Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: lady lina 77    04/03/2012    6 recensioni
La mia prima fics Athos/Aramis con la presenza come solo comprimario stavolta, di d'Artagnan.
Aramis, dopo la sconfitta di Mansonne non sa più chi è e che scopo ha la sua vita nei moschettieri. E prende una decisione difficile, se ne va per iniziare di nuovo tutto da capo, pensando che a Parigi non c'è più posto per lei. Ma dieci anni dopo quel mondo fatto di spade, complotti, moschetti, torna a bussare alla sua porta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo, eccomi! E finalmente ecco che compare anche Athos ;)

Grazie a tutti, come sempre, dei commenti e degli incoraggiamenti a scrivere, mi fanno molto piacere e spero continuate così!

Capitolo dedicato a Citosol, come regalino di compleanno, sperando sia gradito!

Alla prossima!





Una missione per Athos



Aramis aveva messo i tre bimbi nel suo letto. Era ormai sera tardi, fuori la pioggia continuava a cadere incessantemente e non c'era nulla che lei potesse fare fino all'indomani mattina.

Era stupita e sotto shock e non riusciva a smettere, mentre li metteva a letto, di osservare quei tre bambini...

Il destino si sa, a volte è crudele e beffardo, ma le sembrava decisamente troppo!

Perchè, fra milioni di francesi, proprio lei doveva incontrare e salvare quei tre bambini? Era un guaio enorme, un qualcosa che l'avrebbe costretta a riallacciare i rapporti da quel mondo che tanto aveva amato e che aveva dovuto, suo malgrado, abbandonare...

Cosa avrebbe dovuto fare, come comportarsi??? Portare i bambini a Parigi lei stessa? No, troppo rischioso, non sapeva ne se c'erano nemici da affrontare che erano sulle loro tracce, ne quanti nemici eventualmente ci fossero... E lei, sola con tre bambini, sarebbe riuscita in quella missione in incognito? Forse sì, ma rischiare, quando in gioco c'era la vita del piccolo principe di Francia, era un azzardo troppo grande...

Non sarebbe stato meglio, forse, tenere al sicuro i tre bambini a casa sua e avvertire in qualche modo qualcuno a Parigi di quanto successo, così che fossero mandati uomini esperti? Già, ma chi? Non d'Artagnan di certo, forse era tenuto sott'occhio da possibili nemici che ne studiavano le mosse, visto che erano implicati i suoi figli... Non certo Athos o Porthos con cui aveva interrotto ogni rapporto dieci anni prima... Altri moschettieri? Non erano poi amici così fidati come il suo vecchio gruppo e poi, chissà quanti di loro, dopo tanto tempo, erano rimasti nel corpo dei moschettieri...? Ci ripensò... Solo una persona poteva avvertire! L'unico che sapesse cosa le era successo, dove viveva, l'unico con cui aveva, almeno inizialmente, tenuto i contatti dopo la sua partenza furtiva da Parigi: Il capitano De Treville!!!

Lui era un uomo saggio e sicuramente l'età avanzata non aveva intaccato questa sua dote. Già, ecco cosa avrebbe fatto! Gli avrebbe scritto spiegandogli tutto e il suo servitore Bazin gli avrebbe recapitato il messaggio. Nessuno avrebbe sospettato del messaggiero, De Treville avrebbe deciso il da farsi e lei nel frattempo si sarebbe presa cura dei bambini, in attesa di notizie da Parigi... Semplice, lineare, sicuro! Un buon piano!

Osservò i tre bambini nel letto. Luis ormai dormiva mentre i gemelli ancora si agitavano sommessamente fra le coperte.

"Cosa c'è, non riuscite a dormire?" - chiese loro la donna.

Demian sbuffò, poi si rannicchiò sotto al cuscino. "Voglio la mamma..." - sussurrò. Era vero! Passata la voglia di disobbedire, l'adrenalina per l'avventura appena vissuta... restava solo un bambino di cinque anni lontano da casa, dagli affetti... Era difficile essere soli, in casa di un'estranea, benché gentile...

