CAPITOLO 9: SYOOTOTU
(Scontro)
Era la prima volta, in tutta la sua
vita, che in uno scontro Inuyasha aveva il semplice ruolo di spettatore. Quando
si trattava di combattere, lui era sempre stato in prima fila, pronto a dare
tutto se stesso per sopravvivere e per proteggere ciò che gli era caro. Mai si
sarebbe aspettato che, un giorno, avrebbe dovuto rimanere a guardare mentre la
donna che amava, la persona per cui avrebbe sacrificato anche la propria vita,
lottava per lui. Certo, era già capitato che, durante le notti di luna nuova, i
suoi amici dovessero uscire a combattere contro un demone mentre se ne stava
nascosto. Ma alla fine, stanco di quel senso di impotenza, Inuyasha si era
sempre unito alla lotta, nonostante la sua natura umana.
E sicuramente lo avrebbe fatto
anche in quel momento, se non ci fosse stata quella barriera a fermarlo. Quello
che aveva detto prima era vero, si fidava di Kagome e dei suoi poteri, ma questo
non gli impediva di avere paura. Paura di perderla. Paura di dover restare a
guardare mentre la persona più importante della sua vita soccombeva sotto i suoi
occhi. Altro che paura, quello era terrore puro! Un sentimento che mai Inuyasha
aveva provato prima di innamorarsi di Kagome. Stringendo i pugni dalla rabbia,
maledisse per l’ennesima volta la sua debolezza umana e quel senso di impotenza
che sperimentava ogniqualvolta i suoi poteri demoniaci lo abbandonavano.
Nel frattempo, lo scontro tra
Sesshomaru e Kurai continuava. Il demone dell’oscurità si era ben presto reso
conto della potenza del suo avversario e aveva deciso di far ricorso alla sua
capacità di mimetizzarsi per coglierlo di sorpresa. Sesshomaru, lanciatosi
all’attacco, si fermò di botto, non aspettandosi una mossa del genere dal suo
avversario. Tuttavia, ci voleva ben altro per mettere in difficoltà il potente
signore dell’Ovest. Chiuse gli occhi e si concentrò per avvertire ogni minimo
spostamento d’aria, in modo da percepire la presenza di Kurai. Pochi istanti
dopo, li riaprì e lanciò un fendente con la sua Tokijin alla sua destra. Il
demone dell’oscurità riapparve proprio in quel punto, il braccio sinistro
sanguinante.
-I tuoi trucchetti non funzionano
con me- disse gelido Sesshomaru
-Già, me ne sono accorto- rispose
ironico Kurai –Ma non credere per questo di aver vinto-
Detto questo, si lanciò verso il
suo avversario tenendo fermamente la sua katana nella mano destra. Il signore
dell’Ovest parò il suo attacco senza muoversi di un millimetro dalla sua
posizione, sicuro della sua superiorità.
In effetti, ben presto, oltre a
quella sul braccio sinistro, Kurai presentava numerose altre ferite, mentre
Sesshomaru non aveva nemmeno un graffio. Senza esitare, scagliò verso il suo
avversario un ultimo fendente di luce, il colpo finale...
-Miroku, quando te lo dirò io,
scaglia uno dei tuoi amuleti magici verso Rikosyugi- disse Kagome al monaco
mentre si preparavano alla battaglia
-Va bene- rispose Miroku
La ragazza chiuse gli occhi e si
concentrò, cercando nella sua mente e nel suo cuore il sortilegio di cui aveva
bisogno. Prima di partire aveva chiesto alla somma Kaede il motivo per cui non
le aveva mai insegnato nessuna formula magica per combattere i demoni, ma
l’anziana miko le aveva risposto che le persone con poteri spirituali, e in
particolar modo lei, che aveva dentro di se la forza dei quattro spiriti, non
avevano bisogno di imparare nulla, poiché tutto ciò che serviva per sconfiggere
un demone o altro si trovava già dentro di loro. Il tutto stava nel controllare
i propri poteri e nel trovare dentro di se il modo giusto per sconfiggere un
nemico. Kagome sperava con tutto il cuore di essere in grado di farlo. Doveva
riuscirci. Perchè da lei dipendeva la vita di Inuyasha, il suo compagno e il
padre del bambino che cresceva nel suo grembo.
