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Autore: TAKeRu_ECHY    03/03/2012    1 recensioni
Non tutti i giorni ci si può svegliare ridendo perché a volte quelle che credi certezze si rivelano falsità e ti accorgi che la tua vita nell’ultimo anno si teneva in bilico grazie ad una bugia detta per abitudine, quasi per gioco. Non si può scherzare con i sentimenti e neanche con l’Amore.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Scelta Cieca
Autore: TAKeRu_ECHY
Genere: Introspettivo, Romantico
Raiting: G
Avvisi: Angst, Fluff
Riassunto: Non tutti i giorni ci si può svegliare ridendo...
Note: Storia partecipante a "Facciamo un Libro. Corso di Editoria 2012". Concorso di scrittura creativa. 10'000 battute contate, spazi compresi.




Scelta cieca


Non tutti i giorni ci si può svegliare ridendo perché a volte quelle che credi certezze si rivelano falsità e ti accorgi che la tua vita nell’ultimo anno si teneva in bilico grazie ad una bugia detta per abitudine, quasi per gioco.
Non si può scherzare con i sentimenti e neanche con l’Amore.
Dovevo capirlo quando lei, la mia unica ragione di vita, aveva insistito per avere il suo spazio e andare fuori città per trovare il suo posto nel mondo. Non potevo biasimarla, la nostra era una piccola città sul mare, con una vita monotona ma semplice, e quindi Nadia, la ragazza di cui parlavo prima, aveva deciso di trasferirsi a Roma. Lei era la tipica ragazza nata per ammaliare la gente: occhi come oceani, che rimiravo per intere giornate, perdendomi e andando alla deriva in quell'azzurro profondo e infinito, capelli lunghi e ricci del colore del grano, labbra rosse e carnose, alta ma non troppo da sembrare imponente e il fisico da modella. Invece io sono solo un ragazzo di campagna, con i miei vent'anni da poco compiuti, e mi chiamo Claudio. Quello che colpisce subito di me è il mio aspetto gracile e pallido, i miei capelli neri come la pece e gli occhi marroni come le nocciole. In questo momento ho anche due segni che abbelliscono il mio aspetto: un occhio gonfio e un labbro spaccato, senza parlare delle occhiaie causate dalla notte insonne. Posso spiegarvi tutto, ma ora torniamo a noi. Mi trovavo in una piccola camera d’hotel, fissandomi allo specchio, e la mia mente ripercorreva l’ultimo anno a partire da quel giorno in cui Nadia era uscita di casa per l’ultima volta: aveva un sorriso stampato in volto, trascinava una valigia pesante e mi disse poco prima di vederla sparire dalla mia vista una frase con allegria: “Tornerò, non preoccuparti per me!”
Da quel giorno la mia vita si modificò, aspettavo con ansia le sue telefonate che man mano che il tempo passava diventavano sempre più rare e più corte, finché il telefono non smise di suonare e io non sentii più la sua voce. Pensai ingenuamente che forse aveva trovato un lavoro e non trovava più molto tempo per me.
Infine presi una decisione: se Nadia non veniva da me sarei andato io da lei.
La mia peggior scelta, avrei preferito cullarmi nella mia illusione che fronteggiare la realtà.
Dopo una settima mi trovai su un treno diretto a Roma con un sorriso, pieno di speranze verso la città che mi aveva rubato l’amore. Una volta arrivato non prestai molta attenzione ai luoghi, ai dettagli, pensai di avere il tempo di visitare tutto il centro con la mia dolce metà. Impiegai la mattinata alla ricerca della casa dove abitava, avevo l’indirizzo ma non sapevo orientarmi in una città sconosciuta, e quando infine trovai l’abitazione rimasi sbalordito nel trovarmi di fronte ad una villa a due piani con piscina. Citofonai senza curarmi nel secondo nome sul cartellino e mi batté forte il cuore nel riconoscere la voce della mia amata nel suono metallico del ricevitore. Il cancello si aprì e io mi avventurai in quel giardino, l’unica cosa che i miei occhi riuscirono a notare in quella giungla di piante furono i due lettini sistemati vicini a bordo piscina, le due auto parcheggiate e Nadia che correva arrabbiata verso di me. Quello che disse sputandomelo addosso fu una domanda piena di rabbia: “Che cosa ci fai qui? Perché sei venuto a cercarmi?”