Julie si girò verso di lui, apparentemente più sicura del fratello. "Non ti conviene sai? Quando mamma e papà ci rivedranno, ci faranno il culetto viola!".

"Fa niente, io voglio la mamma lo stesso!" - frignò il bambino.

Aramis sorrise. "La rivedrete presto, sta tranquillo...". Erano buffi quei gemelli. In loro rivedeva tanto di d'Artagnan, soprattutto nel caratterino della femminuccia.

Demian la fissò, scettico. "E voi come fate a saperlo, signora?".

Aramis gli strizzò l'occhio. "Te l'ho detto, sistemerò tutto io! Conosco i moschettieri, non era una bugia quello che vi ho detto prima...".

A dispetto della sua tristezza, Demian sorrise. "In effetti signora... prima che voi ce lo diceste... era così chiaro che conoscete i moschettieri!".

"Come?" - chiese Aramis stupita.

Demian annuì. "Quando vi ho vista arrivare e combattere con i nostri rapitori... Il vostro modo di correre, di impugnare la spada, di combattere... Sembrate... anzi SIETE una di loro! Un moschettiere!".

Aramis arrossì, inconsciamente. Se Julie aveva lo stesso caratterino del padre, Demian invece ne aveva ereditato la capacità di osservazione... Era strano ma... le parole ingenue e spontanee di quel bambino... Senza saperlo, Demian gli aveva fatto forse il più bel complimento che avesse mai ricevuto in vita sua... "Ti ringrazio..." - sussurrò. Si alzò poi dalla sedia per permettere ai bimbi di calmarsi e dormire. "E ora su, è tardi, a nanna!" - disse loro in tono sereno e gentile.

I gemelli annuirono e Aramis spense la candela che illuminava flebilmente la stanza. Poi li lasciò tranquilli ad addormentarsi, chiuse l'uscio, andò in cucina, prese carta e penna e si sedette a scrivere la lettera per il capitano.



" Caro capitano De Treville, dopo molto tempo mi ritrovo a scriverle per una questione di massima urgenza!

Durante una cavalcata, oggi, mi sono imbattuta in tre bambini che fuggivano da tre rapitori. Li ho salvati e ho messo in fuga i malviventi e ora i tre piccoli sono ospiti a casa mia, sotto la mia protezione. I tre bambini, dopo accurate domande per verificarne l'identità, mi risultano essere il figlio del nostro re di Francia e del mio vecchio compagno d'arme d'Artagnan.

Immaginando lo scompiglio creato nella capitale dalla scomparsa del piccolo principe, resto in attesa di vostre notizie circa il comportamento che dovrò tenere fino a vostri nuovi ordini.

Sicura che saprete risolvere la situazione con saggezza, come avete sempre fatto, resto in attesa di vostre notizie, al fine di riconsegnare i tre bambini ai legittimi genitori. Il mio indirizzo è il medesimo che vi avevo lasciato dieci anno orsono, alla mia partenza dalla capitale.

Sempre fedele a Voi, al nostro re e al corpo dei moschettieri, Vi saluto con affetto.


Aramis, il moschettiere".



Poi, nel buio della notte, uscì di casa, prese il suo cavallo e a spron battuto si diresse a casa di Bazin. Avrebbe chiesto al suo servitore il massimo riserbo e di recapitare la lettera al capitano De Treville.

E poi avrebbe atteso notizie da Parigi...


...


Bazin era un uomo semplice, di campagna, abituato più a stalle e campi da coltivare che al facoltoso studio del capitano dei moschettieri a Parigi. Per questo, mentre il vecchio comandante leggeva la missiva che Aramis gli aveva detto di recapitargli, se ne stava in piedi, dritto come uno stoccafisso, a tormentare fra le mani il suo povero cappello di lana.

De Treville invece leggeva avidamente, con occhi sbarrati, quando gli aveva scritto Aramis. Una lettera, un contatto inaspettato... Gli faceva piacere sapere di lei, che stava bene, ma... non era il momento per i convenevoli. La capitale era in subbuglio, la famiglia reale disperata e gli ultimi giorni erano stati tremendamente tragici nella disperata ricerca del principino e dei figli di d'Artagnan. I tre bambini erano scomparsi nel nulla dai giardini del Louvre e ogni ipotesi circa la loro sorte era stata delineata, durante le febbrili ricerche, da quella meno grave alla più tragica.

