Vi lascio subito alla lettura, le note sono giù!
Enjoy!
Fede.
III.
«Arrivo! Un
attimo!», urlo, infilandomi in tutta fretta i
pantaloni del pigiama e la maglietta. Mi precipito verso la porta di
casa,
mentre chiunque sia là fuori continua a suonare il
campanello, insistentemente.
«Arrivo!»,
ripeto, per l’ennesima volta. Che nervoso. Si
può sapere chi è l’anima sadica che
decide di svegliarmi alle nove del mattino?
Le nove! Dico io: è una
cosa normale? Poi mi ritrovo
davanti una Grace palesemente incazzata e non posso fare a meno di
rabbrividire. Credetemi, è terrificante.
«Stavo
dormendo», la informo, facendomi da parte per farla
entrare. Si avvia in gran carriera verso la mia stanza, senza nemmeno
rivolgermi la parola. Sospiro, senza riuscire a non pensare che la mia
amica
avrebbe seriamente bisogno di una visita dall’analista. O di
una perizia
psichiatrica completa.
«Si può sapere
cos’hai?», le chiedo, chiudendo la porta
della camera. Brian dorme ancora, anche se non capisco come sia
possibile,
visto tutto il casino che ha fatto Grace. Sicuramente ha svegliato
anche i miei
vicini.
«Cos’ho?»,
sibila, puntandomi un dito contro il petto e scandendo ogni parola con
attenzione e rabbia. Resisto alla tentazione di spazzare via la sua
mano e
presto un po’ di attenzione.
Be’, che
c’è? Quando mi sveglio con il piede sbagliato
divento antipatica. A voi non succede? A me si, e vi assicuro che resto
di
malumore per tutto il giorno.
«Tu sei una
stronza», sbotta Grace, mentre gli occhi le si
fanno lucidi. Non ci capisco niente, dico davvero. Forse sto ancora
sognando.
«Si può sapere
di cosa diavolo stai parlando?», rispondo,
un po’ acida. Non è proprio giornata, oggi.
«Di questo! Ecco di cosa
sto parlando!», tira fuori il suo
telefono dalla tasca dei jeans e schiaccia qualche tasto
freneticamente, prima
di piazzarmi lo schermo a dieci centimetri dagli occhi.
È una foto. Che ritrae
me e Ben in fila al McDonald. La
osservo, con attenzione. Volete la verità? Siamo strani,
insieme. Si vede
subito che facciamo parte di due mondi completamente diversi. Lui
è elegante e
posato e affascinante, mentre io sono… be’, sono
io.
«Ha deciso lui di andare
al Mc. Giuro che non l’ho
proposto io», alzo le mani, convinta che sia quello il motivo
per cui Grace sia
tanto inviperita. Poi guardo meglio la foto ed è evidente
che ho i capelli
legati e le ballerine.
Merda.
«Non riuscivo a
camminare, su quei cosi. Lo sai, Grace.
Sono impedita. Non c’è bisogno che te la prendi.
Non l’ho fatto per farti un
dispetto», le dico, sentendo un po’ della stizza
che ho provato fino a questo
momento allontanarsi.
«E i capelli?»,
sussurra, con gli occhi lucidi.
«Avevo caldo e
continuavano a finirmi davanti alla
faccia», alzo le spalle. Mi dispiace che ci sia rimasta male,
ma ero io a
sentirmi a disagio con i tacchi e i boccoli, non lei.
«Potevi dirmelo
subito», borbotta. E, guardandola, capisco
che la tempesta è passata. È per questo che adoro
Grace: sa sempre quando è
giusto arrabbiarsi e quando è meglio lasciar perdere. Con
me, principalmente,
conviene lasciar perdere.
Ci sediamo sul letto, e mi preparo
all’interrogatorio. Per
un attimo mi aspetto quasi che tiri fuori un block-notes per gli
appunti, ma
Grace si limita a sorridermi e a farmi qualche domanda.
«Dici
davvero?», mi chiede, quando le racconto del bacio.
«Certo. Io sono
irresistibile», mi vanto, consapevole di
quanto la realtà sia ben diversa. Grace inarca le
sopracciglia e ridacchia,
divertita.
«Ovviamente. E come siete
rimasti?», domanda.
