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Autore: AntoThunderbolted_    04/03/2012    4 recensioni
Talvolta la vita ci riserva delle sorprese che ci aiutano a rafforzare la nostra corazza, o meglio, non dicendo stronzate, ad indebolirci.
Poi, c'è chi riesce a superare quel baratro che cerca di travolgerlo, chi no.
Loro sono giovani e disperati. E' un dolore struggente, veemente, impetuoso, che sorride beffardo alla vista dei loro visi distorti dal dolore.
Il peggio avrà mai fine? E l'amore vince sempre, come dicono tutti? Tutto da vedere.
Dal nono capitolo:
[...]"Un urlo simile a quello che ho appena sentito aveva irrotto tutta l'aria circostante.
Era strozzato, soffocato, glaciale.
Era un lamento, contrito, angosciante.
Era la voce della disperazione.
Robert e io ci eravamo alzati di fretta, e varcata la soglia di casa, l'immagine era spasmodica e talmente violenta che avevo sentito la terra venirmi a mancare sotto i piedi, e tutto si era fatto buio." [...]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, gente! :)
Allora, eccomi qui con il nuovo capitolo, qui la storia si complica un po', finalmente! Lol.  Non è proprio leggero, ma nemmeno pesante, i capitoli duri devono ancora arrivare.
Spero di aver descritto bene le emozioni di Robert -questo capitolo è solo dal suo punto di vista, perché avevo bisogno di farvi capire ciò che lui veda con i suoi occhi, con i pensieri di Kristen vi farò impazzire successivamente.
Un cosa che tengo a precisare è che in questa FF proverò a parlare di temi MOLTO delicati, non voglio essere superficiale e insensibile, anzi, ma questi temi non sono e non devono essere un tabù, semplicemente proverò a toccarti con quanto più tatto io sia in grado di usare.
Accetterò anche critiche se volete, altrimenti niente. 
Basta, mi sembra di aver parlato abbastanza, no?
Ci sentiamo sotto. Buona lettura! 
-Anto.



POV Robert.

 

Ci eravamo accordati per le dieci di mattina, dovrei passarla a prendere a quell'ora, peccato che sono le otto meno un quarto e sono già pronto.

Quando le avevo chiesto di venire con me a visitare Londra mi era sembrata restia dall'accettare l'invito, ma nei giorni successivi era stata lei stessa a uscire fuori l'argomento, così ci eravamo messi d'accordo per il fine settimana, cioè oggi: sabato.

Non sono mai stato così ansioso per un appuntamento, forse perché non ne ho mai avuto uno serio, con una ragazza che io non voglia solo portarmi a letto.

Ancora una volta mi fisso allo specchio.

Basta, è la cinquantesima volta che ti guardi. Una vocina fastidiosa mi ricorda che sia meglio staccarmi dallo specchio per evitare di crearmi complessi mentali, che peraltro non ho mai avuto.

Mentre scendo le scale per andare in cucina, le mie sorelle, dal salone, mi guardano sospettose -visto il mio solito stile trasandato, che stasera non c'è-, e si scambiano uno sguardo complice.

Lizzy, la più vivace e rompiballe, se ne esce con una frase che non fa che infastidirmi più di quanto io lo sia già per il mio strano comportamento, comportamento impossibile da controllare, in quanto del tutto nuovo, per me.

Potrebbe centrare una ragazza con tutto questo, Pattz?” ride, e personalmente, non trovo nessun motivo per farlo.

La guardo accigliato, “ma che vuoi? Non rompere, Lizzy.”

Suscettibile, stasera?” non le rispondo, e lei continua a prendersi gioco di me.

Quanto conoscerò questa nuova ragazza, se durerà, le farò una statua d'oro per essere riuscita a farti perdere del tempo per prepararti.”

Ah-ah-ah, sto morendo dal ridere, davvero.”

Vedo” non riesce a smettere, lei.

Ma infatti! Tanto rido che mi sto facendo gli addominali e rischio una paralisi facciale” imito la sua risata, ma ciò non la offende.

Come sei acido, oh”

Ma cosa dici, un marshmallow, Lizzy.” Anche Victioria adesso? Da quanto le donne di casa mia hanno deciso di farmi guerra?

