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Autore: Ludovichy92    06/03/2012    1 recensioni
Racconto giallo totalmente inventato, fatto due anni fa a scuola! Se volete avventurarvi nella lettura siete i benvenuti!
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDO CAPITOLO:

 
L’omicidio di Laura Cardinale aveva subito catturato l’attenzione della stampa e dei notiziari nazionali. Il corpo senza vita della donna era stato ritrovato da uno studente, tale Luca Colombo, al quinto piano dell’edificio principale dell’università. Dopo aver chiamato l’ambulanza, i primi sospetti e i primi interrogatori ebbero come protagonista proprio il ragazzo.

“Sono innocente, lo giuro” disse Luca ai poliziotti che erano arrivati sul luogo del delitto e che lo volevano portare in centrale per interrogarlo. “Stavo andando a lezione, quando mi sono accorto del corpo” aggiunse.

“Attenzione a quello che dici, ragazzo” rispose il commissario Duini “Tutto quello che dirai potrebbe essere usato contro di te.”

Luca era stato condotto alla stazione di Polizia e fatto accomodare in una stanza grigia priva di qualsiasi tipo di arredamento se non un piccolo tavolino nero con due sedie sui lati opposti e una grande specchio nella parete di fronte la porta. Il commissario Duini entrò pochi minuti dopo nella stanza, accomodandosi nella sedia di fronte il ragazzo.

“Allora” incominciò sfogliando diversi fogli “Luca Colombo, 21 anni, nato a Padova, ma residente da quattro anni a Milano, e attualmente iscritto al terzo anno all’università IULM, dico bene?!” aggiunse con un ghigno. “Mi interrompa pure, se sbaglio.”

Il ragazzo, paralizzato dalla paura, non parlò, ma si limitò a un breve cenno del capo.

“Lei ha affermato di aver trovato il corpo senza vita di Laura Cardinale su di una panchina al quinto piano dell’edificio 1. Mi racconti come è andata” disse Duini.

Dopo aver preso un bel respiro, Luca, stava per iniziare il suo racconto quando la porta della stanza si aprì di scatto e un uomo di mezz’età dai lunghi capelli brizzolati entrò.

“Spero di non essere arrivato troppo tardi” disse l’uomo rivolgendosi al commissario.

“Caponnetto, che ci fai qui?” rispose. “Questo caso è della Polizia, tu non…”

“Mi dispiace contraddirti, ma questo è appena diventato un mio caso” disse Caponnetto, zittendo l’altro. “Il rettore dell’università ha appena assunto me e la mia squadra per indagare sull’omicidio di Laura Cardinale. Da adesso in poi, se non ti dispiace continuo io. Ragazzo andiamo!” aggiunse rivolgendosi a Luca e invitandolo in maniera poco cortese ad andarsene.

Una volta usciti dalla centrale, l’investigatore Caponnetto fece accomodare Luca su di un auto rossa e, infine, si mise al volante.

“Io e te abbiamo molto da dirci, eh?!” disse ridendo e guardando dallo specchietto il ragazzo che fino a quel momento non aveva parlato.

Dopo circa quindici minuti di strada, si fermarono davanti un edificio grande con mattoni rossi e, dopo essere scesi dall’auto, Caponnetto fece accomodare Luca in una stanza molto simile a quella della stazione di Polizia, solo che al posto dello specchio, la parete era ricoperta di articoli di giornale che riguardavano i casi risolti dall’investigatore e dalla sua squadra.

“Allora Luca” disse Caponnetto lasciandosi cadere su una poltrona di pelle marrone “i miei interrogatori sono molto diversi da quelli tradizionali. Io ti farò delle domande e tu dovrai rispondere direttamente, senza tergiversare. Voglio sapere tutta la verità” aggiunse fissandolo.

Il ragazzo si accomodò sulla sedia di fronte e, dopo un paio di respiri profondi, annuì.

“Dunque... Sei stato tu ad aver trovato il corpo della vittima” iniziò l’ispettore e senza aspettare la risposta di Luca proseguì “Sentiamo, cosa facevi al quinto piano quel giorno?”

“Stavo andando a lezione d’inglese. Ero in ritardo come al solito e le altre lezioni erano già iniziate, per questo non c’era tanta gente nei corridoi” rispose prontamente il ragazzo.

“Ricordi l’orario esatto?” incalzò Caponnetto.

“Esatto no, ma la mia lezione iniziava alle 10.15 quindi saranno state le 10.30-10.45 circa” disse Luca alzando gli occhi al cielo.

“Secondo il referto dell’ospedale la donna è stata uccisa proprio nell’intervallo tra le 10 e le 10.30” disse l’ispettore sfogliando dei fascicoli “Parlami del cadavere” aggiunse diretto.

Luca preso in contro piede iniziò a torturarsi le mani abbassando gli occhi.

“Era stesa su una panchina” disse con voce tremante “All’inizio pensavo stesse riposando, poi quando mi sono avvicinato ho notato la macchia di sangue nel maglione bianco” aggiunse.

“Quindi, secondo te, era già morta quando l’hai trovata, giusto?!” chiese Caponnetto.

“Sì” annuì il ragazzo “Con la mano sfiorava il pavimento che era già pieno di sangue e, quando mi sono avvicinato di più, ho notato che non respirava” aggiunse.

“C’è qualcuno che può confermare di averti visto salire le scale, o per lo meno di averti visto al piano terra pochi minuti prima del ritrovamento?” chiese l’investigatore cercando lo sguardo del ragazzo.

“Ho incontrato dei miei amici al piano terra, loro possono confermare che sono innocente, non c’entro niente con questa storia, non ho...” disse animatamente il ragazzo.

“Va bene ragazzo, li interrogheremo” rispose prontamente l’uomo. “Ora se permetti, ho un’ultima domanda; ti potrà sembrare strana ma dice molte cose” disse Caponnetto avvicinandosi alla sedia del ragazzo “Dimmi la prima persona che ti viene in mente pensando alla signorina Cardinale”.

“No-non saprei chi dire” rispose Luca guardando l’ispettore negli occhi.

L’uomo stava per alzarsi, quando il ragazzo parlò di nuovo.

“Anche se, tra gli studenti del terzo anno, circola una specie di “leggenda” su una relazione amorosa tra professor Bruno e la Cardinale” disse Luca quasi ridendo “ma sono solo storie senza un reale fondamento” aggiunse rendendosi conto di aver appena fornito all’ispettore una nuova pista.

Caponnetto annotò quest’ultimo dettaglio nella sua agenda e alzandosi dalla poltrona fece segno al ragazzo di seguirlo.

“Lei non crede che sia stato io, vero?!” chiese Luca spaventato dal silenzio dell’ispettore.

“No ragazzo” rispose l’altro senza guardarlo in faccia “Ma sei stato di grande aiuto, ora ti chiamo un taxi così potrai tornare a casa. Mi raccomando non abbandonare il paese e tieniti disponibile per ulteriore interrogatori” aggiunse ridendo e senza aspettare una risposta lo condusse all’ingresso e, dopo averlo fatto entrare nel taxi, ritornò nell’appartamento.

Afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose un numero velocemente.

“Nadia, ho bisogno di interrogare il professor Bruno, adesso!”
  
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