E ora, leggere quella lettera era una specie di sollievo. I tre piccoli dispersi erano vivi, nelle mani di uno dei più valenti moschettieri del re. Erano quindi al sicuro. Certo, Aramis non spiegava bene quanto successo ma il capitano contava di avere i tre bambini a Parigi il prima possibile, in modo che fossero loro stessi a raccontare quanto accaduto.

Ora doveva solo predisporre il da farsi. La faccenda, su ordine del re, era stata seguita con la massima discrezione a Parigi e la notizia della scomparsa dei bambini non era trapelata fuori dalle mura del palazzo.

Tutte le ricerche si erano svolte nel massimo silenzio... E così doveva svolgersi l'epilogo di quella storia.

Il capitano ci mise poco a capire il da farsi. Doveva mandare qualcuno della massima fiducia a casa di Aramis per prendere i piccoli e ricondurli a casa. Non una grande scorta che avrebbe dato nell'occhio ma un paio di uomini di sua massima fiducia...

E solo poche persone erano al top delle sue preferenze...

D'artagnan, il suo successore eletto, nonché padre di due dei bambini rapiti. Ma il giovane era stato mandato fuori Parigi a dirigere gli uomini per le ricerche dei figli e del principe e ci sarebbe voluto tempo per richiamarlo e farlo partire.

Porthos si trovava lontanissimo dalla capitale, alle terme con la sua amante... Decisamente fuori mano per farlo rientrare in fretta e furia a Parigi...

Rimaneva Athos. Il suo moschettiere più saggio, quello che si era tenuto accanto in quei giorni difficili e che lo stava aiutando a predisporre le ricerche e gli uomini, in assenza di d'Artagnan. Athos era perfetto! Serio, riservato, intelligente. Certo, sapeva del gelo che si era creato fra lui e Aramis, del risentimento e del dolore che aveva covato dopo la sua partenza misteriosa... De Treville a volte avrebbe voluto indagare, in quegli anni, circa i sentimenti di Athos, ma si era sempre trattenuto, rispettando il dolore del suo cadetto e la convinzione che non dovesse immischiarsi in questioni private che esulavano dal suo ruolo di capitano. Però, in cuor suo era sempre stato curioso di sapere quanto Athos conoscesse dei segreti di Aramis... Era una persona intelligente e probabilmente, aveva capito più di quanto aveva voluto far trasparire...

Non sapeva come sarebbe stato un faccia a faccia fra lui e Aramis dopo dieci anni, ma De Treville non poteva permettersi di pensare a quelle che, dopo tutto, erano semplici frivolezze e fatti privati dei suoi uomini.

C'era in gioco la vita del piccolo principe, tutto il resto veniva in secondo piano!

Athos era l'uomo giusto da inviare nella Francia centrale a recuperare i bambini e quindi sarebbe partito, a dispetto di tutto! E, appena fosse rientrato d'Artagnan, avrebbe fatto partire anche lui alla volta della casa di Aramis, per dar man forte ad Athos per il ritorno a Parigi coi bambini.

Una volta deciso il da farsi, il capitano fissò Bazin, ancora ritto e fermo davanti a lui. "Signore, vi ringrazio per quanto fatto! Anche se non potete comprenderlo, sappiate che avete reso un grande onore al re e alla Francia intera! Sarete mio ospite gradito fino a domani, quando partirete verso la vostra casa con un mio uomo di fiducia. Di più non posso dirvi, se non GRAZIE!".

Colmo d'orgoglio, Bazin si inchinò davanti al capitano una decina di volte, ringraziandolo a sua volta per le sue parole. Non capiva un accidente di quello che stava succedendo, non sapeva il contenuto della lettera che aveva dovuto recapitare e quindi del perchè fosse lì, visto che Aramis non aveva voluto spiegarglielo. Era un servitore che aveva semplicemente obbedito al suo superiore e venire elogiato per questo da uno dei più grandi uomini di Francia era un onore inaspettato.

