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Autore: wxyz    04/03/2012    5 recensioni
Dal prologo: "Era arrivato il momento di tornare e di lasciare che questi tre anni andassero all'inferno con la sua sofferenza.
Durante tutto questo tempo la paura di essere odiato dalle persone alle quali aveva scoperto di tenere non l'aveva mai abbandonato. Ma la vita di John valeva più di tutto ciò che avrebbe potuto perdere."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note di Jude: 

 

No non mi appartengono purtroppo. E no non scrivo a scopo di lucro. 

Rieccomi mi dispiace per voi con un long fic. È ambientata dopo la seconda stagione, quindi per chi ancora non l'avesse vista accendo un insegna luminosa al neon con su scritto Spoiler! 

Per tutti gli altri che vorranno cimentarsi nella lettura non ho altro da aggiungere, se non buona lettura!

 

 

 

Prologo.

 

Era arrivato il momento di tornare e di lasciare che questi tre anni andassero all'inferno con la sua sofferenza. 

Durante tutto questo tempo la paura di essere odiato dalle persone alle quali aveva scoperto di tenere non l'aveva mai abbandonato. Ma la vita di John valeva più di tutto ciò che avrebbe potuto perdere. E decise di portare avanti il suo piano perfetto, già ideato in precedenza. 

Aveva tirato merda sul suo nome con le sue stesse mani, aveva fatto la figura del ragazzino che aveva preferito il suicidio all'umiliazione, ma aveva salvato la vita di John, di Mrs Hudson e di Lestrade. Si sarebbe strappato il cuore a mani nude, ma mai e poi mai avrebbe permesso che fosse stato fatto del male a John. 

E alla fine di tutto Moriarty aveva trovato il punto debole di Sherlock Holmes, e l'aveva sfruttato a suo favore. 

Suonò il campanello di quella casa di campagna nella quale aveva passato tutte le estati della sua infanzia e dove sua madre si era trasferita definitivamente 20 anni addietro.

Si trovò davanti suo fratello che aprì la porta scocciato. La madre non aveva alcuna intenzione di prendere una domestica e Mycroft "ho-anche-chi-mi-gira-le-pagine-del-giornale-mentre-sono-in-bagno" Holmes era enormemente viziato e pigro.

- Bentornato. -

Sherlock accennò un sorriso che suonava falso anche se in realtà era contento di rivederlo. Senza di lui non sarebbe stato possibile vivere in incognito per tre anni. Diciamo che si era fatto perdonare, o quasi. 

- Non mi aspettavo di trovarti qui. -

Entrò levandosi il cappotto per appenderlo all'attaccapanni proprio alla sua destra. 

- Sono passato a salutare mamma. Si lamenta perché non la chiami mai. -

Le labbra di entrambi si distesero in sorriso. 

Per la signora Holmes non esistevano né "ma" né "però". 

Tuo fratello è un figlio degenere. (Mamma per favore, lo sai, ti ho già spiegato)

Ma insomma, un colpo di telefono, che gli costa? (La vita di tre persone, e il lavoro che sta facendo sarà stato tutto inutile)

Tuo fratello è uno scapestrato, sempre nelle situazioni più assurde. Ma quando torna… si si, quando torna gli faccio un bel discorso

Sherlock si buttò letteralmente sul divano del salotto, si levò le scarpe e le tirò da qualche parte indefinita della stanza. Mycroft si sedette su una sedia, spostandola proprio di fronte al divano, vicino al tavolino. 

- Non eri passato a salutare; tu sapevi che stavo tornando. -

- Ma bravo. - 

Rimasero in silenzio per un bel po', quando il minore dei fratelli che sembrava essersi addormentato si mise seduto. 

- Dorme? -

- Si Sherlock, sono le 11 passate, lo sai che non è più una ragazzina. E vedi di farti trovare qui domani mattina, o dovrai temere nostra madre più dei cecchini di Moriarty. -

- Ero passato appositamente. -

Altro silenzio lunghissimo, rotto solo dal rumore del pendolo dall'altro lato della stanza. Tre anni senza vederlo e Mycroft Holmes aveva molte cose da dirgli. Che non gli sarebbero piaciute affatto. 