Stavo per rispondere quando mi assalì la paura di quello che avrei dovuto capire già da tempo: lei si era rifatta una vita e di me non gli importava più niente, ma volli provare un’ultima volta: “Ma amore non sei felice? Sono venuto a trovarti.”
“Io non voglio più avere niente a che fare con te, non l’hai capito? Eppure ti facevo un ragazzo sveglio. Forse prima in quella specie di paesino tu valevi qualcosa, ma qui, nella Città Eterna, non sei nessuno e io con i falliti non ci sto.”
Migliaia di pallottole stavano attraversando il mio corpo distruggendo tutte le mie sicurezze.
Nadia pensava davvero che io fossi un fallito?
Dopo tutto lei era il tipo di persona che usava gli altri per arrivare ai suoi scopi, bella e attraente ammaliava le sue prede per poi prosciugargli il conto in banca. A lei interessavano solo i soldi.
Una lampadina si accese nella mia testa. Ricordai la prima volta che l'avevo vista, e capì che aveva notato più ciò che possedevo che ciò che ero. Ma dopotutto, sono solo un credulone. Chi mai vorrebbe stare con un fallito come me?
Da dentro casa si sentì un’altra voce più profonda che si stava avvicinando, spostai lo sguardo sulla porta e vidi comparire un uomo, più grande di età, muscoloso e alto, dai capelli corti e rossi, un velo di barba colorava il suo volto mascolino. Si avvicinò a Nadia e le passò un braccio sulla vita, mi rivolse parole minacciose, ma non riuscì a capirle perché il mio cervello aveva deciso di bloccarsi.
Si avvicinò ancora di più e questa volta riuscii a capire cosa mi stava dicendo: chiedeva chi fossi e perché stessi infastidendo la sua ragazza. Al sentire quell’aggettivo mi risvegliai dal mio bozzolo di protezione e tutta la rabbia repressa dell’ultimo anno scoppiò dentro di me. Mi lanciai sull’uomo scoprendo che mi superava di almeno una quindicina di centimetri, gridandogli che Nadia era la mia ragazza. Ricevetti il primo pugno che mi ruppe il labbro, Nadia con una faccia strafottente disse: “Pier, tesoro, io non lo conosco. Deve essere pazzo, forse ci ha visto sulla copertina di qualche giornale e vuole fare uno scandalo, di sicuro l’ha mandato qualche rivista giornalistica. Ti prego fallo sparire prima che ci vedano con questo pezzente in casa.” Si voltò e senza donarmi neanche uno sguardo rientrò nella sua lussuosa villa. Non ebbi il tempo di girarmi verso l’uomo che vidi tutto buio. Un pugno in un occhio fa male, credetemi, e il mal di testa che ho ancora ora, in parte causato anche dall’insonnia, non è per niente piacevole.
Ho passato l’intera notte a pensare e ripensare al comportamento di Nadia, di come abbia fatto finta di non conoscermi con quell’uomo; aveva accennato ad una rivista, l'avevo comprata il giorno successivo, dopo essermi risvegliato vicino ad un cassonetto. La foto infatti ritraeva Nadia e un uomo, un noto personaggio della televisione. Soldi. Lei stava con quell’uomo solo per i suoi soldi.
Uscì dall’albergo trascinandomi per le strade di Roma, per quanto possa essere bella questa città agli occhi di uno con il cuore spezzato non è niente di speciale. Le strade mi sembrarono tutte uguali, le piazze si susseguirono senza interruzione.
La mia testa continuava a pensare a milioni di cose contemporaneamente, stavo scoppiando.