Ah, fanculo ragazze, chi vi capisce.” Mi volto e vedo mia madre appoggiata allo stipite della porta con un'espressione divertita. Uhhh, che divertimento.

Innervosito dal comportamento di tutti, in casa, esco e noto con piacere che grazie a quelle due sorelle tremende che mi ritrovo, adesso sono le nove.

Salgo in macchina e percorro la strada lentamente.

Non è da me, decisamente, ma cerco di far passare il tempo in modo tale che io non sembri un quattordicenne al primo appuntamento. Non che cambi molto, al momento, ma okay.

Arrivo di fronte il vialetto di casa sua alle 9.30 così decido di suonare comunque, alla fine dieci mezzora non farà poi così tanta differenza.

In dieci minuti può finire il modo, finire la vita, cadere un meteorite e chissà che altra tragedia.

Bene, vuol dire che sfiderò la sorte dei dieci minuti, rido tra me e me, mi sento uno stupido ansioso con un sorriso ebete in faccia, che muore quanto ad aprire la porta è la madre di Kristen.

Tu sei..?” esordisce lei.

Bb..buonasera signora, io sono Robert.” Che gran figura di merda, sei un coglione Robert. Subito la madre? D'ho.

Ah, tu sei Robert? Piacere, come avrai capito sono la madre di Kristen, lei sta per scendere, sta finendo di sistemarsi.” Mi fa l'occhiolino.

E' una bella donna, e ha le labbra piene come Kristen, devo dire che i tratti sono molto simili, si assomigliano parecchio, però gli occhi non sono splenditi come quelli di sua figlia. Umh, deve averli presi dal padre.

Va bene, aspetto qui.” Annuisce e rientra in casa, senza chiudermi la porta in faccia però, infatti quando la mia Stew scende le scale non posso far altro che sentire la mia bocca aprirsi in una 'o' di stupore. Bellissima è dire poco.

Quando si posiziona di fronte a me non riesco a dire niente, così è lei la prima a parlare.

Ciao eh. So di essere niente di spettacolare, ma potresti almeno salutarmi.”

Dice in modo serio, ma posso cogliere la nota d'ironia nella sua voce, e sono contento che stia facendo lo sforzo di partire con il piede giusto.

Se non riesco a salutarti è colpa tua, eh. Sei meravigliosa, Kristen.”
Arrossisce - “Se seee, tutti così dicono. Va bene dai, andiamo”.

Lascio cadere il discorso, so che sarebbe una gara persa dal principio, quindi evito di farle cambiare umore repentinamente, come solo lei sa fare.

 

Il percorso da casa sua al luna park è stato silenzioso, ma non pesante, lei è sempre persa nei suo pensieri, che penso prima o poi mi abituerò.

A volte mi piacerebbe sapere cosa pensa così ripetutamente da assorbirle tutti i pensieri, poi mi rendo conto di non essere ancora abbastanza per saperlo, non ancora.

Faccio per aprirle la portiera della macchina, ma lei è più veloce di me. Un sorriso furbo sorge sul suo viso, come a dire 'Ti ho fregato, gentiluomo.'

Ehy, ma non dovevamo visitare Londra?” la guardo, e resto incantato mentre parta una mano tra i capelli, confusa.

Robert?”

Si scusa.. comunque, pensavo che divertirci un po' ci avrebbe fatto bene, Londra è sempre chi, non scappa.”
Annuisce e resta in silenzio. Lei non sfrega mai una parola di troppo, parla quando deve, ma ciò non vuol dire che non voglia, solo
basta ascoltare il suo silenzio per sentire le sue grida.

Ti va di fare le montagne russe?”

Oh, no no no. Neanche per sogno! Falle tu, ti aspetto qui.”
“Daaaai, ti caghi sotto?”

Non mi cago sotto, cretino.”
“E allora?” La guardo con aria di sfida, si morde il labbro: sta lottando con se stessa, come fa ripetutamente, ogni cosa è una continua lotta, anche la più semplice e insignificante.

