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Autore: MartaKim    04/03/2012    2 recensioni
Io che pensavo che questa sarebbe stata un semplice viaggio,un'avventura monotona ed inutile anche se era la realizzazione del mio sogno. Infondo è questo che succede di solito alle persone fredde come me. Eppure...
Spero di avervi incuriosito almeno un pò. se deciderete di iniziare a leggere bhè vi posso solo aggiungere Buona lettura,spero vi piaccia !
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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 Ciao a tutti gente! Ecco qui la seconda parte del mio 25esimo capitolo. Si,lo so,sono in ritardo. Ma ho avuto parecchi problemi per la testa. Momenti in cui,davvero,non mi andava di far niente. Solo sparire,così,nel nulla. Però,grazie a molte persone,ho superato questo momento. Grazie alle pazzie di quella ebeota di Gab (Taemie). Grazie allo scudo-umano Rose (Rowoonie). Grazie agl’incoraggiamenti di Elisa (HyeSoo) e di Asia (Key_Key_Chan). E grazie a tantissime altre persone! Grazie a tutte voi. Mi siete state vicine in questo mio periodo bruttissimo. Voglio che passi subito. Sappiate,comunque,che l’ho eliminato da fb. Spero di aver fatto la scelta giusta e spero che,con questo mio gesto,capisca che sono seria e che non sto scherzando *-.-“ *Ma basta parlare di quel coglione (Scusate i termini). È il momento della mia storia. Allora volevo,prima di tutto,ringraziare le solite persone che puntualmente leggono e recensiscono la mia storia. Ma anche chi la legge semplicemente in silenzio. Grazie a tutte voi. Grazie anche a chi ha messo la mia storia tra le seguite e le preferite e chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Vi adoro,senza di voi ora non sarei qui a scrivere. Mi farebbe molto piacere leggere anche una vostra recensione,giusto per farmi sentire il vostro calore almeno in questo brutto periodo. Comunque ci tengo a dirvi 3 cose importanti,riguardanti la storia:
1-Sono molto fiera di questa mia storia e questo grazie a voi che la leggete;
2- Scusate se ci sono diversi errori,ma,davvero,non sto per niente bene;

3- Devo avvisarmi che molto presto,anzi prestissimo,la storia sarà completa. Non so se finirà bene o male,questo lo scopriremo insieme. Ora vi lascio alla lettura. Scusate se vi ho scritto così tanto e se vi sto sprecando dei buoni 10 minuti. Buona lettura,a dopo.<3
 

Imprevedibilità (parte 2)
 

***Jun***

Eravamo ancora lì,l’una vicino all’altro. Stavamo condividendo cose che mai avrei pensato di riuscire a dire. La guardai. Anche lei mi stava guardando e nel suo sguardo vi lessi una cosa che mai avevo notato.
“Tu mi ami?”le chiesi,senza pensarci due volte. Lei si irrigidì vicino a me. Avevo indovinato. Ecco cos’era che vedevo nei suoi occhi. Lei voltò il viso e non rispose. Salii a cavalcioni su di lei e la costrinsi a guardarmi.
“Rispondi.”le dissi,ma lei,ancora una volta,rimase in silenzio. Le accarezzai il volto. Un brivido mi passò dalla schiena ed il mio stomaco si contorse. Cosa mi stava succedendo?
“Dimmelo,ti prego.”riprovai. Questa volta non mi accorsi del tono della mia voce. Era rauco e supplichevole. Mi stupii di me stesso. Lei,forse notando questo mio cambiamento,puntò  i suoi occhi dentro i miei. Vidi il mio riflesso nei suoi occhi,ma lo persi di vista subito perché caddi nella profondità dei suoi occhi.
“Si.”mi rispose lei. A quel si,il mio corpo fu scosso da forti scosse. Il cuore perse un battito.
“Perché non me lo hai mai detto?”le chiesi. Ne ero triste,perché avrebbe dovuto dirmelo.
“Che differenza avrebbe fatto?”ribatté lei,trasformando il suo sguardo da caldo e dolce in freddo e distaccato. Non risposi,incapace di dare una risposta sensata. Forse prima non avrebbe cambiato nulla,ma ora… Lei si mosse sotto di me.
“Alzati.”ordinò lei,cercando di spostarmi. Non mi sarei mai allontanato. Non da lei. Non in quel momento.
“No.”risposi,semplicemente. Lei mi guardò truce. Mi appoggiò le mani sul petto ed iniziò a tirare piccoli pugni,non dolorosi. Io le afferrai le mani e gliele portai sopra la testa. Mi piegai su di lei e,arrivato a pochi cm dal suo volto,la guardai negl’occhi.
“Forse un tempo non avrebbe avuto importanza. Ma adesso dovevi dirmelo. Non me ne andrò. Non ora che ti ho vicina. Non ora che ho capito tutto.”dissi io,sussurrandole quelle parole. Lei spalancò impercettibilmente gli occhi. Delle silenziose lacrime le rigarono il volto. Io mi piegai,posando le mie labbra sulle sue. Quel tocco scaturì altre scosse ed un altro colpo perso dal mio cuore. Lei,insicura,non ricambiò il bacio. Quando la guardai negl’occhi,capì che non stavo scherzando e ricambiò. Io le liberai le mani,afferrandole il volto. Lei legò le sue dietro il mio collo. Fummo trasportati da quel bacio. Ci staccammo solo quando i nostri fiati ci vennero a mancare. Lentamente mi allontanai,poggiando la fronte sulla sua. Lei ansimava,proprio come me, e mi guardava sorpresa e felice.
“Perché..perché lo hai fatto?”mi chiese lei. Io chiusi gli occhi e mi concentrai su quella domanda. Ormai la risposta l’avevo capita. Quel che dovevo capire era ‘C’è la farò a dirglielo?’ Presi coraggio ed aprii gli occhi.
“Perché credo di amarti anche io.”le dissi. Sentii la mia stessa voce e fui fiero di me per averla mantenuta seria e calma. Lei spalancò gli occhi,iniziando a singhiozzare. In quell’istante morii. Mi allontanai da lei.
“Scusa,non volevo farti soffrire..”iniziai io,ma le sue labbra bloccarono il resto della frase in bocca. Rimasi sorpreso dal quel bacio. Quando lei si staccò,la guardai con fare interrogativo. Lei mi sorrise.
“Aspettavo il giorno in cui me lo avresti detto. Stavo perdendo le risate.”mi disse lei,sorridendo con le lacrime agl’occhi. La guardai e scoppiai a ridere. Una risata pazza,isterica,felice. Lei partecipò con me e mi abbracciò. Rimanemmo in quella posa per parecchio tempo. Quando un’idea mi affollò il cervello,fui colto da uno sbalzo. Lei mi guardò preoccupata.
“Ma certo!” esclamai,sorridendo come un ebete. Lei piegò leggermente il volto.
“Qualcosa non va?”mi chiese lei. Io le afferrai il volto.
“No,anzi! Va tutto a meraviglia! E tutto grazie a lei!”esclamai io. Kristal fece una smorfia.
“Lei chi?”mi chiese,fredda. Io sorrisi.
“Martina. Un’amica italiana. Era per lei che stavo male. E se non fosse stato così non avrei capito che mi amavi e che io ricambiavo!”esclamai tutto contento. Lei scoppiò a ridere.
“Tu sei pazzo!”mi disse lei,tra una risata e l’altra. Eppure il suo sguardo era dolce.
“Certo. Pazzo di te.”le dissi io. Lei si bloccò e mi abbracciò forte. Ricambiai la stretta. Finalmente avevo trovato il mio amore. Finalmente potevo vivere felice. Con lei al mio fianco.

