NOTE:
Aggiorno in
virtù di non si sa quale grazia divina, perché
è davvero un brutto periodo (tra
il computer totalmente da reimpostare e che per di più non
si connette a
internet e i miei vari casini) per cui, a scanso di equivoci, vi chiedo
di
portare pazienza. Non so davvero quando e come riuscirò a
postare il nuovo
capitolo, ma sappiate che non ho intenzione di mollare voi lettori,
né
tantomeno questa storia. Incrociate le dita per me e speriamo che tutto
si
sistemi.
Detto
questo, vi lascio ai nostri beniamini.
Buona
lettura!
“COSA?!”
esclamarono all’unisono John e Gregory.
“Sst,
non svegliate il bambino” li rimproverò
severamente
Sherlock, portandosi un dito davanti alla bocca.
“Hai
ragione, caro. Scusa” mormorò il dottore.
“Mycroft,
come sarebbe a dire che ci sposiamo?”
incalzò Lestrade con un tono di voce sufficientemente
basso.
“Non
porre domande di cui conosci già la risposta e che
offendono la mia intelligenza e la tua, Greg” rispose quegli,
inarcando un
sopracciglio.
“Io
pongo domande più che legittime!” si
imporporò l’altro,
ignorando per amor di pace la smorfia ironica dipintasi sul volto di
Sherlock.
“Ti è per caso sfuggito di mente che agli occhi
della legge risulto ancora
sposato con Melanie?”
“Se
è per quello, posso ottenere le carte del divorzio
già
firmate da lei e convalidate dal giudice in meno di mezzora”
spiegò serafico
l’uomo. “Non c’è cavillo
legale che un agente dei Servizi Segreti di Sua Maestà
non sappia aggirare”.
“Chiamalo
cavillo” rimuginò tra sé e
sé John.
“Va
bene, fingiamo per un attimo che il problema della mia
ex moglie non sussista più. Come la mettiamo con la
proposta?” l’ispettore
rivolse uno sguardo di biasimo al compagno.
“Proposta?”
sillabò Mycroft, tamburellando le dita sul
manico dell’ombrello.
“Sì,
Mycroft. La proposta di matrimonio, quella proposta.
Sai, solitamente quando una
coppia si sposa è perché uno dei due si
è inginocchiato di fronte all’altra
persona offrendole un solitario e chiedendole di trascorrere insieme il
resto
dei loro giorni” puntualizzò Gregory con delizioso
sarcasmo.
“Non
capisco. Vuoi che mi metta in ginocchio e ti regali un
anello di fidanzamento?” domandò seriamente
perplesso.
“Mio
Dio, no! No. Sarebbe fin troppo grottesco, alla nostra
età e tra uomini” balbettò rosso in
faccia, mentre John veniva colto da un
improvviso attacco di tosse e il detective sbuffava alzando gli occhi
al cielo.
“Cos’è
che vuoi, allora?”
“Mi
sembra ovvio: che tu mi chieda di sposarti, che non
prenda questa decisione senza consultarmi” replicò
a muso duro.
“Davanti
a mio fratello e a John? Devo proprio?”
“Devi”.
“E
sia” sospirò Mycroft dopo un breve attimo di
silenzio.
“Gregory Lestrade, vuoi fare di me un uomo onesto e convolare
a giuste nozze?”
domandò arrossendo giusto un pochino.
“Fammi
avere la sentenza di divorzio e potrai impalmarmi già
questo pomeriggio” fu la subitanea e appassionata risposta
dell’ispettore.
“Ti
prendo in parola” sorrise soddisfatto Mycroft.
“Sherlock, John, siete prenotati come testimoni”
annunciò agli altri due.
“Assurdo”
mugugnò il minore dei fratelli Holmes, spingendo
avanti e indietro la carrozzina gemellare per conciliare il sonno ai
bebè.
Mycroft
non aveva lasciato loro possibilità di replica o di
rifiuto (era davvero tirannico quando si metteva d’impegno),
motivo per cui
adesso si trovavano ad assistere all’insolito matrimonio,
officiato niente meno
che dal sindaco Johnson in persona nell’abbazia di
Westminster. John,
frastornato, portava Boswell infilato nello zaino port-enfant. Un
manipolo di
agenti dei SI piantonava tutti gli ingressi della chiesa.
“Uhm”
assentì il dottore, sedutogli a fianco su una panca in
prima fila. Erano gli unici invitati, del resto. “Devi ancora
spiegarmi come
facevi a sapere che stessero insieme, io credevo che si conoscessero a
malapena”.
“E’
stato durante il nostro soggiorno a Baskerville, quando
abbiamo incontrato Lestrade nella hall della locanda. Ad un certo punto
si è
lasciato sfuggire una frase del tipo: ‘Eseguo sempre gli
ordini di Mycroft’ -non
mi ricordo le parole esatte, l’ho rimossa dal database- ed
è arrossito. Alquanto
sospetto, non trovi? La sua reazione unita al fatto che avesse chiamato
mio
fratello con un tono così confidenziale e che dalla sua
camicia mi arrivassero
zaffate di L’Eau Par Kenzo -guarda caso il profumo preferito
di Mycroft- mi
hanno suggerito la risposta. Elementare, Watson”
snocciolò tutto d’un fiato.
