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Autore: FedeTwister1996    05/03/2012    0 recensioni
Questa è la mia storia. Ho voluto raccontare una parte della mia adolescenza che ho vissuto e che sto vivendo ancora oggi nel posto dove amo di più stare,ovvero il maneggio,attraverso le difficoltà,i sorrisi,i pianti e le emozioni vissute.
Mi piacerebbe molto ricevere le vostre recensioni e conoscere i vostri pensieri e/o opinioni
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un caldo di pomeriggio di primavera,il sole splendeva,i fiori germogliavano e un venticello leggero mi sfiorava i capelli. Erano appena le due del pomeriggio ed io avevo un sorriso a 36 denti stampato in faccia. Perché? Era sabato, e il sabato significava solo una cosa..si andava in maneggio! Ho sempre avuto la passione dei cavalli,fin da bambina,il maneggio è l'unica cosa che mi rende felice, l'unico posto in cui mi sentirò sempre a casa. Ma quel sabato fu diverso da tutti gli altri. Arrivai in maneggio dopo un quarto d'ora,salutai tutti ma improvvisamente Emily, la piccola figlia dei proprietari mi disse: "É nato Nicole,é nato". Avevo capito subito. Era nato quel puledro,quel puledro tanto atteso. Mi avviai subito verso la scuderia,me lo ricordo ancora. Era il suo box,l'ultimo a sinistra,prima del grande portone. Mi affacciai e lo vidi. Era stupendo,sdraiato a terra dormente,piccolo,indifeso,appena venuto al mondo,nato da solo due giorni. Si chiamava Sunshine,ed era un Quater splendido. Mi colpì subito e mi convinsi immediatamente che quel cavallo sarebbe diventato mio,avremmo fatto molte cose insieme e saremmo arrivati in alto,molto in alto. Smisi di sognare ad occhi aperti. Aprii la finestra del box,la madre si avvicinò con uno sguardo di sfida verso di me. Come biasimarla,dopotutto doveva proteggere il suo piccolo. Il puledro si alzò improvvisamente. Non l'aveva mai fatto. Io rimasi sorpresa,così come Emily. Sunshine si avvicinò,allontanò la madre che nel frattempo mi aveva riconosciuta ed aveva iniziato a fidarsi di me,mi leccò e si fece accarezzare tutto. Ci eravamo scelti a vincenda. Ora avevo un cavallo preferito,ora avevo una ragione per vivere,una ragione per essere determinata ad imparare a montare bene,ed era lui quella ragione,soltanto lui. Scattai una piccola foto,diedi una carota alla madre per ringraziarla dell'opportunità e chiusi la finestra. Avevo già disturbato troppo quel puledro. Il pomeriggio passò in fretta,montai e alle sette di sera tornai a casa. 23 Aprile 2011,il giorno più bello della mia vita,il giorno che porto e porterò nel cuore,sempre. Il giorno seguente andai in maneggio,ma questa volta rimasi un po'di più con Sunshine. La madre sembrava contenta di me ed io ero finalmente felice. Anche Rachele era contenta per me. Lei era una ragazza del maneggio,ci stavamo piuttosto antipatiche a vicenda, ma dopo quella domenica qualcosa tra noi cambiò, infatti lei iniziò a raccontarmi il suo amore per un ragazzo conosciuto in piscina. La ascoltai volentieri e capii che lei non era così male come pensavo. Diventammo legatissime da subito e lei diventò presto la mia migliore amica. Dopo quel fantastico weekend a scuola nei mesi successi non feci altro che pensare a Sunshine,che intanto cresceva, si irrobustiva e diventava sempre più bello e forte. I mesi passarono in fretta ed arrivò presto l'estate.Per fortuna avevo superato la prima superiore senza neanche un debito, i miei compagni di classe mi sarebbero mancati moltissimo,ma l'estate per i ragazzi normali è sinonimo di uscite,divertimento, sballo.Per me era sinonimo di maneggio, Sunshine e Rachele. Non vedevo l'ora di passare un podi tempo con la mia migliore amica e con il "mio"cavallo. Insomma,mio era un aggettivo grande. Avevo messo il Copryright su un cavallo neanche mio,ma non mi importava affatto. Tutti