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Autore: Daisy Pearl    06/03/2012    4 recensioni
Questo è un amore tra due persone diverse ...
… vissute a lungo lontane per poi trovarsi ...
… questo è un amore sincero ed eterno ...
… questo è un amore che sfida tutte le leggi del mondo …
… Un Amore che va oltre il tempo e oltre lo spazio …
… un amore di cui solo le stelle sono testimoni silenziosi …
… un amore così non esiste sulla terra …
… ma solo TRA LE STELLE.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Stelle, stelle, stelle …
… stelle in cielo e in terra …
… stelle nel cuore e nella mente …
… stelle negli occhi …
… i suoi occhi!
 



“Dove sono?” sussurrai io in tutta risposta.
“Milano! Bella città non trovi? Piena di gente curiosa!”
Milano. Non mi diceva niente.
“Ma tu che ci fai vestita così?” domandò lui indicandomi.
“Sei andata a qualche festa a tema sul sedicesimo o diciasettesimo secolo?” continuò sorridendomi amichevolmente.
Lo guardai a bocca aperta, mi chiedevo se facesse il finto tonto, o lo fosse realmente.
 “Da me TUTTI si vestono così!”. Ribattei sdegnata. Chi era quel ragazzo che osava giudicare? Uno che vestiva, senz’ombra di dubbio, in un modo più starno del mio.
“Ahahah seriamente?” rise coprendosi con una mano la bocca mentre con l’altra si teneva la pancia. “Sembri una dama ottocentesca!!! Nel ventunesimo secolo ce ne vuole di coraggio per andare in giro vestiti così!!!”.
Sbarrai gli occhi incredula e poi domandai con voce insolitamente acuta “Ventunesimo secolo?”.
“Che c’è?” chiese con una punta di preoccupazione “E’ ovvio no? Sembri sconvolta!”.
“Ovvio…” ripetei in automatico.
Ma non era ovvio per niente.
Come poteva pensare che fosse ovvio??
 
Mentre, sicuri di non essere più seguiti da Agente, attraversavamo la buia città lui continuava a riempirmi di domande. Era un ragazzo sveglio, non gli era affatto sfuggito il mio stupore quando mi aveva rivelato che non solo ero lontana nello spazio da casa mia, ma anche nel tempo …
Io, de parte mia, reagivo a quell’interrogatorio rimanendo in silenzio, non avevo ancora deciso se potevo meno fidarmi di lui. Anche se la sua calda mano nella mia, che mi guidava per quelle vie nuove e sconosciute, mi trasmetteva molta sicurezza.
Ero talmente concentrata su quel contatto da non prestare attenzione al paesaggio che mi circondava.
Improvvisamente si fermò e mi spinse contro il muro vicino, bruscamente e allo stesso tempo molto dolcemente. Avvicinò il viso al mio. Che intenzioni aveva? Io non ero una sgualdrina, che avesse capito male?
“Da dove vieni?” sussurrò. Era così vicino che sentivo ancora una volta quel suo meraviglioso respiro che sapeva di cielo. Avevo paura. Il suo odore mi attirava, inevitabilmente. Più lo sentivo più la sua presenza era vitale.
Chiusi gli occhi per salvarmi dalla bellissima visione quale erano i suoi occhi. Lo feci per proteggermi, per un attimo immaginai di essere ancora a casa, promessa sposa a Johannes e non in balia di un bellissimo sconosciuto.
La mia bocca era serrata.
“So quello che ho visto, non sono pazzo!” continuò lui, quasi minaccioso, per la prima volta.
Mi limitai  ad abbassare la testa  sempre ad occhi chiusi. Non gli dovevo niente tanto meno delle spiegazioni.
Le sue lunghe dita afferrarono dolcemente, ma in modo deciso, il mio mento in modo che lo guardassi. Avevo paura dei suoi nuovi modi, di quel suo essere autoritario, ma anche farlo senza mancarmi di rispetto. Ma cosa voleva quello sconosciuto da me? Riaprii gli occhi. Mi persi nei suoi, così dolci, così profondi e così luminosi. Non so come ma trovai il coraggio di ribattere.
“E cosa avete visto?” chiesi in un sussurro. Temevo la sua risposta.
“Una bellissima ragazza, che vestita come una d’altri tempi, è comparsa dal nulla in mezzo alla strada e se un bel cavaliere non fosse intervenuto,  sarebbe stata spiaccicata da un enorme camion. Voglio sapere se quella ragazza, alla quale per inciso ho salvato anche la vita, sia una perfetta squilibrato o no, dal momento che mi pare logico offrirle un letto dove dormire finchè non mi rivelerà da dove viene”.
Sbuffai. Che bisogno c’era di parlare in terza persona. Non sapevo se lo stesse facendo per confondermi o per scherzare.