“Sai,
Sherlock, il giorno in cui la pianterai di
rinfacciarmi le mie scarse facoltà analitiche mi
metterò a ballare la lambada
vestito solo di un boa di piume nel bel mezzo di Piccadilly
Circus” sorrise
amaramente l’altro.
“Non
capisco il perché di tutta
quest’acrimonia” lo guardò
con tanto d’occhi. “Di solito ti piace ascoltare le
mie deduzioni”.
“Non
quando infili ‘Elementare, Watson’ nel discorso.
E’
umiliante”.
“John,
è un intercalare come un altro”.
“Tu
dici?” ribatté tagliente. “Allora non ti
dà fastidio se,
per esempio, comincio a darti dello psicopatico ad ogni pie’
sospinto -così,
come intercalare?”
“Non
è affatto la stessa cosa. Non mi passa nemmeno per la
mente di insultarti, o attribuirti un difetto che non ti
appartiene” mormorò
Sherlock, raggrumando confuso le labbra.
“Per
me lo è, Sherlock. E’ la stessa cosa.
Sei un uomo brillante ed è uno spettacolo
sentirti esporre i tuoi ragionamenti ma, detto fuori dai denti, quando
fai
pesare agli altri la tua genialità sei solamente irritante,
un galletto tronfio
con il petto in fuori e la cresta alta” soffiò
rabbiosamente.
“John,
ascoltami. Capisco dove vuoi andare a parare, ma è
ora che tu la smetta di sentirti
tanto inferiore a me, perché non lo sei affatto”
parlò con voce morbida e
sommessa, chinandosi per sussurrare direttamente
nell’orecchio del compagno.
“Il fatto che tu possieda un’intelligenza normale
-bada bene: normale, non
inferiore- non è un deficit. Ti ho mai accusato di essere un
idiota decerebrato
come Anderson e la Donovan, per caso?”
“No,
ma ti diverti lo stesso a punzecchiarmi”.
“Perché
ho un pessimo carattere. Manco di tatto e
gentilezza, metto a disagio le persone, sono molesto. Credi davvero che
non invidi
la tua capacità di dire sempre la cosa giusta al momento
giusto, o la tua
umanità? Tu sei il cuore ed io il cervello, è per
questo che formiamo una
coppia formidabile; l’uno non può andare lontano
senza l’altro. E comunque, lo ripeto:
non ho mai pensato che tu fossi stupido. Se ti ho involontariamente
dato questa
impressione me ne scuso”.
John
si voltò a guardare lo spilungone al suo fianco. Negli occhi
cristallini, nella piega ansiosa della bocca, nella pressione
esercitata dalle
dita che stringevano il manico della carrozzina lesse tanta di
quell’insicurezza, tenera goffaggine e sincerità
che non poté che sciogliersi.
“Non
so come tu ci riesca, ma ogni volta riesci ad
intortarmi” disse tendendo una mano verso il volto del
detective.
“E’
anche per questo che mi ami” sorrise Sherlock,
appoggiando la guancia contro la mano che gli veniva offerta.
“Adesso
assolviamo ai nostri doveri di testimoni e poi torniamo a casa,
l’odore
dell’incenso mi dà la nausea”.
“E’
stata una bella cerimonia, in fin dei conti. Molto
intima” osservò il dottore, salendo le scale con
la testolina di Boswell che
faceva capolino da dietro la sua schiena.
Sherlock
lasciò la carrozzina nell’ingresso, sotto
l’attaccapanni, e si caricò in braccio prima Irene
e per secondo Hamish. “Dobbiamo
pensare alla cena” fece notare, insolitamente prosaico e
affamato. “Dovrebbe
esserci una lattina di Campbell in dispensa, dietro alla mia scorta di
bulbi
oculari. Ci sono da preparare i biberon per i piccoli e la minestrina
per
Boswell”.
Nessuna
risposta. “John? Mi hai sentito?” percorse gli
ultimi gradini.
John
era in piedi, immobile come una statua di sale in mezzo
al salotto, gli occhi sgranati e fissi su una donna bionda sulla
quarantina
seduta in poltrona che sorseggiava tranquillamente una tazza di tè.
“Harry?”
mormorò il dottore.
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Di
precisazioni inutili da fare ne avrei a bizzeffe, peccato
(o per fortuna?) che mi manchi totalmente la voglia e che abbia
dita-polsi-avambracci
totalmente anchilosati… sicché niente, ecco.
Spero
che il
capitolo vi sia piaciuto. Fatevelo bastare per almeno
un’altra settimana, ché sono
un po’ presa con le bombe.
Questa,
se vi interessa,
è la mia pagina autore su Facebook, per seguire in diretta i
miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Un
bacio a tutti
voi, miei adorabili e fedelissimi lettori! <3