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Autore: Il Saggio Trentstiel    03/03/2012    8 recensioni
-Voglio raccontarvi una storia. Sarà una storia breve, un po' triste, molto diversa dalle favole a cui siete abituati.-
-Ci sarà una principessa?-
Occhi sgranati e luminosi, mani giunte davanti al petto, una tenera espressione di infantile aspettativa.
-No, piccola, nessuna principessa. Ci sarà però un gran ballo, un eroe ed un povero, ingenuo popolano che sconvolgerà tutto.-
-Il protagonista sei tu, non è vero?-
Sorriso astuto, braccia conserte, l'aria di chi è convinto di poter fare qualunque cosa.
-Che furbetto! Sì, hai detto bene. Sarò il protagonista, ma non l'eroe.-

Storia di un semplice ragazzo deluso che affrontò un suo ex amico.
Senza pensare al seguito.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sera.
Una sera fredda ma accogliente, priva del gelo che porta alla mente brutti pensieri.
Casa.
Una stanza semplice, modesta, senza nulla di particolare.
Bambini.
Due, un maschietto ed una femminuccia, seduti su un tappeto colorato ed in febbrile attesa.
Narratore.
Eccomi, sono io.

 

-Voglio raccontarvi una storia. Sarà una storia breve, un po' triste, molto diversa dalle favole a cui siete abituati.-
-Ci sarà una principessa?-
Occhi sgranati e luminosi, mani giunte davanti al petto, una tenera espressione di infantile aspettativa.
-No, piccola, nessuna principessa. Ci sarà però un gran ballo, un eroe ed un povero, ingenuo popolano che sconvolgerà tutto.-
-Il protagonista sei tu, non è vero?-
Sorriso astuto, braccia conserte, l'aria di chi è convinto di poter fare qualunque cosa.
-Che furbetto! Sì, hai detto bene. Sarò il protagonista, ma non l'eroe.-

Due identiche espressioni confuse.
-Ma... Ma il protagonista deve essere l'eroe! Non può essere qualcun altro!-
Lui è certo delle sue parole, lei annuisce vivacemente.
Sorrido, divertito ed intenerito.
-Non è sempre così. A volte il posto d'onore spetta non a chi ha scritto “eroe” sulla fronte, ma a chi l'ha scritto nel cuore.-
Ho parlato in maniera eccessivamente arzigogolata?
Sembra di sì, a giudicare dalle loro rinnovate espressioni confuse.
Sospiro brevemente e congiungo le dita.
-Non importa... Vi basti sapere che in questa storia tutti i ruoli saranno sconvolti!-
Una risatina divertita.
-Quindi l'eroe diventerà una principessa?-
Non posso fare a meno di ridere a mia volta.
-No, tesoro, però... Vedrai come si trasformerà...-

 

Voci, risate, musica fin troppo alta.
Un'atmosfera festosa e di genuina allegria.
Allegria, va detto, alimentata anche dall'afflusso continuo di alcool: Megan ha per caso un filo diretto con qualche distilleria clandestina?
-Liam, hai finito di ingozzarti di sangria?-
Alzo gli occhi al cielo, buttando giù d'un fiato l'ennesimo (a che numero siamo arrivati, in effetti?) bicchiere della forte bevanda spagnola.
Megan dà un buffetto sulla spalla al ragazzo, ridacchiando.
-Zitto Lance, tu hai fatto la stessa cosa con le lasagne!-
Alzo il bicchiere, ormai vuoto, come per brindare alla ragazza.
-Un punto per lei, Lance! Piuttosto, che ne dici di una sigaretta?-
-Solo se offri tu!-
Sbuffo fintamente esasperato: sapevo che la compagnia di Lance avrebbe avuto quel prezzo!
Distolgo discretamente lo sguardo mentre Megan bacia rapidamente Lance, per poi dirigersi verso gli altri ospiti: non appena il ragazzo mi si affianca ci muoviamo verso
il giardino, sorridendo beati e scambiandoci rapide frecciatine.