***Martina***

Guardai il volto di quel giovane entrato nella mia stanza.
“Carlo.”lo salutai. Lui mi sorrise e,con passo lento ma deciso,mi si avvicinò.
“Come stai?”mi chiese lui,trovando una scusa per parlare. Sorrisi.
“Diciamo bene…tu?”risposi io. Lui ricambiò il sorriso.
“Bene. Ci hai fatto prendere un bello spavento,sai? Immaginalo,visto che siamo arrivati qui dall’Italia solo per te.”mi disse lui,sempre accompagnando le sue parole con quel suo sorriso sghembo.
“Grazie,Carlo. Mi fate sentire importante così.”dissi io,arrossendo. Lui mi accarezzò le guance.
“Ma lo sei.”ribatté lui,serio. Io sorrisi e,afferrando la sua mano,la strinsi le mie.
“Anche tu sei molto importante. Tu e gli altri.”risposi. Il suo viso si rabbuiò.
“Però,ci dev’essere qualcuno a cui vuoi più bene. Anche perché devi prendere una decisione importante.”mi disse lui. Aveva ragione,maledettamente ragione.
“Certo,devo prendere una decisione difficile ed importante. Ma devo scegliere tra l’Italia e la Corea del Sud,non tra i miei amici.”gli dissi io,non tanto sicura però.
“Invece devi. Anche se non vuoi,dovrai scegliere. Se sceglierai la Corea vorrà dire che c’è qualcuno a cui tieni più di noi. Se,viceversa,sceglierai l’Italia vuol dire che noi siamo più importanti.”ribatté lui. Anche questa volta non potei evitare di dargli ragione. Non aveva tutti i torti. Era proprio una scelta di amicizia. Involontaria,ma pur sempre una scelta. Lui si allontanò da me,incominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Avrei tanto voluto che non ti avesse messo nella condizione di dover scegliere una cosa così importante.”mormorò lui. Sapevo a chi si stava riferendo.
“Tranquillo,Papi*. Ho già scelto di venire in Italia.”dissi io,ormai sicura. Lui si fermò,guardandomi in modo indecifrabile.
“Cosa c’è?”gli chiesi. Ma lui non rispose,anzi,mi pose un’altra domanda.
“Cosa lasci partendo?”mi chiese. ci pensai a lungo.
“Gli amici,la città favolosa,Gab e Rose. E l’opportunità di entrare nella SM ENTERTAINMENT. Perché dovremmo fare tutte e tre il provino la prossima settimana.”risposi io,incrinando pian piano al voce. Stavo soffrendo troppo. Lui mi guardò intensamente.
“No..no..così proprio non va.”mormorò lui,riprendendo a camminare.
“Cosa non va?”gli chiesi io,ora davvero curiosa di quella reazione.
“Tutto,dannazione,tutto! Stai lasciando così tante opportunità. Non posso permetterlo.”disse lui,abbassando il tono della voce nell’ultima frase. Lo guardai storto.
“Non puoi farci nulla. Mi è stata posta una scelta ed io ho deciso. Fine della storia. E poi Gab e Rose faranno comunque l’audizione,avverando il loro sogno.”dissi io.
“E il tuo?”mi domandò di punto in bianco. Io chinai il capo,nascondendo gli occhi lucidi prossimi ad un pianto. Lui mi si avvicinò.
“Stai lasciando troppo ed io non lo permetterò. Preferisco averti lontana,ma felice che averti vicina e triste.”mi disse lui,afferrando le mie mani ed alzandomi il volto. Guardai i suoi occhi azzurri.
“E cosa avresti intenzione di fare?”gli chiesi io. Ero davvero disperata,ora lo capivo. Finalmente.
“Ci parlo io con lui. Può anche essere un gran testone,ma lo fa per il tuo bene. Basterà fargli capire tutto e sarà tutto come prima. Tu non preoccuparti.” Mi disse lui,asciugandomi la guancia. Mi accorsi solo in quel momento di aver iniziato a piangere,ma non importava. Sorrisi e lo strinsi a me.
“Grazie,Carlo. Come sempre mi aiuti.”gli sussurrai all’orecchio. Lui ricambiò la stretta.
“E il minimo che io possa fare per la persona più importante della mia vita.” Rispose lui. dopo avermi salutata,uscì dalla stanza. Rimasi sola e capii che era quella la scelta giusta. Inviai un messaggio a Gab e Rose,dicendo di venire da me. E chiamai Key,per dargli la buona notizia. Cara SM stiamo arrivando! Preparati!

