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Autore: Miss_OneUp    04/03/2012    0 recensioni
Per me, per lui, per essere felice, decisi di uccidere la mia piccola pulce.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve popolo!

Era una vita che non mi mettevo a scrivere D:
Ma oggi m'è venuta l'ispirazione...


E'una storia triste, non autobiografica, solo immaginata. 
E'brutto pensare alle cose in questo modo, ma purtroppo succedono.

Detto questo, buona lettura :)





Capitolo 1: Pulce.


Merda.
Non è possibile. No, non ci credo. Non è vero.
E invece sì. Quel più rosa era lì, sembrava fosse contento. Me lo immaginavo con un sorrisetto malefico e beffardo che mi diceva: “Ah-ah, sei incinta!”.
I miei sogni, la mia vita, tutto mi si sgretolava davanti. Un più rosa era riuscito a distruggere tutti i miei sogni, il mio futuro, i miei progetti. Tutto.
Incinta, a quattordici anni, io. Non credevo fosse possibile. Conoscevo altre ragazze a cui era successo, ma non volevo pensare a me con un coso nella pancia, con una piccola creatura indifesa a cui potevo donare la vita dentro di me.
Una piccola pulce invisibile. Mio figlio.
Lo odiavo, eppure lo amavo. Era uno sbaglio, quello più grande di tutti, ma gli volevo bene. Era il frutto di noi, di quanto ci amavamo. Eravamo noi due, insieme, dentro di lui. Era destinato ad avere i miei occhi verdi e i suoi capelli scuri.
Già, lui, quel lui dai capelli scuri e dagl'occhi profondi che parlavano da soli, quel lui dal sorriso che mi faceva sentire leggera
. Quanto lo amavo. Ma sarebbe rimasto? L’avrebbe affrontato con me questo problema o sarebbe scappato lasciando solo i suoi capelli scuri dentro di me? 
Dovevo dirglielo, anche perché l’avrebbe capito. Avevo paura di scoprire cos’avrebbe fatto. Lui la voleva quella pulce? Io la amavo. Era la mia pulce.

Il giorno dopo, quando lo guardai negl’occhi e glielo dissi, lui pensava stessi scherzando, ma non era così.
-Abortirai, vero?- Un colpo al cuore.
Perché doveva morire? Cosa gli aveva fatto di male? Dopotutto era colpa nostra, non sua se lui era nato. Non lo volevo morto, per niente.
-Non lo so, lo sai che sono contraria-
-Ma tu allora lo vuoi quel coso?- Un altro colpo.
Come poteva chiamarlo coso? Era una pulce, ma era nostro. Era piccolo ed indifeso, eravamo noi.
-Ti ho detto che non lo so-
Effettivamente non lo sapevo. Non lo volevo nemmeno io, non volevo rovinarmi la vita per lui. Avevo solo quattordici anni, non ero cresciuta io e pretendevo di crescere un bambino? Era stupido.
Più lo guardavo negl’occhi, più non sapevo cosa dire. Davvero non si rendeva conto di cosa pensavo io? Davvero odiava a tal punto quel piccolo puntino che sarebbe diventato come noi?
"Ti amo, qualsiasi cosa tu faccia", mi disse. In quel momento ci credevo poco.
Mi sentivo sola di fronte ad una scelta che non potevo prendere, che non volevo prendere. Era impossibile essere una madre, ma abortire era come uccidere una creatura indifesa che non mi aveva fatto nulla.
 
Per me, per lui, per essere felice, decisi di uccidere la mia piccola pulce.

Scelsi di lasciarlo morire per non farmi odiare come io odiavo i miei e, specialmente, per paura di restare senza il suo sorriso per sempre. Tutti sono bravi a parlare, ma un bambino è troppo per chiunque.
Tutti i padri scappano, anche da adulti.
Era meglio così, meglio per tutti e meglio per me.
Ogni tanto ripenso alla mia piccola pulce, ai miei occhi verdi e ai suoi capelli e mi convinco di aver fatto bene a lasciarlo morire, a lasciare che le lacrime che non poteva versare gli bagnassero il viso ancora prima di nascere.
Non me lo sono mai perdonato. Mai.

  
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