Centoottantasei
Nessun timore degli dei o legge degli uomini li tratteneva
Krasnojarsk, 5 Maggio
1848
Un sussurro spezzato in gola.
Céline
sgranò gli occhi e un attimo dopo le lacrime furono più forti del respiro.
Nikolaj
crollò in ginocchio, in preda ad una violenta crisi epilettica.
Jànos,
ch’era salito di corsa per raggiungerli, con un coltello nel cuore e lo sguardo
ferito dall’ultima luce della sua migliore amica, quasi si perse sulle scale,
incapace di avanzare d’un passo sapendo lei fuori, morta per la Rivoluzione.
Sull’ultimo
gradino udì una voce, due occhi azzurri tra le fiamme.
Farkas Dragan.
-Venite
da noi!-
L’alba della sconfitta l’avrebbero
vista sorgere a Shtorm.
Alla
Prospettiva Nebe il fuoco non era arrivato.
Era Forradalom che gli Zaristi
volevano distruggere.
Ma quella
notte il quartiere di Feri Desztor non avrebbe più perso nessuno.
Ora erano
lì, sui gradini di Casa Dragan.
Jànos
carezzava distrattamente i capelli di Céline.
Nikolaj
sorrideva debolmente alla disperata stretta di mano della sorella e tremava.
Rivedeva
sua madre in Piazza degli Eroi…
Rivedeva Natal’ja, martire di
Forradalom.
Feri era
tornato esausto, una scintilla d’impotenza nello sguardo feroce di ogni giorno.
Aveva
bruciato la strada fino a loro con le suole bucate e la pistola scarica,
maledetta mille volte.
-Non lo
so, quanti ne ho ammazzati… Ma lei…-
-Abbiamo perso,
Capitano?-
Le parole
di Nikolaj frantumarono il cuore di Feri.
Quella notte lo zar mise in croce
i sorrisi dei ragazzi di Forradalom.
Al campo
di rose ora c’era uno squarcio di sole negli occhi di chi vinceva i duelli.
Jànos
Desztor aveva ventiquattro anni e una famiglia distrutta, la famiglia di Natal’ja.
Nikolaj
rendeva l’anima al cielo tutti i giorni e il medico, per il figlio di una
Rivoluzionaria, si rifiutava di venire.
Céline
aveva scritto una lettera a Theodorakis.
Ogni sera
raccontava un brano dell’Iliade a Kolnay George e poi parlava fino all’alba con
Malintzin.
Theo le aveva mandato le lettere
di George e Natal’ja dal Kirghizistan.
Biškek,
15 Marzo 1840
Caro
Theo(dorakis),
Il
tuo migliore amico è ubriaco, è Natalía di Troia che ti scrive.
La
vodka non è come l’ouzo, vallo a spiegare a quel cretino…
Io mi
son beccata un pugno in un occhio da un kirghizo, all’osteria, ma va tutto alla
grande, Theo!
E’
che agli autoctoni non siamo molto simpatici, sai?
Io
proprio non me lo so spiegare…
Theo,
aspetta, Gee mi sta chiamando Nausicaa…
Vado a
rompergli qualcosa in testa, è tutto sotto controllo!
Un
bacio,
Lys
Oh,
oggi compi venticinque anni!
Stammi
bene, idiota…
Natal’ja
Siete
ubriachi entrambi, andate al diavolo!
Avete
tre figli, cretini!
Theodorakis
Céline sorrise, posando il foglio.
Quel giorno sua madre aveva quindici anni e suo
padre diciannove.
Erano
due tali scapestrati…
Lei e Nikolaj erano con loro, ma grazie al cielo
non ricordavano niente.
Biškek,
16 Marzo 1840
Theo…
Scusa
per ieri, mi girava un po’ la testa…
Ora ti
faccio scrivere due righe da Gee, che si è appena svegliato.
Kaliméra,
Dounas!
Dì un
po’, sei tu l’eroe di Spárti, adesso, senza di me?
Come
va con i Tessali?
Zeus,
ma perché credono ancora di valere qualcosa in battaglia?
Il
nonno è troppo sensibile con quei cicisbei.
Noi non
abbiamo avuto la sua pazienza, lo sanno bene i Trekodis…
Ma
racconta, che combini?
La
palestra è ancora in piedi?
Dekapolites
è sempre il solito arciere epico?
Il
rampollo tedesco continua a credersi il nostro re?
Salutami
tutti (tranne i Tessali e Ottone), bello!
Gee
-Che dannato eroe, papà!- sospirò la bionda Gibson,
affondando ancora la manina nella busta.
Erano tante, le lettere, e le voleva leggere anche
con Nikolaj.
