Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: Lunatica_Lovegood    14/04/2004    16 recensioni
Sesto anno scritto da me. Tante cose sono cambiate nella vita di Harry… cosa succederà adesso che sa della profezia? E’ pronto per affrontare Voldemort? E come andranno le cose a scuola ora che finalmente tutti conoscono la verità? Una storia ricca di sorprese. Se capitate da queste parti, leggete e magari commentate. I commenti sono ben accetti, costruttivi e non ;). Non so ogni quanto aggiornerò la ff..se tutto va bene, una volta a settimana, se non meno! Spero vi piaccia. ^_^
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E ora… si comincia! - L’inizio della battaglia

Capitolo Uno - Novità

Era buio. Le uniche luci che illuminavano quell’enorme stanza, erano quelle degli incantesimi che man mano uscivano dalle bacchette dei presenti. E gli unici rumori erano le urla e le risate di questi ultimi. Lui era troppo intento ad aiutare il suo amico per rendersi perfettamente conto di come stessero andando le cose. Dopo l’arrivo di Silente, solo due persone continuavano a combattere.
“Avanti, puoi fare di meglio!” le gridò, la voce echeggiante nella vastissima sala. Il secondo getto luminoso lo colpì in pieno petto. La risata non gli si era ancora spenta sul viso, ma il colpo gli fece sgranare gli occhi. Senza rendersene conto, Harry lasciò andare l’amico. Scese di nuovo a balzi i gradini ed estrasse la bacchetta, mentre anche Silente si voltava verso la piattaforma. Sirius parve impiegare un’eternità a toccare terra: il suo corpo si piegò con grazia e cadde all’interno oltre il velo logoro appeso all’arco. Harry colse un misto di paura e stupore sul suo volto sciupato, un tempo così attraente, mentre varcava l’antica soglia e spariva dietro il velo, che per un momento ondeggiò come scosso da un forte vento, poi ricadde immobile. Udì l’urlo di trionfo di Bellatrix Lestrange, ma sapeva che non significava niente… Sirius era solo caduto al di là dell’arco, da un momento all’altro sarebbe ricomparso… Ma Sirius non ricomparve.
“SIRIUS!” urlò Harry. “SIRIUS!” Era in fondo ai gradini, il fiato mozzo, i polmoni in fiamme. Di sicuro Sirius era dietro la tenda, lui, Harry, l’avrebbe tirato fuori… Fece per lanciarsi verso la piattaforma, ma Lupin lo bloccò, circondandolo con le braccia, e lo trattenne.
“Non puoi fare niente, Harry…”
“Fermalo… salvalo… è appena passato…!”
“…è troppo tardi, Harry.”
“Possiamo ancora raggiungerlo…” Harry si divincolò con violenza, ma Lupin non lo lasciò andare… “Non puoi fare niente, Harry… niente… se n’è andato”.
“Se n’è andato… non può tornare… perché è m…”
“NO! NON E’ MORTO!” Harry si mise a sedere sul letto, col fiato mozzo, gli occhi che gli bruciavano per via delle lacrime che per tutto quel tempo aveva cercato di trattenere ma che adesso non ne volevano sapere di rimanere lì, il sudore sulla fronte e la rabbia mista al dolore che gli rodeva dentro… L’aveva sognato di nuovo. Quella giornata orribile, durante la quale Sirius, il suo padrino, era morto in combattimento… MORTO… Harry ancora non riusciva a crederci. Da quando era accaduto non aveva fatto altro che pensarci, che sognarlo, che aspettare di rivederlo sbucare dai posti più improbabili… ma non era successo. Remus Lupin, l’uomo che non gli aveva permesso di andare a riprendere Sirius, gli aveva detto che non sarebbe più tornato; Silente, il Preside della sua scuola e probabilmente anche il mago più potente che conoscesse, ormai parlava di lui con un tempo passato… Tutti si erano rassegnati, ma non lui. E per questo si dava dello stupido… uno stupido ragazzino, come molti lo chiamavano, che non riusciva e non voleva affrontare la realtà. Appoggiò i piedi sul pavimento, si mise gli occhiali e, dopo aver spalancato la finestra, rimase ad osservare le stelle che ormai stavano per scomparire per via della luce dell’alba che man mano