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Autore: Free_to_dream    05/03/2012    0 recensioni
Una storia che parla colui che può amarci come nessun altro
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non dimenticherò mai i tuoi occhi e il tuo sguardo triste e supplicante che mi diceva: “Ti prego ripensaci!”. Mi avevi

 

amata e io non l'ho mai capito.

Ancora non riesco a capire perché l'ho fatto; perché ti ho mollato.

Eri tutto per me, come 
ho potuto.

Ricordo ancora il nostro primo incontro; uno scambio di sguardi e fu subito amore a prima vista.

Eri il mio 
compagno fedele, andavamo insieme dappertutto, eri sempre con me nei momenti difficili e mi davi la forza di andare avanti. 

Come vorrei tornare indietro e non averti mai incontrato soltanto per non averti fatto soffrire così tanto; perché non lo meritavi. 

Vederti così mi fa star male, è come una ferita al cuore che non potrò mai curare.

Ora mi sento in colpa, 
tu hai fatto tutto per me e io ti ho ripagato in questo modo; non lo dimenticherò mai, non mi perdonerò mai per quello

che ti ho fatto. Il mio gesto è stato compiuto ascoltando la testa e mettendo a tacere il cuore.

Se solo avessi ascoltato il 
cuore tu saresti ancora qui con me. Ti prego perdonami.

So che non leggerai mai questa lettera ma spero che in cuor 
tuo tu sappia quanto io sia dispiaciuta. Spero che farai una vita migliore, meglio di quella

che ti ho offerto io e che ti ho 
strappato per sempre.

Le persone mi ripetono che non è stata colpa mia, che doveva andare così perché tu mi amavi 
tanto e hai sfidato la sorte per stare con me.

Il tuo gesto sarà ricordato per sempre nel mio cuore. Non avrei dovuto 
dare ascolto al mio capo, che mi aumentò le ore di lavoro per qualche spicciolo

in più e mi tolse quelle da passare con 
te.

Che cosa sono i soldi ora se mi hanno tolto quello che amavo di più? Non avrei dovuto dare ascolto ai miei genitori 
che volevano una vita perfetta per

me e mi convinsero a trasferirmi in città, nel caos e nel traffico e costringerti a farti 
abbandonare la tua amata casa in campagna, dove tu adoravi

stare in giardino con me o a fare le lunghe passeggiate 
nei parchi.

Non dovevo dare ascolto a mia nonna che diceva che puzzavi e che eri un pasticcione e sporcavi 
dappertutto.

Non era assolutamente vero e poi io ti amavo così com'eri e i miei figli ti adoravano perché ti occupavi di 
loro ed eri anche il loro compagno di giochi.

Sappi che ti adoravano, soprattutto Samuel il più piccolo era molto 
attaccato a te, ogni volta che ti vedevo giocare con lui mi venivano le lacrime agli

occhi.

Ricordo bene quel periodo; 
avevo da poco perso mio marito ed ero caduta in una forte depressione, non mangiavo più, non dormivo più, piangevo

sempre e i miei figli vedendomi in quel modo stavano male.
Poi sei arrivato tu, sei stato come un angelo sceso dal cielo

per venire ad aiutarmi. È come se mio marito vedendomi così ti avesse mandato da me. Non so se è così ma mi piace

pensarlo. Mi hai salvato la vita, sai? Come un angelo sei arrivato e come tale sei andato via. Non dimenticherò mai

quello che hai fatto per me. Poi arrivò quel fatidico giorno; la mia promozione. Lo so, avrei dovuto ascoltare il cuore e

non accettare, non guadagnavo poi così poco, ma la mia voglia di successo e il pensiero di rendere orgogliosi i miei

genitori mi spinsero ad accettare. Così cominciai a trascurarti e tu ti arrabbiasti, posso capirti. Diventasti quasi un peso

perché io ero così oberata di lavoro che diventavo sempre nervosa e mi dava quasi fastidio averti vicino. Tu lo notasti

ovviamente e così dedicasti tutto il tuo tempo ai miei figli, ma anche loro crescendo volevano i propri spazi e così finisti

per essere di troppo. Infine a completare il tutto ci fu il trasferimento in città. Tu non volevi abbandonare la tua casa, ti

impuntasti e a me non restò che un unica soluzione. Voglio che tu sappia che ci ho messo tanto per decidere se era la

cosa giusta da fare o no, non dormivo la notte, chiesi consiglio a un sacco di persone e infine spinte proprio da loro

decisi di compiere quel maledetto gesto che avrei rimpianto per tutta la vita. Credimi se tornassi indietro non lo rifarei

per nessuna ragione al mondo.

