Only_ (Squadra “Nuova
Generazione”)
Prompt: piuma, rabbia
Personaggio femminile:
Dominique Weasley
Dysfunctional
Family
A volte si
chiedeva perché:
perché la sua famiglia era piena di tanti idioti?
Sua
madre, in primis, seguita
a ruota da Victorie; suo padre, poi, era così infatuato di
Fleur che oramai non
riusciva più a pensare con la sua testa. L'unico che poteva
salvarsi era Louis,
ma dopotutto, forse, era ancora troppo piccolo per farsi soggiogare dai
geni di
Veela delle donne della famiglia.
Geni
che lei evidentemente
non aveva ereditato; ma no, non era l'invidia che la rendeva
così nervosa. Era
il fatto che nessuno capiva quanto si sentisse a disagio con quel
branco di
cretini che le provocava numerosi scatti d'ira che puntualmente
degeneravano in
furiosi litigi con i genitori e la sorella maggiore.
Solo
Rose, sua cugina, in un
certo senso la capiva, ma il fatto che vivessero così
lontane l'una dall'altra
rendeva difficile sfogarsi con lei ed ignorare i familiari
più stretti.
Più
di una volta le era capitato
di scappare da Villa Conchiglia, sbattendosi la porta alle spalle, e
correre in
spiaggia per poi nascondersi in una delle piccole grotte che ornavano
la
scogliera, distante diverse centinaia di metri da casa. Una in
particolare era
divenuta presto il suo rifugio preferito, piccola e stranamente
accogliente, le
rocce brillanti di piccoli cristalli violetti.
Portava
sempre con sé il suo
diario e una piuma per scrivere, una di quelle autoinchiostranti che
pochi mesi
dopo l'ingresso a Hogwarts, qualche anno prima, aveva imparato ad amare.
Ogni
volta che si rifugiava
in quella grotta scriveva pagine e pagine di insulti contro la
sua
famiglia, sentendosi poi un po' più tranquilla; rimaneva nel
suo nascondiglio
per ore ed ore, a volte fino a che il sole non tramontava o il suo
stomaco
cominciava a rumoreggiare.
Quel
giorno aveva ignorato
persino i morsi della fame, troppo presa a scrivere cattiverie su
Victoire e
sua madre, sulla stupidità di suo padre e
sull'insopportabile ingenuità del
piccolo Louis, per rendersi conto del passare del tempo.
Non
le importava che
probabilmente i genitori si sarebbero preoccupati e poi infuriati per
la sua
assenza più prolungata del solito, aveva un estremo bisogno
di rimanere sola
con se stessa e il suo nervosismo.
Teddy
la trovò rannicchiata
contro una delle pareti della grotta, diverse ore dopo mezzogiorno,
quando il
sole cominciava la sua discesa verso il mare; si era appisolata in
posizione
fetale, la piuma e il diario abbandonati al suolo accanto ai suoi
fianchi, il
volto rigato dalle lacrime che avevano fatto colare il suo perenne
trucco nero.
Il ragazzo sorrise appena, sedendosi al suo fianco attenta a non
svegliarla, e
aspettò in silenzio.
Aveva
capito che la piccola
Dominique mal sopportava la sua famiglia, e non poteva biasimarla:
dopotutto,
se aveva rotto con sua sorella quando secondo
lei erano ad
un passo
dalle nozze un motivo ci doveva essere.
Quando
la ragazzina aprì le
palpebre, pian piano, mettendo a fuoco il viso della persona seduta al
suo
fianco, quasi gridò di paura. Nessuno sapeva che quella
grotta era il suo
rifugio, nessuno doveva saperlo, tanto meno il migliore amico di sua
sorella.
La collera per essere stata scoperta e per non essersi accorta prima
della
presenza di un'altra persona nella sua tana
cominciò a montare furiosa
in lei. Ad una sua occhiataccia, il ragazzo alzò le mani con
un'espressione
allegramente contrita sul volto.
–
Scusa, non volevo
spaventarti, – disse soltanto.
E,
in qualche modo e per
qualche strana ragione, il suo sorriso gentile fece svanire il
nervosismo di
Dominique.