inondava la città. Ripensò per un attimo a tutto quello che era successo da 3 anni a quella parte… Aver saputo che Sirius era il suo padrino, che non aveva tradito Lily e James, i genitori di Harry, come invece credeva tutta la comunità dei maghi… Aver sperato per quasi un’ora di poter andare a vivere con lui, gioiendo al sol pensiero di poter lasciare finalmente la casa dei Dursley, i suoi zii, dove si trovava in quel preciso istante… Poi i guai: non era successo quello che sperava, Sirius fu costretto a scappare assieme a Fierobecco, tenendosi in contatto con Harry solo con la posta via gufo, fino a quando finalmente l’anno prima non lo rivide, anche se in condizioni spiacevoli. Già, perché durante il quarto anno, qualcuno aveva cercato di consegnare Harry nelle mani di Voldemort, il mago più temuto per la sua cattiveria e la sua potenza mal gestita, alla fine del Torne Tre Maghi tenutosi ad Hogwarts. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, la sera stessa della fine del torneo, era risorto, grazie all’aiuto del suo servo Codaliscia… Aveva cercato - e ormai non era più una novità - di uccidere Harry, senza riuscirci - e nemmeno questa era una novità -. Tutto ciò, sotto gli occhi dei Mangiamorte, in mezzo ad un cimitero, nel quale il ragazzino era arrivato da Hogwarts grazie ad una passaporta.
Un ragazzo, Cedric Driggoy, era morto assieme a lui, e Harry si sentiva infinitamente responsabile per questo… Dopo quell’avvenimento e dopo che ebbe spiegato a tutti cosa fosse davvero successo quando era mancato, tutti lo credettero pazzo. Tutti, tranne Silente e coloro che facevano parte dell’Ordine della Fenice, nato per contrastare Voldemort. Persino il Ministro della Magia, Cornelius Caramell, non gli credette… Aveva paura che Silente volesse il suo posto al Ministero, così aveva preso a controllarlo, mandando come insegnate di Difesa Contro Le Arti Oscure una donna alquanto insopportabile… Dolores Umbridge: la peggiore di tutti gli insegnanti mai avuti. Quell’anno era passato davvero male per Harry… Aveva commesso diversi errori, era quasi sempre arrabbiato, e faceva sempre più spesso di testa sua… Anche per questo era morto Sirius. Se solo avesse dato ascolto agli altri… E mentre pensava a tutto questo, non si accorse nemmeno che il sole era ormai sorto e che zia Petunia e zio Vernon stavano scendendo di sotto, probabilmente per fare colazione. Passarono venti minuti buoni prima che si dicesse di smetterla di abbandonarsi ai ricordi e di vestirsi. Così fece. Frugando nel suo baule alla ricerca di qualcosa da mettere, notò che i frammenti dello specchio a doppio senso regalatogli da Sirius erano ancora lì. Per qualche ragione non voleva buttarli, ma non voleva nemmeno ricostruirlo. Stando ben attento a non infilarsi assieme ai pantaloni anche qualche scheggia, continuò a vestirsi e poi scese anche lui in cucina.
Come al solito, nessuno della famiglia fece caso a lui. Zio Vernon continuava a leggere il suo giornale, Duddley era intento nel divorare la sua fetta di torta e zia Petunia, accanto ai fornelli, ogni tanto guardava fuori dalla finestra, con fare inquisitorio.
Ormai Harry ci era abituato. Fu una colazione fin troppo tranquilla. Quando ebbe finito di mangiare, si alzò da tavola e fece per uscire quando sentì un gran fracasso provenire dal piano di sopra.
Zio Vernon uscì dalla cucina abbastanza preoccupato e gridò “Chi c’è là?”. Che stupido, pensò Harry, era così spaventato che non riusciva nemmeno a salire le scale? Senza pensarci su più di tanto, lo fece lui. Arrivato davanti alla porta di camera sua, da dove gli sembrava provenissero i rumori, tese l’orecchio e poi l’aprì. Al suo interno vide che c’erano Lupin e Tonks, uno addosso all’altro, coperti dal mantello della ragazza. Harry iniziò a ridere mentre li osservava: i due non riuscivano a staccarsi per via dei mantelli aggrovigliati fra loro.