***Carlo***

Forse avevo sbagliato a prometterlo. Convincere Minielli non era mai un lavoro così semplice. Soprattutto se,poi,la cosa gli stava troppo a cuore. Non sapevo che fare. Forse,davvero,dovevo lasciar perdere tutto. Però glielo avevo promesso. Non potevo farle un torto del genere. Cercai Minielli per tutto l’ospedale,ma di lui non vi era traccia. Non sapevo dove trovarlo,eppure lo conoscevo fin troppo bene. Però ero nel pallone. C’era un’unica soluzione. Provai a chiamarlo,ma il cellulare squillava a vuoto. Così composi l’altro numero.
“Pronto?”mi rispose la voce femminile.
“Ehm..non lo riesco a trovare..”risposi io,continuando a camminare guardandomi intorno. Nulla. Sparito. Puff.
“Mmm..hai provato da tutte le parti?”mi chiese lei. Io risposi affermativamente. Ogni parte.
“Hai provato anche al bar dell’ospedale?”mi chiese,nuovamente,lei. Ci pensai un attimo. No,non ci ero andato. L’avevo saltato.
“No,non ci sono ancora andato…”dissi io,eppure la cosa mi tornava sia strana che familiare.
“Allora vai lì,Papi. Vedi che dovrebbe stare lì. Quando è nervoso o cose così,si compra sempre qualcosa da mangiare. Di solito..”iniziò lei.
“..Panini.” finimmo la frase insieme. Lei ridacchiò.
“Ok,ci vado subito.le dissi.
“Va bien. Hola Papi*.”mi disse lei,imitando l’accento spagnolo.
“Adios,chica espanola” risposi io. Lo avevo detto che anche io studiavo lingue. Solo che io avevo studiato per davvero spagnolo,Martina no. Però era ugualmente brava. Perché lei adorava questa lingua. Dopo aver chiesto informazioni su dove si trovasse il bar,vi ci arrivai in circa 10 minuti. Si,mi ero perso parecchie volte. Quando lo vidi avevo voglia di ballare dalla felicità. ‘Finalmente!’ esclamai mentalmente. Corsi verso di lui.
“Daniele!”urlai,richiamando la sua attenzione agitando la mano. Lui mi notò e,voltandosi,mi sorrise. Gli arrivai di fronte. ‘Speriamo che vada tutto bene.’ Mi augurai mentalmente.

