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Autore: Black Mariah    07/03/2012    3 recensioni
-Io...noi non possiamo...- gli disse non guardandolo, cercando di aggiustarsi alla meglio il vestito.
Gerard le si avvicinò di nuovo e cercò nuovamente di baciarla, non dandole ascolto.
-No, basta...davvero...Io non voglio...- disse lei allontanando il viso dal suo per non farsi corrompere nuovamente dalle sue labbra.
-Perchè?- disse quasi arrabbiato Gerard. Che le prendeva? Non poteva darsi di nuovo a lui e poi allontanarlo quando voleva lei.
-Perchè sono fidanzata, cazzo.- rispose Annie arrabbiata con se stessa -E non ho intenzione di tradire il mio ragazzo, nè tanto meno di essere la tua amante!- continuò ad alta voce.
"SEGUITO DI LIKE A FUCKIN' ROCKSTAR" (non è necessario leggere la prima storia)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ever…
Get the feeling that you're never…
All alone and I remember now
at the top of my lungs in my arms she dies,
She dies…

 
Il ragazzo stava camminando a passi svelti in direzione del tour bus. Aveva deciso di andarsi a riprendere tutta la sua roba e di tornare da dove era venuto. Ancora non ci credeva…gli sembrava semplicemente un incubo, un incubo da cui non riusciva più a risvegliarsi. 
Prendeva a calci la polvere sotto i suoi piedi e in quel momento avrebbe tanto voluto prendere a pedate qualche bidone, ma davanti a sé aveva solo un immenso sterrato con decine di camion e bus parcheggiati.
Come aveva fatto a non accorgersene prima? Semplice, lei gliel’aveva nascosto bene…
Mentre stava pensando a quanto tradito nell’orgoglio si sentisse, una voce alle sue spalle catturò la sua attenzione. Il solo sentire quel timbro vocale lo fece andare su tutte le furie e non si fermò per girarsi, né tanto meno fece qualche cenno.
-Chace, Chace aspetta…- disse Gerard dietro di lui. Aveva combinato un bel casino e rimediare sembrava una cosa molto difficile…
Il ragazzo davanti a lui continuava a camminare, senza mai girarsi. Gerard non meritava né il suo tempo, né tanto meno la sua attenzione. Più che altro non meritava niente, nemmeno di parlare con lui. 
-Ti prego…non prendertela con lei…- disse nel disperato tentativo di farlo girare. –E’ con me che ti devi arrabbiare…Annie ha bisogno di te…- aggiunse con tono smorzato. Pronunciare quelle parole  gli causò un forte dolore allo stomaco. Invece di battersi per riprendersela, stava cercando di giustificarla e di far ragionare il suo ragazzo…
Gli mise una mano sulla spalla per farlo girare ma fu una mossa alquanto sbagliata.
La mano di Gerard sulla spalla di Chace,  innescò qualcosa di animalesco. Il biondo si girò di scatto, senza controllarsi, come se l’avessero colpito piuttosto che toccato.
Il tonfo che si sentì fu di grande effetto. 
Le nocche di Chace si ritrovarono sulla guancia di Gerard, che non aspettandosi per nulla al mondo quella reazione, rimase immobile e pietrificato.
Il dolore che provò alla mascella fu penetrante e arrivò dritto al cervello. Era da qualche anno ormai che non riceveva un pugno in faccia, anzi molto di più di qualche anno, forse era un decennio, dai tempi del liceo…
-Sta’ lontano da me…- gli disse solo l’attore che era ritornato sui suoi passi.
Gerard rimase come una statua fermo e muto. Non ricambiò né fisicamente a quel pugno, né verbalmente. Non ne valeva la pena…
Sentì dell’umido vicino le labbra e con poca sorpresa, cercandosi di massaggiare, notò che gli stava uscendo del sangue dal lato del labbro inferiore. 
Vide Chace allontanarsi e poi sparire tra i bus.
 
**
 
-Annie, perché non ce l’hai detto prima?- le stava dicendo Liz dal basso del bus. La riccia era stesa sul suo letto. Lo stesso letto su cui era accaduto il misfatto, e finalmente aveva avuto le palle di raccontare alle sue amiche che cosa era successo il giorno prima.
-Avevo paura di quello che potevate pensare di me…- rispose sincera la ragazza, ancora traumatizzata del nuovo vuoto sentimentale che avrebbe dovuto colmare di lì ai giorni successivi.
