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Autore: MorgueHanami    06/03/2012    1 recensioni
Mi avevano chiesto il continuo della storia ' La nuit du Chasseur '.
Bene, allora ho deciso di partire dall'inzio.
Da Zero.
Morgue è Lex. Una fortunatissima ragazza, destinata ad affiancare i Thirty Seconds to Mars non solo nell'ambito della Musica...
..ma anche nell'ambiente Vita. E capirà davvero il significato di 'Echelon + 30 seconds to mars = Family'
Ma ormai il concerto era finito; nella mia mente il ricordo di me folle che scavalca le transenne e si aggrappa al palco tendendo la mano al cantante. La security ovviamente ha fatto del suo meglio... stava per sbattermi fuori dall'Ippodromo! Ma Jared li ha bloccati. Jared mi ha preso la mano che tendevo piangente, me l'ha stretta e mi ha tirato sul palco. Mi ha abbracciato, mi ha chiesto cosa avevo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 this War? No, this isn't. This is Love.

A chi avrebbe il coraggio di dare la propria vita
per la Musica.

 
Capitolo 11 - Scelte 


Gocce di pioggia velenosa solcavano quel vetro lievemente appannato dal mio corpo ancora caldo per la doccia. Nella stanza dell'albergo, mi gaurdavo attorno spaesata, cercando di raccimolare tutte le forze perdute e restare in piedi. Dalla finestra decorata s'intravedeva, tra le facciate delle gocce che scendevano, la Tour Effeil ornata di tante piccole luci che la rendevano più maestosa ed imponente, tra quelle piccole lucciole interpretate da locali, case e macchine.
Osservavo il tutto in silenzio,lasciando che la mia mano percorresse solamente il bordo del giubbino in pelle. " Sì è il giubbino di Jared." mi aveva detto Ax qualche minuto prima, mentre sbatteva la porta dell'albergo e andava via, lasciandomi sola. Con il silenzio. Mi specchiavo nella finestra, delineando le borchie di quel giubbino che tante volte avevo visto nelle foto, e aspettavo che m'accorgessi di essermi fatta scappare l'ennesima opportunità. Accarezzai con la punta del naso il colletto, sentendo il profumo di Jared. Qualcosa nacque dallo stomaco crescendo pian piano fino ad arrivare al cuore. Si fermò per qualche istante. Sentii il respiro venire meno e l'immagine sfocata di Jared che mi dice di addormentarmi e non temere. Lo stomaco contorcersi, chiudersi e la gabbia toracica quasi appiattirsi per il dolore. Barcollai per qualche secondo, mi stropicciai gli occhi.  P a n i c o .
Mi ricomposi, lentamente, cercando di non pensare a cosa indossassi. I miei occhi si spostarono sul riflesso alla finestra - il mio - osservando il corpo ancora bagnato e nudo con le gocce che scendono sulla pelle delle gambe, condonfondendosi con quelle che in realtà accarezzavano il mio 'specchio'. Lasciai che gli occhi umidi si possassero sull'orlo del mobiletto vicino a me, ricordando della sigaretta poggiata lì e accesa da un bel po'. La presi portandola alla bocca. Mi guardai per qualche lungo istante. Con questo giubbino e la sigaretta, i capelli bagnati e l'atteggiamento serioso potrei fare un calendario porno. Sospirai, aspirando lentamente. CHiusi gli occhi. Portai la mano all'orlo del mio cellulare. Aprii gli occhi. Cacciai via il fumo. Osservai il cellulare. L'unidici novembre è passato. Adesso.. adesso c'è il diciotto.
Premetti il tastino al centro, notando le centotrentordici chiamate perse di Eden, i duocentoventintordici messaggi di Lex e il tutto, sommato alle chiamate di Fluo per i Messaggi in segreteria della Yra, fratto le bestiemmie in cinese della Evey, che non poteva contattarmi perché non aveva campo.


