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Autore: _Abbey    03/03/2012    4 recensioni
Amare è l'unica cosa che si riesce a fare.
Amare è l'unica cosa che viene bene.
E senza il rischio, l'amore non esisterebbe.
Louis Tomlinson l'ha capito. Ed è pronto anche a sfidare la pioggia per poter amare.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The only Thing I can do is Loving You.


«Fermati» gridò per la terza volta Louis Tomlinson alla ragazza che camminava a passo spedito, quasi correndo –per quanto fosse possibile con i tacchi che aveva deciso di indossare- sotto la pioggia scrosciante, verso una meta non ben definita.
«Ti ho detto fermati» ribadì alzando il tono della voce, prendendo a seguirla. Vedeva la chioma bionda, tendente quasi al bianco accelerare il passo. Strinse le mani in due pugni facendosi quasi male con le unghie e continuò a seguirla accelerando il passo sempre di più sentendo l’acqua sporca entrargli nelle scarpe: ci mancava solo questa.
«Marie Elizabeh Gabrielle Smith» gridò tutto d’un fiato maledicendo la mamma della ragazza che le aveva dato così tanti nomi. Sapeva che odiava essere chiamata con il suo nome per intero, perciò decise di utilizzare quello come asso nella manica. «Esigo che tu ti fermi!» aggiunse con fare autoritario, come se stesse parlando con una bambina, ma infondo, anche se le sembianze di una bambina le aveva abbandonate da un bel po’ di tempo, Liz era rimasta una bambina, e in quel momento lo stava dimostrando come non mai.
Improvvisamente la ragazza invertì la sua direzione, camminando a passo spedito –inciampando un po’ di volte per quelle maledettissime scarpe e quella maledettissima acqua- verso di lui. Inizialmente Louis si sentì onnipotente perché, anche se dopo tanti e vani tentativi di farla fermare, ci era riuscito; ma i suoi sentimenti cambiarono ben presto quando vide gli occhi infuocati di lei puntati nei suoi: sembravano due cannoni pronti a sparargli contro. Il ragazzo si fermò all’istante, cercando di rimanere calmo e sopprimere anche lui la rabbia che gli pulsava nelle vene. Era pronto a tutto, si disse. E poi quella che aveva torto era lei, di conseguenza qualsiasi cosa lei avesse in mente di fare era sbagliata dal principio.
Erano a mezzo metro di distanza. Gli occhi di lei erano quasi socchiusi forse a causa della pioggia che le ricadeva dai capelli sul viso, ma molto più probabilmente per cercare di mettere a fuoco il suo bersaglio per cercare di non sbagliare quando l’avrebbe picchiato. Gli avrebbe spaccato il naso, decise in quel momento: se c’era una cosa a cui la grande superstar Louis Tomlinson teneva davvero era il suo bel visino e un colpo ben assestato gli avrebbe fatto ricordare di lei per un po’.
«Posso sapere che diamine ti è preso?» disse lui, non nascondendo di certo la sua irritazione.
«Tu?» rispose lei fintamente divertita «Tu vuoi sapere cosa mi sia preso? A me?» rise per almeno due secondi, tornando seria come lo era stata prima «Sono io» alzò il tono della sua voce «che voglio sapere che cavolo ti è successo!» gli puntò un dito sul petto, premendo con decisione la punta.
Resasi conto dell’espressione sorpresa e interrogativa del ragazzo, Liz riprese a parlare.
«Non puoi spuntare come un fottuto fungo da un giorno all’altro» teneva ancora il dito contro il petto di lui. «Louis Tomlinson» pronunciò quel nome con disprezzo.
«Non puoi tornare da un tour mondiale e dirmi quello che mi hai detto come se fosse la cosa più stupida del mondo» gli occhi del colore del ghiaccio fissavano quelli altrettanto azzurri di lui. «Louis Tomlinson» disse ancora quel nome, questa volta con una nota triste, anche se poco percettibile, al suo interno.
«Non puoi pensare che io» non riuscì a terminare la frase che il ragazzo le prese il viso tra le mani, poggiando violentemente le labbra sulle sue. Con un movimento brusco la ragazza lo strattonò da sé: entrambi barcollarono all’indietro. Lei lo guardava con le labbra socchiuse, il labbro inferiore leggermente tremolante e no, non era a causa del freddo e delle goccioline di pioggia che le cadevano all’interno della scollatura, non molto provocante, del vestito che portava. Con la borsa lo colpì sul braccio.
«Sei» un colpo. «Un» un altro colpo. «Emerito» altro colpo. «Idiota» urlò dandogli un altro colpo.
Il ragazzo decise di rispondere alle accuse.
«Se io sono un’idiota..» ricevette un altro colpo.
«Lo sei» lo interruppe lei facendolo sbuffare pesantemente dalla rabbia.
«Se io sono un’idiota» riprese alzando il tono della voce «allora tu sei una bambina!» gridò guardandola negli occhi, puntandole un dito contro.
