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Autore: dawnechelon    04/03/2012    1 recensioni
«Caro diario, i ricordi fanno male. »
Si dice che l'uomo tema solo ciò che non conosce, ma non è affatto vero.
Io conosco il dolore, eppure riesce ancora a farmi paura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeremy Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce della mia anima si sta spegnendo, a poco a poco.
La fiammella della candela, è giunta ad essere quasi invisibile: la cera si è consumata tutta, ed ora non resta altro che cera sciolta, liquida, lasciata a se stessa.
La mia luce non è mai stata naturale: la mia anima è sempre stata spenta, la mia luce si è assopita in un giorno di primavera a Wickery Bridge.
Ho passato mesi a vivere nel buio, vagando come un marinaio che per colpa delle nuvole, di notte non riusciva a vedere la Stella Polare.
Non riuscivo a trovare la ragione per seguire la luce, perché non la vedevo affatto.
Poi ad un tratto, ho cominciato a riflettere luce. Quando lei entrò nella mia vita, come un Sole splendente d’estate, cominciai a riflettere la sua luce, come fa la Luna.
Lei era il mio Sole, ed io ero la Luna.
Lei la stella più bella, attorno alla quale ruotava tutto il mio mondo, ed io il piccolo satellite, destinato ad amarla incondizionatamente per l’eternità.
Ero dipendente da lei, perché senza la sua luce sarei stato un misero satellite oscuro, del quale non si poteva vedere né conoscere nulla.
Ero destinato a vivere per sempre, per lei, con lei e grazie a lei.
Ora che la sua luce si è spenta, come posso vivere? La mia luce svanisce con lei, se ne va lontano, verso un luogo senza tempo e senza spazio, verso una dimensione fantasma dalla quale non farà più ritorno.
Entra in un vortice di buio, al quale si fonde, e diventa così oscurità.
Questo è quello che mi avvolge: oscurità, buio.
E il buio, come ai bambini, mi fa paura: non so cosa potrei incontrare nel buio, anche se nutro dei sospetti.
Il buio non può che nascondere all’interno di sé solitudine e dolore.
Ed anche se sono la mia ombra, non riesco ancora a conviverci.
Entrambi mi spaventano, e mi consumano, giorno dopo giorno sempre di più.
La solitudine è sempre accanto a me, pronta a ricordarmi che sono da solo, e che dovrò rimanere solo, perché la mia Anna non c’è più.
Ed il dolore, è ancora più stronzo: mi si attacca alla pelle, e piano piano mi distrugge.
E’ come una zecca che prima cammina sulla tua pelle, per poi penetrarla e cominciare il processo di distruzione.
E’ lento, perfido, e si gode la mia solitudine.
Direi proprio che vanno a braccetto: lei la mente, e lui il braccio. Lui Macbeth, e lei la sua fidata Lady. C’è una strana alchimia tra di loro, che funziona perfettamente.
Lei continua ad infettarmi ricordandomi che sono solo, e lui fisicamente mi distrugge.
Il dolore mi stringe il cuore, lo stritola fra le sue mani ghiacciate, e poi, mi strozza i polmoni. Mi fa mancare il respiro, ma non mi uccide.
Direi piuttosto che mi tortura, ed adora la tortura. 
  
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