Serie TV > Una mamma per amica
Segui la storia  |       
Autore: ReaderNotViewer    04/03/2012    0 recensioni
Dieci scene tratte da un'ipotetica ottava stagione. Dieci gocce, tutte rigorosamente commestibili
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LONG DRINK



Dopo tante settimane trascorse tra i poveri d’America al seguito del più democratico dei candidati alla Presidenza, per Rori Gilmore quel party a Washington costituiva, tutto sommato, un gradevole cambiamento di scenario. Tanto per cominciare, era stato un vero piacere aver di nuovo l’occasione di vestirsi in modo elegante: non che ci fosse qualcosa di male nell’andare sempre in giro in jeans e maglietta, ma c’era abbastanza di Emily Gilmore, in lei, perché avesse provato un’autentica felicità nel sentirsi scivolare addosso la seta dell’abito da cocktail. Si era persino comprata un paio di scarpe apposta per l’occasione, dei sandali dagli stringhini sottilissimi e dai tacchi vertiginosi che promettevano di essere, al tempo stesso, un tormento per i suoi piedi e un balsamo per la sua vanità. Il party in sé era solo una raccolta fondi per una prestigiosa fondazione benefica dedicata all’infanzia, ma vi sarebbero intervenuti parecchi membri del Congresso, quasi tutti democratici, tra i quali alcuni che sostenevano esplicitamente la candidatura di Obama. Rori, dovendo cedere il passo, riguardo alle questioni davvero importanti, a un collega più esperto in quel momento così delicato della campagna elettorale, aveva avuto in cambio l’incarico di testare le opinioni dei colleghi di partito del candidato alla Casa Bianca.
Memore della sua personale esperienza tra le DAR, Rori dovette riconoscere che gli organizzatori avevano fatto veramente un bel lavoro, soprattutto se si pensava a quanto poco tempo avessero avuto per pensare a ogni cosa, dal servizio di catering all’addobbo della sala, dall’attenta selezione degli invitati alla disposizione dei tavoli. Una celebre pediatra oncologa avrebbe tenuto il discorso principale della serata, allo scopo tutt’altro che recondito di commuovere i presenti spingendoli a consistenti donazioni in favore di quegli sfortunati bambini; saggiamente, però, era stato previsto anche qualche intervento un po’ meno tragico per alleggerire l’animo dei convenuti prima di fare lo stesso con i loro portafogli. La proprietà del giornale aveva già elargito una cospicua donazione, quindi Rori era sicura di essere due volte la benvenuta, e non solo per la pubblicità che il suo articolo avrebbe offerto sia all’iniziativa di per sé sia agli uomini politici che vi prendevano parte.
Altro discorso erano le domande che avrebbe posto a quei due o tre senatori che sperava di incontrare e che avrebbero potuto avere qualche imbarazzo nel rispondere. Ripassando mentalmente le informazioni su cui si era diligentemente preparata, Rori si mosse per raggiungere il tavolo del buffet prima che fosse depredato di ogni cosa, come l’esperienza le suggeriva che sarebbe accaduto assai presto. I buffet ai quali l’aveva abituata la campagna di Obama erano a dir poco spartani; fu quindi piacevolmente sorpresa di trovare non solo uno schieramento, sobrio ma non misero, di tartine, ma persino un assortimento quasi generoso di bevande. Ancor più rimarchevole era la presenza di alcuni alcolici, visto che questi ultimi erano ormai spariti dalla gran parte di quel tipo di riunioni, nemmeno si fosse tornati ai tempi del Proibizionismo.
Il cameriera più vicino era un ragazzo giovane. Forse si pagava il college con lavoretti del genere, proprio come aveva fatto il suo amico Martin a Yale. Guardò Rori con aperta ammirazione mentre le chiedeva professionalmente:
“Posso versarle qualcosa da bere, signorina?”