“Harry, non è che saresti così gentile da aiutarci, invece di ridere, vero?” disse il professor Lupin con tono imbarazzato. Dopo qualche secondo durante i quali il ragazzino continuò a ridere, decise di aiutarli.
“Grazie mille, Harry” le disse Tonks con un gran sorriso. Era, proprio come Lupin, tutta rossa in viso, e i suoi capelli questa volta erano verdi e corti.
“Ehm… Salve… non che non sia contento di vedervi, ma… - disse Harry, abbastanza sorpreso - cosa ci fate qui? E soprattutto come avete fatto a finire l’uno addosso all’altra?!”
“Ciao Harry. Scusaci se siamo piombati così in casa tua… ehm, credo che l’ingresso non sia stato dei migliori… Ma quando c’è lei in giro…” e il professore indicò con un sorriso divertito Tonks.
“Beh, capita a tutti di sbagliare, no? Mi sono solo Materializzata praticamente addosso a te… E’ per questo che ci hai trovati così, Harry” disse la donna “Comunque, come stai? Siamo venuti a prenderti… Silente vuole parlarti e desidera, sempre se tu vuoi, che passi il prossimo mese e mezzo a Grimmuld Place, con tutti noi. Ovviamente ci saranno anche Ron, la sua famiglia, ed Hermione…” concluse. Harry rimase in silenzio per un po’… che altro avrebbe dovuto dirgli Silente? Certo, qualsiasi cosa fosse, non sarebbe stata sicuramente peggio di quella che gli aveva detto un mese prima, dopo la morte del padrino. Il padrino… Dannazione! Non faceva altro che tornargli in mente. Avrebbe voluto davvero andare in una casa dove ogni minimo particolare glielo ricordava? Forse no… ma poi si disse che probabilmente in questo modo avrebbe affrontato una volta per tutte il suo dolore e l’avrebbe superato. Poi c’erano i suoi due migliori amici… Ron ed Hermione. “Harry?” gli chiese di nuovo Lupin con fare apprensivo, ridestandolo dai suoi pensieri. “So che dev’essere un brutto periodo per te… lo è anche per tutti noi. Ed è per questo che abbiamo bisogno di sostenerci l’un l’altro, non credi?”
“Oh… sì, lo so…” riuscì solo a dire Harry, pensando che se era vero quello che il professore aveva detto, perché per un mese l’avevano lasciato da solo con i suoi zii in preda alla disperazione?
Nel frattempo, zio Vernon e zia Petunia, erano saliti sul pianerottolo e avevano ascoltato la conversazione senza farsi vedere.
“Perfetto, allora… prepara le tue cose, Harry. Io e Tonks andremo a parlare con i tuoi zii e spiegheremo loro la situazione, d’accordo?” e detto questo, Vernon aprì piano la porta e un po’ spaventato guardò Lupin. Zia Petunia, invece, era nascosta dietro un angolo, con Duddley affianco, che con una mano si teneva la bocca, e con una il sedere. Non avrebbe di certo voluto che la lingua gli si allungasse di nuovo o che gli spuntasse un’altra coda…
“Salve Signor Vernon - disse gentilmente Lupin appena lo vide - siamo qui per parlarle… possiamo andare di sotto?” e subito Vernon gli fece cenno di sì con la testa. Quando furono scesi, Harry aveva iniziato a raccogliere la sua roba. La stanza era così in disordine che era quasi sicuro di dimenticarsi qualcosa. Inoltre aveva la testa da tutt’altra parte… Continuava a chiedersi cosa potesse volere da lui Silente… che fosse successo dell’altro? Non sapeva inoltre se avrebbe voluto davvero parlare con lui… in quell’ultimo anno di scuola, Harry aveva iniziato quasi ad odiarlo. Non gli aveva dato lui in persona le lezioni di Occlumanzia, non gli aveva spiegato bene le cose come stavano… Solo all’ultimo, dopo che ormai i guai erano cominciati, si era deciso a parlargli e a dirgli della profezia.