De Treville lo fece accompagnare ai suoi appartamenti da un cadetto e poi mandò a chiamare Athos, per informarlo della missione...


...


"Athos, chiudete pure la porta per cortesia!" - intimò gentilmente De Treville al moschettiere appena giunto.

Athos annuì, obbedì alla richiesta del capitano e si sedette alla scrivania, davanti a lui, convinto di essere stato convocato per discutere per l'ennesima volta delle ricerche dei bambini scomparsi.

De Treville non perse tempo. "Vi ho convocato Athos, per una questione di massima urgenza e assoluta discrezione! Ciò che ci diremo deve rimanere fra noi e le quattro mura di questa stanza, d'accordo?".

Athos annuì, sorpreso dal tono grave del capitano. "Come sempre, sono ai vostri ordini e alla vostra più completa disposizione!".

De Treville annuì, strinse le mani nervosamente l'una nell'altra e fissò intensamente Athos. "Ho notizie dei bambini! Il principe Luis e i gemelli stanno bene per fortuna!".

Athos spalancò gli occhi sorpreso e allo stesso tempo sollevato da quello che gli era appena stato detto. Era il padrino dei gemelli e in quei giorni si era disperato esattamente come d'Artagnan e Constance per la sorte dei due bimbi... "Come? Dove sono, che è successo?" - chiese con impeto.

De Treville annuì prima di rispondere, aspettando che il suo interlocutore si calmasse. Era strano vedere un tipo posato come Athos agitato, pensò... "I bambini erano stati rapiti da tre malintenzionati. Non so i dettagli per ora, ma so che i piccoli stanno bene. Durante la fuga coi malviventi, hanno avuto la fortuna di incontrare qualcuno che li ha aiutati, il meglio che potessero trovare! Sono stati fortunati! Quella persona li ha salvati e ora li tiene a casa sua, sotto la sua protezione! Si è messo in contatto con me e sta aspettando che qualcuno di noi vada a prende i bambini per ricondurli a Parigi!".

Athos inspirò profondamente, mentre il sollievo si impossessava di lui... Erano salvi, i bambini erano salvi! Il racconto che aveva fatto De Treville era lacunoso, ma l'importante era che Luis, Julie e Demian fossero vivi e in salute! "Bene...".

Il capitano sospirò. "La persona che andrà a riprendere i bambini sarete voi Athos, come da mia decisione! Partirete domattina insieme al servo di quella persona, diretti in un piccolo villaggio al centro della Francia, a Saint Marielle. I bambini si trovano lì!".

Athos annuì all'ordine del capitano. "Come comandate signore! Ma, se mi è concesso, potrei sapere chi è questo valoroso salvatore?". Era curioso in effetti, il capitano pareva essere un pò vago al riguardo...

Come aspettandosi quella domanda, De Treville annuì, parlando lentamente. "Certamente Athos! E' una nostra vecchia amicizia e conoscenza... E' stata una gran fortuna che i bambini si siano imbattuti in Aramis...".

E a quel nome, gli occhi di Athos si spalancarono prima per la sorpresa, e poi divennero gelidi come il ghiaccio. Aramis... Aramis, Aramis, Aramis!!! Una ventata di ricordi e di sensazioni che aveva tentato con tutto se stesso di tenere celati al mondo e alla sua coscienza lo colpì in pieno. Aramis... Uno dei suoi migliori amici, uno dei più valenti moschettieri, una donna bellissima che sapeva combattere come un uomo, una donna che in un certo senso lo aveva stregato con la sua forza, intraprendenza, coraggio... Bellezza... Una donna di cui aveva accettato e retto tacitamente il gioco, in onore del loro rapporto, della loro amicizia... Senza mai rivelarle quanto lui sapesse, senza mai farle domande, senza mai cercare di saperne nulla di più di quello che lei raccontava circa la sua vita misteriosa... Aveva annuito alle bugie della donna, finto di crederle per tenere celata la sua vera identità, ben sapendo lui stesso qual'era la verità. Aveva scelto allora di accontentarsi di quello, di una forte amicizia, di un forte legame che univa non solo loro due ma anche Porthos e d'Artagnan, dando vita a un quartetto di combattenti temibile per chiunque... Un'amicizia in cui lui credeva, fermamente, ciecamente... E per la quale avrebbe dato la vita, allora...

