Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: starcollision    06/03/2012    4 recensioni
Elena si trova in mezzo tra l'amore dei due fratelli Salvatore. Ma se prima la sua scelta sembrava convinta e irreprensibile, qualcosa cambierà. Le decisioni prese in precedenza traballeranno, ed Elena sarà costretta a rimettere tutto in discussione. Ma la strada è lunga, e alla fine, cosa troverà? Chi sceglierà? L'amore di sempre, Stefan, o quello nuovo, appena sbocciato, che sta imparando a scoprire piano piano, ovvero Damon?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


"La donna che corrisponderà nel modo più perfetto ad un determinato uomo.
La vera passione d'amore è tanto rara quanto il caso che quei due s'incontrino."

Arthur Schopenhauer
 

 
Il mio cuore era come un contenitore di ghiaccio.
Ero sdraiata nel letto, in camera di Stefan.
Il ricordo della notte precedente mi faceva rabbrividire.
Avevo finto. In tutto. Era la prima volta che mi succedeva.
Lui si era sdraiato, e poco dopo era entrato in me. E io avevo finto. Avevo mugolato, avevo anche gridato quasi. Ma non avevo sentito, provato niente. Mi sentivo come un automa.
Avevo finto di arrivare al piacere. E lui non si era accorto di nulla.
Poco dopo si era sdraiato di fianco a me e si era addormentato. Io non ero riuscita a chiudere occhio, praticamente. Il senso di colpa mi corrodeva. Non perché fosse una cosa così strana: succedeva a moltissime donne, ma non capivo perché a me. Non pensavo che mi sarebbe mai potuto capitare, o almeno non con Stefan.
Mi risvegliai da quei pensieri e mi voltai, convinta di trovarlo di fianco a me che dormiva. Ma al suo posto trovai un biglietto.
Sono a caccia. Farò il prima possibile. S.
Mi sedetti sul letto, e alzai in aria le braccia, stiracchiandomi. Le articolazioni si distesero, provocandomi una sensazione piacevole.
Sentii il mio stomaco brontolare, e decisi di andare in cucina a mangiare qualcosa. Non mi cambiai neanche, ma rimasi con la maglia di cotone a mezze maniche che mi aveva prestato Stefan. Praticamente una vestaglia, visto che era il doppio di me.
A piedi scalzi scesi lentamente le scale, facendo mente locale su quello che avrei potuto mangiare. Siccome per loro il cibo non era altro che un’abile copertura o comunque qualcosa in più, il frigo di casa Salvatore non era proprio dei più riforniti. Dopotutto non è che avessero spesso molti ospiti.
Solo quando giunsi alla fine delle scale, ed entrai in salotto, che era collegato con la cucina, mi accorsi che non ero sola. Damon era seduto su una poltrona di pelle, che sorseggiava quello che immaginavo potesse essere bourbon, da un bicchiere di vetro. Indossava un paio di jeans e una maglietta scura, che richiamava i capelli.
La mia prima reazione fu quella di tirarmi giù la maglietta, in modo da potermi coprire il più possibile. Probabilmente arrossii pure. Ma poi pensai che era un comportamento da stupida. Evitavo Damon da settimane, dopo il spiacevole episodio delle due ragazze, e non eravamo mai stati da soli nella stessa stanza. Dovevo comportarmi come se fossi sicura di me, dovevo essere disinibita – anche se in realtà ero tutto tranne che quello.
E poi mi stavo concedendo una sorta di vendetta pure io. Anzi per un momento mi pentii di non aver urlato più forte quella notte.
Mi imbarazzai subito per quei pensieri, e procedetti spedita, senza salutarlo. Giunsi in cucina, che era nella stanza accanto al salotto, e mi preparai un caffè. Poi presi qualche uova e le misi in una padella.
Mangiai lentamente, come se, più tempo fosse passato, più possibilità avrei avuto di non trovarlo li di nuovo. Seppur bevvi una tazza di caffè in circa venti minuti, e dopo mi preoccupai addirittura di lavare i piatti, quando tornai di là lo ritrovai di nuovo li, nella stessa posizione, ma con il bicchiere colmo. Solo lui riusciva a bere alcolici alle nove di mattina.
Decisi di comportarmi come prima: disinibita e di fuggire subito.
Non feci in tempo a fare neanche due metri. “Ciao, Elena.” Sobbalzai dallo spavento. Ero esattamente davanti a lui. O meglio, il mio didietro era davanti a lui.
Mi voltai. “Ciao.”, gli dissi, fredda.
Mi rivolsi di nuovo verso le scale, cercando si raggiungerle il prima possibile, ma sentii una risata dietro di me. E oltretutto era anche sarcastica.
Mi voltai di scatto, infastidita. “Cosa?”, gli dissi, secca.
Lui in tutta risposta continuò a ridere. Stavo perdendo la pazienza. Era da mesi che non ci rivolgevamo parola, e tutto quello che sapeva fare era… ridere?
“Cosa c’è, Damon?”. Ribadii la mia domanda, con voce ferma e seccata – o almeno questa era la mia intenzione.
“Nulla”, disse lui, senza però smettere di sorridere.
