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Autore: _diana87    06/03/2012    3 recensioni
TRAMA: [SEGUITO DI "GANGASTA'S PARADISE"] New York, inizio anni '40. La vita non potrebbe andare meglio ad Alexander Castle. Sposato con Kate, 2 figlie, continua a fare il detective per la omicidi. Un giorno, la famiglia viene invitata ad un matrimonio, e lì Martha rivela ad Alexander che il padre della sposa, tale Don Vito Provenzano, è in realtà il suo vero padre, uno dei più potenti capi della mafia italo-statunitense. Trovandosi in una posizione complicata, Alexander inizierà a capire parecchie cose sul suo passato e avrà dei dubbi sulla strada che ha intrapreso...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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"In vita mia non ho fatto che prevedere ogni pericolo.

Le donne possono essere imprudenti,

ma l'uomo no."

 

 

 

Sigaretta nella mano destra e wisky nella mano sinistra.

Erano passati tre giorni da quel "piccolo" incidente al matrimonio dei Provenzano.

Alexander Castle era subito tornato al lavoro, ferreo e più severo che mai.

Si era messo in testa di scoprire qualcosa di più su quella famiglia italo-americana, perchè non doveva sottovalutare il detto "tutti gli italiani non sono mafiosi."

Stava seduto, poi si alzava dalla sedia della sua scrivania, in un movimento meccanico che ormai conosceva a memoria.

I suoi agenti, Kevin Ryan e Javier Esposito, entrarono nel suo ufficio.

"Ehi, capo, abbiamo trovato qualcosa... questi documenti, carte d'identità e diversi passaporti."

Il cubano glieli porse, poi Alexander li fece accomodare davanti a lui. Il rapporto tra lui e i suoi agenti era cambiato. Se qualche anno fa lui preferiva controllare quelle prove da solo, nel buio della sua stanza, ora una mano gli era più che utile. Sopratutto se si trattava dei suoi due uomini più fidati.

Anche i due si erano rifatti una vita, una volta aver fatto la loro parte nella lotta contro il crimine organizzato.

Esposito aveva sposato Lanie, la segretaria del distretto, poco dopo il matrimonio di Alexander e Katherine. La coppia aveva poi avuto una bambina, Roxanne, e avevano facilmente trovato un appartamento più confortevole per la piccola famigliola, situato a pochi metri dal centro città.

Ryan fu l'ultimo a sistemarsi. Circa un anno fa, conobbe Jennifer, una bionda cameriera che si guadagnava da vivere servendo i ricchi di un ristorante di lusso. Fu amore a prima vista, e nel giro di pochi mesi, i due si sposarono.

La nascita dell'FBI, il bureau federale degli Stati Uniti, aiutò la polizia nazionale a mobilitarsi. Tuttavia, il potere restava nelle mani dei più ricchi e di quelli più insospettabili.

"Vito Provenzano, di anni 65, da circa un trentennio gestisce il crimine organizzato di Little Italy." Esposito leggeva i documenti che aveva sotto mano, mentre Castle e Ryan ascoltavano attentamente. "Ha ereditato la fortuna dal padre, e si fa chiamare tra i suoi seguaci Il Padrino, proprio per il suo modo di essere sempre presente con chi lo rispetta, di garantire protezione, e fare regali a chi ne è degno. Il suo potere non è basato tanto sui soldi, quanto sulla violenza e sull'amicizia che elargisce a chi gli chiede favori, ma pretende che sia ricambiata in maniera assoluta. E' questo che gli ha permesso di allargare il suo territorio e di rimanere intoccabile con una grande rete di conoscenze potenti."

"Uhmmm..." Alexander era perso tra i suoi pensieri.

Osservava la foto di questo individuo e non poteva fare a meno di delineare il suo profilo. Zigomi alti, stempiato, occhi chiari e azzurri, proprio come i suoi. Avrebbe tanto voluto un incontro con questo Vito Provenzano, per capire la sua mentalità. Era come se in quella foto, "Il Padrino" lo stesse osservando...

"A cosa pensi, capo?" chiese Ryan, interrompendo i suoi pensieri.

L'irlandese, sempre un po' timoroso nel rivolgere parola al suo superiore, cercò di sventolare un foglio davanti a lui, attirando la sua attenzione.