Faccio una linguaccia ad Abigail ed afferro la maniglia della porta: cavolo se è fredda...
Apro l'uscio, e l'aria gelida che mi accoglie mi fa quasi cambiare idea.
-La maniglia non era nulla, a confronto...-
-Come?-
-Niente, niente, elucubrazioni da ubriaco.-
Lance inarca le sopracciglia, seguendomi e sembrando piuttosto insensibile al freddo.
-Ubriaco?- ripete stupito -Tu?-
Scuoto la testa, accendendomi una sigaretta e passandogliene una.
-Scherzavo, zuccone! A giudicare dalla tua lentezza nel capire le battute e dal fatto che non senti freddo, l'ubriaco qui sei tu!-
Mette su un'espressione sdegnosa e, sottrattomi l'accendino, si dedica unicamente alla sua “piccola amica fumosa”, come si diverte a chiamarla.
Mi appoggio alla parete di mattoni accanto alla porta-finestra, cercando di soffiare dei cerchi di fumo.
Inutile, questo maledetto refolo di vento, ovviamente gelido, manda a monte il mio piano esibizionistico!
Lance è silenzioso, perso in chissà quale pensiero; io, a mia volta, non accenno a parlare, guardandomi intorno e lasciando la mente a riposo.
Niente preoccupazioni, niente noie, niente tristezza.
Soltanto una serata di festa, risate e bagordi.
All'interno della casa le voci si fanno più alte e vicine, finché la porta accanto a me si spalanca: il volto di Abigail fa capolino dall'interno.
-Stiamo per servire la torta, rientrate in fretta! Ah, Liam?- aggiunge, non appena Lance la supera e rientra in casa -Posso parlarti un momento?-
Annuisco e faccio per entrare, ma lei mi sospinge nuovamente all'esterno: chiude la porta dietro di sé e prende un profondo respiro.
-Comincio col dirti che la penso esattamente come te riguardo a quanto è successo, quindi... Insomma, anche Ethan non è molto soddisfatto della... Della situazione, ecco...-
Spalanco gli occhi, improvvisamente sul chi vive: non è da Abigail fare discorsi così sconclusionati, e ciò vuol dire solo una cosa.
La situazione è tragica.
-È morto qualcuno? La casa va a fuoco? Douglas ha di nuovo vomitato nel caminetto?-
Abigail alza gli occhi al cielo, forse infastidita dalle mie battute.
-No, idiota. Se sono qui al freddo e al gelo ad avvisarti, vuol dire che è successo qualcosa di terribile ma plausibile.-
Vorrei risponderle “Complimenti per aver capito al volo il mio sarcasmo!”, ma la cosa la indisporrebbe ulteriormente, dunque taccio.
Lei sospira e, a disagio, si passa una mano tra i capelli: altro chiaro sintomo di nervosismo, la cosa comincia seriamente a preoccuparmi...
-Ok... È appena arrivata una persona...-
Sento un brivido lungo la spina dorsale, ma il clima rigido non c'entra.
È qualcosa nel tono e nell'espressione di Abigail, qualcosa nell'impercettibile tremore della sua voce...
Abbasso appena lo sguardo.
-George, vero?-
Mi posa una mano sulla spalla.
-Entra dentro adesso: ci mangiamo una fetta di torta, beviamo come due alcolizzati e ci dimentichiamo anche della sua esistenza, ok?-
Annuisco, ancora silenzioso, e mi lascio condurre dentro.
Ho appena il tempo di apprezzare il tepore dell'abitazione prima che una voce familiare mi blocchi.
-Liam, è arrivato George! Puoi trattenermi dallo spaccargli la faccia?-