in maneggio avevano un cavallo "proprio",più o meno nel vero senso della parola, anche io lo avevo, e se qualcuno avrebbe osato portarmelo via,l'avrei ucciso. Era la mia più grande paura. Di notte mi svegliavo piangendo, e non dormivo quasi mai sonni tranquilli perché avevo paura che qualche acquirente arrivasse in maneggio e me lo portasse via,mi portasse via la mia ragione di vita. Unica,piccola e indifesa. Aveva solo pochi mesi,ma bastava uno sguardo per capire che sarebbe diventato un gran cavallo. Con l'estate arrivarono anche le buone notizie. Avrei frequentato un corso di un mese in maneggio,per migliorare il mio assetto in sella e prepararmi a delle gare importanti. Cosa voleva dire? Un mese in maneggio,giorno e notte,Sunshine ventiquattro ore al giorno,sempre e comunque. Il campus iniziò il primo giorno di luglio. Era abbastanza stancante. Ci alzavamo la mattina,portavamo al pascolo le pecore,nei paddock i cavalli,davamo da mangiare a tutti e poi finalmente salivamo in sella e montavamo pressapoco fino all'una del pomeriggio. Dopo mangiato giocavamo oppure giravamo a pelo per tutto il maneggio. Anche i cavalli dovevano riposare,ed il riposo se lo meritavano. Ogni tanto ognuno poteva pulire il proprio cavallo ed io pulivo lui, Sunshine. Era divertente,quel mese passò in un battibaleno tra risate,pianti e nuove amicizie. Legai moltissimo con le ragazze del maneggio,tanto che diventammo inseparabili. Eravamo come sorelle,indescrivibile il nostro rapporto. Passare ogni giorno con Sunshine mi faceta stare meglio,molto meglio. Lui iniziava a mostrarmi il suo afffetto,mi seguiva ed io iniziavo a fargli apprendere i primi comandi,piano piano a piccoli passi,di nascosto. Infatti il padrone del maneggio,uomo molto premuroso,temeva per la mia salute. Infatti lui non voleva che si stesse vicino ai cavalli,o che si entrasse nei loro paddock,perché sarebbe potuto succederci qualcosa. Io non rispettavo mai quella regola. Ero sempre con Sunshine,so che lui non mi avrebbe fatto del male perché io mi fidavo di lui, e lui si fidava di me. Con questi giorni fantastici,l'estate finì e la scuola iniziò. Non mi andava affatto di ritornare sui banchi. Le giornate soleggiate mi impedivano di studiare,guardavo costantemente fuori da quella finestra,che dava su un marciapiede. La visuale era piuttosto triste, ma era l'unico modo che avevo per passare quelle ore monotone,immaginandomi di fianco a quel cavallo,mentre giocavo con lui nel paddock. Il mio obbiettivo di tutte le settimane era arrivare viva al sabato,per poterlo rivedere ancora. Con l'arrivo dell'autunno la mia vita perfetta,divenne un vero incubo.I miei genitori iniziarono a litigare,erano sempre sul punto della separazione ed io soffrivo come un cane,ma loro non se ne rendevano conto. No,loro continuavano a discutere,e spesso il motivo delle loro discussioni ero io. Io,quella persona che iniziò ad allontanarsi da loro,iniziai a vedere i miei genitori come due mostri,che mi impedivano di crescere,che mi impedivano di sognare,di vivere la mia adolescenza. Non mi facevano uscire al sabato sera a causa della loro pigrizia,mi sembrava che non facessero nulla per me. L'unica cosa che facevano era portarmi al maneggio,l'unico posto dove potevo sentirmi realmente me stessa,da dove non me ne sarei mai voluta andare. Alla sera tardi,il sabato e la domenica,quando il telefono vibrava ripetutamente nelle mie tasche,capivo che era l'ora di andare,l'ora di ritornare alla mia schifosa vita,prima di rientrare in un mondo magico,sei giorni dopo. Mi faceva sempre male ritornare a casa,passavo dall'avere un sorriso stampato sulla faccia,ad un muso lungo e triste. Sopratutto perché lasciavo Rachele. Mi stavo affezionando troppo a quella ragazza e non volevo,perché sapevo che se mi avesse delusa io ci sarei rimasta così. Me la prendevo