La profezia… anche a questo aveva pensato Harry da quando era tornato a casa dei suoi zii… al fatto che sarebbe dovuto diventare assassino o vittima… Appena l’aveva saputo, si era sentito più che mai, diverso da tutti gli altri… forse, se Silente gliene avesse parlato prima della morte di Sirius, Harry non sarebbe mai stato in grado di pensare quello che pensava in quel momento: “ti ucciderò, Voldemort… giuro sulla mia vita che la pagherai…”
Continuando a mettere le sue cose nel baule, si disse che quest’anno ce l’avrebbe messa tutta in Pozioni e in Difesa Contro Le Arti Oscure… era bravo, certo, ma se avesse voluto sconfiggere Voldemort una volta per tutte – e lui lo voleva – doveva migliorare.
Dopo qualche minuto, Tonks tornò in camera. “Ti serve una mano, Harry? Abbiamo parlato con i tuoi zii, perciò appena sarai pronto, potremmo andare”
“No, grazie Tonks, ma ormai ho quasi finito. Come andiamo a Grimmuld Place?”
“Con il camino dei tuoi zii… ehm, so che l’ultima volta Arthur ha distrutto quasi mezza casa, infatti il Sig. Vernon era un po’ restio… ma sai com’è, un tipo coraggioso come lui, non si sarebbe mai messo contro un mago” aggiunse lei sorridendo.
“Già…”rispose Harry , ripensando a cosa era successo quando il Sig. Weasley era venuto a prenderlo due anni prima e trattenendo a stento una risata.
“Allora ragazzi, siete pronti?” disse Lupin, sbucando dal corridoio.
“Sì, è tutto qui” disse Harry, chiudendo il baule e trascinandolo verso la porta con Edvige e la gabbia sopra.
“Non ti preoccupare, Harry, dai a me, lo porto io.” e detto questo, l’ex professore di DADA, prese gabbia e baule, e tutti e tre iniziarono a scendere le scale. I Dursley li stavano già aspettando in salotto con aria alquanto preoccupata. Tonks e Lupin si avvicinarono a loro, li salutarono e poi con un incantesimo aprirono il camino e gettarono dentro la polvere volante.
“Coraggio Harry, vado io per prima, poi tu, e infine Remus.” disse Tonks, che, dopo essere entrata nel camino e aver pronunciato “Grimmuld Place, numero 12”, sparì.
“Ci vediamo” disse Harry rivolto ai suoi zii, e subito dopo sparì nel camino. Così fece anche Lupin, che portava il baule.
Come al solito, i camini gli passarono davanti molto velocemente, fino a quando non si trovarono in quello dell’Ordine. Per poco Harry non cadde addosso a Tonks, che evidentemente aveva perso l’equilibro e non era riuscita a rimanere in piedi. Il professor Lupin, invece, non fu abile come Harry e sfortunatamente (o no?) si trovò per la seconda volta quella mattina, addosso alla ragazza dai capelli verdi.
“Aaah Remus, oggi non ce la fai proprio a starmi lontano, eh? Dai scendi, che sei pesante…”disse Tonks ridendo.
“Secondo me è il contrario invece…”rispose Lupin alzandosi e porgendo una mano all’amica per aiutarla.
Che buffi, pensò Harry divertito mentre continuava ad osservarli.
“Harry caro!! Finalmente!!”
La Sig.ra Weasley che probabilmente aveva sentito dalla cucina le loro voci, era corsa a controllare e, non appena vide Harry, gli corse incontro e l’abbracciò. “Come stai, caro? Ci sei mancato tanto! Sono tutti molto impazienti di vederti…” e detto questo, senza nemmeno dare il tempo al ragazzo di rispondere, gli diede un bacio, lanciò un’occhiata complice a Remus e Tonks e riprese “Venite a sedervi, tra poco saranno tutti qui… Io vado a chiamare i ragazzi”
Harry si sentiva al tempo stesso euforico e a disagio. Era contento di ritornare dalla sua vera famiglia, ma al tempo stesso aveva paura di affrontarla. Chissà quante domande gli avrebbero fatto… Mentre la Sig. Weasley usciva dal solotto seguita da Tonks che portava il baule e la gabbia con Edvige, Harry e Lupin si sedettero attorno al tavolo.