Va bene, ma solo per farti vedere che l'unico a cagarsi sotto, qui, sarai tu.” Sorride come se sapesse già come andrà a finire. Bene.

Vado a fare i biglietti, mettiti in fila.” Rimane ferma dov'è, e non capisco. Alza un sopracciglio. Ah! “Per favore, Kristen.”

Ecco bravo.”

Rido tra me e me, è un peperoncino quella ragazza, mi giro e vado a fare i biglietti.

Vorrei sapere cosa l'ha portata a chiudersi così, cosa le ha fatto odiare il mondo e a non fidarsi di nessuno.

Quando torno mi fissa negli occhi, come se i minuti che sono stato via le siano sembrati fin troppo lunghi.

Forse sto facendo castelli in aria, ma mi piace pensare che possa essere questo il motivo per cui quei due smeraldi mi stanno trafiggendo ed entrando dentro.

Quando saliamo sulle montagne russe e manca poco per partire, sento la sua mano posarsi sulla mia. Colpo basso.

Ha bisogno di protezione e sapere che io ci sia, che io non l'abbandoni.

L'ha forse abbandonata qualcuno? L'ha lasciata in quest'inferno a lottare sola?
Vorrei poterle dire 'Tranquilla, ci sono io'.

Arriverà il momento in cui potrò dirlo ad alta voce.

Il giro parte, e tutti cominciano ad urlare fin da subito, tranne lei.

Perché non urla?

Perché non si fa sentire anche lei?

Perché non si prende il suo spazio nel cielo?

Non ha forse diritto anche lei di brillare di luce propria in un cielo dove nessuna stella è bella tanto quanto lei?

Tiene tutto dentro, niente traspare dal suo viso, né paura né terrore, solo apatia.

Apatia nei confronti del mondo.

Ha forse già provato questo giro mortale sulla sua pelle? Forse non le fa più né caldo né freddo, semplicemente perché queste sensazioni sarebbe niente paragonate alle sue.

Quante domande vorrei farle, quante carezze vorrei donarle, e quanti sorrisi vorrei vederle regalarmi.

Mi sta stravolgendo dentro. Mi sta cambiando.

Mi stringe la mano sempre più forte, e le mie urla sono ormai placate.

Cosa potrebbe farmi paura se ho lei al mio fianco?

Sembrano così irrazionali questi sentimenti, come si può?

Pare che il tempo si sia bloccato, sola le nostre mani intrecciate. Uno sfondo grigio e nero, noi a colori.

Quando il giro finisce e siamo ormai scesi, si avvicina a me e mi abbraccia.

Appena la faccio mia, sento che lo è realmente.

Questa ragazza mi appartiene, ormai, e non posso più abbandonarla.

Non posso, non devo, lasciarla andare.

Comincia a piangere, di nuovo, ancora una volta.

No, ti prego, piccola.

Non piangere, non lo meriti. Cosa c'è che non va? Dimmi, parla, urla!

Posso forse aiutarti, io? Mi sento tanto piccolo, sai? Non so cosa sta succedendo, tu lo sai? Le senti le farfalle nello stomaco e la paura che ci restino? Cosa mi stai facendo, ragazza? O meglio, donna.

Sei così piccola eppure talmente grande, dimmi, come fai tutto questo?

Ho paura, ma non di te, di noi.

Le accarezzo la schiena e ho paura che questo contatto possa farla scostare, s'irrigidisce e so che vorrebbe allontanarsi, ma non lo fa. Magari non vuole, non è pronta.

Sospira, una volta, e poi un'altra ancora, una terza e si calma.

Mi scosto un po', il giusto per vederla in viso che alzo sollevandole il mento con un dito, le sorrido e lei prova ad imitarmi.

Che ne dici di divertirci un po', adesso?”

Si, forse sarebbe il caso di farlo.” Lo dice credendo nelle sue parole, ha realmente voglia di evadere da un mondo in cui ormai sta troppo stretta.

Ha mai provato che vuol dire sentirsi liberi? Ma non liberi da qualcuno, da qualcosa, liberi da sé stessi.

Quanto si è intrappolati in noi, quando c'è qualcosa che ci ancora a terra e non ci permette di muoverci, di uscire fuori, ti scordi cosa voglia dire la parola ibertà.