Ricordo bene quel giorno, purtroppo. Era inverno e faceva molto freddo. Ero molto nervosa temevo che avrebbe potuto vederci qualcuno e così

cercavo di apparire il più invisibile possibile. Mi alzai presto per non svegliare i bambini che 
dormivano beati, ignari di quello che stava accadendo.

Tu eri già sveglio, come ogni mattina così non faticai a chiamarti 
e a convincerti a salire in macchina. Mi guardasti felice e con gli occhi mi dicevi:

“Dove andiamo di bello?”. Mi scesero 
le lacrime, stavo quasi per ripensarci, ma ormai era deciso e non potevo più tornare indietro.

Così non appena salisti in 
macchina ci avviammo verso la tua condanna.

Percorsi parecchi chilometri accelerando ogni volta che cercavo una 
scusa per non farlo.

Poi svoltai in un sentiero e quando arrivai ad un punto ben nascosto mi fermai. Mi accorsi che eri 
agitato e questo non mi aiutava.

Era come se avessi capito quello che stavo per fare. Così cercai di calmarti parlandoti 
sperando che tu capissi.

Ti dissi:” Ti prego non odiarmi per quello che ti sto per fare, io ti voglio bene ma devi capire 
che non puoi più stare con noi; non possiamo più tenerti

rischieresti per farti odiare e io non voglio. Voglio ricordarti 
come il mio migliore amico, il mio compagno fedele; il mio angelo.

Addio cucciolo mio.” E con le lacrime che 
continuavano a scendere ininterrottamente, scesi dalla macchina e ti legai al tronco di un piccolo albero.

Poi mi voltai e 
corsi in macchina per non guardarti e star male.

Mentre mettevo in moto sentii i tuoi guaiti disperati, e mi immaginavo 
che mi dicevi: “Che stai facendo? Torna indietro, perché mi lasci qui, cosa ho

fatto?”.

Mi sentivo morire, continuavo a 
ripetermi “Perché l'ho fatto, sono una persona orribile, ho abbandonato colui che mi ha amata, ho abbandonato una

parte di me.” Correvo veloce con la macchina, neanche mi resi conto a che velocità andavo.

Volevo solo non pensarci, 
tornare a casa e fare come se non fosse successo niente anche se so che non sarebbe stato possibile.

Infine arrivai ad 
una velocità che mi fece perdere il controllo della macchina, così sbandai ma per fortuna la strada era libera non c'erano macchine e

io presi solamente un brutto spavento.

Pensai che forse era un segno, era una punizione per quello 
che avevo fatto, perciò con il cuore che mi martellava in petto, ingranai la retromarcia e

tornai a riprenderti.

Quando 
arrivai nel punto in cui ti avevo lasciato mi accorsi che eri scomparso e che sull'albero era rimasto solo il tuo guinzaglio.

Cominciai ad agitarmi, avevo capito che ti eri liberato per tornare a casa così tornai in macchina e ripercorsi la strada che avevo fatto quella mattina

per vedere se ti incontravo. Ma quello che trovai fu spaventoso.

Verso metà strada trovai 
una fila di macchine ferme, pensai ci fosse stato un incidente ma quando scesi dalla macchina per controllare e mi feci

spazio tra la gente mi accorsi che eri lì accasciato a terra privo di vita.

Mi ci volle un po' per realizzare quello che era 
successo, ero troppo sotto shock.

La gente continuava ad urlare: “Oh no povero cane!” E una signora tutta spaventata 
ripeteva:” Mi dispiace non l'ho fatto apposta mi è uscito

all'improvviso.”

Quando videro che mi avvicinavo a te mi 
chiesero se appartenevi a me e che avrei dovuto portarti subito dal veterinario, ma io non capivo più niente,

era come 
se tutto il resto fosse invisibile; davanti ai miei occhi c'eri soltanto tu; il mio piccolo angelo finito sotto una macchina per colpa di un mio

stupido gesto.

Così la gente che capì che ero sotto shock chiamò i soccorsi e non appena arrivò 
l'ambulanza salìi e ti accompagnai in ospedale. Lì mi dissero che

non c'era niente da fare ormai eri già andato via.

Il 
mondo mi cadde addosso e io me ne andai con un grosso peso addosso che ancora adesso non riesco a scacciare.

Non sapevo cosa avrei detto ai miei figli, come potevo dirgli che la loro mamma aveva ucciso il loro cane, il loro compagno di giochi.

Mi sentivo un'assassina. Al più piccolo avrei detto che eri volato via come un angelo, mentre ai più 
grandi gli avrei detto la verità non mi importa se mi

avrebbero odiato me lo sarei meritato.

Ora sei sempre nei nostri 
cuori e nel giardino della nostra casa che ci proteggi come hai sempre fatto. Grazie mio piccolo angelo.

  
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