Lui era l'unico a sapere della sua finta morte, oltre a Molly Hooper che aveva falsificato il certificato di morte, e la signora Holmes per ovvie ragioni. 

Silenzio e ancora silenzio.

Avrebbe voluto urlargli "santo dio Sherlock Holmes, perché non mi chiedi della persona a cui tieni di più sulla faccia della terra? perché brutto idiota?". Ma non lo fece, perché lui era un vero gentleman e loro non urlano e non si scompongono. E poi non avrebbe mai potuto fare una simile insinuazione, non sia mai. E tornava alla conclusione precedente, ovvero, che suo fratello era un cretino. Si limitò solamente a chiedere quando aveva intenzione di tornare sulla scena pubblica. 

- Credo subito. Non lo so. -

Doveva andarci piano. - E quando intendi dire alle persone per la quale hai fatto tutto questo che non sei morto? Non vuoi che lo vengano a sapere dai giornali. Vero?- 

Sherlock scattò in piedi e prese a camminare intorno alla stanza. - Ma certo che no. -

- Quindi? -

- Non lo so ho detto. -

- Hai paura. -

Neanche un' ora nella stessa stanza che già incominciavano ad alzare la voce. Quella di prima era la quiete prima della tempesta. 

- Ma per favore. Quanto sono stato bene tre anni senza sentire la tua voce! è stata l'unica cosa positiva. -

- Smettila di fare il ragazzino. Solo perché sai che ho ragione non te la devi prendere. - 

- Presuntuoso arrogante. Lo sai che è solo colpa tua se sono stato costretto a far soffrire le persone che mi stavano vicine e ora tu… -

Mycroft Holmes si alzò in piedi e tirò vicino alle scarpe del fratello la sua compostezza e la sua buona educazione e cominciò anche lui ad alzare la voce. Anzi ad urlare. Si ricoprirono di insulti in onore dei vecchi tempi per poi tornare a sedersi ai posti di prima. 

Il silenzio si fece opprimente, e una domanda martellava nella mente del più piccolo dei fratelli. Prima o poi avrebbe dovuto farlo.

- John? - 

Quel nome gli provoca un nodo alla gola che lo faceva respirare a mala pena. Aveva paura. Si, suo fratello aveva immensamente ragione. 

- In qualche modo doveva riempire il vuoto che tu hai lasciato. -

E poggiò sul tavolino un cartoncino bianco, lasciando la stanza. 

John Watson si sarebbe sposato, questo era ovvio, non c'era bisogno neanche di girare quel pezzo di carta che pesava come un macigno. Prese un accendino e lo bruciò senza guardarlo. 

Diede la colpa a stesso per non essere riuscito a venire a capo del problema anni prima. 

Diede la colpa a Moriarty perché sapeva che avrebbe trovato il modo di sfuggire alla morte; ma lui non lo voleva morto, non era questo il suo scopo. Voleva bruciargli il cuore e ci era riuscito, aveva vinto. 

Diede la colpa a sua fratello perché in un modo o nell'altro c'entrava sempre.

Diede di nuovo la colpa a se stesso perché si era fatto coinvolgere in un sentimento così stupido ed evanescente. Erano passati tre anni dalla sua presunta morte e John si era già scordato di lui? O forse lui si era fatto troppe illusioni, in fondo non era pratico di queste cose. Si era così, doveva essere così, non c'era altra spiegazione logica. Non che John non gli volesse bene, ma lo considerava solo il suo migliore amico. 

Salì nella sua vecchia camera e aprì la finestra. Sentì aprire la porta. 

- Mycroft, fuori. -

Si accese una sigaretta e rimase a fissare la campagna davanti a sè. 

- Volevo solo… - 

- Fuori. -

- … dirti che le coperte pulite sono nel terzo cassetto dell'armadio al centro. -

Sherlock fece un cenno di assenso senza girarsi e Mycroft uscì.

Si preoccupava per lui continuamente, e aveva capito sin dal primo giorno in cui li aveva visti insieme che per suo fratello quel dottore sarebbe stato o la salvezza o la rovina. 

E temeva incredibilmente che sarebbe stato la rovina. 

   
 
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