Ethan è paonazzo, non so se per la rabbia repressa o se per colpa dell'alcool: cerco di sorridere, come se si trattasse di un'allegra battuta.
-No, credo che ora come ora potrei darti manforte!-
Abigail borbotta qualcosa che assomiglia terribilmente ad un “Coglioni...” e si allontana, raggiungendo altre due ragazze.
Ethan sta per dire qualcosa, ma lo precedo.
-Mi fa piacere che finalmente anche tu e Michael la pensiate come me...- comincio, non riuscendo a non utilizzare un tono di velato rimprovero -... Ma una rissa rovinerebbe il compleanno di Megan, quindi... Stringiamo i denti, ok?-
Rotea gli occhi ma acconsente e, insieme, ci dirigiamo nella sala adiacente.
La torta non è ancora stata servita -il che mi lascia presupporre che fosse una scusa inventata da Abigail per parlare a quattr'occhi con me-, ma la cosa che salta subito agli occhi è un ragazzo circondato da un capannello di persone.
Mi faccio coraggio e mi avvicino, stampandomi un sorriso falso ed amichevole sul volto.
-Liam! Vieni qui, fatti salutare!-
Mi avvicino e mi abbraccia, riempiendomi di calorose pacche sulla schiena: allontanatosi da me mi squadra con occhio divertito.
-Sei elegante, sembri un autista di autobus!-
Rispondo alla sua battuta con un breve sogghigno.
-Tu no invece, ma d'altronde selezionano soltanto persone di altezza superiore al metro e sessantotto!-
Ride, divertito, e torna a chiacchierare con gli altri.
È possibile che tutto sia tornato come ai vecchi tempi?
Saluti calorosi, affettuose prese in giro, battute...
-... Ha tre anni più di me, ma sono riuscito a portarmela a letto!-
Se non fosse per quelle frasi che mi ricordano malignamente che George non è più quello dei vecchi tempi.
Lo osservo, impeccabile nel suo completo, e rifletto, sordo alle sue chiacchiere.
Da quanto tempo non si fa vivo? Tre, quattro mesi? Forse di più, ho perso il conto...
Cos'è che mi dà più fastidio? La sua continua ricerca di immeritate attenzioni, o gli altri che continuano a trattarlo come un principe, come un eroe?
Intercetto lo sguardo scettico di Abigail e le sorrido: accenna con il capo a George, impegnato ad intrattenere il pubblico con i suoi racconti, e storce il naso.
Santa ragazza, meno male che c'è lei!
Lentamente, con l'arrivo di nuove scorte alcoliche, la folla si disperde: con mio grande scorno, George si avvicina a me.
-Ehi, ma hai finito il credito telefonico?-
Aggrotto le sopracciglia.
-No, perché?-
George si passa una mano sul mento, riflettendo.
-Ti ho mandato un sms stamattina, non lo hai ricevuto?-
Cosa?
Ho sentito bene?
È uscito dal suo guscio di alterigia ed ostentata superiorità per contattare me?
Non rispondo, ma lo vedo sorridere.
-Lascia stare, temo di averlo mandato a qualche altro numero!-
Fa per andarsene, ma lo blocco.
-Aspetta! Cosa c'era scritto in quel messaggio?-
Sono curiosissimo, oh se lo sono!
Si trattava di un tentativo di riavvicinamento? Di una proposta per una rimpatriata con me e con gli altri? Di...
Scrolla le spalle, indifferente.
-Niente di particolare, volevo solo sapere se avresti potuto anticiparmi i soldi per il regalo di Megan, ma ormai...-
