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Autore: dilpa93    06/03/2012    8 recensioni
Kate aveva sottovalutato delle parole... parole che avrebbe fatto bene ad ascoltare con attenzione
tratto dal testo
"Risalì fino a raggiungere il braccio; gli sfiorò le dita e, quando raggiunse il dorso, sentì qualcosa..."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
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Passarono circa una decina di minuti dopo la chiacchierata tra Lanie, Jenny e le rosse prima che il segnale venisse individuato
“si, ce lo abbiamo! Qualcuno vada immediatamente ad avvisare il capitano”
L’agente Singer corse rapidamente, incrociando il capitano per le scale
“signore, hanno rintracciato il segnale, si trovano all’incrocio tra la tredicesima e la Historic”
“perfetto, ora vada ad avvisare il medico legale, non c’è un minuto da perdere”
La Gates riunì una squadra, chiamò gli swat, e poi si precipitarono sul posto; i tiratori scelti sull’edifico di fronte, pronti a fare fuoco al segnale.
 
“NYPD! Fermi dove siete, gettate le armi!”
“siete circondati, non fate un passo!”
I due mori buttarono immediatamente a terra le armi, non tentarono neanche la fuga, al contrario della Blake; provò a fuggire, ma si accorse ben presto che ogni tentativo sarebbe stato inutile.
“non finisce qui!”
“io non ci giurerei” ringhiò Victoria
Il metallo delle manette venne stretto attorno ai polsi così gracili della donna, e poi a quelli più possenti dei suoi “collaboratori”.
Gli agenti li scortarono verso le volanti; li fecero entrare facendo pressione sul capo
“io vado in centrale, voglio vederli dietro le sbarre!”
“frema dov’è detective Beckett… lei e i suoi colleghi dovete andare in ospedale”
“ma signore…”
“niente ma!”
 
Anche ad una come Kate risultava difficile disobbedire agli ordini del capitano.
 
Le sirene lampeggianti delle autopattuglie vennero accese e in breve tempo rientrarono al 12th, mentre i detective e lo scrittore vennero caricati sulle ambulanze nonostante sostenessero di stare bene.
 
La Iron seguì il mezzo fino in ospedale per assicurarsi che i suoi stessero bene e per scusarsi del’errore commesso.
 
“dove sta andando?” la bloccò un’infermiera
“vorrei parlare con i miei agenti”
“mi spiace, ma adesso li stanno sottoponendo a degli accertamenti… appena avranno finito la farò passare”
“ma è importante! Sono il capitano della squadra omicidi!”
“niente ma, non mi interessa chi lei sia… le farò sapere il prima possibile”
Senza accennare un sorriso si ritirò nella sala d’attesa. Estrasse il cellulare e contattò la patologa.
In men che non si dica la vide apparire dalle porte automatiche d’ingresso della struttura
“dove sono?” si affrettò a chiedere Alexis
“stanno facendo degli esami, al più presto ci daranno il permesso di vederli”
“ma stano bene, non è vero?” domandò preoccupata Jenny
“si, stanno bene, qualche graffio, ma non sembra nulla di grave”
 
Ryan era seduto su di un lettino mentre un tirocinante gli disinfettava i tagli e gli metteva qualche punto; lo stesso stava accadendo anche ad Esposito, che però ottenne in omaggio una sedia a rotelle, causa delle costole rotte.
“dobbiamo parlare con Beckett” esordì Kevin
“si, al più presto”
“ma come…”
“stia fermo per favore, devo finire di medicarla!”
“ci vorrà ancora molto?” sbuffò l’irlandese
“no, ho terminato, ma dobbiamo comunque…”
“si, si, si, tutto quello che vuole, ma tra un attimo”
Scostò la tenda che li separava da Kate e spinse la sedia di Javier fino ai piedi del lettino sul quale la donna era sdraiata con la caviglia fasciata
“stai bene?” chiesero seri
“si, solo una slogatura e qualche graffio, voi?” domandò preoccupata, nonostante li avesse davanti a lei vivi e vegeti
“tutto bene, tagli e per lui un paio di costole rotte, ma niente di serio”
“ragazzi, mi dispiace, davvero, io…”
“dovevi dircelo!”
“ma io temevo” non riuscì a proseguire
“cosa, che ti avremmo ostacolato, che ti avremmo fermata? O forse che lo avremmo detto a Castle?” il carattere prorompente del moro si fece sentire subito
In risposta lei si passò una mano sotto gli occhi per evitare di versare altre lacrime
“lo sai che non lo avremmo fatto… siamo una famiglia” le regalò un sorriso il giovane latte-miele
“lo so…”
“bene, adesso è finita, e se avrai bisogno di noi, basta dirlo, ok? Ma non nasconderci più nulla”
“ok”
Entrambi le presero la mano.
 
Sapevano che per lei era un momento difficile… con tutto quello che era successo e con i pensieri che aveva in testa probabilmente non aveva ancora realizzato che la ricerca dell’assassino a cui aveva dedicato tutta la sua vita si era finalmente conclusa.
 