 

 

Sta ridendo come una matta, e per un attimo sembra che si stia vivendo realmente i suoi 18 anni. Non riesce a centrare il bersaglio, e questo la diverte. E' strano, abbiamo fatto decine di giochi, ma nessuno l'ha fatta ridere come questo, il più semplice.

Proprio come lei, perché lei è semplice, sembrerebbe l'opposto.

Sembra complicata, imprevedibile, fin troppo silenziosa, ma in realtà con ogni gesto lei parla.

Un suo gesto è una richiesta, una carezza, un sorriso.

Il suo silenzio -non totale, ma persistente- è l'unica cosa di prezioso che abbia e che voglia tutelare.

Vederla ridere così mi fa emozionare, sono felice, perché lei lo è. Non importa che lo sia solo per pochi minuti, in questo momento lei lo è.

Il mio obiettivo sarà questo, da oggi in poi: vederla ridere, sorride, felice, non solo per pochi minuti ma per il resto della sua vita. Sembra troppo tempo, ma è poco, poco se passato insieme a lei.

M'incanto a fissarla, staserei ore e ore a perdermi nei suoi occhi, ad osservare ogni suo minimo dettaglio e ogni suo centimetro di pelle bianca come la neve.

Credo che senta i miei occhi fissi su di lei, così si gira e mi sorride, spensierata.

Sembra una bambina piccola che per la prima volta possa lasciarsi andare.

Che c'è?” mi chiede confusa del mio sguardo fisso.

Niente -le sorrido spontaneamente- sei.. sei bella, davvero, Kristen.”
Ricomincia a ridere di gusto. “Che stupido che sei!”

Perché?”

Perché m'imbarazzi, non dovresti”.

Tu che t'imbarazzi?” scherzo prendendola in giro.

Ehy, sono umana anch'io, sai?” si avvicina e mi da un fragile pugno in pancia.

Oh, questo lo so, altrimenti adesso non saresti tutti rossa in viso.”

Non sono rossa, scemo.” si gira, come un peperone e ritorna a giocare, solo che prima che io possa aprire bocca si volta e mi fa una linguaccia.

E' terribilmente piccina, ho voglia di farle vivere quell'infanzia che le è stata rubata, voglio donarle tutto l'amore che le hanno vietato e tolto.

Mi avvicino e comincio a ridere insieme a lei, per il suo gesto infantile.

 

 

Ore 12:3O

E' davvero esausta, abbiamo giocato come due bambini tutta la mattina, e dopo il pianto di prima mattina è stato come se avesse rimosso quel brutto momento, così abbiamo continuato tranquillamente la mezza mattinata.

Sto morendo dalla fame, Kris. Che ne dici di andare a mangiare?”

E' concentrata a fissare il cielo mentre si gusta il suo lecca-lecca stesa nel prato, accanto a me. Così, sicuro che non mi abbia sentito, mi avvicino a lei e le accarezzo il viso, si volta dolcemente, e posso vedere un velo di tristezza nei suoi occhi.

Chissà da quanto tempo non si stende su un prato ad osservare l'immensità del cielo.

Chissà da quanto tempo non si ferma ad osservarsi allo specchio, per guardare sé stessa, per dedicarsi un attimo e non dare tutto agli altri.

Chissà da quanto tempo spera di poter sentire i primi sintomi della felicità.

Chissà da quanto tempo spera di poter vedere il cielo senza nuvole.

Chissà da quanto tempo sogna di viversi i suoi anni e ridere spensierata.

Credo che tu non mi abbia sentito -mormoro vicino al suo viso- ti va di pranzare?”

Si acciglia, e non capisco il motivo. “Va.. va bene, pranziamo, se vuoi.”

Non sembra sicura di ciò che stia dicendo, e cerco di ricordare qualcosa successa ultimamente legata al cibo.

Mh, niente in particolare, non l'ho mai vista mangiare davanti a me, solo al primo appuntamento, al ristorante, ordinò la pizza, di cui ne lasciò gran parte.

