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Autore: Panffle    05/03/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima Fan Fiction in assoluto! Basata sulla coppia Brittana, sono proprio alle prime armi e non so esattamente cosa ne verrà fuori, ma comunque spero vi piaccia :)
Non siate troppo crudeli :')
Brittana is Purrfect :3
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Capitolo II – A beautiful Unicorn

 ***

“Brittany. Britt, ti prego svegliati. Ti prego. Ti prometto che domani ti insegno a leggere l’intero calendario. Ti prometto che ti comprerò tutto il torrone che vorrai. Ma ti prego, ti scongiuro, svegliati. Dimmi qualcosa. Riesci a sentire la mia voce?”

E’ accaduto tutto circa 3 mesi e mezzo fa. Puck ci aveva invitato ad una festa in discoteca, nella periferia di Lima. Era la prima volta in cui rivedevamo Quinn dopo i due anni che aveva passato nel Connecticut per continuare i suoi studi a Yale, dopo l’estate sarebbe dovuta ripartire, così ne aveva approfittato per fare un salto e salutare i suoi vecchi amici del McKinley.
Rachel fu la prima ad arrivare, naturalmente accompagnata dal sempre presente Finn Hudson. Si sedette su una panchina del parco che stava di fronte alla discoteca e iniziò a muovere nervosamente il piede sul terreno. Finn le sedeva goffamente a fianco, teneva delicatamente il braccio intorno al suo collo e batteva il tempo sulla panchina. Guardando il cielo con la sua solita aria confusa, fantasticava sulla prossima canzone di successo. Quinn arrivò subito dopo. Non era cambiata per nulla, o forse si era alzata di qualche centimetro.

Rachel, appena la vide, si alzò di scatto scrollandosi di dosso il braccio di Finn,corse ad abbracciarla e, dopo averle scambiato un sorriso di intesa, iniziò a sopprimerla di domande sulla sua vita a Yale. Nonostante tutto, Quinn la trovava tutt’altro che invadente. Era estremamente felice di sentire che Rachel non era cambiata affatto, continuava ad essere la solita Rachel Berry dal carattere stressante e un poco invadente, ma allo stesso tempo gentile e confortante. Era come tornare ai vecchi tempi, tutto era rimasto come prima.

Kurt e Mercedes non si erano fatti pregare due volte, arrivarono a braccetto con qualche minuto di ritardo, come qualunque donna d’alta classe che si rispetti. Avevano passato la serata a provare tutti gli abiti, i trucchi e le acconciature immaginabili e, alla fine, dopo averne provati a centinaia, avevano finito col scegliere il primo abito della lista.

Blaine non era potuto venire quella sera, aveva in programma un’esibizione speciale in un piccolo locale dove era solito esibirsi. Qualche settimana prima un discografico l’aveva notato ed era rimasto così tanto colpito dal suo talento, che aveva promesso di ritornare per la sua prossima esibizione insieme a dei colleghi in cerca di un ragazzo di talento come lo era di certo Blaine Anderson. Non poteva rinunciarci, quella poteva essere l’occasione della sua vita. Ma di sicuro si sarebbe fatto perdonare più tardi a casa, quando il suo ragazzo sarebbe tornato e gli avrebbe raccontato ogni particolare dell’intera serata insieme agli amici del Glee, con l’entusiasmo di un bambino dopo il suo primo giorno di scuola.

Io e Brittany arrivammo per ultime, ero contenta di rivedere Quinn dopo tanto tempo e anche Britt lo era, forse ancora più di quanto immaginassi.

“The Unholy Trinity”.
 Noi tre eravamo sempre state inseparabili al liceo, avevamo passato tanto tempo tra le uniformi delle Cheerios e gli scherzi infantili a chiunque fosse meno popolare di noi. E ora che le nostre strade si erano separate, pur essendoci sentite parecchio al telefono durante la sua permanenza a Yale, non era la stessa cosa.
Britt mi guardava sorridente mentre cercavo sfrenatamente un parcheggio e mostravo il medio a qualche guidatore idiota che si lamentava per il rumore del clacson. Mi scostava dolcemente i capelli dietro l’orecchio e io ogni tanto mi giravo verso di lei e mi mettevo a fissarla come si fissa un dipinto, la osservavo in tutte le sue sfaccettature, osservavo ogni minimo particolare del suo viso, e mi chiedevo come una creatura
umana potesse essere così perfetta.
Quando trovai parcheggio approfittai della sbadatezza di Brittany, che cercava disperatamente il suo bracciale sotto il sedile dell’auto, per fumarmi una sigaretta. Non dovevo farmi notare, a lei non piace quando fumo. Dice che non mi fa bene e in effetti ha ragione, ma mi aiuta a distendere i nervi. Purtroppo ci mise meno tempo del previsto a ritrovare il suo bracciale, riuscendo così a sorprendermi proprio nel momento in cui stavo schiacciando il mozzicone sull’asfalto con il tacco della scarpa. Mi si avvicinò e piantò i suoi occhi nei miei.
“San, quante volte te lo devo ripetere ancora? Questa robaccia ti fa male. E io non voglio che tu muoia prima del dovuto.”

Risi istintivamente dimenticandomi per un attimo che lei mi stava fissando con aria serissima. Mi avvicinai al suo viso e baciai le sue labbra alla ciliegia. Per un istante ci guardammo negli occhi senza dire una parola, lei tornò a sorridere ed io ebbi la sensazione che tutti i problemi fossero svaniti in quello sguardo, in quell’attimo non mi importava più di nulla, se non del mio piccolo unicorno dai capelli dorati.

Sono passati diversi anni dalla prima volta in cui abbiamo capito di esserci innamorate, eppure ci guardiamo ancora come se avessimo scoperto di amarci solo in quel momento.

“Ti amo San. Non mi lasciare mai, ok?”

Le presi la mano e mi incamminai verso il parco tenendola stretta alla mia.

“Mai Britt Britt. Mai.”

 

   
 
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