“Sì, grazie, qualcosa di leggermente alcolico andrebbe benissimo.”
“A me invece quello che hai di più forte, per favore” interloquì una voce maschile. Rori si voltò per guardare chi avesse parlato prima ancora di rendersi conto di aver già sentito quella voce, in cui un lieve impastamento, come se durante la serata il suo proprietario avesse già attinto abbondantemente ad altri buffet, non riusciva a coprire del tutto l’accento australiano.
“Finn!”
“Ci conosciamo?” chiese il giovanotto, non troppo cortesemente, spostando a malincuore lo sguardo dalle bottiglie allineate sul tavolo per concentrarlo sul viso di Rori. “Ma certo. Solo che non ricordo come ti chiami.”
Rori lasciò che il cameriere le versasse un long-drink verdastro prima di commentare acidamente: “Chissà perché, la cosa non mi sorprende.”
Finn non sembrava cambiato dall’ultima volta in cui Rori lo aveva incontrato, parecchio prima che Logan Hutzenberger, dopo aver ricevuto una risposta negativa alla sua domanda di matrimonio, avesse interrotto la loro relazione. I capelli scuri erano spettinati nello stesso modo e sotto gli occhi intensamente azzurri c’erano occhiaie, sebbene non così profonde come le avrebbe avute chiunque bevesse altrettanto. In compenso, lo smoking era semplicemente perfetto, per quanto il colletto della camicia fosse un po’ storto.
Finn guardò Rori con attenzione sorvolando completamente, in modo che lei non avrebbe saputo dire se più offensivo o più tranquillizzante, sul generoso decolleté del suo abito di seta color cremisi.
“Tu sei la ragazza di Hutzenberger, quella che lui voleva sposare” decretò alla fine puntando verso di lei l’indice della mano sinistra, poiché con la destra reggeva il bicchiere. Rori non poté fare a meno di notare la scintillante fede nuziale al suo anulare.
“Rori Gilmore” si presentò, ben consapevole che non fosse la prima volta. “Ti sei sposato?” chiese incuriosita. L’idea che esistesse una donna al mondo desiderosa di dividere la sua vita con Finn era qualcosa che andava al di là della sua comprensione.
“Sì, per questo sono qui” rispose lui in modo abbastanza sibillino. “Beh, certo non ci sono per quello che servono da bere” aggiunse, con una smorfia, dopo aver assaggiato un sorso del suo cocktail, che in teoria avrebbe dovuto essere un Martini molto secco, ma non ne aveva né il colore né, evidentemente, il sapore.
“Anche tua moglie è qui?” chiese Rori, cedendo alla curiosità. Non si sarebbe fatta scappare l’occasione di vedere la moglie di Finn per niente al mondo. Finn. Una moglie. Due cose che sembrava impossibile anche solo pensare una di seguito all’altra.
“Sì. No. Non so” rispose lui vagamente, guardandosi attorno. “Ah, eccola là” disse alla fine indicandole una rossa esile ed elegante con un abitino nero estremamente raffinato. Lei gli sorrise distrattamente da lontano, continuando nel frattempo a parlare con una vecchia signora dai capelli candidi. Nonostante sembrasse un’anziana governante nel suo giorno libero, era una senatrice influente e molto rispettata, famosa per il carattere ferreo e la lingua tagliente, dalla quale Rori stessa aveva tentato più volte, fino a quel momento invano, di ottenere un’intervista. La moglie di Finn, invece, non sembrava per nulla intimidita, anzi pareva a suo agio come se stesse chiacchierando con la sua zia preferita.
Rori, che si era aspettata una persona del tutto diversa, ad esempio una grassoccia figlia di papà un po’ tonta, esclamò sorpresa: “È bellissima!”.
Finn si corrucciò e barcollò lievemente prima di ritrovare l’equilibrio. “È simpatica” precisò con enfasi, come se fosse precisamente quella la ragione per cui l’aveva sposata. “È la figlia del senatore Watson. La più giovane delle due sorelle.”
