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Autore: Twitch    04/03/2012    1 recensioni
Non so davvero che scrivere qua, anche perchè non so nemmeno se questa fanfic avrà una fine. Comunque preparatevi a qualcosa di triste, in ogni caso. Sono stata ispirata da 16.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- “Grazie dottoressa Lucy”.

- “E’ il mio lavoro, Billie Joe. Comunque credo che le sue visite non siano ancora finite” disse con un tono quasi materno. Quindi girò i tacchi e uscì dalla stanza, mentre la morfina iniziava a circolare nelle vene di Billie. 

 

Il suo dolore cominciava a placarsi, tutta quella pressione iniziava finalmente ad allentarsi e il respiro cominciava a quietarsi. I suoi occhi erano chiusi, ma le sue orecchie erano tese per captare ogni suono proveniente dall’esterno. 

Billie amava rifugiarsi altrove, chiudere le palpebre, abbassare le tende ed immaginare. E lo faceva per estraniarsi, per concentrarsi, per fuggire dalla realtà che ogni tanto finiva per prenderlo per il collo e soffocarlo. A Billie non era mai piaciuta, la realtà. E non gli era mai nemmeno piaciuto il mondo, il suo girare assurdo, le sue contraddizioni, le sue immense e atroci ingiustizie. Ed era per questo che suonava, a volte per dimenticare, per “far finta che non”, altre volte per ribellarsi, per urlare al mondo. Per far capire alle persone quanto fosse fottutamente sbagliato.

Quindi, anche questa volta, le palpebre scesero, forse anche spinte dalla morfina.

 

- *knock knock* “Pa.. Ehm.. Papà?”

Billie Joe ebbe l’impulso di tirarsi su dal letto per vedere i suoi figli, poi si ricordò di tutti quei tubicini a cui era attaccato, quindi urlò:

- “Joey, Jackob!”

Joey spinse la maniglia ed entrò, mentre Jackob rimase sulla soglia.

- “Papà, stai bene?”.. “Oh che domanda idiota.”

- “Sto bene Joe, sto bene. E.. Jake, perché stai lì sulla soglia? E che diavolo hai dietro alla schiena?” disse Billie Joe con un sorriso paterno.

- “Beh pà, chiudi gli occhi”

- “Ok, ok” disse lui incuriosito.

 

Jackob venne avanti e sistemò la chitarra tra le braccia del padre, gli prese la mano destra e gliel’adagiò sulle corde; poi quella sinistra, alla quale fece stringere il manico. In Billie Joe si accese qualcosa, nel suo cervello scattò un interruttore: le dita della mano sinistra si posizionarono sui tasti quasi automaticamente, iniziarono a scorrere su quelle corde tanto consumate e conosciute. Quindi aprì gli occhi. Carezzò la chitarra, la sua piccola Blue. E in ogni pezzo di scotch, e in ogni adesivo e in ogni graffio rivide un frammento indelebile della sua vita. Alzò lo sguardo verso i figli, la sua bocca rimase chiusa, ma i suoi occhi sparsero cascate di parole che non sarebbe mai riuscito a dire, fiumi di ‘grazie’, e una lieve pioggia di lacrime. Gli sarebbe stato impossibile dire solo una parola, forse perché nessuna parola sarebbe stata abbastanza. Non si curò di asciugarsi il viso bagnato: la sua chitarra era lì, un pezzo di suo padre era lì, i suoi figli erano lì. Quelle lacrime sciacquarono via tutto quel nulla, tutto quel bianco. I colori erano sopravvissuti, la musica aveva battuto persino la morte, e Billie, in cuor suo, sapeva che sarebbe riuscito a fare lo stesso.   

 

- “Mike l’ha presa dalla tua macchina mentre stava venendo qui, pà” disse Joey.

- “E ha voluto che te la portassimo noi” aggiunse Jackob “Sai com’è Mike.. a volte non puoi proprio contraddirlo” Jackob sorrise di un sorriso a 32 denti.

- “Oh, Mike.. lui sa quanto io sia legato a questa chitarra..” Billie Joe iniziò un discorso che non sapeva se sarebbe riuscito a finire. “Insomma, me l’ha data mio padre, e adesso me l’hanno riportata i miei figli” si fermò un attimo e strizzò gli occhi per evitare che uscissero altre lacrime. “E’.. è la cosa più bella della mia vita. Voi, vostra madre, Mike e Tré siete le cose migliori della mia vita” non riusciva a proseguire la frase, non riusciva a trovare le parole giuste. Non riusciva a descrivere un’emozione così grande.

Allora Joey e Jackob lo abbracciarono silenziosamente, e quello fu un momento perfetto.

Ma come ogni momento perfetto, si incrinò subito.

 

- “Ragazzi, nessuno mi ha ancora detto che è successo di preciso. Beh sono andato a sbattere, ho perso tanto sangue, mi hanno operato. Per il resto non so nulla.”

Joey e Jackob vennero rigettati nella realtà, ripiombarono in quella paura terribile. Si guardarono, e si chiesero  tacitamente chi avrebbe dovuto aprir bocca per primo.

- “Hei, mi farebbe piacere sapere di che morte devo morire!” disse Billie Joe, in un tono che ondeggiava dallo scherzoso al tragico.

- “Pà, non dire cazzate! Non.. non..” fece Jackob.

- “Hai una piccola emorragia interna” sputò Joey come per liberarsi di un peso. “Ma ti stanno dando degli antiemorragici.. Hai visto la dottoressa? Insomma, lei sa quello che fa.”

- “Andrà tutto bene! Ah, ti toccherà un po’ di fisioterapia” aggiunse Jackob.

Billie si sentì leggermente spaesato.

- “Grazie ragazzi, non volevo che fosse lei.. Cioè è stato meglio che me l’abbiate detto voi e non.. la dottoressa”.

 

- “Credo che ora dovremmo andare” disse Jake.

- “Si, ora ti lasciamo riposare. E domani ti portiamo un bell’amplificatore per lei.” Fece Joey.

- “Grazie ragazzi, vi voglio bene” 

I due uscirono e chiusero la porta, Billie chiuse gli occhi e fuggì dalla realtà.

Nel corridoio i due videro la dottoressa appena uscita da una camera, la fermarono un attimo e Joey le disse:

- “Non le dispiace se domani portiamo un amplificatore per la chitarra a nostro padre? Credo che suonare un po’ potrebbe fargli bene”

- “Perché ora ha la sua chitarra, quella che era in macchina..”  esitò a continuare “..Quella che era in macchina quando è successo l’incidente.. Magari potrebbe suonare molto piano, o in cuffia” aggiunse Jackob con un sorriso.

La dottoressa, leggermente confusa e contrariata, ci pensò su qualche secondo e poi disse:

- “Se credete che suonare lo possa far stare meglio, portategli pure un amplificatore.”

- “Grazie mille, grazie dottoressa J.”

  
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