P.S.
Mi devo scusare
innanzitutto con tutte voi perché vi ho fatto attendere
così tanto, mi dispiace
davvero e spero tanto che questo capitolo vi piaccia.
Buona lettura!
Never without you
POV
Damon
Non
ricordavo molto, mi
apparivano solo immagini sfocate nella mente. Rievocavo di aver tentato
di
bloccare ancora una volta Rebekah, ma la mia azione era stata
terribilmente
fatale.
Era
inconcepibile anche per
un vampiro, io ero morto per la seconda volta, ma, in qualche modo,
sentivo che
una piccola scintilla era rimasta dentro di me. Ero morto, ma ricordavo
cosa
era successo. Continuavo a ripetermi nella mente che era irreale
ciò che stavo
vivendo, ma in questo modo sentivo che cominciavo a risvegliarmi in
tutti i
sensi. Come se la mia anima, se ne possedevo ancora una, non se ne
fosse
andata. Come se fosse rimasta lì, ad attendere che
succedesse qualcosa. Ogni
secondo mi sembrava più vivo, riuscivo a sentire il mio
corpo del colore della
pietra più immobile. Non avevo mai provato una sensazione
così profonda, era
come se un potere caldo e confortante fosse appena entrato dentro di
me. Mi
apparve un’altra immagine, poi scomparì, ma feci
in tempo a riconoscere che
raffigurava Bonnie. Sentii quel misterioso potere guidarmi,
rassicurarmi,
proteggermi, ma perché rimanevo comunque ancora morto?
Perché non riuscivo a
muovere alcun muscolo?
POV
Elena
-Elena,
mi dispiace davvero,
io…-
Dalle
sue parole
accompagnate e da quella espressione sul volto che non gli avevo mai
visto,
capivo che si sentiva in colpa, forse per la prima volta, verso Damon.
Quel
silenzio stava
diventando troppo doloroso, più i secondi passavano e
più mi accorgevo che ero
sola, di nuovo. Quella casa stava diventando soffocante, mi girava la
testa,
come se avessi sbattuto contro un muro che non potevo superare, il muro
che ora
mi separava da Damon.
-Scus…scusami-
balbettai e
ricominciai a singhiozzare. Corsi e uscii dalla casa più
veloce che mai,
attraversai quasi senza accorgermene il cortile che dava sulla strada.
Avrei
corso fino a svenire, ovunque e comunque. Quella disperazione mi stava
uccidendo, ma le parole degli altri erano come pugnalate. Non ero
pronta, non
riuscivo ad affrontare la realtà. Avevo perso troppe persone
durante la mia
breve vita, ora correvo, come se andassi alla ricerca proprio delle
persone che
avevo amato così tanto. Ben presto mi addentrai in un
boschetto umido,
ignorando le urla di Bonnie e Stefan. Ignorando le scarpe che si
sporcavano di
terra, ignorando ogni suono che udivo. L’unica cosa che
volevo udire era la sua
voce, la sua voce rassicurante che mi diceva che era tutto a posto.
Avevo
bisogno che qualcuno mi svegliasse da quell’incubo, anche se
quella era solo la
realtà.
La
tempesta di pensieri che
si stava scatenando nella mia mente m’impediva di stare
attenta agli ostacoli,
così inciampai su una radice e caddi sperando di essere
morta.
POV
Stefan
-Elena!!
Torna indietro ti
prego!-
Era
inutile, ma necessario.
In questi momenti Elena si sarebbe potuta cacciare in altri guai.
Correvo
più veloce che
potevo, nonostante non fossi in forma. Di colpo qualcosa mi
bloccò impedendomi
di proseguire, o meglio qualcuno.
-So
che pensi che si metterà
in pericolo, ma ti devi fermare-
Elijah
non mi era mai
sembrato così convincente.
-Ti
devo parlare, è giusto
che tu sappia tutta la verità, dopo la morte di Damon-
Mi
rivolgeva la parola come
se si sentisse veramente al mio pari, anche se le sue emozioni si
potevano
solamente immaginare.
-Quale
verità?- chiesi, con
una terribile freddezza.
Lui
sembrò quasi accennare
un sorriso, anche se solo per un attimo. Capii che ciò che
sapevamo era
solamente una piccola parte di ciò che si era scatenato alle
nostre
spalle.
-Michael
ad esempio, non è stato veramente lui ad
uccidere Klaus, sono stato io-
-Perché
non ti sei mai fatto vedere allora?-
-Non
mi potevate riconoscere, ero nel corpo di Michael-
La
velocità con cui tutte quelle informazioni si
infiltravano nella mia mente mi stava stordendo.
-Non
è possibile- sussurrai a me stesso.