L’uomo aveva la sua solita aria stanca e un po’ trasandata, ma sembrava anche abbastanza felice. Chissà come mai, si chiese Harry, visto tutto quello che era successo.
“Professor Lupin”disse all’improvviso “posso farle qualche domanda?”
“Certo, dimmi pure”
“Beh… veramente ci sono tantissime cose che vorrei chiederle. Per esempio… Voldemort? Dov’è? Cosa fa? Adesso che tutti sanno del suo ritorno, voi membri dell’Ordine dovete continuare a fare le cose di nascosto? E al Ministero cosa dicono? Ci sono ancora problemi con Caramell?”
“Calma, Harry! - lo interruppe Lupin, sorridendo - dunque… Voldemort è più o meno dall’ultima volta che è comparso che non ha fatto più nulla… almeno non direttamente. Si vocifera che sia riuscito a convincere i Giganti ad unirsi a lui e che per questo abbiano lasciato le montagne e siano diretti qui… ma non c’è niente di certo.”
Appena sentì queste parole, Harry trasalì. Se davvero i Giganti si fossero uniti a Voldemort - e quindi anche ai Mangiamorte e ai Dissennatori -, sarebbe stato ancora più difficile combatterlo…
“Al Ministero - continuò Lupin - stanno prendendo tutte le precauzioni possibili per evitare che Babbani o figli di Babbani siano uccisi. Caramell non c’è più…”
Grazie a Dio, penso Harry. “Quindi c’è un nuovo Ministro della Magia? - chiese - e chi è?”
“Beh, ritengo che sia un persona abbastanza in gamba. A mio parere, non potevano scegliere qualcuno migliore di lui.” disse Lupin sorridendo furbo. “Comunque - continuò - questo non te lo dico, ma verrai a saperlo presto… Per quanto riguarda l’Ordine, adesso possiamo agire alla luce del sole, e non più in segreto.”concluse Lupin.
“Allora le cose vanno finalmente meglio. - disse Harry - E sa per caso chi sarà il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure?” era molto curioso di saperlo, sperava che magari fosse lo stesso Lupin, o magari Malocchio Moody… il vero, stavolta.
“Saprai anche questo, ma non ora.” rispose l’uomo sorridendo. E prima che Harry, un po’ infastidito dalla non-risposta, potesse replicare, entrarono Ron, Hermione, Ginny, Fred, George e la Sig.ra Weasley. Quest’ultima si diresse in cucina per preparare qualcosa da mangiare, mentre i ragazzi, a turno, andarono verso Harry e lo salutarono contenti.
“Oh, Harry, non vedevamo l’ora che arrivassi!”disse Hermione, abbracciandolo e baciandolo su una guancia.
“E’ vero, Harry. Abbiamo diverse cose da raccontarti…”aggiunse Ron, guardando l’amico con un sorriso.
“E poi - disse Fred - adesso abbiamo un’altra cavia su cui provare i nostri scherzi”
“O un altro compratore” fece George.
“Fidati, Harry, è meglio per te se gli stai lontano - disse Ginny, ridendo -. Tempo fa mi sono offerta io come cavia…”
“Certo, offerta” disse George
“Ma ti abbiamo comunque pagata!” fece Fred.
“Oh, sicuro - riprese Ginny - ma per come sono stata dopo aver provato tutte le vostre schifezze, quei soldi valevano meno di zero! Dovevate pagarmi almeno il triplo… e avvertirmi! Siete stati sleali!”
Ma prima che iniziassero a litigare, la Sig.ra Weasley li interruppe. “Ecco, ragazzi, qui ci sono dei panini. Immagino che tu abbia fame, vero Harry? Se ne vuoi ancora, basta che tu me lo dica” disse Molly gentilmente.
“Grazie Sig.ra Weasley - disse Harry con un sorriso, mentre tutti gli altri si sedevano al tavolo e Tonks entrava nella stanza urtando un vaso e facendolo cadere - ma credo che per ora vada bene così” e prese un panino.
“Aspetta Tonks, cara, ti aiuto…” disse esasperata Molly.
