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Autore: MariaChiraOtaku    05/03/2012    1 recensioni
Quando scoppiò la Terza Guerra Mondiale nessuno avrebbe potuto prevederne l'esito. Il mondo cambiò volto e i neri divennero sovrani di una nuova realtà. Cassian, ragazzo bianco di genitori neri, vive in Italia e nemmeno nei suoi sogni più folli potrebbe mai immaginare cosa gli succederà.
Complotti, minacce e tradimenti. Cosa si cela dietro una sconfitta?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Appena arrivai alle porte della stazione di polizia, capii che il gesto che stavo per compiere era assolutamente inutile. Sospirai e mi strinsi il braccio rotto al petto: non ero ancora andato dal medico, tanta era stata la fretta di denunciare quei quattro idioti che mi avevano malmenato.
Decisi di tentare lo stesso. Ormai ero lì, non potevo certo andarmene dopo aver fatto tutta quella strada. Entrai nella stazione, spingendo le enormi porte di vetro. La stazione era una struttura quadrangolare circondata da un enorme cortile, occupato da tutte le innumerevoli macchine della polizia. Sul tetto c’era uno spazio adibito ad eliporto e i cancelli della stazione erano difesi da tre agenti in divisa. Le finestre erano enormi, fatte con il vetro antiproiettile e ogni poliziotto girava per la stazione con una pistola carica nella fondina.
Entrai nella struttura e osservai con calma il clima all’interno.
Gli agenti, tutti neri naturalmente, correvano un po’ ovunque nella grande sale che costituiva l’ingresso. Si sentiva il rumore di telefoni che squillavano, voci che urlavano e scarpe che strisciavano sul pavimento di plastica. I poliziotti controllavano enormi cartelle bianche e si lanciavano penne, manette e, addirittura, pistole.
Nonostante il trambusto, molti di loro si fermarono a guardarmi, disgustati. Probabilmente si stavano chiedendo perché, tra tutti gli abitanti neri italiani, doveva entrare proprio un bianco sporco e acciaccato. Cercai di non dare peso alle loro occhiate e mi diressi alla scrivani dell’unico poliziotto che non mi fissava.
Sbagliai andando da quel tipo. Quando alzò lo sguardo e mi vide il suo volto si trasfigurò in una maschera di disgusto, che non perse quando mi chiese cosa volessi, con un tono acido. Io gli mostrai il braccio rotto e le varie ferite da taglio sulle braccia. Gli disse dell’aggressione e gli elencai i nomi dei quattro ragazzi che mi avevano picchiato. Lui non fece nemmeno finta di prendere nota.
Ascoltava con un orecchio solo, troppo impegnato a giocare a sudoku per ascoltarmi con attenzione.
Quando ebbi finito di raccontare lui mi disse di non preoccuparmi, di andare dal medico e di aspettare una loro telefonata. Lo disse con voce annoiata, senza nemmeno alzare lo sguardo dal foglio. Io aspettai ancora qualche minuto, per vedere se magari rialzava lo sguardo, ma il poliziotto mi ignorava completamente.
Uscii dalla stazione di polizia a testa bassa. Ero incazzato nero. Sapevo come sarebbe andata a finire, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.
Trattenendomi dall’urlare per non attirare l’attenzione delle guardie, che già mi fissavano con sospetto, mi incamminai all’ospedale: la polizia non avrebbe chiamato. Non sapevano il mio numero.

****** Ciao a tutti! Allora, cosa ne dite? La storia vi piace? Abbiate pazienza con me: è una delle prime storie che scrivo e non so se sia buona o meno. Spero che vi sia piaciuta in ogni caso e ogni commento, negativo o positivo che sia, è ben accetto!
  
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