Magari mi sto creando problemi io, è stata felice fino adesso, non voglio rovinare tutto con qualche domanda stupida.

Perfetto, vieni, andiamo lì -dico indicando con il dito un ristorantino-, quel ristorante è davvero carino.”
Si mette al mio fianco, con in braccio il panda gigante che sono riuscito a prenderle facendo bersaglio in un gioco.

E' pensierosa e preoccupata, non so cosa le stia passando per la testa, al momento, anche perché fino a qualche minuti fa era tutto perfetto, o quasi.

Quando entriamo dentro, scegliamo un posto un po' appartato, non so perché, ma quando sto con lei ho bisogno che il resto stia fuori, non con noi.

Lei non sembra calmarsi, e combatto con me stesso sul da fare, se chiederle o no cosa ha. Sarebbe un rischio?

Cazzo, mi stai facendo impazzire, ragazza mia.

Ho paura che da un momento all'altro tu possa scomparire.

E se tutto questo non fosse reale? Se tutto fosse un sogno? Lo sei anche tu?

Non posso permettermi di soffrire ancora, non voglio che tu lo faccia, ma non posso nemmeno io.

La vita è stata fin troppo ingiusta, pure con me.

Decido di continuare con un atteggiamento normale per un po', qualora lei non cambiasse umore mi farò forza e le dirò cosa c'è che non vada bene.

Lei non prende il menù, così penso che non abbia bisogno di leggere, avendo già scelto. Arriva il cameriere.

Siete pronti per ordinare, signori?” la guardo, cercando un assenso, e lei annuisce.
“Si, per me un piatto di ravioli ai funghi.”

E per lei, signorina?”

Niente.” dice seria.

Cosa? Niente? Perché? Kris, devi mangiare, sei magrissima.”

Non ho fame.” sospiro e mi giro verso il cameriere.

Faccia due piatti, per favore.” Il cameriere prende appunti e va via.

Le chiedo perché non voglia mangiare e mi risponde la stessa cosa di poco prima, 'non ho fame'.

Impossibile! Non mangia da stamattina, e non so nemmeno se abbia fatto colazione, quindi, probabilmente non mangia da ieri sera. Ecco perché è così magra.

Oh, no. Non va bene.

Altro obiettivo: farla mangiare bene.

I ravioli arrivano, io imbocco la prima forchettata, ma noto subito che lei non muova dito e che non tocchi mangiare.

Mangia, Kris, ti prego.”

No.” Perché è ritornata secca e seria come le prime volte? Cosa le ha fatto cambiare umore? Ho sbagliato qualcosa?

Non farmi usare la forza” dico serio.

Alza un sopracciglio, e io mi acciglio.

Non oserei mai farti del male, ovviamente, solo t'imboccherei io il mangiare, che tu lo voglia o no.”

Accenna un sorriso, forse rincuorata. Ma da cosa.. Dal mio puntualizzare che non le farei mai male, ha forse dubitato? Come può farlo?

Quel sorriso non è quello che l'ha accompagnata per il resto della mattinata, è uno amaro e pieno di dolore. Sto impazzendo, devo sapere.

Sta lottando ancora una volta con se stessa, fa girare gli occhi da me al piatto, dal piatto a me. Non sa se magiare o meno. Ma cosa c'è di così difficile?

Se fosse troppo per lei, potrebbe comunque lasciarlo, no? Almeno ci avrebbe provato.

Alla fine sceglie, e comincia a mangiare, contento che mi abbia ascoltato riprendo anch'io.

Finisce il piatto prima di me, e mi stupisco, aveva detto di non avere fame.

La guardo in viso ed è tutta rossa.

Kristen, tutto bene?” sono davvero preoccupato per lei.

Non faccio in tempo a dirle qualcos'altro che si alza di corsa e corre verso la toilette del ristorante.

Mi alzo e la seguo, ma entra nel bagno delle donne, ovviamente, e io non posso far altro se non aspettarla fuori.

Busso alla porta. “Kristen, eeehy, tutto okay? Mi stai facendo preoccupare! Sei allergica a qualcosa?” nessuna risposta.

Cazzo, Kristen! Butto la porta giù, rispondimi!”