Trovai riparo in un piccolo bar dove ordinai un semplice caffè, un po’ di caffeina avrebbe sciolto il mio cervello e forse donato un po’ di sollievo. In quei pochi minuti in cui restai seduto immobile sulla sedia mi tornò in mente un volto che avevo visto molto spesso nell’ultimo anno ma che avevo ignorato, troppo cieco per accorgermi dei segnali che mi stava mandando.
Il volto della ragazza della porta accanto, Maria. Quella ragazza era sempre restata in disparte guardandomi vivere la mia storia con Nadia, durante l’anno della mia solitudine lei aveva sempre tentato di farmi tornare il sorriso, mi riempiva di complimenti e a volte mi faceva persino qualche avance.
Io non avevo mai capito che lei provava dei sentimenti per me, ma anche lei aveva diritto ad una possibilità. Io avevo il diritto di essere felice e qualcosa mi diceva che la felicità l’avrei trovata a casa.
Spinto da una nuova forza che si irradiava nel mio corpo tornai in albergo, recuperai tutta la mia roba e andai in stazione, comprai velocemente un biglietto di sola andata per casa.
Arrivai a destinazione che il cielo si era già scurito.
Giunsi davanti al portone della piccola palazzina ingiallita in cui abitavo, feci scattare la serratura e mi incamminai per il vialetto spoglio, le foglie secche per terra formavano un tappeto morbido e producevano un leggero rumore ad ogni passo. Aprì anche l’altra porta, solo un pezzo di ferro mi separava dal futuro. Mi bloccai. Di nuovo i miei pensieri riempirono la mia testa.
E se non mi volesse? Se dopo un anno in cui la ignoro non mi accettasse? Se…?
Basta Claudio.
Una voce dal mio profondo si risvegliò. La vita non si vive con i se. Prendi tutto il coraggio che hai e va da quella ragazza. Ora!
Girai la chiave velocemente e mi diressi verso le scale, salii il primo piano di corsa e a metà del secondo vidi la porta della casa di Maria aprirsi e il mio cuore iniziò a battere forte.
Lei uscì e mi guardò sorpresa.
“Claudio, che cosa ci fai qui?”
Era la stessa frase che mi aveva detto Nadia, ma questa volta la voce di Maria era più dolce e armoniosa, era felice. La sua figura minuta, avvolta in un vestito a fiori che rimandava all’estate appena conclusa, gli occhi verdi come piccoli smeraldi e la chioma mora lunga fin oltre le spalle, i suoi lineamenti fini e gentili. Come avevo fatto a non accorgermi di questo piccolo angelo che abitava alla porta di fronte alla mia, ero davvero così accecato da quella strega da non vedere ciò che mi circondava?
Mi avvicinai lentamente e le parole mi uscirono da sole: “Sono tornato prima, non ho trovato niente a Roma. Nadia è.. parte del mio passato.”
La fronteggiavo, un solo gradino a dividerci. Lei sorrideva.
“Ho pensato a molte cose in questi giorni. Ho sprecato parte della mia vita con la donna sbagliata. Mi sono perso troppe cose, voglio rimediare. Spero solo di non essere tornato troppo tardi.”
Il silenzio ci circondò. Sul suo volto si dipinse un’espressione prima sorpresa poi ancora più felice, in un secondo avvolse la mia figura con le sue braccia stringendosi a me come se fossi il suo unico appoggio.
“Non sei in ritardo. Ti avrei aspettato per sempre.”
Abbracciati, stretti insieme, eravamo finalmente felici.
Un capitolo della mia vita, ormai lontano nei ricordi, era finito, e un nuovo capitolo ricco di felicità mi attendeva, con la persona che sarebbe dovuta essere al mio fianco dall'inizio.






N.d.A.
Non dovrei postarla perchè fa parte di un concorso, però dato che me l'hanno chiesto in tanti..eccomi qui :)
Sono partita da un incipit "Non tutti i giorni ci si può svegliare ridendo..." su cui ho costruito una storia. Spero vi piaccia ^-^
   
 
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