva di essere così attraente, invece a quanto pareva, gli altri giudicavano in modo diverso. E poi, in quella ragazza c'era qualcosa che non la convinceva a pieno; non che emanasse delle sensazioni sgradevoli, anzi a dire la verità il suo aspetto delicato e gentile risultava di un certo fascino agli occhi di Haruka, ma era bastato un secondo per accorgersi con sgomento della inquietante somiglianza con la creatura eterea che aleggiava sempre più spesso nei suoi sogni.
Ma lei aveva lo svantaggio di essere vera; una minaccia alla tranquillità riconquistata a caro prezzo facendo ricorso a tutte le sue forze e ora non aveva la benchè minima intenzione di rischiare.
Angelo o demonio l'avrebbe tenuta fuori dalla sua vita e se proprio voleva continuare a intromettersi non le restava altro mezzo che presentarsi nei suoi incubi, un'alternativa poco entusiasmante. D'altronde non era un suo problema.

Anche Michiru rientrò nel suo appartamento solitario e chiusa la porta alle sue spalle, si lasciò prendere da un moto di sconforto, scivolando sul pavimento e poggiando la testa sulle ginocchia. Quella cosa le stava decisamente costando troppo. Era vero, c'era una parte piacevole in tutto ciò, avere ottenuto di lasciare casa sua per frequentare la migliore scuola media del Giappone, che comprendeva un'ottima accademia musicale, cosa che non esisteva a Kyoto; inoltre questo passo era indispensabile per portarsi nell'area di maggior concentrazione dell'energia, il cui fulcro era il sospetto Istituto Mughen, e poter conoscere la sua partner.
All'inizio aveva accettato la situazione con lo spirito di adattamento che la contraddistingueva, aveva sempre saputo di avere un destino speciale, questa consapevolezza non le era mai venuta meno. Fin da bambina rivelò un intuito eccezionale che spaventò i suoi genitori, gli insegnanti e più tardi anche i suoi amici, che scambiavano la sua abilità nel predire gli avvenimenti con la capacità di portare sfortuna e cominciarono a evitarla, finchè un giorno il banco vicino al suo restò vuoto; ma lei si turbò solo un poco, capiva e in fondo li disprezzava per la loro codardia.

A casa la trattavano come una regina, specialmente la nonna, che stravedeva per lei tra lo stuolo dei nipoti, rendendola tranquilla, amata e anche un pò superba della sua bravura nello studio, del suo spiccato talento in tutte le arti e soprattutto esaltando la sua convinzione di essere nata per uno scopo particolare che le persone comuni non potevano comprendere.
"Nonna, come vorrei che fossi qui ad aiutarmi... cosa devo fare?"
Michiru sospirò, pervasa dai ricordi della sua infanzia...
"Michiru-chan, hai già finito di fare il compito di calligrafia?"
"Sì mamma e poi non devo esercitarmi molto, la maestra dice sempre che ho una mano da artista!"
"Non dovresti vantarti tanto, bambina mia, ti attirerà l'antipatia delle persone. Ora fai compagnia alla nonna?"
"Certo".
Corse tra i corridoi e le scale della bellissima villa dei Kaiou, un edificio antico costruito per L'Imperatore Meiji* e subito venduto al suo bisnonno, in seguito costantemente restaurato dai proprietari, conservando quella purezza di linee che gli conferivano un'aria di sacralità. Raggiunse l'ala ovest della costruzione e bussò educatamente alla porta.

"Sei tu, piccola mia? Entra".
"Sono io nonnina, come stai oggi?"
Michiru si avvicinò dandole un bacio su una guancia.
"Molto meglio, grazie,
- mentiva, tutte e due ne erano consapevoli, ma coltivavano in fondo al cuore la speranza di riuscire a ingannare l'altra - ed ora, che gioco vuoi fare? - sorrise - sempre le stesso?"
"Sì, ti prego!"
"Va bene. Allora vai a prendere la scatoletta rossa nel mio scrittoio"
. Michiru era già di ritorno col cofanetto di legno di rosa adornato di pietre semipreziose. Poi dispose la tovaglietta di seta sul tavolino basso e si sedette sul pavimento, eseguendo tutta questa preparazione con gesti pieni di grazia. La nonna si inginocchiò a sua volta su di un cuscino bene imbottito ed estrasse dal contenitore il vecchio mazzo di carte.
"Quale sarà l'avvenire della mia bambina?
- lo sguardo dell'anziana signora era dolce, ma rivelava una certa apprensione - alza il mazzo, Michiru".
Si era resa conto alla nascita della bimba che sarebbe stata la sua erede; i primi capelli di un colore cangiante lasciarono presto il posto a chiome del colore dell'acqua del tutto uguali alle sue e con raccapriccio di sua figlia, che apparteneva alla generazione in cui le caratteristiche restavano addormentate, per i primi tre giorni di vita, un simbolo azzurro, quasi trasparente, fu visibile sulla sua fronte, scomparendo spontaneamente per il sollievo di tutti.