Approfittando del fatto che tutti mangiavano e che quindi c’era un po’ di silenzio, Harry cercò di rendersi conto come si sentiva in quel momento. Sicuramente era molto più felice. Non si era dimenticato di Sirius, o del fatto che Silente dovesse parlargli, ma rivederli tutti lì lo faceva stare meglio. Contemporaneamente, però, si sentiva solo… e pesante. Aveva un peso sul cuore che desiderava tanto togliersi. Ma non sapeva se fosse giusto o meno far preoccupare maggiormente i suoi migliori amici raccontando loro della profezia. Fatto sta, che prima o poi l’avrebbero saputo. All’improvviso, sentì la rabbia crescergli dentro. Sapere non vuol dire capire, si disse. Loro non si sentiranno come me. Loro non hanno perso i genitori, o il padrino… non devono uccidere o essere uccisi. Quanto vorrei essere al loro posto…
“Codardo” gli disse una vocina all’interno della sua testa.
“Sì, sono codardo… e stanco. Sono stanco di perdere tutti quelli che amo”.
“Harry, allora? Non vieni? ” disse ad un tratto Ron, ridestandolo dai suoi pensieri.
“Dove?” chiese Harry.
“Ma come dove? Te l’ho appena detto! In camera, no? Ti aiutiamo a disfare la tua roba. Poi quando i membri dell’Ordine saranno qui, scenderemo di nuovo”.
“D’accordo”. E detto questo, Harry posò la parte del panino che non aveva mangiato, e salì con gli altri al piano superiore. Mentre camminava, abbastanza silenziosamente per evitare che il quadro della mamma di Sirius e gli altri presenti in corridoio si svegliassero, si guardò attorno. La casa era sempre la stessa. Aveva il suo solito aspetto tetro, ma non era più sporca come la prima volta che l’aveva vista. Chissà Kreacher dove si trovava in quel momento… Se Harry si fosse trovato faccia a faccia con lui, sicuramente l’avrebbe preso a calci. Se qualche mese prima non gli avesse mentito, forse…
“Siamo arrivati, Harry - disse Hermione che, avendo visto Harry che pensieroso continuava a camminare, era un po’ preoccupata - hai tanti pensieri per la testa, vero?”
“Sì, ma nulla d’importante” si affrettò a mentire Harry, che per il momento non aveva voglia di parlare dei suoi pensieri.
Dopo che Ron ebbe aperto la porta della camera, Harry potè constatare che anche lì nulla era cambiato. La stanza era sempre la stessa.
Fred e George andarono a sedersi il primo su un letto e il secondo sull’altro.
“Allora, come stai?” disse Ron, che raggiunse Fred sul suo letto.
“Non so… bene. E voi? Da quanto tempo siete qui?” chiese Harry guardandosi attorno.
“Io sono venuta qui qualche giorno fa - rispose subito Hermione - mentre Ron e gli altri sono qui più o meno dalla fine della scuola”.
“E cos’hai fatto prima di venire qui?”disse Harry, un po’ incuriosito.
“Beh… - Hermione arrossì - sono andata in vacanza da Viktor…”
“Sì, Viky… - disse Ron, abbastanza infastidito - vi siete divertiti, eh? Dove ti ha portato? A fare un giro in mezzo alle montagne?”
“Oh, smettila Ron! Ne abbiamo già parlato e non ho voglia di discutere di nuovo con te!” sbottò Hermione, che evidentemente non aveva intenzione di assistere all’ennesima scenata di gelosia mal celata di Ron. Ginny rise e Fred, dopo aver guardato il fratello che arrossiva intorno alle orecchie, disse “Ron, Ron… come si vede che non hai esperienza con le ragazze”.
“Sì - s’intromise George - dovresti prendere esempio da noi. Vero fratellino?”
“Verissimo” rispose con un sorriso malizioso Fred.
“E voi due - disse Harry rivolto ai gemelli, cercando di cambiare discorso - come state? Il negozio di scherzi come va?”
“Alla grande!” rispose entusiasta George
“Non potrebbe andare meglio di così. - disse Fred - E poi adesso anche noi facciamo parte dell’Ordine.”
