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Autore: SoloDolo    05/03/2012    0 recensioni
Ok, un attimo di attenzione: questa per me non è una semplice storia. E' uno sforzo artistico che ho partorito in un momento di pura inclinazione spirituale, quindi vorrei che chiunque, prima di affrontare questo racconto si faccia un piccolo esame di coscienza: se state girando il sito solo per non annoiarvi, fermatevi qui. Se avete voglia solo di storie tranquille, non azzardatevi ad aprire. Voglio che, una volta entrati, leggiate il racconto dall'inizio alla fine. Se non è finito, potete mettetelo in ricordati, o anche no, cosa me ne frega. L'importante è che non lo affrontiate con frivolezza. Sarebbe come crocifiggermi. Grazie.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dire che Jude avesse una vita sociale era un eufemismo: la sua esistenza era fra 5 o 6 stanze al massimo, la sua vita sociale era l’attimo in cui dalle labbra screpolate di un ultraottantenne venivano disposte in fila le lettere del suo nome. Ma bastava, dopotutto. Un uomo senza ambizioni è un uomo fortunato, o almeno così pensava per rincuorarsi.
-Mi accompagni in chiesa, per favore?
-Certo, signora Lisa.
Aveva una fidanzata, in effetti. Ma era un rapporto a distanza, e, a dire la verità, a Jude non pesava più di tanto. E neanche a lei. Con l’unica differenza che Jude era sicuro di non farle le corna per compensare, ma non poteva dire altrettanto per quanto riguardasse lei. Ma decise di scacciare questi pensieri, una volta inginocchiato sul gradino della panca. 
Non sapeva bene chi pregare. Non sapeva se chiamarlo Dio, o Allah. Non era neanche ben sicuro della sua esistenza. Però qualcuno doveva spiegargli qualcosa;  un trucco del mestiere, ad esempio. I vecchi lo capivano quando gli parlava, o no? La dentiera faceva solletico alle gengive? Questa in effetti era solo una curiosità. Si ritrovò, un’oretta dopo, a divagare nei suoi pensieri, quando si accorse del tempo che era trascorso. Tanto per Lisa non cambiava niente. Così la svegliò.
-E’ pronta, signora Lisa? E’ sveglia?
-Sì, sono sveglia, giovanotto.
-Era già sveglia?- Jude impallidì.
-Sono sempre stata sveglia. Non mi risulta che si debba addormentarsi, per pregare.
Jude ci pensò sopra un istante. Il ragionamento gli parve filare liscio.
E poi,- continuò -Gesù non parla con chi non lo vuole ascoltare.
A stare con gli anziani, tra le altre cose, ripassi le vecchie lezioni di catechismo.
-Ora la accompagno in camera.
Lo fece, la accomodò sul letto e la salutò. Due passi ed era l’ora di controllare Robert. Ma quando Jude entrò nella stanza 35, Robert non c’era.
Andò a controllare in sala pranzo, e Robert non era neanche lì. Neanche la sua sedia, a dirla tutta. Andò nella “stanzetta relax”, dagli assidui frequentatori della scacchiera. Ma non c’era nessuno. I pezzi erano ancora disposti come durante una partita; il nero era chiaramente in vantaggio. Allora Jude, allarmato, decise di avvertire la reception. Fu mentre camminava lungo il corridoio, che vide la famiglia di Robert. La madre aveva le guancie rigate le lacrime, e sembrava molto di fretta. Aveva in braccio un bambino. Il bambino piangeva, e fra le mani non stringeva alcuna scatola di cioccolatini. In quel momento Jude realizzò come erano andate le cose. 
Entrò in reception nervosissimo.
-Scusa Marta.. Dov’è il signor Robert?
La vecchia signora riempì di rughe la fronte.
-Mi dispiace, tesoro. Il signor Roberts è deceduto ieri pomeriggio tardi in seguito ad un’insufficienza cardiaca. E’ stato portato via stamattina, i parenti sono venuti a firmare alcuni moduli.
Jude si rinchiuse in bagno, straziato. Serrò la porta del gabinetto e vi sedette sopra, respirando profondamente, tenendo una mano al suo spray per l’asma. Poi chiuse gli occhi e iniziò a singhiozzare come un neonato. Fu allora che il nipote di Robert entrò e lo sentì.
-Ehi- Jude si zittì -piangi? 
-Sì.- tirò su un paio di volte -Non ero legato particolarmente a tuo nonno, però è.. così triste. 
Jude vide che da sotto la porta del bagno il bambino gli stava passando qualcosa.
-E’ il mio ultimo cioccolatino. Mia mamma ti ringrazia per il lavoro che hai fatto.
E, detto questo, uscì.
Jude rimase seduto a lungo senza pensare a niente. Poi prese il cioccolatino, lo scartò e lo adagiò tra le labbra. Poi, ripensandoci, lo riprese in mano, lo incartocciò e lo nascose nel suo armadietto. Il resto del suo tempo quel giorno lo passò a parlare con Larry.
-Lo so, ragazzo. E’ triste. Ma non sarai te a cambiare le cose.
Riguardando la scacchiera, Larry condivise la buona posizione del nero. Poi si alzò, prese l’alfiere bianco e diede scacco al re in diagonale. 
Jude rimase interdetto.
-Te lo mangio.
-Fallo.
Jude si difese col pedone: allora Larry spostò la torre dall’ultima colonna e minacciò nuovamente il re. Questa volta era chiuso dal pedone e non riusciva più a scappare, né a difendersi.
-Questa la lascio alla tua personale interpretazione- disse, ed uscì.
  
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