Non sapeva nemmeno lei come si sentiva, anzi lo sapeva, ma non avrebbe saputo descrivere nemmeno una delle decine di emozioni che stava provando.
-Ma che dici…- le disse Sarah con voce comprensiva, portandosi la folta chioma bionda all’indietro. –E poi queste cose possono capitare, soprattutto quando non si è riusciti a superare del tutto una relazione…-
-Sì, ma a me non capitano. Sono io quella sfigata che viene tradita, capite? Non quella stronza che invece tradisce il suo fidanzato…- fece Annie quasi lamentandosi. Non aveva nemmeno più lacrime per piangere. Il vuoto era così insostenibile da non poter essere rinchiuso in una misera lacrima. Diede un pugno sul soffitto del bus e ciò destò l’animo di Cher. La batterista era la più ostica riguardo quella situazione.
-Per favore, non demolire il bus…l’ho pagato anche io- aveva detto ad Annie con tono super acido. 
Le quattro ragazze non risposero ma la guardarono in maniera strana come a voler simulare un rimprovero con gli occhi.
-Che c’è?- domandò Cher sentendosi osservata –E’ la verità!- aggiunse, davanti a quelle occhiatacce.
Annie scosse il capo in segno di resa, certe volte la trovava fuori luogo.
-Comunque, lui ultimamente non lo capisco…- disse Christie esponendo le sue idee. –Cioè, non me lo ricordo così testa di cazzo, o sbaglio?- aggiunse rivolta ad Annie.
-Lo so. Nemmeno io so che gli prende…Cioè è totalmente un’altra persona! Vi rendete conto? La sposa! La sposa!- continuava a ripetersi. Era sull’orlo di una crisi nervosa. Come diavolo aveva potuto…
La faccia di Linsdey le era impressa nella mente e non riusciva a togliersela dal cervello. Contento lui…
-Beh, effettivamente non è normale uno che ti porta a letto e poi ti dice che sta per convolare  a nozze…cioè è assurdo…- commentò Liz molto sorpresa da quella faccenda. Non era nel carattere di Gerard comportarsi in quel modo, soprattutto con Annie. Anche se le cose tra loro erano cambiate, non avrebbe mai creduto che il cantate fosse capace di qualcosa del genere.
Annie si stropicciò gli occhi. Aveva le palpebre pesanti ma l’idea di dormire non la sfiorava nemmeno. Sicuramente se l’avesse fatto, avrebbe fatto un incubo dopo l’altro.
Il silenzio nel piccolo abitacolo del bus era calato e fu quasi un tuono quando qualcuno bussò forte alla porta del veicolo.
-Saranno Alex e Mark con la cena…- aveva detto Sarah alzandosi dal suo posto e andando ad aprire.
-Vado io!- disse Cher precedendola. Quando aprì la porta la sua espressione cambiò radicalmente. Una sorta di disgusto misto a un’immensa voglia di insulti si impossessò del suo corpo.
-Che diavolo ci fai qui?- disse con voce acida e scazzata a un Gerard irriconoscibile di fronte a lei.
-C’è…c’è Annie?- chiese il cantante con voce roca. Che diavolo gli era successo?
-No, non c’è. Devi sparire Gerard, sparire.- continuò Cher arrabbiata. Ma perché si stava comportando in quel modo? Vedere la faccia di quel ragazzo le aveva fatto irritare il sistema nervoso.
-Ti prego…- le supplicò Gerard. Non gli interessava nulla se quella ragazza che aveva di fronte era tanto acida e cattiva. Aveva bisogno di Annie…solo di lei.
La batterista fece per chiudere la porta ma prontamente Gerard la bloccò con una mano. 
Il ragazzo cercò di non arrabbiarsi più di tanto e di evitare di prendere ad insulti la donna. 
-Mi chiami Annie, per favore…lo so che è qui…- disse non intenzionato a ripeterlo un’altra volta.
-E che cosa vorresti da lei? Te la vuoi scopare di nuovo e magari dopo dirle che la tua ragazza è incinta?- urlò quasi Cher. Il suo senso di protezione nei confronti di Annie era quasi morboso, ce l’aveva sempre avuto.
-Che diavolo succede qui?- disse Sarah, sbucando da dietro le spalle di Cher. Quando la bionda vide Gerard emise un “Oh”.
Lo trovò parecchio giù di morale, aveva un’aria strana, più sciupata e stressata del solito…
Notando la ragazza Gerard si rivolse a lei. Sperava che almeno lei gli desse ascolto.