***Daniele***

“Daniele!” mi sentii chiamare. Mi voltai e vidi una persona,in lontananza,farmi segno con la mano. Riconobbi la sua camminata. Martina diceva sempre che camminava da gay perché sculettava. ‘Possibile che pensi sempre a qualcosa da collegare a lei?’ mi ammonii mentalmente. Ritornai a guardare Carlo,corrermi contro e gli sorrisi. Mi arrivò di fronte con un po’ di fiatone.
“Eh,il fumo fa male! Guarda,ti viene già il fiatone.”gli dissi io,copiando la voce da ramanzina. Lui fece una smorfia.
“Come se tu non fumassi.”mi disse lui,ironico. Io gli feci una linguaccia,dandogli una pacca sulla spalla.
“Come mai mi stavi cercando?”gli chiesi. Lui si irrigidì. Lo guardai con fare interrogativo. Perché ora si comportava così?
“Carlo? Va tutto bene?”domandai io. Lui si diede due o tre schiaffetti sulle guancie e poi ritornò in se. ‘Questo qui sta male proprio’pensai io.
“Allora,cosa volevi?”riprovai io. Lui fece un grosso respiro e poi puntò lo sguardo alle mie spalle.
“Andiamo a prendere qualcosa dal bar?”mi domandò lui,sorridendo. In quel momento ricordai l’immensa fame che avevo.
“Certo,ero qui proprio per questo.”dissi io,girandomi ed incominciando a camminare. Arrivati ad un tavolino,ci accomodammo l’uno di fronte all’altro. Guardammo sul menu che c’era. Solo le solite cose. D’altronde che ti aspetti da un bar in un ospedale?? Prendemmo un frullato per me con un gigantesco cornetto. Lui si prese una birra ed un piccolo panino.
“Allora,cosa volevi da me??”domandai io. Lui per poco non si strozzò con la birra. Poi si schiarì la voce.
“Ehm..riguarda Martina.”disse lui,evitando il mio sguardo. Sbuffai,irritato.
“Cos’altro c’è,ora?”chiesi io,innervosito. Cosa diavolo voleva pure lui,ora??
“Voglio che tu ripensi all’importanza di tutta questa faccenda.”disse lui,ora serio.
“Ci ho già pensato abbastanza,grazie. Se vorrà tornare tutto ok,se vorrà restare può farlo,ma senza più la mia amicizia.”dissi io,continuando a sgranocchiare il cornetto.
“Ti rendi conto della difficoltà della scelta? L’hai messa davanti ad una scelta sull’amicizia!”esclamò lui,ora irritato. Amicizia? No,era una scelta sul luogo la mia…O no?
“Ti sbagli,deve solo scegliere dove restare.”insistetti io,anche se non più tanto sicuro.
“Si,ma è una scelta di amicizia. Se lei resta è come se sceglie i suoi amici di qui,se torna indietro sceglie noi a loro. Te ne rendi conto?”ribatté lui. Ci pensai un attimo. In effetti aveva ragione,ma lei non doveva restare lì.
“Ma davvero nessuno capisce il mio punto di vista? Che ci vuole a capire che lo faccio per il suo bene?”dissi io. Lui mi guardò truce.
“Per il suo bene? E secondo te portarla di nuovo in Italia e farla stare sempre triste,sarebbe volere il suo bene? Vuoi commettere gli stessi errori passati? Non ti ricordi tanto tempo fa,in secondo superiore?” mi domandò lui. In quel momento,ricordai tutto. In secondo avevamo litigato due volte,seriamente. La prima per una sciocchezza,per dire. La seconda per qualcosa di più complicato. Non risposi alla domanda
“Certo che te ne ricordi. Tu volevi il suo bene e non ti mettevi con lei perché non volevi usarla. Non l’hai mai vista come un’amica. Eppure negavi tutto e solo perché pensavi che era per il suo bene. Invece non ti rendevi conto di come questo la faceva soffrire. Piangeva e piangeva,scriveva cose brutte,aveva perso il sorriso. E tu non facevi niente,non reagivi. Poi,se non fosse stato per lei e per me,tu ora saresti ancora litigato con lei.”disse lui. I ricordi mi affollavano la mente. Dopo quelle sue parole,uno più tornò in mente più vivido che mai.
‘Ero in classe,seduto sul banco di Stefano. Stavo parlando e ridendo con Raimondi e gli altri. Dietro di me era seduta lei,impegnata a parlare con Rosanna. Parlava e rideva e la sua voce sembrava armoniosa e felice. Oggi era una giornata pessima. Roberta mi aveva mollato un ceffone in pieno viso e Martina aveva goduto come non mai. Quello mi aveva ferito,nonostante io mascherassi tutto con un sorriso. Durante le altre ore ero silenzioso,finto interessato alla lezione. Parecchie volte mi ero girato a guardarla e avevo incontrato il suo sguardo. Ma lei era sempre la prima a staccarlo dal mio. Era la seconda volta che litigavamo e,sinceramente,ora la sentivo molto più fredda e lontana di prima. Perché non capiva? Lo facevo per lei. Gliel’avevo detto che la vedevo più di un’amica,ma non che non potevo mettermi. Io cambio quando mi fidanzo. Uso le donne e lei lo sapeva benissimo. Io non vorrei e mai potrei usarla. È troppo speciale e importante per me. Ricordo ancora le sue parole,le ultime parole che mi ha detto. “Questa è la tua scelta? Bene,tienitela. Sappi che le persone si accorgono di aver commesso un errore solo quando perdono qualcosa di importante. Tu hai perso me.” quelle parole affollavano da giorni,ormai,la mia mente. “Tu hai perso me.”non potevo averla persa per davvero. Non ci potevo credere. Eppure,il giorno dopo quelle sue ultime parole,non mi aveva rivolto nemmeno uno sguardo. Ricordo di essermi allontanato da tutti e di essermi messo vicino al termosifone,da solo,guardando fuori dalla finestra. Lei era venuta lì vicino e si era messa a parlare con Vito. Lui aveva uno sguardo interrogativo e continuava a farle domande. Lei evitava il suo sguardo e,mentre rispondeva ad una domanda,mi lanciò uno sguardo che non sfuggì a Vito. Lei lo prese per mano e lo portò lontano dalle orecchie