“Non sono pazza, se è questo che volete sapere. Il pazzo siete voi! Come vi salata in mente che io sia saltata fuori dal nulla?” negare, negare e ancora negare. Se il silenzio non era servito, almeno questo poteva essere un po’ più utile. O almeno lo speravo.
“Ah-ah” finse di ridere “Io SO quello che ho visto, non mi convincerai di altro! E poi cos’è sta storia che continui a darmi del voi? Tu non me la racconti giusta!”
Alzai la testa fieramente.
“E’ un segno di rispetto dalle mie parti!” affermai.
“O di sottomissione” Sibilò contrariato. Era evidente che sapeva che mentivo, ma come potevo raccontargli la verità? Mi avrebbe mai creduta?
“Oh al diavolo!” imprecò decisamente infastidito “Non vuoi raccontarmi niente? Fantastico!”.
Con decisione mi riprese la mano finchè non arrivammo davanti a un gran palazzo.
Rimasi meravigliata. Dovunque fossi finita erano tutti ricchi. I palazzi sorgevano da tutte le parti, maestosi e belli. Lui tirò fuori delle chiavi e aprì il portone.
 L’interno era alquanto strano. Niente ingresso maestoso, con lampadari giganteschi di cristallo, niente scale con tappeti rossi e niente domestiche che venivano a dare il bentornato al padrone di casa. Solo un’austera stanza con una pianticella e delle scale.
Salimmo per tre piani, e stupita mi chiesi come mai non oltrepassavamo nessuna delle porte che incontravamo sul nostro tragitto.
Poi finalmente estrasse un’altra chiave ed entrò.
Buio. Mi aspettavo qualche candela o qualche lampada ad illuminare la stanza dove avrei passato la notte ma niente. Poi improvvisamente una luce fortissima illuminò tutto. fui costretta a socchiudere le palpebre. Dopo che mi abituai ne guardai la fonte. Non potei fare a meno di rimanerne impressionata. Una piccola stella, delle dimensioni di un pugno pendeva dal soffitto. Non riuscii a trattenermi.
“Voi usate le stelle …!”.
Il ragazzo, Eric, si rilassò e rise.
“No. È una luce!”.
“Infatti! E’ una stella!”.
“Non tutto ciò che luccica è una stella!” Poi sbarrò gli occhi come se avesse avuto un intuizione geniale.
“Ami molto le stelle, non è così?”. Annuii vigorosamente.
“Prima, poco dopo la tua comparsa …” rabbrividii a queste parole “… hai proteso le mani avanti, perché?”.
Silenzio.
“Era perché credevi che ti stessero venendo incontro due belle stelle, e inconsciamente le volevi abbracciare!”. Rise di gusto.
Io mi sentivo decisamente in imbarazzo per essere sembrata una stupida, talmente tanto da farlo ridere in quel  modo.
“Erano dei fari, fatti di lampadine. Come questa!” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo indicandomi la stella sul soffitto .
“Le stelle invece stanno là fuori, nel cielo, sono piccolissimissime, ma noi le vediamo così perché sono molto lontane! In realtà sono tremendamente grandi e tremendamente calde. Non potresti nemmeno avvicinarti tanto da abbracciarle, ti scioglieresti!”
Sbarrai gli occhi. Questa mi era nuova.
Risi di fronte all’assurdità di quell’affermazione  “Sono fatte di fuoco?” domandai.
“Sì, possiamo dire così!” sorrise.
“Dubito!”
“E di cosa sarebbero fatte sentiamo!”.
“Oh. Non lo so, ma sicuramente non di qualcosa che possa fare del male, come il fuoco, forse di polvere di stelle!”.
“Polvere di stelle?” fu lui a ridere quella volta “Stai scherzando vero? NON ESITE LA POLVERE DI STELLE!” esclamò sicuro.
“E tu che ne sai?” domandai un po’ indispettita dl suo comportamento.
“Sicuramente ne so più di te!” ribattè sorridendo. Si stava divertendo un mondo.
Abbozzai un sorriso anche io. Insomma quel bellissimo ragazzo mi aveva salvato la vita! Almeno dovevo essere educata. Cosa mi era preso. Non avevo mai risposto in quel modo ad un uomo!
Decisi di cambiare argomento.
“ Prima io ho visto così poche stelle nel cielo! Non ditemi che le avete prese tutte per fare queste!” affermai convinta indicando l’aggeggio che illuminava la stanza.
Rise di nuovo. Aveva una risata così limpida e bella. E io dovevo sembrare una vera idiota a stare lì a guardarlo stupita, incosciente di cosa trovasse di così divertente nelle mie parole.
“Ahah no! Le stelle le abbiamo lasciate lì dove sono sempre state. E’ solo che a Milano vederle è alquanto difficile, e con tutte queste per strada” disse indicando quella che lui chiamava lampadina “E’ impossibile in qualsiasi altro paese!”.
“Oscurano la loro luce!” azzardai ammirata. Chi erano queste persone che avevano creato qualcosa capace di oscurare ciò che di più bello avevamo. Dei?