" Morgue, allora ? Ce l'hai fatta? Ti prego rispondici! Siamo in pensiero!"
" PORCO CAZZO! Perché ha URLATO IL TUO NOME? Ha detto DONIA! Giusto? HA URLATO DONIA!!!! "
" MALEDIZIONE! Ma perché non ritorna Jared? Shan e Tomo non sanno come fare! Ma tu dove cazzo sei? Lo hai incontrato? Aliceeeeeeeeeeeee! "
" Cazzo, ti prego, rispondi. Cominciamo a preoccuparci! "
" Dove cazzo sei? "
" Donia. Jared è ritornato. Ha detto che la Groupie sta bene.
Aspetta. Un momento. Ha detto che DONIA - la groupie - sta bene. HA DETTO DONIAAAAAAAA! "
" adesso il concerto è finito. TU PERò ANCORA NON TI FAI SENTIRE
. "
" Ha chiamato Ax. Ha detto che è arrivata la lettera.. congratulazioni amore!"

Arricciai il naso, ma nulla di più. Spensi frettolosamente il cellulare, prima che mi tempestasse con nuove ed esilaranti scoperte. La verità è che quella parola - lettera - non mi piaceva. Per niente. Spensi velocemente la sigaretta nel portacenere, mentre mi lasciai cadere sul materasso. Duro. Scomodo. Sbuffai. Passai le mani sulla faccia, cercando di non pensare a quello che era successo: ancora non avevo visto i miei genitori da questa grandissima bravata, nè avevo quell'intenzione. Tantomeno di vedere Ax.. sembrava veramente giù di corda, come se dovesse portare sulle spalle il peso di un gran macigno. E forse è così.
Mi stiracchiai strusciandomi contro le lenzuola fredde, sorridendo appena. Il profumo di Jared mi invase le narici quando, cercando un posto caldo, m'intrufolai con il viso e il nasino all'insù nel giubbino. A quel punto sentii bussare alla porta.
- Donia? -
mia madre. Sospirai, mentre mi voltai ad osservare la porta.
- ciao. -
risposi solamente, alzandomi e poggiando la schiena sulla ringhiata del letto matrimoniale, eppure solo ed unicamente prenotato per me. A proposito, mi chiedo chi sia stato a mandarci in questo albergo così.. lussuoso. Tende rosse in seta, parquet e letto a baldacchino. Niente male.
 Immaginai mia madre che confusa - come nei film - si mangiucchiava le mani, sospirava, apriva bocca come a voler dir qualcosa ma forse le parole erano troppo futili e per lei inappropriate, quindi preferiva tacere. Si mangiucchiava il labbro, lo so, lo faccio anche io, mentre cercava il modo per cominciare una discussione senza litigare.
- scusa. - mi sentì di dire, così, su due piedi.
- Apri la porta. - rispose ma io non m'alzai da quel letto. - C'è la lettera dall'Accademia delle Belle arti in Francia. Quella per cui hai fatto il concorso. -
La lettera. Le congratulazioni. Sono ancora qui in Francia per un solo motivo: i miei disegni. Sospirai rumorosamente, strusciando il bacino contro le lenzuola, distendendomi; trattenni le lacrime, forse di gioia, mentre chiesi a mia madre di cosa parlava. Cosa diceva quella lettera.
- Hai vinto il concorso, Donia. Hanno promosso i tuoi disegni. Voglio farti fare uno stage. Il diciotto novembre, tra una settimana, dobbiamo andare a ritirare il premio. Al galà delle nove. Ovviamente nove di sera. - quelle parole si schiantarono contro la mia mente violentemente, come il mare fa contro lo scoglio; respira, Donia, respira lentamente.
- Passami la busta sotto la porta. -
- non vuoi proprio aprirmi? -
- sono appena uscita dalla doccia. -
- Hai vergogna? -
- Lo sai che ho vergogna di farmi vedere anche in costume. -
non ci fu risposta. Vidi una lettera dalla carta colorata, con schizzi di colore ovunque, passare sotto la porta. Mi alzai e la pescai, portandomela tra le mani. Un respiro, profondo.