degl’altri,iniziando a parlare e gesticolare com’era suo solito. Già,perché quando parlava doveva per forza gesticolare. Diceva che era per ricordarsi meglio i fatti,ma la realtà era un’altra: adorava farlo. Come adorava far seccare le labbra per farle attaccare ai lati quando parlava. Vito le metteva una mano sulla gamba,l’accarezzava e lei sorrideva semplicemente. Volevo prenderlo e sbatterlo al muro,ma non lo avrei mai fatto. Lei finì di parlare e toccò a Vito esprimersi. Lei si allontanò,incrociando le braccia sotto il seno ed appoggiandosi allo schienale della sedia. Lo guardava con ironia. Chissà di cosa stavano parlando. Lei ogni tanto mi lanciava sguardi e sbuffava. Ad un certo punto si è alzata ed ha detto a Vito un’ultima frase prima di andarsene. Le avevo guardato le labbra per capire ciò che aveva detto. Quel che avevo capito era: “Non lo farà,perché non c’ha le palle.” Sapevo che era riferito a me. Sospirai,tornando a guardare fuori.
“Minièèè.”mi chiamò Gabriella. Come non riconoscere quella sua voce isterica. Mi voltai a guardarla e lei mi fece segno di avvicinarmi. Mi staccai dal termosifone e la raggiunsi. Avevo lo sguardo di Rosanna punto addosso ed era alquanto irritato. Che sapesse tutto? Ma certo,Martina le diceva tutto. Arrivai di fronte a Gab.
“Che c’è?” domandai. Lei sorrise.
“Dammi il telefono,voglio vedere il messaggio che ti ha mandato Martina.”disse lei,con non curanza. Io le porsi il telefono e mi allontanai. Quando mi voltai,Martina era vicino al termosifone che guardava Rosanna in modo strano. Spostò lo sguardo su di me e subito lo puntò su Samantha che le stava di fronte. Rideva,continuava a sorridere come se non le importasse. Eppure sapevo che le stavo facendo del male. Quando stava male,durante le lezioni,appoggiava il braccio sul banco e si reggeva la fronte,lasciandosi coprire dai capelli mossi e biondi. E anche quella mattina lo aveva fatto. Feci finta di niente ed andai dai miei amici a parlare. Quando mi avvicinai lì,ma non per lei,lei con una scusa si staccò ed andò dall’altra parte della classe. Il giorno dopo non ero andato a scuola. Di solito,quando non ci andavo,lei mi inviava un messaggio con scritto “Come mai non sei venuto a scuola? È successo qualcosa?”. Quella mattina non lo fece. Cosa pretendevo? Era ovvio. Domenica non la sentii. Il lunedì l’ho rivista a scuola e mi guardava con totale disprezzo. Ero in classe,sul banco di Stefano,quando sentii Rosanna dire “Con chi devi andare al bar?” e lei rispondere “Con Carlo” mi si gelò il sangue nelle vene. Al bar con Carlo? Rosanna le disse “Con Carlo Bellezza?” e lei rispose affermativamente. In quel momento Rosanna si girò per dare la notizia a Nuzzolese*. Io non ressi e mi allontanai da loro. Martina guardò Rosanna e sorrise,Rosanna guardò me soddisfatta. Tutti contro di me. Anche Solazzo** c’è l’aveva con me.. Giustamente era sua cugina. Ricordo che passarono diversi giorni. Il mio compleanno si avvicinava e lei ancora non mi parlava. Arrivò il giorno del  mio compleanno. Carlo venne a suonare a casa mia. Io andai ad aprire. Mi lo ritrovai davanti tutto sorridente,con un pacchettino in mano. Lo guardai stranito.
“Auguri,testolina!” mi disse lui. Mi porse il pacchettino.
“Grazie,ma non dovevi farmi un regalo!” gli dissi io. Lui sorrise. Perché sorrideva??
“Ma infatti non è da parte mia.”disse lui,continuando a sorridere beffardo. Io piegai la testa di lato,non capendo quel che diceva.
“Se non è da parte tua,da parte di chi è?”feci io. Lui scoppiò a ridere.
“Questo lo devi scoprire da solo!”mi rispose lui,continuando a ridere.
“Carlo!”urlò una voce femminile da giù. La riconobbi subito,nonostante la lontananza. Che ci faceva lei lì?
“Scusa devo andare!”mi salutò,frettolosamente lui. Io lo bloccai per un braccio.
“Che ci fa lei qui? Cioè tu devi uscire con lei?”gli chiesi. Lui mi guardò strano.
“Si,devo uscire con lei. Perché?”mi chiese lui. Io lo guardai male. Gli lasciai il braccio.
“Così. Buon divertimento.”dissi io e chiusi la porta. Andai in cucina e poggiai il regalo sul tavolo. L’impulso fu più forte di me. Corsi al balcone e li vidi allontanarsi. Strinsi i pugni,impotente. Lei guardò verso la mia finestra e poi disse qualcosa a Carlo. Lui si voltò e,guardando verso di me,sorrise. Poi sparirono alla mia vista continuando a parlare. Andai vicino al tavolo e presi il pacchettino. Lo aprii e dentro vi trovai un braccialetto grigio,tutto ricamato. Era bellissimo. Chiunque lo aveva fatto sapeva che io adoravo i braccialetti. Dentro c’era un biglietto.
‘Questo regalo è da parte mia,anche se non sai chi sono. Eppure sento che capirai. Quando capirai,non venirmi a cercare. Questo regalo lo faccio solo perché ci tengo a te,ma mi hai comunque deluso. Ciao,anonimo.’
Rilessi mille volte quelle parole. Erano state scritte al pc e stampate,proprio per non farmi capire di chi erano. Non avevo la minima idea di chi potesse trattarsi. Andai sul divano a vedervi un po’ di tv,alternando i momenti fuori per fumare. Mentre fumavo,vidi Carlo rientrare. Chissà perché usciva con Martina oggi…una lampadina mi si accese nella mente. Ma certo! Il regalo era da parte sua! Corsi in stanza a cambiarmi. Se Carlo era qui,voleva dire che lei era già tornata a casa. Mi vestii in fretta e furia e,afferrando biglietto e bracciale,corsi fuori di casa. Oltrepassai Carlo e mi catapultai fuori dall’edificio. Incominciai a correre come un matto. Casa di Martina non era lontana,ma avevo troppa urgenza. Sentii dietro di me il rumore di un motorino. Mi voltai e vidi che era Raimondi. Corsi da lui.