Riformulò la sua richiesta e Sarah, benché titubante, si girò per andare a chiamare Annie, ma la ragazza a sorpresa era già lì.
Come poteva non sentire quelle urla meschine di Cher? Ma soprattutto come poteva non sentire la voce roca di Gerard? Che voleva ancora da lei? Non gli era ancora bastato quello che le aveva fatto la mattina?
Annie si affacciò sull’uscio della porta mandando via le sue compagne. Cher le mandò un’occhiata omicida ma lei la ignorò.
Non disse niente. Si accorse solo di una cosa. Gerard non stava bene. Aveva pianto, ne era certa. Le sue iridi verdi erano circondate da una cornea arrossata, da palpebre gonfie e rosse e da occhiaie da stress, probabilmente.
Inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo, perse ogni singola briciola di razionalità. Adesso era palese. Aveva pianto.
Gerard era pallido, e aveva il labbro arrossato e spaccato e in quel momento non riusciva a far smettere le sue mani di tremare.
-Che è successo?- chiese solo Annie vedendo lo stato del ragazzo.
-Annie…io…ho, ho bisogno di te…- disse inizialmente il rosso.
La riccia interpretò quella richiesta come la solita scusa che Gerard usava ultimamente…
-Oggi non ti è bastato?- chiese un po’ acida, ma  si pentì subito di quel tono.
-Annie…- disse disperato Gerard –Non…per favore…- aggiunse con parole smorzate. La sua mano era attorno al suo polso. 
In quel momento la ragazza si accorse che c’era qualcosa che non andava. Gerard era strano e aveva bisogno d’aiuto e lei…lei era pronta a darglielo, come sempre.
La riccia non disse nulla al ragazzo, ma girandosi verso le altre pronunciò un soffocato “Torno subito” e se le lasciò alle spalle, immerse in un brusio generale.
Camminarono per qualche minuto, Gerard era avanti ad Annie e camminava quasi come uno zombie, stava cercando di raccogliere le idee…
-Ho ricevuto una chiamata da mia madre…- iniziò a dire con voce roca e un po’ commossa. Non ci credeva ancora…
-Mi ha chiamato dall’ospedale di Los Angeles…mio…mio padre si è sentito male…Lei mi ha detto che non è niente, ma non è vero. Stava piangendo…non vuole dirmelo perché sa che non posso lasciare il tour…e io ho la sensazione che sia grave…- concluse con i singhiozzi che gli si fermavano in gola. 
Sentire Gerard piangere in quel modo fu una sorta di strazio per Annie, non sopportava quando lo faceva, non riusciva a reggerlo.
Lui era ancora girato di spalle, con la schiena un po’ curva. Si stava tenendo il viso tra le mani, probabilmente per non far vedere le lacrime scendere. In quel momento avrebbe desiderato solamente un abbraccio da lei e quasi si sentì male quando sentì le sue mani dietro la schiena. Annie accantonò l’astio, l’odio, il dolore e tutto quello che Gerard le provocava. Ormai ci era quasi abituata. Si protese verso di lui per dargli supporto, sapeva quanto Gerard fosse legato al suo papà, ma soprattutto sapeva come si sentiva lui in quel momento, ci era già passata.
Gli portò una mano sulla schiena e tentò di abbracciarlo in qualche modo ma il ragazzo reagì in maniera totalmente inaspettata. 
Le sue ginocchia quasi tremarono e cedettero sotto il peso del suo corpo. Si inginocchiò sotto Annie, appoggiando la testa sulle sue cosce, e scoppiò in lacrime. Erano lacrime di dolore, di sensi di colpa, di voglia di andare a stringere tra le braccia suo padre…
La ragazza ascoltava in silenzio quei gemiti di dolore, quei singhiozzi. Non l’aveva mai visto in quel modo…
-Io mi merito tutto ciò…- disse il ragazzo -…ma non devono pagare gli altri al posto mio…- aggiunse –Mi sembra come se tutti i comportamenti sbagliati che ho assunto fino ad ora si stiano ritorcendo contro di me…Io me lo merito- continuava a ripetersi.
Annie sgranò gli occhi. Era impossibile che quello sotto di lui fosse Gerard…Non sapeva che fare, né che dirgli, sapeva solo che sentirlo piangere le faceva male, molto male. 
Gli accarezzò i capelli con le mani e poi lentamente si chinò su di lui, cercando di inginocchiarsi anche lei.
