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Autore: Hika86    06/10/2006    0 recensioni
nella pace di un belissimo giardino sbocciano i fiori e gli amori più meravigliosi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frodo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò.

Quanto tempo era passato da quando aveva lasciato la Contea? Tantissimo, solo un anno era vero, ma a lui pareva tantissimo, troppo, infinito. Tornava, con un peso di meno intorno al collo e mille pesi in più nell’animo. Quali cose orrende aveva visto! Morte, dolore, sofferenza, tradimento. Come le avrebbe cancellate dalla sua mente? Come sarebbe sopravissuto ancora con tutte quelle immagini immonde che riempivano i suoi sogni, i suoi pensieri, le due lacrime silenziose versate nelle sere senza luce e senza luna? Grazie a lei. Il pensiero di quell’essere puro e felice gli alleggeriva il cuore, gli rinfrescava i pensieri, gli tranquillizzava l’animo. Il suo angelo, la sua luce del cuore, la tenerezza a cui sempre aveva pensato per tutto quell’anno anche se mai a nessuno ne aveva parlato, nè dato a vedere che lei gli mancava tanto. Parlava della Contea, vero, ma era solo un modo per nascondere agli altri che era lei che voleva: in cima al Monte Fato, tra le braccia della Morte, sotto l’Occhio di Sauron... lei, lei e solo lei, una costante, un pensiero sempre presente. Il suo sorriso, il pensiero che, se non avesse resistito, il mondo in cui lei vive sarebbe stato distrutto gli aveva dato le forze. Doveva distruggere quell’Anello, pensava, perchè il mondo in cui lei vive potesse ancora esistere, perchè la sua purezza rimanesse tale e non macchiata dal sangue e dagli sputi degli orchi, perchè il suo sorriso rimanesse sulle sue labbra e perchè lui lo potesse rivedere non appena tornato.
E quello fu il suo primo pensiero, quando la guerra nella Contea fu finita: andare da lei. Non si riposò. Il suo sorriso di gioia dopo la vittoria scomparì. Solo un sorriso tirato, due piedi veloci che lo portavano verso la fattoria fuori città. Teso, era teso. Voleva vederla, era curioso di sapere che faccia avrebbe fatto quando lo avesse visto davanti a lei. Vide la fattoria, era felice, il cuore gli scoppiava! L’ultima volta che si era sentito così quand’era stato? Forse alla festa di Bilbo... gli ultimi suoi istanti di vita ignara dell’esistenza dell’Unico e della malvagità della sua storia. Oltrepassò il cancello dello steccato con un salto. Se nulla era cambiato a quell’ora lei era a lavorare nelle stalle. Si precipitò lì, guardò dentro al locale: non c’era nessuno. Nessun animale, niente paglia, nemmeno lei. Dubbioso uscì dalla stalla: forse con la guerra era successo qualcosa anche a loro ed erano tutti in casa? L’avrebbe vista lì, tornò ad essere felice. Si affrettò verso la porta di casa, dimenticò di bussare la aprì –Sono tornato!- esclamò. La voce gli uscì dalla bocca un po’ stridula, era troppo emozionato. Davanti a lui vi erano solo i tre fratelli che si girarono di scatto verso di lui alzando i visi dai fogli che avevano sul tavolo –Oh, chiedo scusa- disse abbassando il capo e cercando di darsi un contegno –Posso sapere dov’è Ryna?- chiede in tono cortese accennando un inchino
-Ryna?- chiese Meroim, guardandolo con gli occhi stanchi –Ma guarda che...-
-Ti porto io da Ryna- lo interruppe Soim che si alzò di scatto dal tavolo –Voi continuate pure senza di me, torno tra pochissimo, immagino vorranno stare soli dopo tanto tempo- i due annuirono, lo Hobbit raggiunse Frodo e lo accompagnò di nuovo fuori dalla porta, richiudendola poi alle sue spalle –Seguimi, Frodo Baggins- disse a bassa voce per poi cominciare a camminare.

E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò

Sotto un grande e frondoso albero. I fiori erano sbocciati quasi tutti, ormai era estate, e alcuni di essi cadevano ogni volta che il vento, troppo forte, li staccava. Scendevano lenti, piroettando su se stessi, girandosi, spostandosi nell’aria, quindi si posavano a terra sull’erba. Alcuni di essi si posavano su una zona dove l’erba ancora non era cresciuta, perchè la terra era stata smossa. Altri ancora si posavano su una pietra bianca, scivolavano su di essa ed arrivavano a terra dopo le ultime evoluzioni sulla sua fredda e candida superficie. La bianca pietra riportava solo una scritta, “Ryna Rumbe”, incisa sul davanti e poi dipinta di un colore argentato nelle scanalature.

ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo....Più

Frodo allungò una mano, piegandosi in avanti, e scostò un fiore che si era fermato sulla sommità della pietra. Fatto questo tornò in piedi e fece un passo indietro osservando la pietra e i fiori intorno. In silenzio, nella solitudine nella quale Soim lo aveva lasciato rimase ad osservare, immobile. “Lo Stregone Bianco” aveva raccontato Soim “Ha tentato di prendere possesso di casa tua, per farne la sua base... Ryna si era istallata lì dentro e faceva di tutto per allontanarlo, qualsiasi cosa fosse nelle sue capacità. Lo Stregone non si dimostrò cattivo con lei, probabilmente l’aveva sottovalutata: non credeva potesse dare così tanto filo da torcere. Un giorno però decise di porre fine a quella controversia e si scagliò contro il giardino, distruggendolo. Ryna corse fuori per proteggerlo, ma uscì solo dalla porta e la richiuse. Egli aveva capito che lei amava quei fiori, sperava abbassasse la guardia se li avesse distrutti. Ryna rimase lì e anche quando si avvicinò, alto e potente, e la minacciò con la sua magia terribile, lei non si mosse: allargò le braccia e coprì con il corpo la porta per non farlo passare. Bastò un attimo ed egli la pugnalò: era stanco di quella pulce che gli dava fastidio e così... la schiacciò”.
Frodo strinse tra le mani l’interno delle tasche dei pantaloni ed abbassò il capo, stringendo forte gli occhi, incassando la testa nelle spalle, sforzandosi di non reagire. La ragazza più bella del mondo per lui, la sua luce, la sua gioia: era stata uccisa perchè cercava di proteggere quello che in futuro sapeva sarebbe diventato il loro rifugio d’amore, la loro casa. Il tutto mentre lui non c’era, mentre lui non era presente per proteggerla, non era lì per difendere la casa, al suo fianco, per proteggere il loro futuro, insieme. Così, in piedi, ma come rannicchiato su se stesso, mentre la sua anima si accartocciava intorno al cuore, tentò di non singhiozzare, di non piangere, di non far nulla, ma il dolore era troppo.
E pianse, e singhiozzò davanti alla tomba del suo amore, Ryna.

E senza fame e senza sete
e senza aria e senza rete voleremo via.

FINE


Dedicata a chi ancora crede nell’amore e, nonostante tante sofferenze, ancora non ha smesso di sperare

Canzone dell’ultimo capitolo: La donna cannone – F. De Gregori

  
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