“Sei il genero del senatore Watson?” chiese Rori strabiliata. “Tu hai sposato la figlia minore del senatore Watson? Quel senatore Watson? Quello che ha voluto l’inchiesta del Senato sui prestiti ai Paesi in via di sviluppo?” aggiunse abbassando la voce. Gli invitati si stavano affollando attorno al buffet.
“Ah, ecco perché c’era quell’andare e venire di gente vestita in modo strano a casa sua… Sì, credo che sia proprio quel senatore Watson. E tu invece, Rori Gilmore, che ci fai qui?” chiese con una smorfia di autocompiacimento. Rori si rese conto che era orgoglioso di ricordare ancora il suo nome, dopo ben cinque minuti.
“Lavoro, sono qui per il mio giornale. Vieni, spostiamoci” gli rispose trascinandolo per un braccio in una posizione, che intralciasse meno il passaggio. “Perché non mi presenti tua moglie?”
“Non credo proprio” replicò con schiettezza.
Rori sbarrò gli occhi per la sorpresa. “Tu hai spezzato il cuore del mio amico Logan” le spiegò allora Finn melodrammaticamente “ecco perché io non sarò troppo cordiale nei tuoi confronti.”
Lei si mise a ridere davanti a quello che suonava, molto a proposito, come un programma di intenti. “Io ho fatto un enorme favore al tuo amico Logan. Come sta, a proposito?”
Due settimane prima, Sheila Hutzenberger aveva annunciato il fidanzamento del figlio con l’erede di una delle più grandi piantagioni di canna da zucchero del Brasile. A Rori leggere quell’annuncio aveva fatto male, ma non tanto male quanto avrebbe creduto.
Finn sbatté gli occhi, come se avesse qualche problema a mettere a fuoco.
“Logan non fa che lavorare e sembra un treno lanciato a tutto vapore” sospirò con genuino rammarico. “I bei tempi del college sono ormai finiti. Adesso siamo diventati tutti delle persone responsabili.”
A sentire Finn parlare di responsabilità, Rori rischiò di strozzarsi con il suo long – drink. Era una strana brodaglia con un remoto retrogusto di menta.
“Non è ancora ora di cena e tu sei già alticcio. Proprio come a Yale” osservò abbassando la voce e avvicinandosi di più a Finn. “Come la mettiamo con l’essere responsabili?” Stranamente, lui non puzzava di whisky, ma emanava invece un gradevole odore di dopobarba.
“Mmm… sono venuto in taxi” le rispose ammiccando, dopo averci pensato su un momento. “È stato bello rivederti, eccetera eccetera.” aggiunse facendo un breve accenno d’inchino, che rischiò di fargli perdere del tutto l’equilibrio. Prima di andarsene, alzò un dito e bofonchiò: “Addio, Lori.”
“Rori! Mi chiamo Rori” gli gridò dietro lei. Era seccata per non essere riuscita a farsi presentare al senatore Watson, ma non poteva certo correre dietro a Finn, afferrarlo per la giacca e costringerlo ad introdurla alla sua famiglia acquisita.
Rori si avviò verso il centro della sala, avanzando elegantemente sui suoi tacchi alti, pronta a svolgere al meglio l’incarico che le era stato affidato. Proprio come faceva sempre. Non prima, però, di essersi sbarazzata di quanto era rimasto di quell’orribile miscuglio che aveva nel bicchiere, abbandonando il tutto su un angolo poco in vista di una grande fioriera ornamentale, riempita di piante rigorosamente finte. Perché in una cosa almeno Finn aveva avuto ragione: i drink che servivano in quel posto non costituivano certamente una buona ragione per esserci venuti.

N.d.A: magari lo ricordate già, ma io ve lo dico lo stesso:

(1) Più volte Finn, l’amico australiano e spesso sbronzo di Logan, mostra di non ricordarsi il nome di Rori

(2) Alla fine della serie, Rori viene incaricata di seguire la campagna elettorale del candidato alla presidenza Obama, che all’epoca era ancora considerato un out-sider. Quella che si chiama una botta di fortuna…

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Una mamma per amica / Vai alla pagina dell'autore: ReaderNotViewer