-Gerard. Gerard- gli ripeteva –Non è vero…tu…tu non ti meriti nulla di tutto ciò…- disse in maniera soffocata –Può capitare…Scommetto che tuo padre di qui a qualche giorno starà benone…Ehi, Gerard…- gli disse alzandogli il viso con le mani –Solo smettila di piangere, ok? Sai che non riesco a sopportarlo…altrimenti poi lo faccio anche io…- terminò con gli occhi lucidi. Guardare quelle perle verdi in quello stato era qualcosa di insopportabile.
Gerard si fermò un attimo a guardarla intravedendo una lacrima che scendeva dal viso della ragazza.
-Perdonami- disse in maniera quasi disperata rimettendosi il viso tra le mani.
Annie fece un lungo respiro. Sapeva che quel “perdonami” era riferito a tutto ciò che le aveva fatto passare, e quasi le bastò. Andava bene così. Una sola parola e cancellò tutto il male e il dolore che Gerard le aveva provocato.
-Ehi, sai che facciamo? Ci mettiamo in macchina e andiamo a Los Angeles a trovare tuo padre…Domani mattina quando ci accerteremo che sarà tutto apposto ritorneremo qui, ok? Ci andiamo insieme.- fece la ragazza con fare quasi materno. In quel momento Gerard le sembrava quasi un cucciolo da proteggere.
-Io, io non ho la macchina…- disse Gerard tirando su con il naso.
-Non ti preoccupare, Alex ce l’ha- fece Annie. In quel momento voleva solo che lui si tranquillizzasse e che provasse a stare calmo.
Al sentire quelle parole, al sentire Annie vicino a lui in quel modo, quasi si stava per rimettere a piangere. 
Non aveva esitato nemmeno un attimo, lo stava aiutando malgrado tutto quello che lui le aveva fatto…
Gli uscì un altro singhiozzio.
-Basta, Gerard…- fece comprensiva la cantante cercando di asciugare alla meglio gli occhi arrossati del ragazzo. Il contatto con la sua pelle bagnata era uno strazio ma allo stesso tempo quasi un’estasi. Lui rispose con uno “scusami” soffocato, e poi le prese le mani dicendole umilmente grazie. 
Entrambi si alzarono e si incamminarono verso il tour bus delle Helenas.
-Mikey lo sa?- chiese Annie cercando di essere il più discreta possibile.
-Sì- rispose Gerard asciugandosi ancora gli occhi. –Credo sia con Alicia ora…non lo so bene…- 
Annie si risparmiò di chiedere di Linsdey e di dove diavolo fosse in quel momento, non voleva saperne di lei, sapeva solo che doveva stare con Gerard quella sera.
Bussò alla porta e la aprì Cher. La cantante ebbe la netta impressione che la ragazza si trovasse già dietro la porta, ma sorvolò su quel dettaglio.
-Cher, dov’è Alex?- chiese non appena entrò.
-Sono qui!- rispose il ragazzo della batterista avvicinandosi all’uscio. –Cosa succede? Oh, ciao Gerard…- aggiunse notando la presenza anche del cantante.
Il rosso lo salutò con la mano e poi tornò a guardare da un’altra parte. Non voleva farsi scoprire con gli occhi rossi e per di più si sentiva gli occhi di Cher addosso. Perché ce l’aveva così tanto con lui?
-Mi devi fare un favore…ho bisogno della macchina, devo andare a Los Angeles…- fece Annie.
-Certo…- disse l’uomo. –Ti vado a prendere le chiavi…- Alex non fece domande e andò a frugare nelle tasche del suo giubbotto.
-Grazie…- fece Annie.
-Los Angeles?- ripetè Cher una volta che Alex si era tolto.
-Sì. Torno domani mattina.- rispose la riccia con un tono un po’ stizzoso.
-Ma sei matta? Domani dobbiamo partire! Abbiamo un concerto da fare…- fece Cher acida.
-Vorrà dire che vi raggiungerò lì-
-Ci vai con lui?- chiese ancora la ragazza con i capelli arancioni.
-Cher, qual è il problema stasera?- domandò Annie, stufa del comportamento dell’amica.
-Io non ho nessun problema. Sei tu piuttosto…Non venire a piagnucolare poi…- disse fulminando Gerard con gli occhi.
-Cosa?- domandò incredula Annie. Piagnucolare? Ma quando?