"Sei ancora tra noi?"
"Sì scusate, stavo pensando... Voi sapete che un paio di giorni fa ero al matrimonio di sua figlia, vero? Ebbene, mia madre conosce Provenzano e la sua famiglia. Se riuscissi a trovare qualche informazione da lei, forse potrei capire i punti deboli del boss... Sì, farò proprio così."

Si alzò dalla sua sedia, prese l'impermeabile color sabbia, il cappello e uscì dal suo ufficio, senza dir niente ai suoi due agenti, che si guardarono in faccia un po' sorpresi.

"Ci vediamo domani, capo!!" urlò Ryan salutando con la mano verso quella sagoma che usciva dal distretto.

 

Alexander sapeva che doveva confrontarsi con sua madre. Prima o poi sapeva che sarebbe arrivato quel giorno. Ma del resto, che cosa sapeva esattamente di lei? Solo ricordi di quando lui era un bambino, quasi adolescente, ma non era mai in casa, quindi non poteva dire per certo come si comportava Martha nei suoi confronti. Sapeva che suo padre li aveva abbandonati, e che Martha si era rimboccata le maniche, lavorando nelle piantagioni insieme alle altre donne, lavorando in teatro, per portare almeno la sera, il pane in tavola.

Poi era sparita e anche lui era sparito. Si erano ritrovati 8 anni fa, nel bel mezzo di un'indagine e lei, nel frattempo, era diventata una spia del governo. Cosa fosse successo in quell'arco di tempo, lui non lo aveva ben capito.

"Sono a casa!" entrò e venne travolta dall'entusiasmo della piccola Johanna, che gli saltò addosso.

"Papà, papà!! Sei tornato!!"

Johanna era eccitata e mostrò a suo padre un giradischi che Katherine aveva comprato.

"Wow, è bellissimo, tesoro!"
"Siiiiii adesso posso ascoltare tutto quello che vogliooooo!!" la bambina continuava a saltellare tra le braccia del padre che l'avvolgevano, non accorgendosi che quell'abbraccio ora stava diventando sempre più rigido... Alexander aveva davanti a sé sua madre.

Lui con lo sguardo gelido, mollò la presa di sua figlia, mentre Martha sentiva di essere in colpa, ma da brava attrice, negò l'apparenza, posando il bicchiere di liquore che aveva in mano.

"Tesoro, finalmente sei tornato a casa! Diventerai vecchio sempre chiuso in quell'ufficio..." gli si avvicinò per togliergli l'impermeabile, ma lui la bloccò.

"Madre dobbiamo parlare."

Tra madre e figlio era sceso un gelo e chiunque fosse stato là poteva intuire che facesse più freddo. Martha indicò al figlio i due divanetti dove potevano sedersi e parlare, senza che il resto della famiglia potesse sentire.

"Va bene.."

Nel frattempo, Katherine era uscita dalla cucina, dove tutta orgogliosa, aveva preparato uno stufato da sola. Dirigendosi verso l'ingresso, convinta di trovare suo marito, si sorprese nel vedere il suo impermeabile e il cappello, mentre di Alexander non c'era nessuna traccia. Vide Johanna che giocherellava col giradischi e le chiese dov'era suo padre. La piccola indicò silenziosamente il papà e la nonna, seduti sui divanetti.

I due erano molto seri e questo non poteva significare nulla di buono..

 

"Tu sapevi chi erano i Provenzano prima di andare al matrimonio, vero? Perchè mi hai mentito? Chi è Vito Provenzano?"
"Mi stai tempestando di domande, concedi un po' di tregua a una povera vecchia..."

Castle e Martha erano uno di fronte l'altra. Lui con l'aspetto interrogatorio, lei con una mano sulla fronte e l'altra lasciata a penzoloni. Era stressata.

"Ho aspettato trent'anni, non posso più attendere! Non è un vecchio attore di teatro, vero...?"
"Alexander, quell'uomo è tuo padre!..."

Finchè esplose. La bomba fu sganciata. E proseguì senza dare tregua al detective.

Sull'uscio della stanza, Katherine ascoltava e stava zitta, trattenendosi dal non urlare con una mano sulla bocca.

Martha prese le mani del figlio, che non riusciva a parlare... non riusciva ancora a realizzare la cosa.