Bella domanda. Proprio una bella
domanda. Come siamo
rimasti? Non ne ho la più pallida idea. Dopo che mi ha
baciata, ho effettuato
una fuga strategica e mi sono rinchiusa in casa, con un batticuore per
niente
indifferente. Dio, non so nemmeno quand’è stata
l’ultima volta che mi sono sentita
così per qualcuno.
Patetica? Forse. Ma provateci voi,
a passare una serata
con Ben, poi ne riparliamo.
«Sei
un’idiota», borbotta Grace, incredula. Mi tira un
coppino, consapevole di quanto mi dia fastidio. Per questa volta non le
dico
niente, visto che non me la sento di darle torto.
«Morgan!»,
Brian spalanca la porta della mia camera, con
un asciugamano avvolto intorno ai fianchi e i capelli ancora
gocciolanti.
«Brian, cazzo. Poi devo
asciugare io. E dai, che ti costa
vestirti?», brontolo.
«Non rompere, Strega».
Lo ammazzerei, quando mi chiama in quel modo. Da bambina mi mettevo
sempre a
piangere.
«Io sono un Pirata»,
rispondo, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
«D’accordo, Morgana».
Ma perché vuole sempre l’ultima parola? Lo detesto
quando fa così. Poi, però,
mi ricordo che Grace è ancora qui. In realtà,
è come se non ci fosse, visto che
il suo sguardo sembra catalizzato completamente dagli addominali di mio
fratello.
Okay,
lo ammetto.
Brian è figo. Ma è mio
fratello! No,
dico sul serio, come fa Grace ad avere una cotta per lui. Brian
è così Brian.
È dispettoso, un po’ troppo
dispettoso. E poi è dispettoso, l’ho
già detto?
«Vatti a
vestire», brontolo, alzando gli occhi al cielo.
Sento a malapena Grace mormorare un «oppure
leva l’asciugamano», prima di lanciare un
urlo esasperato e cacciare Brian
dalla stanza. Lui fa un occhiolino a Grace, che arrossisce come una
mocciosa
alla prima cotta e se ne và.
«Comunque ero venuto a
dirti che c’è qualcuno per te, in
cucina», lo sento dire, prima che il rumore della porta del
bagno che si chiude
soffochi la sua voce.
Perplessa, esco dalla stanza,
seguita da Grace, che inizia
a riprendersi, finalmente. Giuro che se Brian ha fatto entrare Jason lo
sopprimo.
Voi non lo sapete, ma Jason
è un altro appuntamento finito
male. Jason è l’unico ragazzo che IO abbia deciso
di non cercare più, nemmeno
per sbaglio. E non solo perché ha provato a infilare le sue
manacce nella
scollatura della mia maglietta. Principalmente l’ho
cancellato perché è un
grandissimo, completo idiota. Più di Brian.
Perciò quando metto
piede in cucina sono già sul piede di
guerra, alla ricerca delle parole adatte per dire a Jason che non
voglio
vederlo nemmeno in cartolina.
Non mi ricordo se l’ho
mai detto, ma non sono un vero
fenomeno con le previsioni. Anzi, non credo di averne mai azzeccata
una.
Dico questo perché Ben
Barnes seduto al tavolo della mia
cucina è l’ultima persona che mi aspetto di
vedere, in questa mattina
cominciata male e che rischia di diventare anche peggio.
Sei stupida, direte voi. E io vi
darei pienamente ragione,
perché l’uomo dei miei sogni è nella
mia cucina ed io non potrei chiedere di
meglio. Ma lasciate che vi spieghi le cose dal mio punto di vista: sono
in
pigiama. In pigiama! E non un pigiama qualsiasi, no. Sarebbe troppo
semplice,
troppo bello. Questo è IL pigiama, quello azzurro, con le
nuvolette bianche.
Capite, adesso? Prima di uscire con Ben ho avuto quasi tre giorni per
prepararmi mentalmente ed ora lui si presenta in cucina, elegante come
sempre e
con un sacchetto di Starbucks.
«Ben!»,
squittisco, sull’orlo di una crisi nervosa. Lui
sorride, prima di avvicinarsi, lasciarmi un bacio sulla guancia e
scompigliarmi
i capelli.
«Buongiorno,
Morgan».