“Daniè,mi serve un tuo favore!”gli urlai. Lui mi si avvicinò,fermandosi vicino al marciapiede.
“Cioè?”mi chiese,con il suo solito vocione. Gli spiegai tutto e lui acconsentì. Salii sul motore e,guidandolo,mi feci accompagnare sotto casa sua. Scesi e andai al citofono. Suonai.
“Chi è?”rispose una donna. La mamma,Maria.
“Signora Maria,sono Daniele Minielli. Vorrei parlare con sua figlia.”le dissi io. Lei rimase un attimo in silenzio.
“Ehm…si…la vado ad avvisare…”disse,titubante,lei. Evidentemente sapeva che eravamo litigati.
“No,signora,la prego. Le dica solo di scendere,non l’avvisi che sono io. La prego.”la supplicai. Lei acconsentì. Mi misi all’angolo ed aspettai. Sentii il rumore di qualcuno che scendeva le scale. Il portone si aprì. Io spuntai all’improvviso,facendola spaventare.
“Ma cosa..”iniziò ad esclamare lei. Quando si accorse che ero io,fu tentata di chiudere il portone.
“Non chiudere,per favore.”le dissi io. Lei si fermò. Mi guardò con occhi di ghiaccio.
“Che vuoi,Daniele?”domandò lei. Si metteva male. Ce l’aveva proprio con me,lei non mi chiamava con il mio nome per intero. Lei mi guardava intensamente. Presi un grosso respiro e la guardai. In quel momento,lei,evitò il mio sguardo. No,non poteva farlo. le presi il volto tra le mani e la costrinsi a guardarmi.
“Non puoi scappare. Devo parlarti e voglio che tu mi ascolti.” Le dissi io.
“Io sono qui,non sto scappando.”disse,fredda,lei. Io alzai gli occhi al cielo.
“Intendevo ‘non scappare dal mio sguardo’ non nel senso fisico.”spiegai io. Lei ancora non mi guardava.
“A cosa serve? Devi parlare ed io devo sentirti. Fino a prova contraria è con le orecchie che si sente,non con gli occhi.”ribatté lei,sarcastica.
“Vero,però serve per vedere l’importanza e la sincerità  delle parole.”dissi io,serio. A quelle mie parole,lei alzò la testa di scatto puntando i suoi occhi nei miei. Colsi il  momento adatto per parlare.
“Sono qui perché ho capito che quel regalo e quel bigliettino sono opera tua.”dissi io. Avevo preso la sua attenzione,ottimo.
“Cosa te lo fa pensare che sia mio?”chiese lei,cercando di mettermi alla prova. Aveva già commesso il primo errore.
“Perché si capisce e tu ora me ne hai dato la conferma.”le risposi. Lei ne uscì confusa.
“Hai detto ‘Cosa te lo fa pensare che sia mio?’il che mi porta a capire che sai di che regalo si tratta. Se non era fatto da te mi avresti chiesto ‘Che regalo,scusa?’ “spiegai io. Lei si paralizzò. Avevo indovinato. Lei mi guardò con scetticità ed infine sorrise,sarcastica.
“Non mi aspettavo una mente così acuta.”disse lei,ironica.
“Ho preso dalla migliore.”ribattei io. Lei mi sorrideva,ma il suo sorriso era più che congelato.
“Ah,si? E chi sarebbe?”fece lei,guardandomi ancora con ironia. Io sorrisi.
“Colei che mi sta di fronte.”risposi io. Lei si buttò il ciuffo indietro e mi guardò,ora divertita.
“Modestamente sono la migliore.”disse lei. Io annuii.
“In tutto e per tutto.”confermai. Lei ritornò seria.
“Ed ora cosa vuoi fare?”mi chiese,riferendosi al fatto che avevo scoperto da parte di chi era.
“Non lo so..”dissi io. Ecco ero il solito. Non sapevo mai che fare. Poi mi venne in mente un modo per temporeggiare.
“Perché ti stai vedendo con Carlo?”le chiesi,di punto in bianco. Lei per poco non mi scoppiò a ridere in faccia.
“Non mi sto vedendo con lui. Era uscito con me quella volta per comprare quel bracciale e poi oggi era uscito con me per vedere come reagivi.”rispose lei,schietta. A volte la sua schiettezza era terrificante. Però veniva apprezzata anche per questo. Lei tentò di rientrare nell’edificio,ma la bloccai in tempo. Mi lanciò uno sguardo truce.
“Si può sapere che altro c’è?”mi chiese lei,questa volta irritata. Nel frattempo muoveva il polso cercando di liberarsi dalla mia stretta. Inutilmente,ovvio.
“C’è un’ultima cosa da dire e da fare.”dissi io,senza neanche sapere cosa stavo sparando.
“Ma cos..”iniziò lei,ma la interruppi. Le tirai il polso e lei mi venne addosso. Posai le mie labbra su di lei. Lei si immobilizzò. All’inizio rimase immobile,ma infine ricambiò il bacio. Ricordo di averle sorriso dopo. E ricordo di aver passato altri momenti stupendi con lei. Prima di rompere il fidanzamento,ovviamente. Cos’era andato storto? Ci eravamo accorti di essere troppo affezionati l’uno all’altra e che presto ci saremmo separati. Non valeva la pena avere una relazione a distanza. Oppure no?’
Tutti quei ricordi,quei pensieri mi affollarono la mente. Mi massaggiai le tempie,sentendomi la testa scoppiare.
“Tutto bene?”mi chiese Carlo,eppure,dalla sua voce,sapevo che aveva capito cosa stava succedendo. Cercai di riprendermi.
“Si.”risposi. Lui annuì e mi guardò intensamente.
“Vuoi davvero farla venire con la forza,con i ricatti con te? E vuoi sentirti dire ancora una volta ‘Mi fai schifo’? Te lo hanno già detto in tante,sicuro di volerlo sentire anche da lei?”continuò lui. Certo che non volevo. Se me lo avesse detto ci sarei rimasto davvero male. Non gli risposi.
“Quindi,fa la scelta migliore. Io ho parlato con lei e la prossima settimana ha un’audizione con la SM. Lei e le altre. Vuoi davvero infrangere il suo più grande sogno? Pensaci bene.”si alzò e,dopo avermi rivolto un cenno a mo’ di saluto,se ne andò. Io rimasi seduto al tavolino,con lo sguardo fisso nel vuoto.

