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Autore: Carla Volturi    06/03/2012    5 recensioni
Lei, Lucilla insegnante di italiano trentanovenne, sposata con due figli; lui, Antonio, avvocato quarantenne divorziato. Tutto avviene a Vietri, città del sole, del mare e di un incontro: il loro!
ATTENZIONE: I PERSONAGGI DI QUESTO RACCONTO SONO PRESENTI NELLA MIA ULTIMA STORIA “LA STAGIONE DEL CUORE-PARTE SECONDA-”.
TUTTAVIA “SOLO PER AMORE” PUO’ ESSER LETTO INDIPENDENTEMENTE DAL RACCONTO APPENA CITATO, POICHE’ I PROTAGONISTI PRINCIPALI CAMBIANO, DUNQUE NON SI PUO’ PARLARE DI UN VERO E PROPRIO SEGUITO.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baci a tutti da Carla.

CAPITOLO 11-“CIAO SONO QUI PER TE!”


Certo che oggi è stata una bellissima giornata, piu’ che divertita mi sono rilassata. Sono stata molto bene in compagnia di Antonio, che ho scoperto essere anche una persona decisamente divertente e simpatica: non appena gli fai capire che può esserci confidenza tra te e lui scattano scherzi e battute ironiche. Insomma è di compagnia e questo non può farmi che piacere, visto che siamo vicini di casa. Forse preferisco piu’ lui che Rossella, con questo non voglio fare un torto alla mia amica, ma c’erano dei giorni che proprio ti ammazzava il morale con il suo netto pessimismo. E poi, siamo franchi, Rossella è una donna, Antonio è un uomo…e che pezzo d’uomo, aggiungo.
Saranno all’incirca le dieci e mezza, undici di sera e come di consueto me ne sto sul mio divano sul terrazzo, a stomaco vuoto. Vorrei mangiare qualcosa, ma non sapete quanto mi rompo di alzarmi ed andare in cucina. Magari avessi dei poteri magici, senza dubbio esclamerei “Panino con prosciutto crudo vieni a me!”. Ma sono una povera umana, dunque o provvedo da sola o mi arrangio.
Anche stasera un piacevole vento accarezza la mia pelle per niente sudata. Indosso un pantaloncino beige e una maglia blu con fiocchetto di raso del medesimo colore sul lato destro. Ballerine ai piedi, l’unica scarpa che adoro portare d’estate. I tacchi sono belli, ma ti uccidono in un nanosecondo. La luna non si lascia ammirare, o meglio dal mio terrazzo non si vede…forse è visibile dall’altra parte della città. In compenso mi godo i tanti scintillii delle stelle gialle.
Vibra il mio cellulare sul sofà. Lo prendo: è un messaggio di mia figlia Marta.
Lo leggo: “Mamma ci stiamo divertendo tanto,ora andiamo a dormire. Domani abbiamo la gita in montagna e dobbiamo alzarci presto. Salutaci papà. Ti vogliamo bene, Marta e Luca”.
 Quasi mi commuovo leggendo le parole dei miei bimbi. Invio la risposta alla mia piccola, cosi da rassicurarla. Auguro una buonanotte a lei e al fratello. Domattina sarà mia premura chiamarli quattro, cinque volte come faccio normalmente. Sono una mamma premurosa.
All’improvviso riprendo il telefonino e rileggo quanto scrittomi da Marta: “Salutaci papà”.
Porto la mano alla fronte, chiudo gli occhi e tento di placare la rabbia, non riuscendoci. Scovo nella rubrica il suo numero e chiamo. Uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli: “Pronto Lucilla?”.
Hai telefonato a Marta e Luca, Adriano?”, gli domando subito, perché subito voglio che mi tolga il dubbio.
Sono impegnato Lucilla in questi giorni”, risponde con voce indifferente.
Eh no, ora devo urlare. A quanto pare Vietri e dintorni devono conoscere i problemi di casa mia: “E certo Adriano sei impegnato, poveretto…”. Irrompe nel mio discorso: “Dai Lucilla li chiamerò”.
Stringo forte i pugni: “Stronzo quelli sono i tuoi figli e vengono prima di tutto”. Gesticolo come una pazza furiosa: “Giuro Adriano che se non ti fai vivo con loro, domani vengo a Napoli e ti strappo il cuore da petto e lo sai che sono capace di tutto, soprattutto ora”.
Ride di gusto: “Che mi stai minacciando?”.