All’improvviso, nella mente di
Kagome, iniziarono a formarsi delle parole, frasi in una lingua antica e di cui
tuttavia, anche se non sapeva come, conosceva il significato. Iniziò a recitarle
e, pochi secondi dopo, una luce azzurrina cominciò a scaturire dalle mani unite
della ragazza per dirigersi poi verso Rikosyugi. Il demone dalle sembianze di
Tsuki fu avvolto da quel misterioso alone.
-Ma che sta succedendo?- esclamò
questo –I miei poteri si stanno indebolendo!-
La falsa dea della luna tentò di
resistere al sortilegio con tutte le sue forze, ma sembrava in seria difficoltà.
In quel momento, Kagome aprì gli occhi di scatto.
-Ora, Miroku!- gridò in direzione
del monaco
Questi lanciò uno dei suoi amuleti
magici puntando al petto di Rikosyugi, ma il demone, utilizzando le ultime forze
rimastegli, lo schivò e lanciò un fendente di luce in direzione della ragazza.
-Kagome, attenta!- fece Inuyasha
spaventato
Ma Kagome, senza mostrare il minimo
segno di paura, non si mosse e aspettò l’arrivo del colpo, che, invece di
colpirla, si scontrò con la barriera che lei aveva eretto in sua difesa. In
quello stesso istante, alcuni serpenti di luce arrivarono dalla sua sinistra e
andarono a imprigionare le braccia, le gambe e il corpo di Rikosyugi. Erano
stati lanciati da Sesshomaru, che, dopo aver sconfitto Kurai, si era avvicinato
al luogo dello scontro tra la donna di suo fratello e il demone. Non che avesse
voluto aiutare gli amici di Inuyasha, ma quella storia stava iniziando a
stancarlo e voleva farla finita una volta per tutte.
-Ora finalmente te ne starai un po’
fermo- disse in direzione di Rikosyugi –E voi due, cercate di sbrigarvi. Vorrei
andarmene da questo posto- fece poi rivolto a Kagome e Miroku
Abituati ai suoi modi freddi e
sgarbati, i due non si scomposero e ripresero da dove si erano interrotti. La
ragazza intonò nuovamente la formula magica e, al suo segnale, il monaco lanciò
un altro dei suoi amuleti magici. Questa volta il talismano di carta andò a
colpire il petto dell’avversario, da cui scaturì una forte luce. Qualche secondo
dopo, dal suo corpo fuoriuscì una figura: il vero aspetto di Rikosyugi, un
enorme demone dalle sembianze di un rettile.
-Maledetta ragazzina! Me la
pagherai!- gridò infuriato in direzione di Kagome
Ma un fendente di Tokijin lo fece
tacere per sempre e il demone fu spazzato via in men che non si dica. Kagome
tirò un sospiro di sollievo. Per fortuna era andato tutto bene, ce l’aveva
fatta.
-Siete stata bravissima, divina
Kagome- si complimentò Miroku al suo fianco
-Ti ringrazio, ma senza il tuo
aiuto non ce l’avrei fatta- gli rispose lei con un sorriso
-Ehi, voi due, se avete finito di
chiacchierare, vi dispiacerebbe farmi uscire da qui?!- esclamò irritato Inuyasha
Con un gesto della mano, Kagome
fece scomparire la barriera che lo proteggeva. L’hanyou mosse un paio di passi
nella sua direzione, tuttavia, a causa della debolezza e della perdita di
sangue, fu incapace di proseguire e cadde in ginocchio.
-Inuyasha!- spaventata, Kagome
corse al suo fianco –Dobbiamo portarti subito via di qui!-
-Non è necessario- intervenne una
voce femminile
I due si voltarono e videro Tsuki,
la vera Tsuki, in piedi vicino a loro. La dea della luna stese le proprie mani
sopra la testa di Inuyasha e, pochi istanti dopo, questi era ritornato nella sua
forma di mezzo demone. Tornato in possesso della sua forza, l’hanyou si sentì
subito meglio e poté alzarsi.
-Vi ringrazio per quello che avete
fatto per me- disse loro Tsuki –Mi avete liberato dal demone che si era
impossessato del mio corpo-
-Feh! Quella che devi ringraziare è
Kagome. È lei che ha fatto tutto il lavoro- le rispose Inuyasha
-Hai ragione, Inuyasha...È così che
ti chiami, vero? Ma anche tu hai rischiato la tua vita e, se me lo permetti,
vorrei ricambiare-
-Ricambiare? E in che modo?- chiese
perplessa Kagome
-Esaudendo un desiderio che
entrambi sognate- rispose Tsuki con un sorriso