E se fosse svenuta?

No, non può star male, io non posso permetterlo, l'ho promesso. Lei deve stare bene, io devo farla stare bene.

Apre la porta, e davanti a me Kristen è totalmente bianca in viso, e pure sudata. Ansima e da un momento all'altro potrebbe sentirsi peggio e svenire.

Sc..scusa, ho.. io, io ho vomitato.” Forse i ravioli non erano buoni?

I ravioli facevano schifo, mh?”
“Non è per i ravioli, Robert.” Non capisco.

Faccio per chiederle cosa sia a farle questo effetto, ma prima che io possa aprire la bocca comincia ad ansimare e sudare ancora di più.

Ro..Rob..Robert! A..Aiu..aiutami, ti prego. St..io, io..sto..so..soffocando!”

Si tiene il collo con le mani, e il panico s'impadronisce di me.

Calmati, Robert, non puoi permetterti di sbagliare ancora una volta. Non puoi lasciar morire anche lei, non devi.

Calmati e andrà tutto bene, prendi in mano la situazione.

Kristen, Kristen.. tranquilla, adesso ti porto in ospedale, okay?!”

Fa non con la testa, ma me ne fotto, la prendo in braccio, con una mano prendo il portafogli dalla tasca e lascio una carta da cinquanta euro sul nostro tavolo, e subito mi dirigo vero l'auto.

Sto cominciando a sudare anch'io, vorrei poterla aiutare subito, ma non ne sono capace.

La posiziono nel sedile accanto a me, e io parto a razzo, la mia guida è sregolata, ma m'importa ben poco, la velocità aumenta sempre più e così anche la mia paura.

Kristen sta cominciando a gridare, sta piangendo e mugugna cose incomprensibili.

Paura, spavento, terrore.

Sento vampate di calore espandersi per tutto il mio corpo.

Lei comincia a dimenarsi sul sedile, come se qualcuno la stesse stringendo e lei volesse scappare.

Le tocca la fronte: è fuoco. Le mani: ghiaccio.

Cerco di fare mente locare e pensare a cosa le stia succedendo.

Allergica a qualcosa? No.

Cazzo, cazzo, cazzo. Merda.

Rob.. Robeert! NON MI LASCIARE MORIRE SOLA! NO!” Comincia ad urlare più forte, continua a ripetere quanta paura abbia di morire, e io sono impotente.

Sono così inutile, incapace. Cosa devo fare? COSA?!

Va tutto bene, Kristen. Andrà meglio tra poco, te lo prometto.”

Con una mano guido e con l'altra le accarezzo il viso, lei scansa la mano dal suo volto e la prende tra la sua mano, la stringe forte, e la sento dentro me.

Devo salvare questa ragazza, e non solo da questa situazione, devo salvarla da quest'inferno, dalla sua vita, dall'oceano, prima che affoghi.

Pochi minuti dopo, arriviamo all'ospedale, parcheggio la macchina, corro dal suo lato, apro la portiera e la prendo in braccio.
Posso sentire il suo cuore, il suo battito cardiaco è alle stelle, e continua ad ansimare.
Cammino più veloce che posso, quasi corro, lei è un peso piuma, non mi blocca.

Quando entro dentro il pronto soccorso mi precipito verso un infermiere che vedendo Kristen in quello stato comincia a chiamare qualche suo collega, due arrivano con una barella, l'altro le tiene il polso e grida al dottore “E' un attacco di panico, un attacco di panico! Così soffoca, sbrighiamoci!”

Non ho il tempo di capire cosa stia succedendo che sento la terra mancare sotto i miei piedi, chiudo gli occhi, e poi il buio.

 

Apro gli occhi e immediatamente capisco dove sono: nella sala d'aspetto dell'ospedale dove ho portato Kristen.

Kristen, cazzo!

Sono svenuto, che gran coglione. Mi alzo di botto, la testa gira forte e le tempie pulsano.

Tutto in questo momento è accelerato: il pulsare del sangue nelle mie vene, il battito cardiaco del mio cuore, i pensieri a briglia sciolta, l'agitazione che aumenta di secondo in secondo per colpa della sensazione di smarrimento.