 * Dopo un anno dalla sua investitura, l'Imperatore Meiji spostò la capitale da Kyoto ad Edo (l'attuale Tokyo)

Eccoci, amiche mie, all'inizio della seconda storia della trilogia "New Wave Heroines", (titolo del tango delle original soundtreck)... questa volta partiremo dal punto di vista di Michiru, che conosciamo di meno, per addentrarci subito nel "Tutto quello che vorreste sapere sulla 106 ma non avete mai osato chiedere". Grazie di aver letto fin qui, vi mando un mare di baci, Setsuna
Come per la storia precedente, come segnalato all'Amministrazione, vorrei specificare che ho dato il permesso di pubblicare questo racconto anche su un altro sito, quindi potreste averla già letta, sempre a mio nome, naturalmente!

ex Capitolo 2)

"Questa bambina ha il segno del mare!"
"Mamma cosa dici, era solo una piccola vena, o un livido, vedi, è andato via del tutto!"
"Jibo-san,* non dovreste dire queste cose, mia figlia è perfettamente normale". Nessuno fece mai commenti quando, appena fu in grado di esprimersi, predisse con un minimo scarto d'errore un maremoto che tolse la vita a molti abitanti di un villaggio ed un terribile tifone che passò molto vicino a Kyoto.

Michiru si risollevò e aperto il guardaroba indugiò a lungo nella scelta dell'abito da indossare per la cena; doveva incontrarsi con il suo manager che insisteva perchè accettasse un ingaggio per una serata di beneficenza, che si sarebbe tenuta su di uno yacht ormeggiato nella baia di Tokyo. Il tema la interessava molto, si trattava di raccogliere fondi per restaurare un teatro andato semidistrutto in un incendio due anni prima, però... gli artisti infelici non danno il massimo e lei lo era. Infelice.
Perchè essere l'olocausto prescelto per la salvezza del mondo non era certamente ciò che intendeva con "destino speciale", malgrado quella ne fosse indubbiamente la più grande espressione. Era scivolata piano piano dalla sua vita fatta di divertimenti, di persone selezionate dalla sua famiglia, ad una realtà dura ed ostile e nonostante il suo carattere fosse rimasto sostanzialmente invariato, il peso che sentiva sulle spalle si stava facendo eccessivo ed urgeva di dividerlo con qualcuno.
Sapeva che sarebbe stato difficile convincere un'altra persona a fidarsi di lei e farsi carico della missione e soprattutto avrebbe preferito un uomo, era certa che il suo fascino si sarebbe trasformato in un efficace mezzo di persuasione. Ma come convincere quella ragazza tanto scontrosa? Eppure tutti hanno un punto debole e se l'istinto non la ingannava, aveva percepito il suo. Si immerse nel bagno di schiuma profumata al gelsomino e la piacevolissima sensazione di trovarsi avvolta dall'acqua, suscitò in lei un nuovo flusso di ricordi.

"Ho alzato, nonna. Scommettiamo che anche stavolta sono le stesse cinque?"
"Lo credo anch'io. Vediamo; la Torre... il Mondo, la Morte, L'Angelo..."
"L'ultima è la carta dell'Amore".
"Sì, è così.** Sono molto felice di sapere che ci sarà una presenza tanto positiva nella tua vita e tu la meriti. Ora vogliamo offrire il thè alle bambole?"

Michiru si abbandonò voluttuosamente nella vasca, cercando di ricacciare i pensieri in qualche angolino buio; era necessario recuperare la calma, per placare il suo manager una volta che gli avesse detto che non intendeva partecipare a quel concerto. Aveva troppi impegni di ogni genere, compreso l'esame di iscrizione al liceo e per fortuna Tenou Haruka era stata idirizzata lì dal suo Istituto delle medie, altrimenti avrebbe anche rischiato di perdere gli anni di scuola! Forza, adesso non era il momento per rifletterci e optato per un abito blu che le dava un aspetto più adulto si recò all'appuntamento.
"Kaiou-san, la prego! Senza di lei la serata sarà un vero fallimento!"
"Sono molto spiacente Tanaka-san, ma ho degli obblighi precedenti che non posso davvero disdire; ma per la prossima settimana sarò presente all'Auditorium di Sapporo, può confermarlo".
"Kaiou-san, cosa posso fare per convincerla? - l'omino si girò con aria trafelata - Cameriere! Il bicchiere della signorina è vuoto! Mi scusi, forse avrei dovuto scegliere un locale migliore... verranno solo per vedere lei, gli altri non contano, quando è sul palcoscenico restano tutti incantati, è come se suonasse una melodia magica".

