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Autore: _Socianimal    06/03/2012    0 recensioni
"E' la voglia di scappare che muove gli uomini, a volte molti continuano a vivere per scappare… dalle occasioni dalle paure, da altre persone. Semplicemente scappare.
E per quale motivo? Credete al caso? Se una cosa deve succedere, succede comunque, potrete scappare anche nel paesino più sperduto della terra, il fato ti ritrova.
Io questa cosa non la sapevo, l’ho scoperta solo vivendo.
È la storia di una ragazza che vive in una casa aristocratica, è strana, è solitaria e quello che vuole fare non è condiviso dalla sua famiglia.
Ad una festa nella propria abitazione conosce un giovane musicista, che vuole solo il suo corpo, le rifiuta e decide di scappare, portandosi con se solo una penna un block notes e la sua macchinetta fotografica."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Signorina, siamo arrivati, questa è l’ultima fermata-
Quella voce mi rimbombò nella testa, costringendomi ad aprire gli occhi.
-siamo a Londra?- chiesi all’autista
-si, al terminal dei bus, lei dove doveva andare di preciso?- 
-non ho una meta, grazie, arrivederci- mi alzai e scesi dal pullman
-Buona fortuna ragazza- disse l’autista prima di chiudere la porta dell’autobus.
Mi trovai di fronte ad almeno sessanta pullman, e tante persone con le valige che correvano da una parte all’altra, sembrava di essere in uno di quei film americani, dove le persone corrono per la città senza fermarsi ad osservare quello che hanno intorno.
Prendo la macchinetta fotografia, e inizio a scattare delle foto, un fiore giallo, un vecchio che legge il giornale, un musicista di strada che mi sorride, un cagnolino, un uomo dai capelli lunghi che passeggiava con una ragazza mano nella mano, un palloncino che vola nel cielo; tutte cose che, le persone che corrono, per strada non riescono ad osservare nella loro bellezza.
Mentre giravo per le strade di Londra vidi un ragazzo con il cappuccio, non era molto alto, camminava a testa bassa con le cuffie alle orecchie, rimasi così affascinata da fotografare anche lui
Camminai per almeno due ore, continuando a scattare le foto, poi trovai un albergo e, vedendo ormai che il sole stava lasciando spazio alla luna decisi di fermami li una notte, presi le chiavi e andai in camera, sistemai i bagagli, mi feci una doccia e uscii fuori al balcone, ammirando Londra che piano piano andava a dormire.
Abbassai lo sguardo e vidi un ragazzo, abbracciato ad una ragazza molto più alta di lui, si sfioravano, giocavano con il loro corpo senza interessarsi delle persone vicino, si trascinavano baciandosi verso l’hotel. Dolce notte che rende felice gli amanti, che chiude gli occhi ai bambini cullandoli tra i loro sogni, dolce notte che ispira gli artisti, mentre con una piccola candela iniziano a scrivere storie d’amore, o di terrore, notte che consola le donne, che asciuga le loro lacrime quando gli uomini le lasciano soli, notte che accarezzi il mio viso, che mi fai finalmente vedere il mondo,così come deve essere.
Vedo un uomo uscire dalla finestra della sua camera, 
-anche oggi, mi tocca dormire sul divano- sospira, quella voce, mi sembra famigliare, si gira puntando quegli occhi color ghiaccio su di me, mi riconosce e io riconosco lui, si avvicina arrivando alla fine del balcone, io faccio lo stesso, ci separano venti centimetri se non di meno.
-e lei che non credeva nel destino?-sorrise, e con quel sorriso, perforò la mia anima.
Abbassai lo sguardo e apparve il tramonto nelle mie guance 
-crede che sia stato il destino a portarmi da lei?- risposi guardandolo
-è stato il fato a farti scappare di casa, a farti arrivare a Londra e a farti scegliere questo hotel dove ci sono anche io,non credi?-
-forse ha ragione, dovrei ringraziarlo allora- accennai un sorriso.
-è sola immagino! E’ stato difficile andare via dalla vostra famiglia-
-non esattamente, era quello che volevo-feci una pausa- ho sentito che deve dormire sul divano, perché, non viene nella mia camera, almeno possiamo parlare senza sentire freddo- dissi
-la raggiungo subito, se è questo il suo desiderio- 
Poco dopo senti bussare, andai alla porta e aprì a quel poeta.
-lieto di rivederla Ania-
-si ricorda il mio nome?-
-certo, se non le dispiace, vorrei darle del tu- disse sorridendo
-a me va benissimo, non mi piace parlare come una nobile-
Il suo sorriso,come i suoi occhi facevano brillare la stanza
-ma tu sei una nobile- 
-no! Io sono nata nella famiglia sbagliata, ho sempre desiderato essere, come dire, normale- dissi sedendomi sul letto, lui mi raggiunse
- adesso però stai facendo quello che desideri-
-sono andata via di casa, adesso devo costruirmi una vita, devo trovare un lavoro, non sarà facile-
Sentimmo dei rumori, e alcuni gemiti, lo guardai, sorrise imbarazzato grattandosi la testa
-scusa, è mio fratello, con le sue..amiche-
-tuo fratello è il batterista della tua band-
-è lui, voleva divertirsi anche con te vero?- 
-si! Era lui quello che ho rifiutato l’altra sera- 
-lo immaginavo, su questo siamo molto diversi, io amo l’amore, lui… diciamo che ama il letto- disse ridendo, fece ridere anche me, piano piano si avvicinò a me, mi accarezzò una guancia, diventai subito rossa, lui lo notò e sorrise.
- Lo splendore delle tue gote svergognerebbe anche le stelle-
-dolce pellegrino, così mi conquisti- dissi avvicinandomi a lui
-ho chiesto a Cupido di avvicinarsi a te, mi ha già colpito con la sua freccia, o forse.. sono stati i tuoi occhi-
-i tuoi occhi hanno colpito me, hanno rubato la mia anima-
Le sue labbra si avvicinarono alle mie, si sfiorarono, si cercavano.
Oh dolce notte, che ci tiene compagnia, che accompagna la nascita di questo amore.
  
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