E Aramis, cosa gli aveva dato in cambio? Probabilmente scarsa fiducia, visto che mai gli aveva rivelato chi lei fosse davvero, ne a lui ne agli altri... E se n'era andata improvvisamente, senza curarsi degli amici, del re...

Questo solo lui sapeva...

Una traditrice... Che però, al solo ricordarla, ancora riusciva a stregarlo! Pericolosamente! E proprio per questo...

Non sapeva perchè Aramis c'entrasse nella storia del rapimento dei bambini ne gli importava saperlo. Athos si alzò bruscamente in piedi. "Mi spiace capitano ma non posso accettare la missione!". Il suo tono era gelido...

De Treville lo fissò contrariato e con l'aria di volerlo rimproverare aspramente. Si aspettava una reazione del genere da parte di Athos e quindi era pronto a controbattere. "Il dovere di un moschettiere è servire il re! Non voglio sapere il motivo di questo vostro repentino cambio di idee Athos perchè suppongo sia ininfluente per la causa che serviamo! Il piccolo principe e i figli di uno dei vostri migliori amici aspettano voi per tornare a casa, questo solo conta! Il resto sono solo sciocche questioni private che poco hanno a che fare coi doveri di un moschettiere! E' un ordine il mio, Athos! Voi domattina partirete, vi recherete da Aramis e porterete i bambini a Parigi, sani e salvi!".

Athos, colto da ira per quel rimprovero, picchiò con rabbia i pugni sulla scrivania. NON voleva rivedere Aramis! Non poteva! Non sapeva come avrebbe reagito nel trovarsela davanti, cosa avrebbe provato, quanto sarebbe stato devastante! "D'artagnan, appunto capitano! I figli sono suoi, LUI dovrebbe andare da Aramis a riprenderli, non io! Dopo tutto, avete scelto... LUI... come vostro erede" – concluse, con una nota di malizia cattiva nel tono di voce.

De Treville si alzò dalla sedia, arrabbiato per quello scatto d'ira del suo sottoposto e per quelle allusive e contorte parole piene di risentimento e gelosia che mai si sarebbe aspettato da lui. "Athos, ora basta! Siete il mio uomo più saggio ed esperto e di voi mi fido! Voi e d'Artagnan siete differenti come mentalità e modo di agire ma ugualmente valenti ai miei occhi! Se però ho scelto lui, è perchè lo vedo più adatto al ruolo di mio successore! D'artagnan, a differenza di voi, non mischia vita privata e lavoro, ad esempio... E comunque, ora è fuori città per dirigere le ricerche dei bambini ma l'ho mandato a chiamare! Ci vorrà tempo perchè torni a Parigi e nel mentre con la vostra partenza Athos, guadagneremo tempo. Aramis non può certo occuparsi di tutto e avrà bisogno di aiuto per gestire la sicurezza dei bambini! Appena d'Artagnan sarà di ritorno, statene sicuro Athos, lo invierò al vostro seguito immediatamente. Ma nel frattempo, voi domani partirete! E non voglio altre obiezioni!".

Il tono del capitano era solenne e ammetteva poche repliche e recriminazioni... Era irritato! Athos si morse il labbro per tacere, sapeva che non c'era modo di far cambiare idea a De Treville e di aver tirato troppo la corda. E poi in cuor suo sapeva anche che quella presa dal suo superiore era la scelta più giusta e saggia...

Chinò il capo, sconfitto. "Agli ordini capitano...". E preso il suo cappello, uscì dall'ufficio senza aggiungere altro, sbattendo la porta dietro di lui.

Il mattino dopo doveva alzarsi presto per partire... Il resto, sarebbe venuto da se...

Compresa Aramis...

  
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