Si allontana lasciandomi lì, paralizzato ed ammutolito.
No.
Mi rifiuto di crederlo.
Non può essere avvenuto davvero!
No, no, no, no...
-No!- esclamo, attirando l'attenzione di Ethan e Madison, intenti a flirtare come sempre.
-Sei impazzito?- mi domanda la ragazza, osservandomi sconvolta.
Non le rispondo.
Ignoro lo sguardo allarmato e vagamente consapevole di Ethan, ancora concentrato su quanto è appena accaduto.
Sono sconvolto e disgustato.
Lui, quel... Quello...
-Stronzo...-
I miei piedi si muovono automaticamente, portandomi in men che non si dica alle spalle di George.
-Sei uno stronzo!- urlo, facendolo sobbalzare e voltare in tutta fretta.
-Idiota, mi ha spaven...-
-Chiudi la bocca!- ringhio, fuori di me. I miei amici si voltano preoccupati, qualcuno si avvicina forse temendo una rissa.
-Sei... Sei una merda, una persona incommentabile!- sputo fuori, tremando di rabbia -Sei sparito senza motivo dopo che noi, tutti noi, abbiamo sopportato per mesi i tuoi pianti, le tue lamentele, i tuoi racconti sempre uguali su quella troia della tua ex ragazza!-
Cassie si porta le mani alla bocca, Michael sembra sconvolto, Abigail e Ethan si scambiano un'occhiata triste.
Ignoro tutto e tutti.
-Non una telefonata, non un fottuto sms, nulla di nulla!-
Gesticolo, rosso in volto, e alla mia sinistra sento la voce di Megan.
-Liam, calmati, ti prego...-
-No, Megan, non posso calmarmi, lo sai!-
La guardo abbassare lo sguardo: sa di cosa parlo, sa perché sto urlando come un ossesso, sa quanto tutti noi siamo stati feriti da George.
Adesso saprà anche che io, il pacifista, il mediatore, sarò l'unico a mettere la parola “fine” a questa storia.
-Ti sei fatto nuovi amici, hai cominciato a frequentare persone più interessanti di noi, persone che ti trattassero come un principino!-
Arrossisce, lo stronzo: vergogna o irritazione?
Me ne frega ben poco.
-Ti presenti a questa festa dopo mesi che non ti vediamo e che, nonostante tutto...- gli punto un dito contro, piuttosto teatralmente -... Proviamo a convincerti ad uscire con noi! Saluti, scherzi, ti comporti come l'eroe della situazione...-
Lance si fa avanti per interrompermi, ma Megan lo blocca con fermezza.
-... Poi ti avvicini a me, e cosa scopro?-
Mi fermo per riprendere fiato, guardandomi attorno per la prima volta da quando ho cominciato ad urlare: ovunque volga lo sguardo, solo volti sconvolti o dispiaciuti e, in qualche caso, vagamente ammirati.
-Scopro...- riprendo, il disgusto che traspare da ogni mia sillaba -... Che dopo secoli di silenzio hai provato a contattarmi per chiedermi di anticiparti i soldi per il regalo?-
Fuori di me, gli sputo in faccia.
George reagisce, lanciandosi in avanti e tentando di colpirmi, ma il tempestivo intervento di Ethan blocca la rissa sul nascere.
-Mi fai schifo!- urlo, trattenuto a forza da Lance -Vaffanculo, George!-
-Sei un coglione!- mi urla in risposta, divincolandosi dalla presa di Ethan e dirigendosi all'uscita.
-Il solito vigliacco... Preferisci fuggire che affrontare i problemi, eh?- lo canzono, ricevendo in risposta solo un dito medio.
Poi George esce dall'abitazione, lasciando dietro di sé un silenzio inquietante...