Non mi provocare. E si, ti sto minacciando, che problema hai?”, prima di terminare la conversazione ribadisco: “Professore di sto cazzo prepara la tua cara penna a sfera per Settembre: i documenti dall’avocato ti aspettano”.
Con voce severa replica: “Ne riparliamo quando ho tempo”.
Metto il telefono davanti la mia bocca e grido: “Non ho piu’ tempo per te, Adriano. Sono tre anni che mi sto alle tue decisioni, ora sei tu che fai come dico io”.
Freddo e gelido ribadisce: “Ne riparliamo quando ho tempo”.
Lo mando a quel paese e stacco la telefonata.
La rabbia è tanta e cresce ogni giorno di piu’ nei suoi confronti. Ma voglio specificare che condanno Adriano in quanto uomo e marito, lungi da me condizionare il suo rapporto, già precario, con i nostri figli…non farò mai una cosa del genere. Marta e Luca hanno diritto ad avere una mamma come un padre. L’unica cosa di cui avrò premura è far comprendere ad Adriano che i frutti del nostro amore hanno bisogno anche di lui. Per tutto il resto è finita tra noi…tra me e quello che a tutti gli effetti è il mio ex marito, colui che ha spezzato il nostro futuro, il nostro amore, la nostra famiglia. Eppure mi chiedo: e se fosse finita lo stesso tra noi? E se fossi stata io al suo posto a rovinare il nostro legame? Non troverò mai risposta a queste domande, che tuttavia mi illuminano su una grande verità: ci saremo lasciati ugualmente io e lui. Forse non siamo fatti l’uno per l’altro. Ma non rinnego nulla, anzi…è stato tutto bellissimo, finchè è durato!.
Schiocco le dita della mano destra. Incrocio le gambe sul divano. Inclino la testa all’indietro, poggiandola sullo schienale. Chiudo gli occhi e ripeto ad alta voce numerose volte: “Adriano che cavolo hai fatto”. Strofino l’epidermide della mia fronte. E sospiro, nervosa. Una mano calda sulla mia spalla. Non mi muovo e respiro a pieno il suo profumo: “Antonio?”.
Massaggia con cura la pelle delle mie scapole. Socchiudo le labbra, per il piacere infertomi. Mi dona tanto relax e pace. E’ come se sapesse di cosa necessito in questo preciso istante.
Si Lucilla”, risponde, mentre decide di accomodarsi accanto a me, “Era tuo marito?”.
Annuisco, guardandolo negli occhi: “Si era lui”. Tentenno: “Mi hai sentita urlare, scusa”.
Fa spallucce: “Non è nulla, figurati. Mi dispiace solo vederti cosi arrabbiata”.
Lascia perdere va, tanto è una guerra persa con lui”, replico, portando le ginocchia al petto, “L’importante è che si prenda cura dei nostri figli. Con me ha chiuso oramai”.
Lo farà, non temere”, risponde serio. Sfiora la mia mano dolcemente: “Io non chiuderei con una donna come te”.
I miei occhi puntano i suoi. La sua affermazione mi sorprende, ma è sintomo di piacere. Mi disorienta, ma è ciò che volevo udire da lui. Mi spaventa, ma è quanto di piu’ bello potesse dirmi.  La luce accesa sul terrazzo mi permette di visionare il suo bellissimo viso. Le sue labbra cosi rosse, cosi invitanti. La sua maglia bianca, il suo pantalone scuro. La sua barba curata. Il suo sorriso. E io, presa dal desiderio di darglielo sto benedetto bacio…ma non è il momento. Non ora, non qui.
Te li preparo due spaghetti aglio, olio e peperoncino?”, esordisco, per evitare che accada qualcosa tra di noi. Preciso che mi piacerebbe che questa serata prenda una certa piega, ma non ora. Non dopo la litigata che ho avuto con Adriano.
Annuisce, felice: “Si Lucilla”.
Gli prendo la mano e lo tiro verso di me: “Vieni in cucina”.
Accetta il mio invito e ci rechiamo insieme dentro casa. Una volta dissi:nel corso della mia vita, nel corso dei miei trentanove anni, ho visto solo persone allontanarsi da me. Ce ne fosse stata mai una che avesse detto “Ciao sono qui per te!”.
E se quella misteriosa persona fosse realmente e finalmente arrivata da me?
  
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