Songbird
Capitolo I - Ducks
***
I raggi del sole entrano dalla finestra e le illuminano
il viso pallido. Il sole sta splendendo solo per lei.
Sento che andrà tutto bene, DEVE andare tutto bene. Devo
essere forte, per te. Per te che mi avresti guardato con quel tuo sorriso così
dolce, dicendomi che è tutto ok, che non mi devo preoccupare. Tu, così
estremamente bella e innocente, tutto ciò che di buono ha da offrire questo
fottuto mondo. Tu che riesci sempre a cogliere il lato migliore delle persone,
non conosci il male, a volte vorrei riuscire ad essere come te. E invece no, questo
mondo mi ha fatto stronza, questo a volte può essere utile, ma nella maggior
parte dei casi riesco solo a far soffrire le persone che mi stanno intorno, ma
a te non importa, mi consoli accarezzandomi i lunghi capelli neri, anche quando
ho del tutto torto.
Ho acceso a tutto volume la nostra Playlist.
“Ricordi?”
Il
regalo che mi hai fatto qualche anno fa il giorno di San Valentino. “Disco Duck”.
Hai sempre amato le anatre, ma mi chiedo ancora oggi perché, quando sei con me o
stai pensando a me, ti venga in mente questa canzone… Il volume è un po’ troppo
alto. Ora lo abbasso un pochino se no il dottore inizia con la ramanzina. Non
voglio rischiare di essere mandata fuori prima del tempo, devo stare qui con
te. Ho bisogno di stare qui con te, perché sento che quando sono con te va
tutto bene, so che va tutto bene.
Sul
davanzale della finestra gli uccellini cinguettano, credo lo
stiano facendo per te. Canticchiano dolci suoni, come conoscessero la
melodia.
And
the songbirds keep singing
Like they know the
score
And I love you, I
love you, I love you
Like never before.
Ti prendo la mano e intono “Songbird”, come ogni mattina.
A te piace tanto, lo so, ricordo ancora la prima volta in cui te l’ho cantata.
Tu ti sei commossa, io mi sono commossa, mi hai abbracciato dolcemente. Io ti
stringevo forte, stavi scivolando via da me troppo velocemente, e io non potevo
permetterlo. Non potevo permettere di perderti per uno stupido maschio… Sì, so
che sono stata una stronza a trattare così Artie, ma l’unica di cui mi
importava davvero eri tu. Era la prima volta in cui ammettevo a me stessa di
essere innamorata di te, senza scuse. Sentivo di provare qualcosa di nuovo,
sentivo di amarti.
Mi manca la tua voce, mi manca il tuo sguardo, mi manca
il tuo sorriso, mi manchi così tanto. E manchi tanto anche a Lord Tubbington, è da due
giorni che rifiuta di mangiare la sua fonduta, e credo che abbia anche ripreso
a fumare, lo sto tenendo d’occhio.
“Perché non ti sono stata a
sentire, perché ho dovuto essere la solita testarda?”
Una lacrima salata mi
scende lentamente sulla guancia sinistra. Mi spiace così tanto, sono un'idiota, è tutta colpa
mia. Avrei dovuto starti a sentire. Stringimi la mano.
"Mi dispiace Britt, mi dispiace
tanto."
.