" Namida wa egao wo fukaku suru - Le lacrime accrescono un sorriso "



Si sentiva terribilmente in colpa.
Sentiva quel peso allo stomaco ad ogni respiro.
Sapeva che quella colpa se la sarebbe portato dietro per il resto dei suoi giorni.
Perché la colpa era stata sua.
Solo sua se non era riuscito a tirarlo giù da quel patibolo prima.
Sua se non aveva mosso un muscolo quando era crollato in ginocchio con l’addome in fiamme.
Debole, per essersi fatto bloccare con tanta facilità.
Lui, quelle manette d’agalmatolite non le aveva tolte.
Le portava anche in quell’istante, mentre osservava malinconico la foto del giornale.
Mentre fissava il volto contrito di chi, a differenza sua aveva deciso di andare avanti.
No, lui non ne aveva la forza.
Qualcuno l’avrebbe potuta pensare diversamente, ma era molto probabile che quel qualcuno non avesse mai conosciuto lui, né tanto meno Ace.
Probabile che quel qualcuno non avesse mai assistito alle loro chiacchiere ai piedi del Babbo.
Perché se solo l’avesse fatto se ne sarebbe reso conto.
Si sarebbe reso conto della vergogna che lui provava in quell’istante.
Del dolore insostenibile che lo aveva assalito a quell’ultimo sorriso.
Della colpa che si portava dietro ad ogni passo.
Non era rinato un bel niente dalle sue ceneri.
Marco la Fenice, c’era rimasto bloccato dentro.
Piegato sotto il peso di perdite che non aveva il coraggio di superare.
Chinato al ricordo di risate che non avrebbero più scosso il ponte di quella nave.
Ma nessuno lo avrebbe mai saputo.
Ne si sarebbe reso conto della fatica che pativa ad ogni lega di mare che la sua nave divorava.
Sarebbe rimasto un segreto fra lui e la sua grande famiglia.
Fra lui e quel ragazzo dal cappello di paglia che si stagliava sul giornale del giorno.
<< Mugiwara no Rufy… >> sorrise malinconico, poggiandosi al parapetto della nave.