“sapete qualcosa di Castle?” era quello il suo pensiero fisso
“no, ancora niente…”
La tenda davanti a loro frusciò, e apparvero tutte le loro donne; immediatamente Jenny si buttò su Ryan
“piano, piano amore… mi fa male”
“oh, scusami, scusami tanto”
“e tu chico? Come stai?”
“bene”
“sai, ero preoccupata…”
 
Kate si sentiva in imbarazzo, stava lì a guardare mentre una moglie baciava il marito, e mentre una coppia scoppiata stava per riappacificarsi; e l’unica cosa che riusciva a pensare era il desiderio di vedere Rick, ma dovette destarsi dai suoi ragionamenti quando comparve la testolina ramata della piccola Castle
“ciao Kate…”
“ehi, come state?” chiese riferendosi anche a Martha
“siamo noi che dovremmo chiederlo a te darling”
“stiamo bene” preferì risponderle Alexis “tu?”
“bene… avete saputo qualcosa di Richard?”
“no, dicono che ancora non lo possiamo vedere, ma come sta?”
“sta bene”
“Kate, cara, per favore dicci la verità”
“lo vedrete fra un secondo credo”
 
E infatti un Castle un po’ barcollante si avvicinava a loro grazie all’aiuto di una stampella; il secondo chiodo era stato tolto e la ferita disinfettata, come anche quella alla mano, ora fasciata. La figlia gli corse in contro stringendolo in un abbraccio, e lui non poté fare altro che sentire il suo cuore sciogliersi a quel contatto, al quale si aggiunse anche la madre.
Ma lui alzò la testa e fissò Kate, sorridendole, e lei capì che la stava in un certo modo perdonando per avergli mentito, ma si chiese se l’avrebbe perdonata anche per non avergli ancora detto che ricordava ogni cosa del giorno del funerale.
 
Rimasero un paio d’ore in ospedale, attendendo che gli dessero il via libera per tonare a casa.
Quando finalmente stavano per andarsene, per riposarsi dopo quella giornata tremendamente lunga, videro il loro capitano seduta su di una sedia in metallo, che tamburellava con i piedi sul pavimento in linoleum riflettente la luce al neon.
Le si avvicinarono
“signore…” sussurrò Kate
“detective… volevo, ecco, io volevo accertarmi che steste bene”
“si signore…” Beckett fece una lunga pausa e poi riprese “gli agenti Lois e Sanders…”
“si, sappiamo già tutto, abbiamo trovato i loro cadaveri, ma avremo tempo per parlarne. Prendetevi un paio di giorni liberi… buona notte”
“aspetti” la bloccò nuovamente la detective “come… come avete fatto a trovarci?”
“lo chieda al signor Castle…” e con questa frase lasciò, come un ombra che vaga nella notte, l’ospedale.
 
“cosa, cosa voleva dire?” chiese Ryan
“ne parliamo domani, bè, tra circa 6 ore, comunque… magari davanti a una tazza di caffè a casa mia, cosa ne dite?” proprose, sicuro che nessuno avrebbe chiuso occhio quella notte
“io ci sto bro… a domani”
“a domani Esposito…”
“vado anch’io, lo accompagno. Notte… tesoro, ci sentiamo domani” sussurrò all’orecchio di Kate
“anche noi vi salutiamo… ci vediamo tra poco ragazzi”
Batté il cinque ad Esposito e a Rick, mentre Jenny salutava Kate con un bacio sulla guancia; dopo che gli altri se ne furono andati rimasero per qualche minuto in silenzio, e fu Kate a romperlo
“anche io vi saluto…”
“no, aspetta, dove pensi di andare?”
“a casa mia” rispose convinta la detective
“oh, no, non ci pensare neanche… tu vieni da noi” controbatté Castle, mentre la figlia scuoteva il capo annuendo
“ma io…”
“niente ma mia cara” intervenì Martha “ormai è deciso, non ti lasciamo sola dopo l’avventura che avete appena passato, e poi, so quanto sia difficile sopportare Richard, figuriamoci passarci ventiquattrore filate, hai bisogno di stare con persone che sappiano cosa si prova!” scherzò la rossa
“madre!”
“oh, fa silenzio, lo sai che ho ragione”
“a quanto pare siamo tre contro una… ma devo passare da me a prendere il pigiama”
“te ne presto uno io, e tranquilla… niente orsacchiotti” sorrisero entrambe e poi si avviarono a prendere un taxi.


ANGOLO AUTRICE:
Cao ragazzuole!
Pima di tutto vi dico che ho pubblicato il seguito di Konckout-the void (lo so, sono ripetitiva) :)))
E secondo passiamo al capitolo... lo so, un pò fermo, non succede nulla di che... diciamo che è di passaggio, mi farò perdonare con il prossimo!
sicome i commenti post-capitolo non sono il mio forte i saluto!
buona serata
baci
  
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