“Certo, mamma non è rimasta molto contenta dopo la nostra fuga in grande stile da scuola…”disse George.
“Ma comunque sa come siamo fatti. Alla fine si è arresa.”concluse Fred.
“E… beh, immagino che sappia che i soldi ve li ho dati io, vero? Come l’ha presa?” disse un po’ preoccupato Harry, immaginando la reazione della Sig.ra Weasley nel momento in cui i gemelli le avevano detto la verità.
“Non ti preoccupare, non si è arrabbiata. - questa volta fu Ginny a parlare – Lo sa che non avevi cattive intenzioni quando hai dato loro i soldi. E comunque, guardando come va il negozio e come lavorano per l’Ordine, non potrebbe non essere soddisfatta”.
“Grazie sorellina”disse Fred tirandola a sé e sfregandole le nocche sulla testa.
“Che strano - fece George con un gran sorriso - prima ci accusa di essere degli imbroglioni, poi sembra orgogliosa di noi…”
“Ma allora cosa fate per l’Ordine?” chiese Harry.
“Beh, siccome abbiamo il negozio a Diagon Alley, entriamo in contatto con parecchia gente” rispose Fred.
“Quindi possiamo reclutare altre persone, sapere quello che pensano su quanto sta accadendo, eccetera” terminò George, stiracchiandosi.
“Ho capito…” fece Harry, prendendo in braccio Grattastinchi e sedendosi ai piedi del letto, accanto a Ginny.
Proprio come l’anno prima, dopo un breve momento di felicità dovuto alla presenza dei suoi amici, Harry desiderò stare da solo e non parlare più con nessuno. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo dentro di lui. Era come se avesse due anime: una buona e l’altra cattiva. A volte si stupiva di se stesso per il suo modo di reagire spropositato e fuori luogo, e se ne vergognava. Altre volte, invece, era persino contento di trattare male gli altri. Da quando era arrivato ad Hogwarts erano successe tantissime cose, e adesso era stanco di tenersi tutto dentro. Possibile che capitasse tutto a lui? “Voglio che gli altri provino almeno una piccola parte di quello che provo io”. Questo era quello che pensava quando diventava “cattivo”. Così, si diceva, i suoi amici avrebbero sopportato con lui un po’ del suo dolore. Ma non era così… Sfogandosi sugli altri, Harry si sentiva solo peggio.
“Perché non mi fate vedere cosa avete progettato per il negozio?” disse all’improvviso, per evitare di pensare.
“Volentieri!” esclamò eccitato George.

************

Dopo aver trascorso del tempo a parlare del più e del meno e a provare i nuovi scherzi di Fred e George, Harry aveva quasi dimenticato i suoi problemi e si sentiva quasi bene. Per un po’ era riuscito a non pensare a Sirius, e questa era davvero una gran cosa visto che per tutta l’estate non aveva fatto altro. Di tanto in tanto, Hermione provava a raccontargli i dettagli della sua vacanza, ma, infastidita dalle battute di Ron, cambiava subito argomento.
“Dì un po’, hai conosciuto anche la sua famiglia? Quando vi sposate?” disse Ron la quarta volta.
“…Appena finiremo la scuola! Contento? Perché non gli fai da testimone?” rispose Hermione stizzita, decidendo che davanti a lui non avrebbe più parlato di Viktor.
Harry non potè non ridere assieme a Fred, George e Ginny mentre Ron diventava più furioso che mai. “Non verrei al vostro matrimonio neanche se l’alternativa fosse trascorrere un’intera settimana con Piton!” disse.
Piton… la scuola.
“Ragazzi, ma quando arriveranno secondo voi i risultati per i G.U.F.O.?” fece d’un tratto Harry.
“Oh, manca poco. Ormai siamo a metà luglio… probabilmente fra una o due settimane - disse Hermione - sono così impaziente di sapere i risultati… Chissà com’è andata”.
“Per favore, non voglio pensare alla scuola - fece Ron, probabilmente ancora nervoso per Krum - e poi cosa vuoi sapere tu? Sicuramente sei stata promossa in tutte le materie!”