Non
avevo mai provato niente di simile, la più totale
confusione nella mia testa. Ora ciò che mi spaventava era
proprio chi aveva
appena salvato Elena da morte certa, ancora una volta.
-Tutto è
possibile
e l’ho capito forse solo dopo mille anni sulla Terra-
-Quindi
tu hai fatto tutto questo per uccidere i tuoi
ultimi fratelli rimasti vivi?- domandai incredulo.
Era
proprio questo ciò che mi stupiva, cosa era diventato
Elijah?
-Come
potevo provare qualcosa per i mostri che erano diventati?!-
rispose come se i sentimenti fossero stati il minore dei suoi problemi.
-Avevo
organizzato tutto alla perfezione, in modo che
Rebekah pensasse che l’assassino era suo padre, in modo che
volesse vendicare
il fratello perduto, su di voi però-
-Sapevi
anche che voleva spezzare l’incantesimo?-
-No,
ma non era un problema, sapevo che in un modo o
nell’altro avrebbe voluto uccidervi tutti-
Tutte
quelle verità si stavano accumulando nella mia
testa ed era quasi impossibile riuscire a controllare tutto. La
verità è
veramente l’arma migliore per sconvolgere
l’esistenza di qualcuno.
Elijah
restava immobile, freddo e sembrava distante anni
luce da qualsiasi sentimento.
Senza
sprecare nessun’altra parola gli diedi le spalle e
tornai a correre. Lui non disse nulla, non si mosse e non mi
fermò questa
volta.
Non
fu così difficile trovare Elena, giaceva a terra come
se fosse appena caduta in un sonno profondo. Mi preoccupai quando vidi
che non
si muoveva, poi sbatté velocemente le palpebre ed io tirai
sospiro di sollievo.
La presi in braccio e mi diressi verso l’auto che avevamo
parcheggiato proprio
davanti a quell’abitazione.
POV
Elena
-Elena-
Un
sussurro quasi impercettibile mi stuzzicò, mi svegliai
e mi resi conto che Stefan mi stava portando alla macchina, per tornare
a casa,
ma io non volevo tornare a casa.
-Elena,
ti prego-
Questa
volta riuscii dare un volto a quella voce anche se
mi sembrava impossibile, era la sua
voce che parlava.
-Stefan,
hai sentito anche tu?-
-No,
cosa?- rispose
guardandomi con stupore.
Sentivo
che qualcosa non era ancora finito, che c’era
ancora una speranza che resisteva. Quella voce mi stava trattenendo,
forse era
solo dovuta alla nebbia che permaneva nella mia mente, ma sentivo che
c’era
qualcosa di reale in quella chiamata.
Convinsi
Stefan a lasciarmi e appena toccai il suolo,
cominciai a correre verso la casa dove tutto era successo. Non sapevo
perché, ma sentivo che stavo
facendo la cosa giusta, non mi ero mai sentita così sicura
di qualcosa
d’incognito.
Spalancai
la porta e attraversai quel corridoio che
sembrava interminabile in quel momento.
Lo
vidi, Damon
rimaneva disteso ancora nella stessa posizione con qui
l’avevo lasciato,
mi chinai su di lui e capii che non era ancora tutto perduto.
-Damon,
ehi sono qui- sussurrai incredula, gli presi una
mano e la strinsi più forte che
potevo.
Le lacrime cominciarono a scivolare nuovamente, tanto erano copiose che
una
cadde sul suo volto, poi un’altra. Lui cominciò a
stringere la mia mano, ogni
goccia di tristezza che cadeva sul suo volto sembrava donargli energia.
Teneva ancora
gli occhi chiusi, ma non m’importava. Era irreale, ma non
m’importava.
Avvicina
il mio viso al suo e appoggiai le labbra sulle
sue e fu bellissimo. La sua pelle stava tornando del colore che lo
caratterizzava, le sue labbra erano tornate morbide. Lasciò
la mia mano per
sfiorarmi le guance. Vedevo che era ancora immobile, sembrava
spaventato.
Mostrò
gli occhi e mi sembravano così azzurri che
riuscivo a leggere ogni sua sensazione.
-Non
è possibile, io non posso essere finito in paradiso,
non è reale- sussurrò improvvisamente.
Gli
sorrisi e tornai a baciarlo.
-Tu
non sei in paradiso, tu sei vivo-
P.S.
Ciao!! Mi dispiace per avervi fatto spaventare così
tanto, ma vi assicuro che in qualche modo Damon se la caverà
e dovremo
ringraziare proprio un personaggio che in questa storia non appare
molto.
Ringrazio
per tutti i vostri complimenti, anche se non li
meriterei e spero continuerete a leggere e commentare questa fanfic! Un
bacio,
Iris