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Autore: alwayscyrusx    06/03/2012    0 recensioni
questa è la mia prima fan fiction, spero di piaccia jhdgjsdfg. c:
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata di marzo, una delle prime soleggiate;
il cielo era tinteggiato di chiazze blu, ma qualche nuvola insisteva nel coprirle. Era una fredda giornata di marzo quà a Londra, così strana ed insolita per me. L'america è così diversa. Il sole, i colori, l'aria, tutto. Ero appena arrivata, dopo un viaggio di 10 ore, che pareva non finire più. Mia madre si era rispostata con un'inglese, e per il suo lavoro, ci siamo dovuti trasferire quà. Lasciando tutto. Osservavo dal finestrino del taxi giallo, la città, le strade, i parchi; tutte quelle persone che camminavano senza guardare nemmeno chi avessero davanti, con sguardi assenti. Il taxi giallo che mi avrebbe portato al posto che avrei dovuto iniziare a chiamare 'casa', o almeno, che avrei provato a chiamare così.­­ Il taxi accosto', e scesi. Una tenera villetta biancastra si mostrava sul ciglio della strada, sotto il cielo grigiastro e tra l'aria pungente mattutina. Questa sarebbe dovuta essere casa mia; non era così male. Il telefono vibrò nella borsa, era un messaggio da Ronnie. "Ehi! come va? sei arrivata?" Trattenni le lacrime, e tirai su col naso.
Dio solo sa quanto mi sarebbe mancata, la mia migliore amica, colei che riusciva a farmi sorridere quando nessun'altro ci riusciva, era dall'altra parte del mondo; lasciarla era stata una delle cose più difficili che avessi mai fatto.­­ Qualche goccia iniziò a scendere, bagnando i miei capelli castani e le mie guancie lentigginose. C'era un'altro nodo nel mio stomaco adesso: la scuola. Compagni nuovi, professori nuovi, classe nuova. Paura di non essere accettata, di venire esclusa, di venir trattata come quella diversa, senza nessuno su cui poter contare. Ed era in questi momenti che mi sentivo maledettamente sola, ma non potevo farci nulla. "Addie, c'è scuola, alzati!"
urlò mia madre, entrando in camera mia e aprendo violentemente le finestre verdognole, scostando le tende. mi rigirai nel letto, non volevo alzarmi. volevo restare lì, e svegliarmi ritrovandomi nel mio lettuccio caldo, in mezzo a quella casa desolata, nel mio Ohio.
"Miranda Allyson Baker, alzati da quel letto!" uscì battendo la porta dietro di lei. amavo mia madre, ma odiavo quando mi chiamava per nome completo, lo faceva piuttosto per inciatarmi, ma io ero sempre stata Addie, per tutti, si da piccola; forse perchè non riuscivo a pronunciare il mio nome, e mi presentavo sempre come 'addie' e mi piaceva così.
Mi alzai, strofiniandomi gli occhi e dandomi un buffo ai capelli, ciondolando, presi una felpa grigia ed un paio di jeans, mi diedi una pettinata e scesi; afferrai un pancake e schioccai un bacio a mia mamma, ed uscì.­­ Per fortuna la scuola non era così lontana, da quanto mi avevano spiegato.
Camminavo lungo il tragitto con aria malinconica e pensierosa, al pensiero di quello che avrei dovuto affrontare. Finalmente arrivati davanti alla scuola: un edificio grigiastro, o forse beige, poco m'importava, circondato da un quarto di giardino e parcheggi. non era tanto male.
Tentennai prima di attraversare quel cancello, significava ufficialemente dover iniziare una nuova vita, e io non ero pronta a ciò, o forse ero solo spaventata.­­ Mi inoltrai in quel corridoio, piendo di ragazzi di svariati tipi e colori, che erano intenti a fare cose diverse; chi ripassava, chi rideva, chi chiaccherava tranquillamente.