- Vado nella mia stanza. Sono lì se vuoi parlare. Abbiamo da discutere su quello che hai combinato. Lo sai. -
- Se l'ho fatto un motivo c'è. Jared non te l'ha detto? -
- Abbiamo parlato con quello, là.. quello con i capelli lunghi.-
- Gesù Cristo. Si chiama Tomo. -
- Tomislav, sì. -
la sentii allontanarsi, così. Mentre aprivo la busta, notai la mia mano tremare sull'orlo della carta ruvida; Donia, ti prego, calmati. L'aprii lentamente, gettai a terra la busta e sedendomi a gambe incrociate, osservai l'invito al gala. Ed è fissato il Diciotto Novembre, alle 21.00. Lo stesso giorno del prossimo concerto dei Mars. Lo stesso giorno in cui andrà Gemma.
A proposito di Gemma.. devo chiamarla, mi aveva esplicitamente chiesto di farle sapere come me la sarei cavata senza biglietto. Direi che me la sono cavata bene, parte il fatto che stavo per morire.. ma morire quasi è il giusto prezzo da pagare, se volevo vedere Jared, Shannon e Tomo. Che poi, alla fine ho visto solo Jared. Tomo non sono riuscita a vederlo perché era con i miei, a quanto pare, mentre Shannon intratteneva la folla con L490.
Cercai ad ogni modo di non piangere, senza pensare. Presi il cellulare e composi il numero, ma qualcuno bussò alla porta.
- Sono Alessandro. - sospirai. - E' aperto. - e lui entrò.
Mi ritrovò senza vestiti, ma non si scandalizzò. Assottigliò appena la sguardo sul giubbino in pelle e borchiato di Jared ma non si sentì di dire niente. C'era qualcosa in lui che però non andava: era sovrappensiero quasi, preoccupato, come se dovesse dirmi qualcosa. Si mordeva l'interno della guancia mentre silenziosamente mi osservava. Intanto io chiamai Gemma e le raccontai tutto. Mentre raccontavo, mi accorsi che sorridevo. Sorridevo ma malinconicamente, pensando che tutto fosse già passato o molto più semplicemente sorridevo perché non sapevo che fare. Il gala e la premiazione dall'accademia rappresentava per me un futuro pieno di possibilità di lavoro. Un lavoro che amavo fare, perché disegnare è l'unica cosa che mi piace e che so fare. Disegnare, colorare, dipingere il mondo. Gemma mi confidò che non vedeva l'ora di andare al concerto.
- Donia, tu che hai intenzione di fare? - mi chiese la voce dall'altra parte del telefono. Sospirai. - Non chiedermelo. Non so cosa ho intenzione di fare. - Ax mi osservava in silenzio, cercando di captare la voce dall'altra parte della cornetta. - Beh, io intanto che ci penso, vado a vestirmi. - guardai Ax fare una smorfia. E stranamente gli sorrisi. - Ci sentiamo, Sister. - dissi. - A presto, Echelon. - e attaccò. Quando posai il cellulare sul comodino, Ax mi si avvicinò alle spalle e mi abbracciò. - Che hai, Donia? - domandò, dandomi un bacio sulla guancia. Nel guardare il suo volto che poggiava sulla mia spalla dovetti voltarmi: il profumo di Jared m'invase e un brivido mi fece sobbalzare. Ax non capì e sorrise, mentre le sue mani scesero sui miei fianchi. - Niente. - bisbigliai, osservando il biglietto. Ax però non si lasciò persuadere e grazie alla presa sui fianchi, mi fece voltare verso di lui. - sai benissimo che non ti credo. - lo guardai arricciando il naso. - E fosse 'na vota ca' me crerisse. - E ci fosse una volta in cui mi credessi. Ax scoppiò a ridere, provando a baciarmi. Mi voltai con il viso. Lui intese. Sospirò. - hai intenzione di fare un'altra cazzata e l'ho capito. Quando c'è il prossimo concerto.. ? - il suo viso s'incupì, come se sapesse già la risposta. Mi tirò verso di se, ma io provai ad allontanarmi; la sua presa era forte e mi trattenne. - Non ti lascio, è inutile. - sussurrò, con un sorrisino