Il seme di un'idea folle cominciò a germogliare nella mente di Michiru. "Restano tutti incantati".
Ne era certa adesso, Tenou Haruka si era molto infastidita quando aveva tentato di approcciarla in quel modo banale, anche se aveva detto la verità sostenendo che si trattava di un soggetto interessante, però l'aveva fissata con certi occhi.... magari il fatto che fosse donna non avrebbe cambiato il suo piano originario. "D'accordo, Tanaka-san, vedo che non posso lasciarla in difficoltà - il suo interlocutore si precipitò a baciarle la mano - ma mi servirebbe un piccolo favore; un intero tavolo prenotato a nome mio ed i biglietti consegnati domani mattina".
"Grazie, la ringrazio dal profondo del cuore! Stia certa, sarà fatto".

Haruka si muoveva meccanicamente in cucina, trovando il bollitore per il caffè attraverso un velo di stanchezza che le appannava la vista; sempre lo stesso incubo e poi, adesso che si era fissata su Kaiou Michiru nessuno le avrebbe tolto dalla mente che lei e l'apparizione che le faceva visita praticamente tutte le notti fossero la stessa persona.
Accese la televisione sul notiziario delle nove, benedicendo il fatto che di sabato mattina non ci fosse scuola in quel periodo dell'anno; neanche la sua tazza di caffè amaro riusciva a risvegliarla completamente, come se durante la notte perdesse energie, invece di riacquistarle. Si passò automaticamente le dita tra i corti capelli, dandosi una specie di pettinata.
"Uff... oggi potrei andare un pò al circuito, sono fuori allenamento - il suono del citofono la distrasse dal suo rimuginare - sono Tenou... devo firmare per la posta celere? Salga lei, per favore, ultimo piano".
Il tempo di infilare la vestaglia e il solerte postino era dietro la porta.
"... e grazie. Che diavolo sarà? Cosa?" Nella busta intestata a nome di una nota fondazione, c'erano quattro biglietti del tipo usato per le manifestazioni teatrali, ma lei non si ricordava di avere prenotato uno spettacolo e poi c'era anche un messaggio.
"Tenou Haruka-san, capisco di disturbarti con questo invito dell'ultimo momento, ma sarei onorata della tua presenza; inoltre devo discutere con te di questioni personali ed urgenti. per favore, non mancare. Kaiou Michiru"
.

Haruka leggeva e rileggeva la breve missiva, cercando un significato tra le righe.
"Michiru, hai un bel coraggio. Sapevo che nascondevi qualcosa, altro che ritratto! D'altra parte, cosa ho da rimetterci? - la parte riflessiva della sua natura tornò a prendere il controllo - Un momento, sento che me ne pentirò, ma..."
Era spietatamente sincera con se stessa, però ammettere che ricordare quel volto, i capelli e soprattutto quella voce le faceva perdere la testa, le provocava dolore; non l'aveva cercata una situazione del genere, era successo casualmente, comunque pensarla la scuoteva, mentre avrebbe voluto più di ogni cosa che quella parte di sé cadesse in un letargo eterno, al riparo dalle tempeste. Invece il cuore le batteva un pò più forte, mentre pregustava la serata.
"Sei troppo bella Michiru - sorrise - se fossi più furba ti starei lontana e basta, ma solo per oggi, credo di poter fare un'eccezione, diciamo un piccolo regalo a me stessa".

* Jibo-san: signora madre, modo per chiamare affettuosamente la suocera
**Carte: questa sequenza di tarocchi si può interpretare così: la rovina totale incombe sul mondo, ma dallo stesso avvenimento funesto nascerà una forza rigeneratrice. La carta erroneamente chiamata "dell'Amore", è quella degli Amanti.(E perchè? perchè sono malvagia, e se la Takeuchi confonde il mito di Plutone e quello di Saturno, ho deciso che la nonna dovesse sbagliarsi usando un mezzo di divinazione occidentale!*corre a nascondersi*)

Mie piccole ma grandissime Franky, Skullrose, Julia98, FragileGuerriera, YasV, Amaerize, che sarei senza di voi?grazie di lasciare la vostra firma!
Grazie infinite anche a Anto62, Shadow-84, Lelou-Tenou(una novità!) per sostenermi!
E naturalmente alle circa 100 lettrici silenziose! stra-baci, a Sabato!

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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