Prima che questa potesse rispondere continuò a parlare.
«Sei scappata dal ristorante dopo che ti ho detto che..» Liz gli diede uno schiaffo sulla mano.
«Non dire quelle parole» lo rimproverò.
«Ti amo!» urlò lui. «Ti ho detto che ti amo!» continuò prendendole i polsi, fermando quindi ogni suo possibile movimento.
«Ti amo. Ti amo. Ti amo!» gridò con fare quasi teatrale, alzando la testa come se stesse dicendo quelle parole ad una ipotetica folla di persone.
«Tu non mi ami!» disse lei sconcertata, quasi a difesa da alcune accuse che gli erano state rivolte.
«Ah si?» chiese retoricamente lui.
«Allora spiegami perché penso solo a te!» allargò le braccia.
«Spiegami perché sono tornato dall’America e l’unica cosa che volevo fare era vederti!» continuava a gridare, sperando che almeno in quel modo la ragazza avrebbe capito.
«Spiegami perché vorrei solo baciarti!» la ragazza lo guardava con gli occhi rossi.
«Spiegami perché ti chiamo ogni sera, anche spendendo un botto di soldi solo per sentirti un istante!» Louis sputava fuori tutto quello che sentiva dentro.
«Sono la tua migliore amica» sussurrò lei, come se stesse tentando di farlo tornare in sé.
«Anch’io lo pensavo fino a qualche mese fa» la guardava scuotendo la testa. «Poi ho capito che non sentivo solo la mancanza dei film che vedevamo insieme la sera» fece un piccolo passo in avanti, accorciando anche se di poco la distanza che intercorreva tra i due. «O delle battute che non fanno ridere che facevi» piegò per un istante gli angoli della bocca in un sorriso. «O delle cazzate che abbiamo fatto insieme» le si avvicinò ancora di più. «No..» scosse la testa, mentre lei guardava per terra. «Mi mancava tenerti tra le braccia tutto il tempo» le mise una mano sul braccio, carezzandolo. «Mi mancava vederti sorridere facendo sorridere anche me» le prese la mano. «Mi mancava guardarti negli occhi e sentire qualcosa nello stomaco» portò la mano di entrambi sul suo cuore. Lei alzò la testa, mostrando le sue lacrime che adesso si mischiavano alla pioggia che le arrivava sul viso. «Mi mancavi tu» la guardò fissa negli occhi, mostrando che anche i suoi erano leggermente gonfi. «Voglio amarti.» con l’altra mano le carezzò la guancia. «Ed amarti è l’unica cosa che mi riesce bene».
Lei chiuse gli occhi, spostando la testa da un’altra parte, cercando di non farsi vedere; ma sentiva lo sguardo di Louis addosso, sentiva le numerose gocce di pioggia rovinarle vestito, capelli e trucco –non che le importasse più di tanto-, sentiva qualcosa all’altezza dello stomaco stringersi e sentiva una voce provenirle dal centro del petto che le ripeteva che era tutto giusto.
Si avvicinò al ragazzo poggiando la testa sul suo petto, lì dove entrambi avevano la mano. Chiuse gli occhi respirando profondamente. Poi non poté fare a meno di sorridere. Con le braccia lo strinse forte. Successivamente gli prese il viso tra le mani, con delicatezza lo avvicinò al suo premendo poi le labbra contro le sue. Sentì le mani di Louis sulla sua schiena e la sua lingua con la sua a rincorrersi. Si staccarono guardandosi negli occhi per poi inevitabilmente scoppiare a ridere. Si abbracciarono un’altra volta, incamminandosi sotto la pioggia verso casa di lei. Liz con le sue scarpe col tacco in mano e Louis con i suoi mocassini.
«Se non mi compri un altro vestito ti uccido» disse lei dando un bacio alla mano del ragazzo che le cingeva le spalle.
«Te ne comprerò almeno cento!» disse lui con un sorriso stampato in faccia.
«Sembro un clown, vero?» domandò Liz pronta a colpirlo con la borsa nel caso di una sua battutina riguardo il suo disastroso aspetto.
«Un clown carino!» disse poi lui dopo averla guardata per bene. Le lasciò un bacio sulla testa.
«Dici che ci becchiamo una polmonite?» chiese guardandolo negli occhi.
«Ne sarà valsa la pena» le rispose dandole un bacio sulle labbra.
E infine, mentre entrambi camminavano scalzi sotto la pioggia, Louis alzò il braccio verso il cielo, con il pugno chiuso in segno di vittoria.


Okay, beh.. ciao a tutte! E abche questa volta ho sfornato una OS. So che ormai non ce la fate più a leggere le mie cretinate, ma rassegnatevi, io sono sempre qui, cagate o meno.
Finalmente non muore nessuno, e se vi è piaciuta sta cosa ringraziate tutte Jas che non mi avrebbe mai e poi mai permesso di scrivere un'altra storia con un morto LOL
Vabbè, se recensite mi sentirò al settimo cielo anche perchè mi hanno tolto il dentre del giudizio ed è un giorno intero che sto piangendo per il dolore. Quindi fate le brave e recensite u.u LOL
Vabè, mi dileguo.
Vi voglio bene anche se non mi cagate di striscio u.u

   
 
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