"Ti ho detto che tuo padre se ne era andato per seguire la musica, la sua passione... ma non era così..."

Castle boccheggiava. Gli uscirono parole senza senso, finché le collegò e sembrarono frasi sensate. Discostò le mani della madre.

Quello di cui aveva bisogno ora non era un conforto, ma delle spiegazioni.

"Come hai potuto... mentirmi?... Tenermi nascosta una cosa simile?"

Dall'uscio della porta, Johanna raggiunse Katherine, tirando la gonna lunga della mamma per avere attenzione.

"Mamma, che fanno papà e la nonna?"

Katherine dolcemente le sorrise e quando si sentì osservata dal marito, prese la mano della figlia e la condusse in cucina.

"Andiamo dillà, Johanna... il papà e la nonna devono parlare..."

Martha stava per scoppiare in lacrime.

"L'ho fatto per proteggere la famiglia! Per proteggere te! Non volevo che tu avessi la stessa vita sua!! Non potevo certo dirti che lui invece era diventato uno dei boss malavitosi più potenti del paese! E io ho fatto la spia, nascondendomi, per scovare anche lui! Ti prego, Alexander, cerca di capirmi..."

"No, non posso più..."

Non riconosceva più sua madre.

Non voleva avere più nulla che fare con lei.

Il sol pensiero di stare seduto vicino a lei lo faceva infuriare.

Perciò si alzò, passeggiando nervosamente.

"Sono tua madre, non puoi farmi questo!"
Di nuovo quello sguardo gelido, di nuovo il vecchio Alexander Castle.

"Io...non so più chi sono ora."

 

La cena si era ormai raffreddata. Castle non aveva voluto mangiare, si era rinchiuso nel suo silenzio a contemplare.

Ci voleva il delicato tocco di Katherine per calmarlo.

Quando gli si avvicinò, Alexander era seduto sul bordo del letto a guardare vecchie fotografie. Katherine salì sul letto, si mise a cavalcioni dietro di lui. Gli passò le mani sulle spalle per massaggiarle, poi lo baciò sul collo.

"Ehi, Alex... tutto okay?"
"Ti sembra che vada tutto okay?"
Quella risposta fredda la bloccarono. Alexander si scostò anche da lei. Non era in vena di dolcezza quella sera.

Il suo mondo era stato sconvolto nel giro di pochi giorni.

Guardò Katherine che aveva il volto abbassato, chiusa tra sé, quasi vergognandosi di essere lì. Da sotto la vestaglia poteva notare che aveva un completo intimo, uno di quelli nuovi provenienti da Parigi che solo le donne francesi indossano. Capendo che lei voleva solo starle vicino, sì scusò.

"Scusami, Kate..."

"No, scusami tu... è che... sei stato abbastanza duro con tua madre."
"Non avevo ragione?"

"Certo, ma anche lei aveva le sue ragioni."

"La stai proteggendo??"

Ecco che si ricominciava da capo.

Forse quello fu il primo litigio tra di loro.

E a entrambi non piaceva.

"Non sto dalla parte di nessuno, Alex! Cerco di capire la situazione e aiutare!"
"Non puoi aiutarmi, nessuno può. Dovrò indagare per conto mio, come sempre. E confrontarmi con quest'uomo..."

Alexander era diventato freddo e cinico. Aveva le sue ragioni, le stesse che il cuore non poteva comprendere.

Neanche l'amore della sua donna potevano aiutarlo ad affrontare una simile confessione sulla sua vita.

In tutta la sua vita si era sempre guardato le spalle da chiunque, impedendo agli altri di avvicinarsi a lui.

Era questo sistema che lo aveva mandato avanti; lui da solo contro il mondo.

Un mondo la qual speranza la vedeva solo nel diventare un gangster.

E se avesse sbagliato tutto nella sua vita finora?

Doveva prendere una boccata d'aria, quindi uscì in fretta dalla stanza per avvicinarsi alla porta d'ingresso.

Era mezzanotte passata, ma a lui non importava.

"Sta' attento... Ti amo." Kate riuscì a sussurrare, ma quelle parole non arrivarono mai alle orecchie di Alexander, ormai troppo lontano per ascoltare romanticherie e dolcezze.

   
 
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