Per non iniziare di nuovo a litigare, Hermione si limitò a guardarlo male, alzare gli occhi al cielo, e ad accarezzare Grattastinchi, che le era balzato in grembo.
Fino a quel momento, Harry non aveva proprio pensato al suo esame. Ma scoprì di non essere per nulla preoccupato. Sperava solo di essere passato in Pozioni - anche se questo avrebbe significato altri due anni con Piton - o non sarebbe potuto diventare Auror. Però, se la McGranitt gli aveva garantito che l’avrebbe aiutato a tutti i costi… forse qualche possibilità c’era.
“Ma il professor Lupin non aveva detto che gli altri sarebbero tornati presto?” disse ad un certo punto Ginny, un po’ preoccupata.
“Pensi che sia successo qualcosa?” fece Harry.
“Se così fosse, dubito che ci avrebbero avvertiti” disse Ron, seccato.
“Ehi fratellino, guarda che adesso io e George facciamo parte dell’Ordine” affermò orgoglioso Fred.
“Quindi ce lo direbbero se qualcosa andasse storto” disse George.
“Può darsi. Ma allora perché non sono ancora qui?”
Proprio in quel momento, la Sig.ra Weasley bussò alla porta ed entrò. “Ragazzi, gli altri sono appena arrivati. - poi, rivolta ad Harry, aggiunse con un sorriso - Ti stanno aspettando, caro”.
“Va bene mamma, arriviamo” disse Ron.
La donna sembrava un po’ scossa ma contenta al tempo stesso e, quando tornò di sotto, i ragazzi si guardarono incuriositi.
“Hai notato l’espressione che aveva?”fece Fred a George.
“Sì. - disse il gemello pensieroso - forse davvero è successo qualcosa. Voi l’avete notato?” aggiunse poi, rivolto agli altri.
I tre ragazzini si limitarono ad annuire. “Andiamo” disse poi Harry, dopo qualche istante di silenzio.
Uscì quasi di corsa dalla camera, col cuore che gli batteva forte, senza nemmeno sapere il perché. Cos’era successo? Probabilmente nulla di grave, altrimenti la Sig.ra Weasley avrebbe accennato loro qualcosa… o forse no? Allungò il passo, tanto che gli altri facevano fatica a stargli dietro.
Quando arrivò davanti alla porta del salotto, le sue gambe si fermarono di scatto, insieme al cuore.
“Sirius?” disse con un filo di voce. Non è possibile, pensò. Sto sognando di nuovo? Eppure non sembrava un sogno… i membri dell’Ordine erano tutti, o quasi, lì.
Avevano la stessa espressione della Sig.ra Weasley, e Lupin sembrava anche sul punto di piangere.
Sirius era seduto su una sedia, più sciupato che mai, con la testa tra le mani. Il professor Silente era accanto a lui e sembrava che gli stesse parlando. Quasi nessuno si era accorto dei ragazzi, fermi sulla porta, con un’espressione incredula dipinta sul viso.
“Che cosa…?” provò a dire Harry, ma quello che provava era talmente forte da impedirgli di parlare. Aveva un nodo in gola…
“Scusate - fece Hermione, spaventata quanto gli altri - ma cosa succede qui?”
A quel punto i presenti si accorsero di loro. Silente guardò Harry e gli sorrise dolcemente. Sirius alzò la testa dalle mani, e con le lacrime agli occhi, dimenticando l’orgolio che in diversi casi gli aveva impedito di mostrare apertamente i suoi sentimenti verso il ragazzo, si alzò di scatto dalla sedia e corse ad abbracciare Harry così forte da stritolarlo. Il ragazzino rimase pietrificato, non riusciva a pensare… senza rendersene conto, le lacrime iniziarono a scendere. Le uniche volte che aveva pianto erano state l’ultimo giorno di scuola, seduto in riva al lago e quella mattina stessa, dopo l’ennesimo incubo. Allora Sirius era davvero lì? Non aveva perso la persona che amava di più?
“Sirius - disse Harry con la voce rotta dal pianto - mi dispiace.”
“Harry…” disse il padrino, stringendolo ancora più forte.

FINE PRIMO CAPITOLO


  
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lunatica_Lovegood