Io mi avvicinai a lui furiosa. “Damon, è da settimane che non ci rivolgiamo la parola, e tu ridi? Complimenti! Complimenti per la tua maturità davvero! Come se per te non fosse successo nulla, giusto? Come se…”
“Perché? È successo qualcosa?”, venni interrotta dalla sua voce, che d’un tratto si era fatta seria.
Io mi accorsi che eravamo a pochi centimetri l’uno dall’altra.
Lui appoggiò piano il bicchiere sul tavolo. Fece un rumore strano, in quell’enorme stanza dove si sentivano solo i nostri respiri e, io speravo, non il mio cuore che batteva velocissimo. Maledizione.
“Io… non…”, ma venni interrotta da lui che si alzava. Eravamo veramente vicinissimi. Mi allontanai leggermente, per reazione.
“Così, alla nostra piccola Elena è successo qualcosa, non è vero?”, disse lui, tornando al suo solito tono strafottente.
“Và al diavolo, Damon.”, dissi io, voltandomi di scatto e dirigendomi verso le scale.
Feci in tempo a fare un solo passo che me lo trovai davanti. “Non mentire, Elena. Sento il battito del tuo cuore.”
Maledizione. Maledizione, maledizione. Me lo sarei dovuta aspettare.
“Lasciami andare.”, dissi. Ma lui non si mosse di un millimetro. “Sono seria questa volta.”
“Fai come vuoi.”, disse, spostandosi, e lasciandomi libero il passaggio.
Io lo guardai, e sentii quegli occhi di ghiaccio che mi scrutavano dappertutto. Seppur dietro quella maschera di arroganza potevo leggere il dolore nei suoi occhi.
Girai lo sguardo, e avanzai verso le scale. Sentii Damon che si sedette sulla poltrona di prima. Io, intanto, ero già sul primo gradino.
“Sai che non ti ho più cercata perché tu me l’hai chiesto.” La sua voce rimbombò nella stanza.
Quella frase mi colpì come una freccia nello stomaco. Girai il viso verso di lui, lentamente. “Io non ti ho mai detto questo.”
Lui sorrise amaramente. “E come avrei dovuto interpretare quello che mi hai detto?”
Mi voltai completamente, scendendo quell’unico gradino e annullando la poca distanza che ci separava. “Lo sai che non ho mai voluto questo. Non ho mai voluto dire quello che ho detto.”
Lui si alzò, di nuovo, venendomi incontro. Non sapevo cosa pensare, non volevo che la situazione mi sfuggisse di mano per l’ennesima volta. Dovevo controllarmi questa volta, da una parte e dall’altra. Non potevo lasciare che le mie emozioni prendessero il sopravvento.
“Ero arrabbiata, Damon. Penso che tu lo possa capire.”
Lui non disse niente, ma continuava a guardarmi. Io abbassai lo sguardo. “Ma quello che ho detto prima di quella frase è vero. Lo penso veramente.”
Lui rimase in silenzio. Non so per quanto tempo stemmo  in quella posizione. Immobili, uno di fronte all’altro, con solo i nostri respiri che facevano da sottofondo. E il battito del mio cuore che assomigliava a quello di un colibrì. Maledizione.
“So che provi qualcosa per me.” Alzai immediatamente lo sguardo. La sua voce sembrava una brezza calda.
Feci uscire l’aria dai miei denti stretti, sibilando.
“Lo sento, Elena.”, disse, afferrandomi un braccio.
La mia pelle prese fuoco. Bruciava, come se l’avessero cosparsa di benzina e avessero appiccato fuoco. Il mio cuore, se era possibile, batteva ancora più veloce. Mi sembrava di prendere il volo.
Rimanemmo così per un paio di secondi che mi sembravano un’eternità. Il tempo sembrava non passare. Eravamo bloccati in una sorta di bolla, di spazio atemporale in cui c’eravamo solo io e lui.
I miei occhi erano puntati sui suoi, si perdevano nell’immensità di quell’oceano.
“Damon, io-io…”
D’un tratto sentimmo il rumore di una porta che si apriva. Stefan.
Damon mollò subito il mio braccio, mentre io mi allontanavo leggermente.
Ci voltammo verso la porta, e vedemmo Stefan che entrava.
Lui alzò lo sguardo. “Ehi.”, disse.
Io mi passai una mano tra i capelli imbarazzata. “Ciao Stefan.”
Damon biascicò un saluto, e poi si scusò, allontanandosi.
Continuai a guardarlo mentre si allontanava.
“Ehi, tutto bene?” Sentii il braccio di Stefan che mi avvolgeva i fianchi.
“Certo.” Risposi sommessamente.
Lui mi guardò aggrottando leggermente le sopracciglia. “Okay, ti riporto a casa.”
Annuii lentamente con la testa.
 
 
NOTE:
Altro capitolo! Ebbene, vi avevo annunciato che ci sarebbero stati degli sviluppi, ma non è finita qui!
I prossimi capitoli saranno davvero pieni, pienissimi…
Per il momento ditemi cosa ne pensate di questo capitolo. L’idea di base era fare capire un’enorme differenza che secondo me c’è tra le coppie Stelena e Delena: la passione. Insomma, io amo il personaggio di Stefan, davvero, ma con Elena lo vedo statico, freddo quasi. Mentre con Damon, la tensione è palpabile, si potrebbe tagliarla con un coltello. Ed è questo che volevo marcare con questo capitolo.
Il titolo è preso da una frase di Enjoy the silence, dei Depeche Mode.
Come al solito: RECENSITE! :)
Un bacio,
Chiara. 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: starcollision