“Ma non solo le luci ci impediscono di vedere il cielo in modo chiaro. C’è anche lo smog!”
“Smog?” che lingua parlava? Latino?
“Sì! Non sai cos’è lo smog?”.
“Sì che lo so!” ribattei orgogliosa.
“E che cos’è?”.
“Uff… non lo so!” ammisi sentendomi una sciocca.
“E’ una sorta di nebbiolina, sì chiamiamola così. Ed è prodotta dalle macchine, ad esempio.”
“Macchine?” troppi termini nuovi, sembrava di star imparando una nuova lingua.
“Non sai cos’è una macchina?”
Scossi la testa.
“Beh, hai presente il camion che prima ti voleva investire? Ecco quello ad esempio è una grande macchina!”.
Quante informazioni! Annuii elaborandole tutte.
Mi condusse su un morbido divano. Mi sedetti. Mi prese le mani tra le sue ponendosi accanto a me.
“Te ne faccio un’altra di domanda, ti prego rispondimi …” implorò con sguardo sincero.
“Vieni da molto lontano vero?” continuò.
“Sì”.
“Quanto?”.
“Molto!”
“Un’altra epoca?”.
Sospirai rassegnata “Forse”. Lo prese per un sì.
“Secolo?”
“Appena diciassettesimo. 1600.” Sussurrai.
Sorrise. “Allora ti do il benvenuto ufficiale nel 2012!”.
2012?? Feci un rapido calcolo mentale. 412 anni dopo! Sbiancai.
“Come sei giunta qua?”.
“Non lo so!” in parte era la verità, non sapevo cosa fosse l’Etere di preciso e se fosse stato quello la causa del mio viaggio.
“Ok. Hai fame, straniera?” chiese sorridendomi amichevolmente. Scossi la testa.
“Allora adesso andiamo a dormire, va bene?”. Annuii nuovamente. Portò un paio di coperte e una maglietta gigante che mi disse di indossare.
“Le signorine per bene non si spogliano davanti agli uomini!” esclamai indignata dato che lui non sembrava voler lasciare la stanza.
“Ah! Sì scusami!” esclamò leggermente in imbarazzo. Poi se ne andò.
La maglietta che mi era sembrata così gigante in realtà mi copriva solo fino a metà coscia. Cercai di allungarmela il più possibile. Non avevo mai indossato qualcosa di così corto!
“Fatto?” domandò lui con quella sua bella voce. Si precipitò nella stanza senza nemmeno attendere una mia risposta. Si bloccò.
“Caspita! Non avrei mai pensato che quell’orrenda maglietta potesse starti così bene!” constatò con voce più roca prolungando lo sguardo lanciato alle mie gambe quasi nude. Cercai inutilmente di coprirmi. Era piuttosto sconveniente farsi vedere conciata in quel modo da un uomo.
Lui ridacchiò del mio vano tentativo.
“Vuoi qualcosa di più lungo?” chiese gentilmente.
Scossi la testa. Non volevo approfittare della sua ospitalità. E poi gradivo molto il suo sguardo esploratore. Anche se tutta la situazione era decisamente sconveniente! Insomma cosa mi passava per la testa?
Mi piaceva il suo sguardo? Mi stavo lanciando a capofitto negli abissi della perdizione.
Così per non pensai agii.
Feci per sdraiarmi sul divano, quando mi bloccò.
“Agli ospiti si dà il proprio letto!” esclamò porgendomi la mano.
La strinsi nella mia e dolcemente mi guidò fino alla sua camera da letto.
Mi fece sdraiare, mi rimboccò le coperte e mi diede un dolce bacio sulla guancia. Sorrise and un palmo dalle mie labbra. Provavo attrazione verso esse. Inspiegabilmente.
“Buona notte stellina venuta da lontano!”.
“Buonanotte Eric!”. Gioì nel sentirsi chiamare per nome. “Grazie!” aggiunsi. Mi diede un altro bacio sulla fronte e sparì spegnendo la luce.
Quel piccolo contatto generò la tempesta dentro di me. Mi sentii arrossire fino alla punta delle orecchie, per fortuna aveva già spento la luce. Sospirai. Così non si poteva proprio continuare!
Dovevo darmi una regolata.
Mi girai a pancia in giù sperando di riuscire a prender sonno dopo una giornata del genere.
Sorrisi ripensando a quella magia che erano i suoi occhi.
Mi addormentai in meno di un secondo.
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Spero vi siano piaciuti questi primi momenti in cui Cassidy ed Eric stanno insieme!!
Ringrazio di cuore AlyDragneel e Shadowstar per aver recensito gli scorsi capitoli e aver messo a mia storia tra le preferite!
Ringrazio anche chi l’ha messa tra le seguite o ricordate. Non so come farei senza tutti voi!!
Commentate!!!
Daisy

   
 
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