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Autore: nikita95    05/03/2012    5 recensioni
E se John non trovasse un modo per fare sopravvivere le cara figliola Elena come umana, e Klaus accettasse lo scambio di Stefan con la zia Jenna? Se Damon non fosse stato morso da Tyler?Vi piacerebbe conoscere un risvolto alternativo della storia? Continuate a leggere!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tante volte la vita, come si sul dire, ti mette tra l’incudine e il martello.
Ti costringe a prendere una decisione, che nonostante tutto porterà danni qualunque essa sia.
Diciamo che la vita ti mette alle strette e non ti permette di prendere una scelta senza essere d’intralcio a qualcuno, o motivo di dolore a qualcun’ altro.
Ma quella volta Elena non si sentiva tra l’incudine e il martello.

Era solo consapevole di essere, lei l’incudine e Damon invece il suo martello.
La vita questa volta non le stava dando molte scelte, lei questa volta sarebbe stata colpita, e annientata stava solo alla neo-vampira ritardare i tempi.
Damon non la riconosceva, nonostante lei non facesse altro che provare a convincerlo di non essere la centenaria vampira Katherina.
Ma non lui era assuefatto, confuso, in balia dei sentimenti, non ci si poteva fare nulla.
Non le rimaneva altro che prendere tempo, nella speranza che lui potesse riprendere la lucidità.
Fuggire: non era proprio da tenere in considerazione, significava correre per le strade di Mystic Falls, alla velocità della luce con un vampiro assetato di sangue alla calcagna; e poi dove sarebbe andata? Ovunque avrebbe messo in pericolo qualcuno, e lei non voleva.
Damon non faceva altro che cercare di aggredirla e lei non faceva altro che schivare per paura di potergli fare male.

Non aveva un arma con sé, mentre lui ne aveva due: il desiderio di ucciderla e il paletto.
“Non mi scapperai un’altra volta, Katherina, da qui uno solo uscirà vivo!”
Elena doveva prendere coscienza della situazione, ora!
In un momento di pausa tra una attacco e l’altro, spezzò la mano destra del vampiro, quella che teneva il paletto, facendolo urlare di dolore, dopo corse lungo le scale fino al piano di sopra.
Al piano superiore c’erano solo le numerose camere da letto e ciò non l’aiutava, non aveva parecchio tempo, presto le ossa del polso si sarebbe ricostruite e Damon sarebbe corsa a cercarla.
Elena entrò in una di quelle stanze, e si chiuse lì dentro.
Bloccò l’ingesso con tutto ciò che poteva, poi corse al piccolo comodino di legno e staccò il piede: se fosse arrivato avrebbe attaccato un’altra volta, senza esitare.

Poi pensò a una soluzione più indolore.
Prese il telefono che aveva nella tasca dei jeans, e cercò il numero di Bonnie nella rubrica, quando lo trovò dall’altra il telefono  prese a squillare.
“Cosa c’è Elena? È tardi!” rispose un’assonnata Bonnie.
“Vieni subito a casa Salvatore, Damon è impazzito” rispose inespressiva Elena.
“Arrivo subito”

Poi avevano chiuso subito la chiamata, senza commenti, l’una in pensiero per l’altra.
Ma Elena sapeva che in fondo Bonnie sarebbe stata bene, ecco perché aveva chiamato lei.
Damon non avrebbe mai potuto trovare l’occasione di avvicinarla.
Alaric era pur sempre umano, e Caroline ancora una vampira troppo giovane per affrontare un vampiro centenario in balia della sete di vittime.

Elena ripose nuovamente il cellulare nella tasca, e si sedette per terra con la schiena lungo il muro, in un punto della stanza in cui non si vedeva la porta e quindi dove Damon non l’avrebbe vista subito e lei avrebbe avuto il tempo di scappare.
Passarono circa 10 minuti nel silenzio più totale, se ancora avesse potuto battere, Elena avrebbe sentito il suo cuore, accelerato, pulsare.

TUM TUM

Due rumori, provenienti dallo stesso piano: Damon era vicino.
Elena si nascose meglio.
Il rumore era sempre più vicino.
Alla sua destra..
No alla sua sinistra..
Si mosse, questa volta veramente pronta ad attaccare, ma non vide niente.
Poi improvvisamente sentì un mano afferrarle la spalla e sbatterla contro il muro, impedendole qualsiasi fuga.
Due occhi ghiaccio iniettati di sangue investirono il campo visivo della ragazza.
“Damon ti preg..”

La preghiera le morì in gola.
Il tempo si fermò.
Il sangue e li si gelò nelle vene.
L’angoscia e il terrore presero il sopravvento.

Il paletto le aveva perforato lo stomaco, provocandole un rigetto che riuscì a stento a trattenere.
Nel momento stesso in cui Damon aveva colpito, ad Elena era sembrato di poter morire.
Si era piegata sulle ginocchia, scendendo lungo il muro, lasciando su di esso una lunga striscia si sangue.
Non riusciva più a parlare.
Ma doveva.