***Rosanna***

Ero ancora immobilizzata,vicina al corpo rigido di Doo Jun a guardare il ragazzo sulla porta. Dong Woon continuava a guardarci immobile sulla soglia della porta. Ad un certo punto chiuse la porta e si incamminò. Non veniva verso di noi,ma cercava di andare nelle camere da letto. Io mi alzai e lo rincorsi,afferrandolo per il braccio. Lui si immobilizzò e,lentamente,si girò a guardarmi. Faceva molta paura,soprattutto il suo sguardo ed il suo corpo che tremava. Mi incuteva un po’ di paura,quel suo sguardo duro,freddo. Eppure dovevo a tutti i costi parlare e capire cosa andava storto. A qualcosa doveva pur servire la mia testardaggine.
“Mi spieghi dove credi di andare? E cosa sta succedendo?”gli chiesi,guardandolo seria. Lo tenevo ancora per un braccio,ma sapevo che,se lo avesse voluto,ci avrebbe impiegato poco e niente a liberarsi da quella mia debole stretta. Lui continuava a guardarmi con quegl’occhi induriti da chissà cosa.
“Me ne sto andando in camera mia e la cosa non dovrebbe interessarti. Hai anche il coraggio di chiedermi ’Cosa sta succedendo?’ “ rispose lui,copiando perfettamente la mia voce. Quel suo ‘essere arrogante’ mi fece innervosire. E non poco.
“Prima di tutto come osi usare questo tono di voce con me? Con chi credi di stare a parlare? E secondo,mi interessa e come dopo tutto quello che è successo tra di noi!”esclamai io,con tono irritato. Il suo sguardo,se possibile,divenne ancora più freddo
“Dopo tutto quello che è successo tra di noi,come osi fare la ‘facile’ con tutti? Mi hai solo ingannato.”disse lui,girandosi. Lo bloccai di nuovo.
“Come scusa? Chi è che fa la facile?”chiesi io,oltraggiata da quell’insolente.
“Di certo non io. Chi è che se la spassa con due amici del proprio partner?”disse lui. io me la spassavo con due suoi amici? Ma che cosa stava farneticando?

“Io me la spasso con due amici? Ma che dici? Cosa hai bevuto,prima di venire qui?”sbottai io,esterrefatta e delusa.
“Ah no? E che mi dici di Doo Jun? E di Ki Kwang? Ma fammi il piacere.”disse lui,freddo come non mai. Fu in quel momento che capii tutto. Lo lasciai andare,sotto il suo sguardo severo.
“Tu credi davvero che io sia capace di fare qualcosa di così brutto? Lo pensi davvero?”domandai io,indietreggiando lentamente. Lui non mi rispose.
“Ki Kwang mi ha portata via da te,perché ero già nervosa per il fatto di Martina e non volevo litigare con te per quella voce femminile al tuo telefono. Però poi lui mi ha baciata e mi ha lasciata da sola in una stanza al buio. Io non sapevo che fare e mi sentivo distrutta,come se ti avessi tradito ma io non avevo fatto niente. Poi è arrivato Doo Jun che mi ha portata via,vedendomi così distrutta e mi ha consolato. E tutto perché avevo paura di farti soffrire e di soffrire anche io. E tu che fai? Pensi che io ti tradisca..Pazzesco. No,non me lo sarei mai immaginato.”spiegai io,continuando ad indietreggiare. Mentre lui ascoltava tutto,i suoi occhi si spalancavano capendo,finalmente,che quello dalla parte del torto era lui. Incominciò ad avvicinarsi a me ed io indietreggiai ancora più velocemente.
“Mi fai schifo. Chiedevo un po’ di fiducia. E mi ritrovo solo questo: delusione.” Sputai fuori quelle parole,se pur non volendo. Corsi via,non dandogli il tempo di inseguirmi. Correvo e correvo,senza mai capire dove stessi andando. Quando svoltai un angolo andai a sbattere addosso a qualcuno. Ricaddi,pesantemente,sull’asfalto freddo.
“Scu..Rosanna?”disse una voce maschile. Alzai gli occhi e mi ritrovai quelli di Onew. Lui,guardandomi,notò che c’era qualcosa che non andava in me. subito si piegò per aiutarmi ad alzarmi.
“Cosa c’è che non va?”mi chiese lui,fin troppo preoccupato. Io sorrisi per la sua preoccupazione.
“Nulla,non preoccuparti. Ti ho fatto male,venendoti addosso?”risposi io,chiedendogli se si fosse fatto male.
“No e tu?”mi rispose lui,ricambiando il mio sorriso. Il suo era così sincero e bello. Per un attimo lo invidiai.
“No,tutto bene grazie.”risposi io.
“Dove andavi così di corsa?”mi domandò lui e,a quella domanda,sbiancai. ‘Già,dove stavo andando?’ il rumore di un messaggio mi fece spaventare. Afferrai quell’arnese e vidi di chi era il messaggio. Era di Martina.
‘Venite subito in ospedale,ho una notizia da darvi.’
Ecco cosa diceva. Rivolsi lo sguardo ad Onew e gli feci leggere il messaggio.
“Devo andare,ci sentiamo,mh?”gli dissi io,appena ebbe finito di leggere l’sms di Martina.
“Certo,quando vuoi. Ciao ciao.”mi salutò lui,dandomi due affettuosi baci sulle guancie. Io lo strinsi in un abbraccio.
“Grazie di tutto,Onew. Ti voglio bene.”sussurrai io,al suo orecchio. Lui mi strinse di più a se ed infine ci separammo,andando in due direzioni opposte. Mi diressi all’ospedale,curiosa di quella notizia.