-Hai sentito. Sono stufa dei tuoi cambiamenti di umore, delle tue seghe sentimentali e di tutto il resto. Stai male per Gerard e poi te ne vai con lui a Los Angeles solo perché te lo viene a supplicare? Sei senza palle. Sappilo.-
Annie si sentì ferita nell’orgoglio. Quelle parole erano come tante spade affilate.
-Cher che cazzo vuoi?- disse lei arrabbiata sul serio a voce alta. Proprio non capiva.
-Io che cazzo voglio? Non voglio un bel niente. Domani pomeriggio abbiamo un concerto e non mi interessa che cosa succede. Mi sono stufata di starti dietro! Sei una cogliona, ecco che sei se continui ancora a dargli retta!- urlò la batterista.
-Cher!- urlò Liz da dietro per fermare l’amica.
-Dio, quanto sei stronza.- commentò delusa Annie dalle parole e dal tono usati dalla giovane.
Prese le chiavi da Alex e si chiuse la porta del tour bus alle spalle. 
Gerard era rimasto molto sorpreso da quella conversazione. Ok, poteva capire l’arrabbiatura di Cher nei suoi confronti, ma nei confronti di Annie no.
La cantante si accinse ad aprire la portiera dell’auto ed entrò dentro, accendendo il motore e aspettando che Gerard entrasse. 
-Per fortuna c’è il navigatore…- commentò vedendo l’aggeggio sul cruscotto della macchina.
-Mi dispiace averti fatto litigare con Cher…- disse Gerard a voce bassa quando ormai erano in autostrada. Erano stati in silenzio per tutta la prima mezz’ora di viaggio…
-No, non ti preoccupare- disse guardando la strada buia. –Credo che fosse solo questione di tempo…desiderava dirmi quelle cose da una vita…- aggiunse con tono piatto. 
-Perché lo stai facendo?- chiese solo Gerard qualche secondo più tardi. Non c’era nemmeno bisogno di specificare cosa. Annie lo sapeva. La sua voce era triste e malinconica, eppure non credeva ancora che lei lo stesse aiutando.
-L’importante è che lo sto facendo, no?- rispose solamente la ragazza. Non aveva una vera motivazione. Semplicemente si sentiva di farlo.
-Beh…solo…grazie- disse Gerard guardando fuori dal finestrino. La voglia di piangere era ritornata e non voleva farsi vedere con gli occhi lucidi. 
-Figurati- disse a bassa voce la ragazza, come a non volersi far sentire. Ma il silenzio in quella macchina era talmente tanto, che si poteva percepire ogni cosa. 
Gerard stava pensando solo che voleva sapere come stesse suo padre, e voleva chiamare sua madre. Se l’avesse fatto probabilmente si sarebbe arrabbiata, quindi decise semplicemente di aspettare e di incontrarla in ospedale, quando ormai non sarebbe più potuto ritornare indietro.
Mentre era assorto tra i suoi pensieri Annie parlò. 
-Posso farti una domanda?- chiese con un tono strano, tra il dolce e il frustrato.
-Sì…- disse Gerard girandosi a guardarla mentre guidava. 
-Perché…perché sei venuto da me?- chiese facendosi coraggio. Il suo sguardo era fisso sulla carreggiata. Non voleva guardare il viso del rosso.
Gerard si aspettava una domanda del genere, ed era pronto a dargli una risposta. Vera questa volta.
-Io…ho cercato di dirglielo…- iniziò ricordando gli attimi passati con Linsdey durante la breve serata. –Ma lei era infuriata con me per una cosa successa il giorno prima…- Disse. 
-Era così concentrata a darmi addosso che non si è nemmeno accorta che avevo gli occhi rossi per il pianto…e…me ne sono andato.-
Annie ascoltò in silenzio quelle parole…che avrebbe dovuto rispondergli? Che Linsdey era un’idiota? Tacque.
-Sai…era arrabbiata perché…l’ho abbandonata…nel letto mentre stavamo…- la sua voce si fermò, non aveva nemmeno la forza di continuare. Si vergognava di quel gesto ma allo stesso tempo voleva che Annie sapesse di essere ancora l’unica.
La ragazza al pensiero di quell parole deglutì. Perché glielo stava dicendo? Non doveva dirglielo…erano cose sue e non le interessava di certo sapere cosa facevano a letto insieme.