 

-E poi?- domandano all'unisono i due fanciulli, le boccucce spalancate per la curiosità, mentre in casa risuona un forte scampanellio.
Sorrido enigmatico.
-Il resto lo saprete domani, ora... A casa, vostra madre è arrivata!-
Apro la porta, facendo entrare mia zia in casa: ha fretta, come sempre, e non vuole fermarsi neanche per un caffè: mi ringrazia e prende i figli per mano.
Tra borbottii di delusione i due pargoli mi salutano e seguono la madre fuori dall'appartamento: li osservo finché non chiudono la porta, poi volgo lo sguardo tutt'attorno.
Resta solo una cosa da fare...
Estraggo il cellulare dalla tasca, componendo rapidamente un numero che, da anni, ricordo a memoria.
Lo accosto all'orecchio e attendo: dopo tre squilli finalmente mi risponde.
-Liam! Come stai?-
-Bene, Abigail, bene. Tu?-
Mi risponde velocemente, sicuramente desiderosa di domandarmi a sua volta qualcos'altro.
-Hai sentito qualcuno degli altri?-
Sospiro tristemente: vorrei evitarle questa angoscia, ma non posso mentirle.
-Sì... Ethan e Megan dicono che non è colpa mia, Michael si rifiuta di parlarmi, e Lance...- sussurro, sentendo un groppo in gola -... Mi ha dato dell'imbecille, del pazzo furioso... Non so se e quando mi perdonerà per quanto è accaduto...-
Un lungo silenzio fa da eco alle mie parole, mentre lacrime silenziose mi sgorgano incontrollate dagli occhi.
-Liam...- tenta Abigail, con voce esitante -... Perché non vieni al funerale, per...-
-Per far cosa, Abby? Per affrontare i suoi genitori e sua sorella? Per farmi accusare di omicidio?-
Abigail sospira tristemente.
-No, per... Per chiarire. Per spiegare che tu non c'entri nulla, che sei dispiaciuto...-
Dispiaciuto.
Che parola stupida...
-No, non verrò. Sarebbe inutile.- dichiaro, riacquistando una parvenza di lucidità mentale -George si è suicidato grazie a me, e tutti non vedono l'ora di vedermi apparire in fondo alla chiesa per potermi insultare!-
Un nuovo, interminabile silenzio si dilata tra noi.
È così che si sentono gli assassini dopo aver ucciso qualcuno?
Vuoti, come deprivati delle proprie emozioni e della propria anima, lontani da tutto e da tutti, diversi...
-Sai una cosa?- esclama Abigail al telefono, facendomi sobbalzare -Piangerti addosso non serve a nulla! Tu mi hai spiegato che il tentativo di suicidio è una richiesta d'aiuto, quindi siamo tutti colpevoli per non averla saputa ascoltare! Tu sei stato l'unico abbastanza coraggioso da dire a George cosa tutti pensavamo di lui! Tu...-
Riprende fiato, per poi sussurrare -Tu sei stato un eroe, non lui.-
Sono sbigottito.
-Abigail, cosa...?-
-Ha lasciato una lettera, prima di uccidersi.- prosegue -Ha scritto che lo faceva per il bene di tutti, per non far soffrire altre persone. Non è stupido?-
Il suo tono ora è decisamente minaccioso.
-Fino alla fine ha cercato di comportarsi come l'eroe della situazione, sacrificandosi per il bene di coloro che lo circondavano... Balle! Ci vuole molto più coraggio per sopravvivere, che per morire...-
Mi ha lasciato senza parole.
Ha... Ha ragione.
Io sono diventato l'eroe.
Io ho dimostrato di essere coraggioso.
Io...
-... Verrò al funerale, domani.-
Sono certo che Abigail stia sorridendo.
-Bravo. Io, Megan, Ethan... Saremo tutti al tuo fianco, sappilo. E Lance rinsavirà presto, ne sono certa!-
Tiro su col naso e sorrido.
-Grazie...-
Io domani avrò un lieto fine da raccontare al mio giovane pubblico.















Diciamo che c'è molto di me e delle mie recenti esperienze in questa storia.
No, nessun suicidio, solo un brutto litigio con un mio ormai ex amico che mi ha profondamente deluso e disgustato.
Per esigenze di "copione" gli avvenimenti sono stati gonfiati ed esasperati, ma la vicenda di base è quella.
Lui, però, continua a non farsi sentire.
Spero apprezzerete questo mio sfoggio di follia.

   
 
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