 

***Gabriella***

“No era una scusa.” Aveva detto lui. Una scusa? Perché mi aveva portata in quel corridoio non illuminato?
“Come mai mi hai trascinata qui,allora?”domandai io. Lui mi guardava serio.
“Perché non mi piace quel che stai facendo.”rispose,prontamente,lui.
“A cosa ti riferisci,scusa?”chiesi io,non capendo nulla. Lui sbuffò,come se la cosa fosse fin troppo ovvia.
“Non mi piace come ti stai comportando con Minho. Lo stai usando,giusto? È successo qualcosa con Tae e quindi è una specie di vendetta o modo per dimenticarlo. Così non andrai avanti e farai solo ferire Minho.”spiegò lui. Io rimasi esterrefatta. Cosa ne sapeva lui? Possibile che avesse capito tutto questo,da solo? No,impossibile.. decisi di far finta di niente.
“Ma non di che parli!”esclamai io,ridendo. Era una risata finta,questo era ovvio. Lui mi si avvicinò,guardandomi negl’occhi. I nostri visi erano a pochi cm l’uno dall’altro. Il mio cuore perse un battito e smisi di respirare.
“Dillo guardandomi negl’occhi. Dimmi che di Tae non ti importa e che non stai usando Minho.”ordinò lui. Io rimasi paralizzata. Siccome ero una testarda di primo grado,dire che di Tae non mi importava era abbastanza facile,dopo quello che mi aveva fatto. Ma dire che non stavo usando Minho era troppo complicato.
“Non mi importa di Tae..”iniziai a dire,guardandolo negl’occhi. Lui incominciò ad avvicinarsi sempre di più. Sapevo cosa stava per succedere,ma quel che non sapevo era se lo volevo e se era giusto. Proprio quando stava per toccarmi le labbra con le sue,il mio telefono emise un suono. In fretta lo afferrai e lessi il messaggio arrivatomi.
‘Venite subito in ospedale,ho una notizia da darvi.’
Martina,era di Martina. In fretta mi staccai da lui,trovando la scusa adatta per andarmene.
“È Martina,devo andare. Ehm..m..ciao.”dissi io,frettolosamente. Mi girai ed iniziai a correre alla rinfusa,non sapendo bene dove andare. Qualcuno mi afferrò per il polso,fermandomi. Mi voltai e vidi che era Hyun. Sbiancai,però lui non mi disse nulla ne fece qualcosa. Mi trascinò con se,conducendomi per i corridoi giusti. Ero sbalordita da quel ragazzo,non ci capivo più niente. Mi lasciò davanti alla camera di Martina,fissandomi entrare con quel suo sguardo serio. Mi vennero i brividi,ma feci finta di niente ed entrai nella camera. Dentro vi trovai già Rose oltre a Martina,ovviamente. Chissà che c’era di così urgente.

 

***Martina***

La prima ad arrivare fu Rose e,subito dopo,Gab. Entrambe avevano il fiatone,segno che avevano corso. La cosa per poco non mi commosse. Erano corse subito da me,abbandonando qualsiasi cosa stessero facendo. Sorrisi vedendole così affaticate. Eppure nei loro occhi c’era qualcosa che non andava.
“Ragazze,c’è qualcosa che non va?”domandai io. Loro reagirono in due modi diversi. Gab tossì,scuotendo ripetutamente la testa. Rose guardò altrove,facendo finta di niente.
“No,cosa te lo fa pensare?”mi rispose Rose.
“Già,cosa te lo fa pensare?”riprese Gab. Guardai entrambe male e loro capirono che con me non attaccava. Entrambe sospirarono.
“Comunque sia,perché ci ha fatto venire qui?”chiese Rose. Io scossi la testa.
“Giusto,dimenticavo. Vabbé inizio con il scusarmi di aver interrotto qualsiasi cosa stavate facendo.”iniziai io. Entrambe mi sorrisero.
“Ah,no. Non ti preoccupare non stavo facendo nulla.”disse Rose,con voce strana.
“Già,non stavamo facendo nulla di importante.”continuò Gab. Quelle due mi nascondevano qualcosa,ma ben presto avrei capito cosa. Però,per adesso,era importante avvisarle dell’audizione.
“Vi ho chiamato per darvi una notizia..”proseguii io. Rose e Gab si prepararono alla botta,che però  non arrivò.
“Che notizia?”mi domandò,impaziente,Gab. Io sorrisi,non rispondendo.
“E dai! Non fare così,non farci stare sulle spine!”esclamò Rose. Io risi di gusto e,alla fine,decisi di finirla con questa tortura.
“Aprite bene le orecchie: Ho deciso di restare qui e la settimana prossima faremo un’audizione,tutte e tre,per la SM ENTERTAINMENT.”dissi io.
Entrambe sbiancarono,con la bocca spalancata.

*Dovete capire che al mio caro amico Carlo lo chiamo proprio così. E lui mi chiama in diversi modi XD “Figlia,Madame” ecc...
*Nuzzolese è un mio compagno di classe. Sarebbe Stefano,quello da me precedentemente nominato. Mentre Raimondi è un altro compagno della classe e si chiama anche lui Daniele Raimondi.
**Solazzo è mio cugino,che è l’amico di Daniele. Il nome completo è Daniele Solazzo.

 

Ecco qui la fine di questo mio capitolo 25. L’ho diviso in due parti,non perché fosse lungo,ma perché non avevo molte idee. Vi chiedo scusa! Ora non so che scrivere,sono distrutta e voglio andare a riposarmi. Leggete e recensite in tanti!
Con affetto,
Kimmie :3

  
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