Damon le prese l’altro paletto dalle mani, prima che lei lo potesse lanciare lontano, e lo conficcò nella sua spalla.
Un altro gemito di dolore la fece urlare, ormai incapace di respirare.
L’angoscia, la paura erano troppi e opprimenti.
Le avevano detto che si poteva chiudere alle emozioni se solo avesse voluto, ma non ci riusciva.
E continuava a soffrire.
 
Lui giocando con il suo dolore le aveva estratto il paletto dalla stomaco e lo aveva alzato dritto sul suo cuore.
Elena non sperava più, cercava solo di vivere tutta quella situazione come se non le stessa appartenendo, per resistere solo un po’ di più.
Damon che l’aveva trasformata per farla vivere, ora sarebbe diventato il suo carnefice, senza che neanche se ne rendesse conto.

La guardava con occhi infuocati di sangue e di furore.
“Finalmente pagherai per tutto ciò che hai fatto” le aveva urlato contro.
Ma lei non poteva rimanere inerme sotto quella furia e quella rabbia, doveva reagire, voleva.
“Ti prego Damon, guardami, guardami negli occhi, ti chiedo solo questo sono io Elena, sono la tua Elena, io non sono e non sarò mai Katherna. Guradami!”
Aveva urlato straziata tra le lacrime, cercando prepotentemente i suoi occhi.

“Guardami!, Guardami! Damon, guardami!!”
Continuava a urlare, piangendo sempre più forte, perché aveva voglia di piangere e di urlare, di esprimere il suo ardente desiderio di continuare a vivere.
Lui allora non aveva potuto fare a meno di guardarla.

Lentamente abbassò le mani, arrendendosi.
I canini si ritirarono.
Gli occhi tornarono del loro colore blu oceano, ma erano colmi di tristezza e confusione, poi si riempirono di delusione e di disprezzo.. disprezzo verso di sé.
Quegli occhi così vicini così perfetti, ad Elena erano sembrati così belli e soprattutto familiari, come se li avesse già visti così immacolati, già così colmi di tristezza.
E lentamente il ricordo tornò.

 
Damon quella sera era arrivato nella sua camera e lei non lo aspettava proprio, non a quell’ora, non in quel momento.
L’aveva trovato seduto vicino la finestra con il suo ciondolo alla verbena in mano.
Ti ho riportato questa!” fece Damon indicando la collana.
Pensavo di averla persa. Grazie”
Continuò Elena, cercando di afferrarla, ma lui si tirò indietro impedendoglielo.
“Ti prego ridammela”
Adesso Elena stava iniziando a preoccuparsi.
“Ho solo una cosa da dire.” Insiste Damon ignorando le sue preghiere.
“Perché devi dirla con il mio ciondolo in mano?”
Non voleva che lui le manipolasse la mente, le dicesse qualcosa che avrebbe dovuto dimenticare.
Ma lui rispose alla domanda senza ancora consegnarle la collana.
“Beh...perché quello che sto per dire è probabilmente la cosa più egoista che abbia mai detto in vita mia. Almeno una volta devo dirlo e tu devi solo sentirtelo dire. Ti amo Elena, ed è proprio perché ti amo che non posso fare l'egoista con te. Per questo non puoi saperlo. Io non ti merito...ma mio fratello si. Dio quanto vorrei che non dovessi scordarlo, ma devi!”
Dopo quelle parole, ormai dimenticate, solo un piccolo soffio aveva sfiorato il volto della ragazza, che si diresse verso la finestra per chiuderla.

 
L’amava!
Elena ora ricordava.
Lui l’amava e continuava a farlo e lei era stato tanto ceca da non accorgersene.
Quelle di Damon, non era né un’infatuazione, né una vendetta contro il fratello, era amore.


Ti amo Elena, ed è proprio perché ti amo che non posso fare l'egoista con te.

Quella frase ancora le ronzava nella mente mentre riprendeva consapevolezza della situazione.
Ma quando rialzò lo sguardo non incrociò due occhi blu, ma un paio di occhi nocciola che la fissavano confusi.
 

angolino autrice
 sono ancora più in ritardo della settimana scorsa, avete ragione, finire il capitolo in quel modo e poi pubblicare l'altro dopo tanto tempo (una settimana), ma sono stata impegnatissima, tra scuola e altro!!!

speriamo che nonostante tutto continuate a recensire e mi diciate cosa pensate della storia.
mi scuso anche con quelle che hanno recensito il precedente capitolo a cui non ho risposto subito.
quindi vi ringrazio doppiamente, e spero che mi lascerete un'altra recensione.
ciao a tutte: chi legge, recensisce, insrisce tra le preferite e le seguite, e grazie ancora!!!

   
 
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