Una, però, ormai le era
scivolata tra le dita, doveva aprirla…
Biškek,
17 Marzo 1840
Theodorakis,
Ti
scriviamo dalla galera kirghiza, sapessi che ridere…
Abbiamo
rubato la carta da lettere, capisci?
Gee è
stato fantastico, giuro: “Dobbiamo scrivere a un deficiente biondo che in
Grecia sta vivendo il suo momento di gloria!”.
Non
hanno elaborato il concetto, temo…
Ma è
fantastico, qui!
Il
nostro compagno di cella è mitico e non mangiamo da tre giorni, oggi almeno una
crosta di pane è arrivata…
Ma
castagne, yogurt greco e Kaiserschmarren no, eh?
E
nemmeno i biscotti burro e miele della mamma…
I
Kirghizi non sembrano tanto ospitali!
Passo
il pennino a Gee, che farnetica il Proemio dell’Odissea e con le catene ai
polsi non posso tirargli un ceffone.
A
scrivere ci riesco, tranquillo, ma non chiedermi come.
Sei
grande, pseudo - Spartano!
Lys
Theo,
Theo, Theo…
Cosa
ti ha scritto la biondina matta?
Non
riesco a leggere bene, forse non avrei dovuto far ingoiare gli occhiali a quel
tizio dell’osteria.
No,
eh?
Ma era
di un suscettibile…
Line e
Niko stanno bene, credo, li abbiamo lasciati alla figlia di un brigante del
posto che badi loro mentre noi siamo qua…
Intanto
vediamo di evadere, oddio, vedere mica tanto, se solo
la Natal’ja evitasse di addormentarsi sulla mia spalla, che ho un crampo…
E’
bellissima, mia moglie, ma non esattamente indolore.
Senti,
bello, il secondino si sta innervosendo, ti saluto e gli
passo queste righe da spedire.
Divertiti
e stai attento!
Gee
-Dio, erano mitici… Ma anche relativamente
bastardi, eh. Ci han lasciati con la figlia di Alì Babà, o come diavolo si
chiamava…-
Le avevano restituito il sorriso, le lettere dei
suoi genitori.
E ce n’erano ancora altre, e le risposte di Theo…
Si
alzò e pensò che forse non era finito niente.
Siete
matti, matti.
Gee,
di che gloria parli, c’è l’armistizio!
Bella
memoria, amico!
Sputeresti
in un occhio a tua moglie da parte mia?
Così,
senza rancore.
Devo correre, allenamenti con tuo nonno, sai com’è.
Vi
voglio bene, forse!
Theodorakis
(Non Theo. Tutto ma non Theo!)
Nipote
snaturato, è colpa tua se Theodorakis ride come un
cretino sui gradini della palestra!
Dannato
Geórgos…
Salutami
la ninfa delle nevi, ma non riferirle necessariamente l’epiteto.
Ricordale
di esercitarsi con il greco e di non rinnegare gli accenti (questo lo dice
Crizia, si capiva?).
Leonida
Note
Biškek: Capitale del Kirghizistan.
Nessun timore degli dei o legge degli uomini li
tratteneva: Tucidide, La Guerra del Peloponneso, Paragrafo 53.
Questa frase del mio adorato storico ateniese mi ha
come folgorato.
Certo, lui parlava della peste ad Atene, io
fantasticavo sui nostri due eroi cretini.
Dettagli, no? ;)
Ebbene, penso che il capitolo si commenti da solo.
La prima parte è l’immediata continuazione di
quello precedente, con l’aggiunta di un dettaglio.
Dopo l’incendio di Forradalom, i nostri ragazzi si
sono rifugiati a Shtorm.
La prima alleanza tra i due quartieri, in realtà,
si è verificata quel giorno.
Farkas stesso è corso a chiamarli, sapendo della situazione.
Quante alle lettere… Non fatemi dire niente su
quelle lettere!
Alja e Gee si son dati alla vita dissoluta, in
Kirghizistan, tanto che poi da Biškek son dovuti praticamente scappare.
Ne han combinate così tante…
E tutti i giorni, qualsiasi cosa accadesse,
scrivevano a Theo.
Ma anche ai forradalmi, ovviamente ;)
Che altro dire… Spero che vi sia piaciuto!
Prossimamente vedremo il funerale di Gee, mi
mancano poche righe a finire quel capitolo, ma sapete com’è…
A proposito, il riferimento al campo di rose è per
la tomba di Natal’ja, che si trova, appunto, lì.
Feri c’è ancora… E Santo Cielo, è meglio che cambi
argomento e non ci pensi, che proverò a scrivere anche della sua morte.
A presto ;)
Marty