«Che vergogna»,
sussurro, passandomi una mano sulla
fronte. Ben ride ancora, prima di alzare gli occhi al cielo.
«Non mi presenti la tua
amica?», chiede, inclinando la
testa da un lato e guardando Grace, che balbetta qualcosa di
incomprensibile.
Ben non sembra per niente turbato dalla sua reazione, probabilmente
è abituato.
Cercando di non farmi vedere,
pizzico il braccio di Grace,
che si riprende e porge la mano a Ben, con un sorriso un tantino
inquietante.
Spero proprio che non gli salti addosso.
Cade un silenzio imbarazzante,
durante il quale io non
faccio altro se non guardare con aria critica il mio stupido, stupido
pigiama,
promettendomi di buttarlo questa sera stessa.
Guardo Ben di
sott’occhio, cercando di capire cosa gli
passa per la testa, ma è incomprensibilmente sereno, anche
mentre mi porge un
bicchiere di cappuccino e cede il suo a Grace, che lo ringrazia.
«Grazie»,
mormoro. Grazie, perché portarmi la colazione è
stato un gesto tanto carino quanto inaspettato. Nessuno è
mai stato tanto
carino con me.
«Sai, ho immaginato che
fossi in paranoia», comunica,
addentando – sempre con eleganza – il croissant
alla crema. Quasi mi strozzo
con il cappuccino, mentre mi rendo conto che quest’uomo mi ha
già inquadrata
alla perfezione.
Di bene in meglio, Morgan.
«Hai immaginato
bene», risponde Grace, al mio posto. Ben
la guarda incuriosito, spingendola ad andare avanti.
«Be’, sai,
Morgan è un po’ insicura. Paranoica, esaurita, un
tantino schizofrenica. Poi è permalosa, se proprio dobbiamo
dirle tutte, e
sarcastica. E poi è orgogliosa, sai? Un sacco».
«Ti prego, basta con i
complimenti. Potrei arrossire»,
ringhio, cercando di farle capire che non mi sta esattamente mettendo
in buona
luce. Ma Grace continua, sotto invito di Ben, che ha puntato i gomiti
sul
tavolo e ha appoggiato il mento sul pugni chiusi. Guarda me, e si sta
divertendo un mondo, a giudicare dal sorriso che troneggia sul suo
volto.
«Non so se te
l’ha detto, ma ha una cotta esagerata per
Johnny Depp».
«A proposito di cotte,
Grace. Mio fratello potrebbe aver
bisogno di un aiuto per vestirsi».
Grace boccheggia, mentre le sue
guance si colorano di un
rosso acceso. Sorrido vittoriosa, quando la sento annunciare che deve
assolutamente andare in bagno a fare la pipì.
«Per la cronaca, sono
anche vendicativa», finisco di
sorseggiare il mio cappuccino, sotto lo sguardo divertito di Ben, che
scoppia a
ridere. Credo che fino a quel momento si sia trattenuto per non
offendere
Grace.
Si alza, fa il giro del tavolo e mi
si piazza davanti.
Arrossisco, di fronte all’evidenza di trovarmi praticamente
bloccata tra il
bancone della cucina, al quale sono appoggiata, e il suo corpo.
«E così hai
una cotta per Johnny Depp», mormora, mentre i
suoi occhi scuri scintillano di divertimento e… di malizia?
«Assolutamente
si», sussurro, sforzandomi di mantenere il
contatto visivo.
Sii coraggiosa, Morgan. Tu sei un
pirata!, mi ripeto.
«Non ho nessuna
possibilità, allora», sostiene,
avvicinandosi un po’ di più. sento distintamente
il suo respiro sfiorarmi la
guancia e mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per non
far cedere le
ginocchia, che improvvisamente sono diventate piuttosto traballanti.
«Non essere pessimista,
Ben. Può anche darsi che tu mi
piaccia, chi lo sa. Certo, non sei Jack Sparrow, ma ci si accontenta lo
stesso». Adesso, per favore, qualcuno mi spieghi da dove
cavolo mi escono certe
cose. Dico davvero, forse dovrei accompagnare Grace da quello
psicologo. E
magari dovrei fermarmi a farci una lunga chiacchierata.
Ben ride, avvicinandosi ancora un
poco.