Cos'è successo mentre non avevo gli occhi aperti? Mentre sono svenuto? Dove l'hanno portata?

Vedo un dottore e gli vado incontro, parla prima lui di me.
“Lei è qualche parente della signorina che ha avuto un attacco di panico?”
“Si, si! Sono un suo amico, come sta?!”

Sta dormendo. Ha avuto un brutto attacco di panico, e abbiamo dovuto darle dei tranquillanti, poi si è addormentata sfinita. Abbiamo notato altri sintomi, e abbiamo un'ipotesi per spiegare quest'attacco improvviso. Ma.. mi dispiace, signor..”

Pattinson” dico velocemente -”Mi dispiace signor Pattinson, non possiamo pronunciarci senza esserne certi.”
“La prego, mi dica cosa ha, la supplico!”

Mi guarda serio e con aria triste. “Non possiamo, dobbiamo prima accettarci ed esserne sicuri.”

Sento il mio viso scottante cominciare a segnarsi di lacrime. Sto davvero piangendo?
Stamattina mi ero ripromesso che l'avrei fatta felice e neanche poche ore dopo sono all'ospedale con lei.

Guardo l'orologio e sono le 19:00. Sua madre sarà preoccupata, nessuna chiamata da parte di sua figlia che ancora non si è ritirata.

Devo avvisarla, ma a che numero chiamo?
Un lampo, il telefonino nel giubbotto di Kristen. Il dottore si è appena voltato e fa per andarsene ma io lo richiamo. “Dottore! Scusi, dove il giubbotto della ragazza?”

E' lì, guardi, vicino la sedia dove si è svegliato.”

Oh, non l'avevo visto, grazie.” Passo una mano tra i capelli, sono esausto anch'io. Questa giornata non sarebbe dovuta andare così.
“Non si preoccupi. Ah, una cosa. Mi dica il nome e cognome della ragazza”

Kristen Stewart” - “Okay, grazie.”

Si allontana e io mi risiedo dov'ero prima e prendo il giubbotto di Kristen tra le mani, cerco il suo cellulare e lo trovo nel taschino destro.

Cerco in rubrica fino a quando non trovo scritto 'mamma' e premo la cornetta verde.

L'ansia sale ancora e ancora, cosa le dirò a sua madre?

Non ho paura che se la possa prendere con me, ovviamente, ma immagino che per una madre avere la notizia che sua figlia sia in ospedale non è la cosa migliore, anzi, l'incubo di tutte.

Al terzo squillo risponde: “Pronto amore?” , non riesco a rispondere, così ripete la frase per due volte, alla terza rispondo.

Si..signora, sono Robert..”

Robert? Perché sei tu a chiamarmi con il cellulare di mia figlia? Cosa le è successo?”

Comincio a piangere, di nuovo, non sono stato capace nemmeno di farla stare bene, di proteggerla, per un giorno, come potrei farlo per una vita?
“Signora, si..signora -dico singhiozzando- sua figlia è in ospedale, per questo la sto chiamando io.”

Oh Dio, cosa le è successo, Robert? COSA E' SUCCESSO A MIA FIGLIA?”

Un.. un at..attaco di panico!” - “Sto arrivando”.

Non ho nemmeno il tempo di rispondere che sento il rombo di un motore d'auto e la chiamata si chiude.

E rimango solo, ancora una volta.


E anche questo capiolo è finito..
Allora, che ve ne è parso? Piaciuto? Credo che alcune di voi abbiano già le proprie ipotesi su ciò che potrebbe avere Kristen, siete libere di parlarne con me, se volete. 
Mh, vi ringrazio per le recensioni -se volete, lasciatene altre che non mi dispiace, lol- che sta avendo questa storia e per i mp, siete fin troppo gentili, oh!
Ah, non odiatemi per il capitolo finito così, ma adoro farvi fremere e ipotizzare di tutto. Non sono cattiva, eh. 
Comunque, spero di non farmi aspettare troppo per il nuovo capitolo, quindi, keep calm. 
Alla prossima, ciaaao. :)

P.s: scusate per eventuali errori di battitura. -Anto.

  
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