per qualsiasi cosa con lei. Mi arrabbiavo se non rispondeva ai messaggi,se non mi cercava. Non perché dubitassi della sua amicizia,anzi,credevo molto in lei,però mi dava fastidio il fatto che lei non mi cercasse. Ma con il passare del tempo mi resi conto che io sbagliavo e che ero soltanto una stupida. Perché? Era la prima persona a cui non riuscivo a dimostrare affetto. Non riuscivo e non riesco ancora a dirle un "Ti amo"in faccia,per paura di una sua reazione. Non sapevo come avrebbe reagito,ho sempre avuto la paura di perderla e nella mia testa mi frullava sempre l'idea: "E se non vorrebbe sentire quella frase da me?,se le dessi fastidio?"Lei è stata l'unica persona con la quale non sono mai stata completamente spontanea, a causa delle mie fottutissime paure. E a volte ripensandoci capisco che sono solo una ragazza stupida,perché se le dimostrassi davvero cosa vale per me,saremo due amiche inseparabili,più di quanto lo siamo già. Amo ed amavo troppo quella ragazza,era una parte preziosa della mia vita,una parte che non volevo perdere per nessun motivo al mondo,e se fosse successo non me lo sarei mai perdonata. Tornando a Sunshine,l'autunno era passato ed era arrivata la prima neve,il mio cavallino vedeva per la prima volta la neve, e a quanto pare gli piaceva. Fino ai tre anni sarebbe stato libero di vivere la sua vita e godersi la sua infanzia,prima di essere addestrato. Lui viveva in un grandissimo paddock con una casettina di legno assieme al suo fratellino. Quando mi vedeva mi correva incontro a tutta velocità e finiva col fermarsi facendo uno stop in mezzo al terreno quando raggiungeva l'unica cosa che ci divideva. La recinzione elettrica. La temuta e invalicabile recinzione elettrica. Non mi importava degli aggettivi di quell'ostacolo,io aprivo il cancello ed entravo da lui,lo coccolavo tutto e lui giocava con me. Un giorno mi è venuto incontro con un bastone in bocca,ed io vedendo la sua faccia buffissima scoppiai a ridere e gli dissi: "Sunshine,non sei un cane!" Quel cavallo aveva anche il senso dell'umorismo. Adoravo sempre di più i weekend. Così passarono i primi tre anni della vita di Sunshine ed arrivarono anche i miei diciott'anni. Non desideravo una macchina,una borsa firmata,no io desideravo solo ed unicamente lui. Ed il mio desiderio si avverò. Nelle estati precedenti mi rimboccai le maniche e guadagnai qualche spicciolo per contribuire al suo mantenimento,anche se fosse stato solamente per un mese. I miei genitori considerarono queste piccole cose,i miei bei voti a scuola e i sacrifici fatti ed il giorno del mio compleanno uscii da scuola e trovai Sunshine nel prato della scuola con Rachele accanto. Si avvicinò a me e mi disse,ecco,ora è tuo. Non ci credevo,piangevo,non sapevo cosa dire. Una lecitina di Sunshine mi riportò alla realtà,baciai la mia migliore amica,i miei genitori,tutti e me tornai a casa fiera con il mio cavallone. Iniziai subito l'addestramento con lui,fu un cavallo bravissimo e dolcissimo,non gli ho mai tirato una sberla,imparava in fretta,giorno per giorno,facendo passi da gigante. Gareggiai con lui,molte volte. Eravamo sempre in testa,ci fidavamo l'uno dell'altra e come mi ero promessa arrivammo in alto,molto in alto,vincemmo i campionati mondiali di reining e fui molto molto molto fiera di lui. Oggi lui ha 20 anni,ma sembra ancora un giovincello ed è in gran forma. Non troverò mai più un cavallo come lui. Viviamo in America,in aperta campagna con Rachele e il suo cavallo. Il mio desiderio si è avverato,lavoro con i cavalli e vivo con la mia migliore amica. Ho una vita perfetta,da cui ho imparato che non devi mai farti mettere i piedi in testa,essere troppo buona e lasciar credere a qualcuno che i tuoi progetti non si avvereranno mai. Perché non é vero. Never say never.
  
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