«Buono a sapersi, allora.
Perché potrebbe darsi che anche
tu mi piaccia, chi lo sa», sussurra, prima di lasciarmi un
bacio leggero sulle
labbra e scostarsi. Cosa? Non può mollarmi così!
Non dopo avermi detto che
potrei piacergli. Io! Proprio io! Morgan il pirata. Non Morgan la
principessa.
Il pirata. Io, io, io.
Così lo afferro per il
maglione nero, trattenendolo
abbastanza vicino da poter sentire il suo calore.
«Anche se ho questo
pigiama?», chiedo, indicando una
nuvoletta bianca in corrispondenza del mio braccio.
«Soprattutto
per
questo pigiama», conferma lui, divertito. Mi lascia un altro
bacio sulle labbra,
ma questa volta si sofferma più a lungo e lo approfondisce.
Mi passa una mano
dietro la schiena e una dietro la testa, stringendomi di più
a lui.
Vi ricordate quando ho detto che la
giornata poteva solo
che peggiorare? Be’, scherzavo, perché meglio di
così non potrebbe andare.
E vi ricordate anche quando ho
detto che Brian è parecchio
dispettoso? Tenetelo bene a mente, perché lui non
è solo dispettoso, è
malefico. Ed è geloso. Parecchio geloso, in
verità.
Quindi mi stacco subito da Ben,
quando sento mio fratello
schiarirsi la voce come fa sempre quando è molto vicino a
perdere la pazienza.
«Scusate se vi
interrompo, ma avrei bisogno di un
bicchiere», sibila, indicando la credenza esattamente sopra
la mia testa.
Arrossisco e mi faccio da parte, costringendo Ben a fare lo stesso.
«Ehi, Morgan! Vieni un
attimo!», la voce di Grace mi
raggiunge dal piano di sopra, così getto
un’occhiata di scuse a Ben e una
d’avvertimento a Brian, prima di correre da Grace.
Ho un brutto presentimento.
«Non dirmelo»,
la supplico, non appena metto piede in
camera. No, no, no.
«Brian voleva parlare da
solo con lui».
«Merda. Ben
scapperà a gambe levate», mugugno, prendendomi
la testa tra le mani. E che cavolo.
«Scusa, Morgan. Ma era a
petto nudo e non c’ho capito
niente. Credo l’abbia fatto apposta». Agito le
mani, facendole intendere che so
che non è colpa sua: è che Brian è un
maledetto stronzo, quando ci si mette.
«E poi la strega sarei
io», brontolo, sedendomi sul letto
accanto a Grace. Pochi minuti dopo sento i passi di Brian salire le
scale e
attraversare il corridoio, segnale che ho il via libera.
Mi precipito al piano di sotto,
rischiando di ammazzarmi
almeno una ventina di volte. La verità? Non credo che Ben
sia rimasto. Brian
incute parecchio timore, quando vuole.
E invece Ben è ancora
lì, seduto al tavolo della cucina
con aria tranquilla e per niente abbattuta.
«Sei rimasto»,
boccheggio, incredula. È qui. È qui.
«Avevi dubbi? Non
sarò Jack Sparrow, ma anche il Principe
Caspian ha il suo perché, sai?», ride, prima di
abbracciarmi.
Scoppio a ridere anche io, poi gli
lascio un bacio sulla
guancia.
Non ci posso credere. Morgan il Pirata e il Principe Caspian. Ma dove andremo a finire?
Ta-daaaaaan!
Eccomi qui.
Allora,
sono stata piuttosto in dubbio su questo capitolo. Non so, mi sembra
che le cose stiano procedendo troppo in fretta, no? Non so dirvi come
mai mi sia uscito così, ma non lo vedrei scritto in nessun
altro modo. A me piace, se devo dire la verità,
però ammetto che può sembrare strano. Che ne
pensate?
Scusatemi
se sembro paranoica, ma proprio non posso farne a meno >.<
Comunque,
spero che vi sia piaciuto e aspetto di sentire le vostre opinioni in
merito, pure per dirmi che è una completa schifezza! Giuro
che non mi offendo u.u
Bene,
at last but not least, ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo: perfectvip94, justanechelon,
Eruanne, CinderNella e Lisbeth17.
Grazie di cuore!