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Autore: miseichan    05/03/2012    5 recensioni
- Fallo! – inveì la ragazza, sbattendo violentemente un piede sul selciato umido – Forza! Premi quel dannato grilletto! – continuò a gridare, imperterrita.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo

 

 

Nel cuore della notte

 

- Dammi la pistola.

Nessuna reazione. Lei sospirò, riempiendo quel silenzio fin troppo pesante.

- Dammi la pistola, ora. – ripeté, il tono duro.

Lui scosse la testa, limitandosi poi a fissare la canna nera con espressione assente.

- Non me la vuoi dare? – borbottò la ragazza, sempre più irritata – Benissimo. – sentenziò, decisa.

Posizionò le mani sui fianchi sottili, le labbra strette tanto forte da diventare pallide:

- Premi quel grilletto, allora. – lo sfidò, furiosa – Premi il grilletto, Lello. Non indugiare oltre, te ne prego. Se proprio devi, facciamola finita! -

Lui sollevò la pistola, avvicinandola alla tempia. Non la guardava.

- Fallo! – inveì la ragazza, sbattendo violentemente un piede sul selciato umido – Forza! Premi quel dannato grilletto! – continuò a gridare, imperterrita.

E finalmente i loro occhi si incontrarono. Ginevra tremò impercettibilmente, forzandosi a non indietreggiare di un solo passo di fronte alla disperazione che lesse in quelli umidi di lui.

S’impuntò, come era solita fare, piegando le labbra in un broncio infantile e abbassando la voce:

- Dammi la pistole, Lello. – mormorò, avvicinandosi piano – Per favore. -

Percepì l’incertezza di lui e decise di approfittarne all’istante:

- Uccido Bis. – minacciò, assottigliando lo sguardo – Quant’è vero lo faccio fuori, questa volta. -

La bocca del ragazzo si piegò: se anche aveva voluto essere un sorriso, tutto quello che ne uscì fu una smorfia a metà strada fra lo scherno e la disperazione. Abbassò il braccio, lentamente, quasi al rallentatore.

E la presa sulla pistola si allentò. Le dita di lui lasciarono la presa, lanciandola in direzione di Ginevra.

Un lampo di sorpresa attraversò gli occhi della ragazza che, impreparata, afferrò al volo l’oggetto all’ultimo secondo: strinse la pistola con mani tremanti, mettendo la sicura come lui le aveva insegnato.

Prese un bel respiro, relativamente sollevata.

Fu con sconforto che poi sollevò nuovamente lo sguardo verso di lui, fissandolo decisa:

- Ora scendi di lì, Lello. – sibilò, fingendo sicurezza.

Lui sembrò non sentirla neanche. Le diede le spalle, voltandosi a fronteggiare il vuoto sotto di sé.

Ginevra rabbrividì, perdendo anche quell’ultimo briciolo di autocontrollo che le rimaneva: ora che lui non aveva modo di vederla non doveva più dissimulare il terrore che la stava invadendo, incontrollabile.

- Scendi. – ringhiò ancora, le lacrime che le pizzicavano gli occhi – Scendi, Lello, scendi! – proruppe, alzando la voce. Tremava per lo sforzo di non correre verso di lui e tirarlo giù dal muretto: non avrebbe funzionato, non sarebbe servito a nulla. Rischiava di peggiorare solamente le cose, vero? Vero?!

- Ti scongiuro. – sussurrò, la voce ormai spezzata – Ti prego, vieni qui. –

Sentiva un groppo in gola, qualcosa di amaro che le impediva quasi di respirare.

Una lacrima le rigò la guancia, calda. E sentì di non poter reggere ancora per molto.

- Lello… - chiamò un’ultima volta, le ginocchia che rischiavano di cederle.

Vide le spalle del ragazzo avere un tremito e sussultò, temendo il peggio: smise di pensare e semplicemente si tuffò verso di lui, raggiungendolo in pochi secondi. Protese le dita e strinse un lembo della sua camicia.

Lo strinse con tutte le sue forze, aggrappandovisi con le unghie e con tutta la speranza che le rimaneva.

Fu questione di un attimo. Un misero, infinitesimale, attimo.

Dietro il velo delle lacrime vide il piede di lui che si sollevava, muovendo un passo.

Poi il tempo sembrò rallentare, scandito dalla disperazione, come per dar modo al suo cervello di realizzare il tutto: la camicia che le sfuggiva dalla mano, il corpo di lui che spariva dalla sua visuale.

Boccheggiò, la vista appannata.

Crollò in ginocchio, incapace di pensare a qualsiasi cosa…

E l’unica cosa che riuscì a fare, senza nemmeno sapere perché, fu guardare l’orologio.

 

§§§

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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