-Io non ci riuscivo a stare con lei…ero…pensavo solo a te…- continuò il ragazzo. Non era né un tentativo di riconquistarla né niente. Voleva solo dirglielo. –Quello che stai facendo significa molto…Sei sicuramente migliore della persona che sono divantato.- 
-Stai avevendo un momento di sbandamento…tutto qua…- rispose solo la ragazza. Non voleva né rimproverarlo né dirgli niente. In quel moemento non doveva né giustificarsi né pensare a loro. Doveva solo sperare per suo padre.
Gerard sentì quelle parole e quasi fu rassicurato. Avrebbe voluto solamente amarla più di prima.
Dopo quattro ore di strada finalmente arrivarono all’ospedale in cui era ricoverato Donald Way e Gerard si precipitò all’entrata del nosocomio. 
-Vai tu, io parcheggio- gli aveva detto Annie e lui era sceso dalla macchina, correndo per fare più veloce e arrivando affaticato alla reception. Chiese informazioni e gli dissero di andare nella terapia intensiva. 
Dopo qualche decina di minuti si sentì Annie al proprio fianco. La ragazza senza nemmeno pensarci gli allungò una mano e attorcigliò le sue dita tra quelle del rosso. 
Gerard la guardò quasi terrorizzato, come se non credesse ai suoi occhi. Annie accennò solo un sorriso e poi tornò a guardare l’infermiera alla reception.
-Lei chi è?- domandò al giovane l'infermiera.
-Sono il figlio.- disse preoccupato. Aveva il cuore in gola. 
-State insieme?- aggiunse la donna guardando Annie da dietro gli occhiali. 
-Sì- rispose Gerard. –Dov’è mio padre? Posso sapere come sta?-
-Senta signor Way, i medici a quest’ora non ci sono. Posso dirle solamente che adesso è stabile e che la prognosi è riservata. Dovete aspettare il primario…- concluse rivolgendosi ad entrambi.
Gerard si sentì parecchio frustrato. Come faceva ad aspettare fino all’indomani mattina? 
-Ok, ma posso sapere almeno cos’è successo? Mia madre è ancora qui?- 
-No, sua madre è andata via poco fa. Credo che abbia preso una stanza in un ostello qui vicino…era con sua sorella. Comunque da quanto ho letto sulla cartella clinica del signor Donald, credo che abbia avuto un accenno di infarto dovuto ad un’arteria ostruita, ma come le ho detto, ora è stabile.-
-E non posso vederlo?- chiese Gerard. Non aveva capito assolutamente niente di quello che l’infermiera gli aveva detto. Era vero, aveva usato parole semplici ma lui era quasi sotto shock. Gli ospedali non gli erano mai piaciuti.
-Gerard, credo che sarà meglio aspettare- disse Annie con più razionalità. –Andiamo…- disse esortandolo a lasciare quel luogo. Aveva notato gli occhi persi nel vuoto del ragazzo.
Si girò e guardò il viso di Annie. Si sentì un po’ meno solo. 
-Ok- disse solamente. –Posso sapere almeno che stanza è? Aspettiamo fuori…- aggiunse rivolto alla donna.
-La 09- rispose lei scorrendo con gli occhi sulla cartella clinica di Donald.
I due ragazzi la lasciarono dietro il bancone e si diressero verso il lungo corridoio. Quando trovarono la stanza, si sedettero sul divanetto di fronte. Erano le quattro e mezza di mattina…
Gerard si fece scivolare lentamente sul divano ed Annie si sedette accanto a lui. Sentire il calore del suo corpo lo faceva stare bene. Cercò di resistere il più possibile ma dopo qualche minuto il sonno prese il sopravvento e lentamente chiuse gli occhi. La sua mano era ancora intrecciata a quella della ragazza…
Annie lo vide addormentarsi e per farlo stare comodo gli offrì una spalla. Gerard appoggiò la testa tra l’incavo del suo collo e inspirando il suo profumo si assopì. 
La cantante rimase sveglia ancora per qualche minuto, stava accarezzando la guancia del rosso con le dita e aveva il mento appoggiato sulla sua testa. Stava inspirando anche lei il profumo dei suoi capelli e poi, esausta, si abbandonò al sonno sperando nella buona notizia della mattina dopo. 


***
Sto migliorando,eh? due settimane dall'ultimo aggiornamento che decisamente battono i tre mesi di inattività su questa fanfiction! Non mi dilungo molto voglio solo ringraziare tutte le persone che continuano a seguire questa storia benchè l'abbia trascurata. Per me è molto importante <3
Questo capitolo l'ho adorato e spero che lo facciate anche voi! 
questa è come sapete la mia pagina Facebook! Enjoy it!

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