Arrivai al cartellone, e scorsi col dito sul foglio per vedere quale sarebbe stata la mia classe "quarta D" sussurrai piano. Andai alla ricerca della classe, ma ce ne erano così tante. Notai che molte ragazze mi fissavano, chi male, chi con fare incuriosito, che come per dire 'chi è questa'. ma non ci facevo caso, ormai ci avevo fatto l'abitudine. Mi diressi nel corridoio che indicava la sezione delle quarte, salii le scale ed arrivati. Mi guardai attorno, guardai tutte quei ragazzi, che forse un giorno sarebbero diventati miei amici, che avrei conosciuto, magari gli sarei stata simpatica.­­
Notai immediatamente un ragazzo, appoggiato a degli armadietti; era bellissimo, ma che dico, era perfetto. Alto, magro, con una cesta di capelli ricci che gli contornava dolcemente il viso, che muoveva con disinvoltura; due occhi verdi che brillavano, capaci di ipnotizzare chiunque, ed un sorriso da togliere il fiato. Nel mio stomaco scoppiò un uragano. Era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto.­­ restai qualche secondo ad ammirarlo da lontano, in silenzio, in mezzo a tutti gli altri. Poi ad un tratto si volto', e non so come e perchè, ma mi guardò. non so come, ma lo fece. I nostri occhi si incrociarono per secondo, forse il secondo più bello della mia vita. sarei rimasta ore ad ammirarli, anche da lontano. era come perdermi dentro un mare, un cielo pieno di fuochi d'artificio, come guardare la stella più lontana e luminosa. Staccai lo sguardo imbarazzata, e sorrisi debolmente.­­ Non feci in tempo a ricominciare a camminare che qualcuno mi fermò.
"Sei quella nuova?" disse una voce alle mie spalle, mi voltai, era una ragazza.
Era bella, teneva dei libri sottobraccio e i capelli rossi le coprivano lievemente il viso di pelle chiara, e gli occhi color ghiaccio.
"Si." dissi sorridendo timidamente.
"Oh, piacere, sono Denah" disse porgendomi la mano .
"Tu?" le strinsi timidamente la mano.
"Sono.. sono Miranda, ma chiamami Addie, si."
"Piacere Addie, da dove vieni?" mi chiese incuriosita.
"Dall'america, Ohio precisamente" mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo, non mi erano mai piaciuti gli interrogatori. "Che figo!" esultò. "Deve essere tutto così diverso per te quì, spero ti troverai bene, quella è la nostra classe" indicò un'aurla con una porta giallastra sulla destra.
"Fai gli onori di casa eh, Denah?" disse ridendo una voce dietro di me; mi voltai di scatto. Quel meraviglioso riccio era davvero dietro di me, era bellissimo anche da vicino, anzi, era perfino meglio.
Avrei voluto prenderlo ed abbracciarlo forte, dirgli che sarei voluta stare ad ammirarlo per sempre, ma mi limitai ad un sorriso.
"Stai zitto Styles" gli rispose con tono.
"Chi è lei? E' quella nuova?" disse indicandomi. "Si, è lei, direttamente dall'america" rispose mettendomi una mano sulla spalla amichevolemente. "Oh, piacere sono Harry" disse il riccio guardandomi, sorrideva. Lo guardai, guardai i suoi occhi penetranti e quelle sue dolci fossette, mi tremavano le ginocchia, mi sarei voluta nascondere. "Sono.. sono Miranda, ma chiamami.. Ad..Addie."
"Piacere, ci vediamo in classe" mi sorrise un'ultima volta e andò via. Ma avrei voluto che restasse lì, tipo per sempre. Aspetta, classe? Noi? Insieme? Come sarei stata capace di stare attaenta con una tale meraviglia a pochi metri? merda.
"Ehm.. simpatico" dissi imbarazzata.
"Lui è Harry Styles, il 'figo' della scuola. Dicono si sia fatto più ragazze di quanti anni abbia, ma io non ci credo. Dice che fa così perchè sta cercando la ragazza giusta, ma per me è solo una scusa" rise.
  
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