malandrino sul volto. - Il diciotto novembre, comunque. - deglutì, mentre lui con la mano mi sfilò il giubbino di Jared. - No. - sussurrai, provando a rimettere quella corazza in pelle che mi faceva sentire forte. - Sì. - bisbigliò, lasciando cadere a terra il giubbino. - Lo so che non mi ami più, Donia. - continuò, mentre mi spinse contro il letto. - ma io ti amo ancora. - Mi sentì compressa compressa tra il materasso duro e il corpo di Ax che non voleva lasciarmi andare. - Ho intenzione di non andare al concerto, comunque. - sussurrai, mentre sentì le lacrime scendere lungo la guancia e acccarezzare i capelli. Ax sgranò gli occhi. - Non ho un biglietto. Non posso rinunciare a migliorare il mio futuro, Ale. I Mars possono darmi tutta la vita che desidero, ma se non ci riesco? Se non sarò mai la loro groupie? Sarò costretta a rimpiangere sia i Mars che il lavoro che desidero svolgere nel futuro. No, non posso permettermi di rovinare la mia vita in questo modo. - singhiozzavo, mentre pronunciavo quelle parole così amare. - Devo andare da mamma, dobbiamo comprare i vestiti per il gala. - chiusi gli occhi, respirando profondamente. - I tuoi sono a cena. Gabriele è con l'animazione dell'abergo. La porta è chiusa a chiave. Ci siamo solo io e te. E io ti amo. Ti amo perché stai facendo la scelta giusta, Donia. La scelta sana. Quella che avresti dovuto fare tempo fa. - in quel momento i miei occhi si poggiarono sul giubbino di Jared e Alessandro lentamente iniziò a baciarmi il collo. - Non è la scelta giusta, Ale. Se fosse stata tale, mi avrebbe fatto sorridere. - commentai a voce bassa e ancora una volta provai a staccarmi da lui. - Ti prego, non ho voglia. - Ax mi trattenne bloccandomi con le braccia. - Io sì però. - mi baciò le lacrime e mi guardò. - Donia, tu mi ami ancora e io ti amo. Lo so che mi ami ancora. Smettila di farti convincere dal tuo alter ego da Echelon. - lo osservai sopra di me, sussurrando. - Echelon non è un alter ego. Io sono Echelon. Sono nata umana.. - continnuò. - ma sei cresciuta marziana. Lo so. - mi teneva ancora bloccata sul letto, mentre mi obbligava a sentire ancora qualcosa per lui.
Non so perché ancora piangevo, forse per molti motivi.
Non amavo più Ax e lui non se ne rendeva conto.  Non lo amavo più ma lui mi costringeva ad amarlo ancora. Non volevo andare al Gala, era ovvio, ma ero costretta a farlo, per il mio futuro. Continuavo a scusarmi con i Mars, per la scelta che stavo per fare. Continuavo a scusami con me stessa e con Jared, mentre lasciai che Ax mi trascinasse sotto le coperte, controvoglia.

________


Saaalve, Echelon! Come state? Qui tutto bene, più o meno. Sto schiattando nel letto della mia camera verde, per questo sono riuscita a finire questo stramaledettissimo capitolo che avevo in bozza da BEN tre MESI! Mi perdonate vero? MA la scuola impegna, e quest'anno come non mai mi manda in manicomio. Non ho più una vita sociale, sapete? Il mio migliore amico si chiama Durante de Aligheris. Lo conoscete? No? Sappiate solo che io avrei preferito che restasse all'inferno! Sì, sto parlando di Dante.
Bene, Echelonuzzoli, scusandomi ancora per il ritardo perpetuo, spero che vi piacerà questo capitolo anche se io lo reputo assai mmmmerdoso, soprattutto per la forzatura che ho fatto: scusatemi se è abbastanza arronzato, ma volevo finirlo oggi! Sennò, l'avrei pubblicato direttamente a maggio! XD Ma il prossimo capitolo sarà.. una bomba, ve lo giuro.. e.. no, NON FACCIO SPOILER! u.u
  
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