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Autore: Carla Volturi    07/03/2012    5 recensioni
Lei, Lucilla insegnante di italiano trentanovenne, sposata con due figli; lui, Antonio, avvocato quarantenne divorziato. Tutto avviene a Vietri, città del sole, del mare e di un incontro: il loro!
ATTENZIONE: I PERSONAGGI DI QUESTO RACCONTO SONO PRESENTI NELLA MIA ULTIMA STORIA “LA STAGIONE DEL CUORE-PARTE SECONDA-”.
TUTTAVIA “SOLO PER AMORE” PUO’ ESSER LETTO INDIPENDENTEMENTE DAL RACCONTO APPENA CITATO, POICHE’ I PROTAGONISTI PRINCIPALI CAMBIANO, DUNQUE NON SI PUO’ PARLARE DI UN VERO E PROPRIO SEGUITO.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Vi lascio un nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Un bacio!


CAPITOLO 12 (PRIMA PARTE)- INASPETTATO

Alle prossime elezioni comunali chi non da un volto al Russo è proprio un cretino. E lo dico ad alta voce, perché è realmente difficile trovare un primo cittadino che si impegni cosi tanto per la sua città. Pensate che ha organizzato quest’anno un evento, ribattezzato con il nome di “Festa del Sole”, il cui obiettivo è rilanciare l’economia della nostra Vietri, offrendo ai visitatori i frutti del caldo sole della Costiera Amalfitana, ovvero limoni, arance, pompelmi e derivati, come liquori e biscotti. In tempo di crisi reputo quest’iniziativa davvero interessante ed originale.
Dunque mi abbiglio elegantemente: non sapendo come si svolgeranno le cose, preferisco indossare qualcosa di bello e particolare, in modo da non sfigurare. Ma riflettendoci: sfigurare dinanzi gli occhi di chi?. Opto per un vestito nero non molto corto, ma senza dubbio aderente, cosi da mettere in risalto le mie forme: avrò pure trentanove anni, ma non son mica da buttare!. Tacchi alti e un po’ di schiuma bianca nei capelli, cosi da dare volume alla mia capigliatura. Dal cassetto della toeletta tiro fuori un rossetto decisamente rosso fuoco. Si lo so cosa state pensando: ma il rosso non ti portava sfiga? Ebbè ma quando vuoi essere bella solo questo colore devi usare!. Mettiamola cosi, il rosso mi porta sfiga a momenti. Annuso la mia pelle…che odore di bagnoschiuma alla rosa, quasi mi spruzzo un po’ di acqua di colonia della stessa profumazione, cosi da accentuare il buon odore. Una catenina sottile di oro bianco con una medaglietta, sotto la quale ci sono incise una “C” ed una ”L”: ma ve ne siete mai accorti che il nome mio, di Cristiano e Luna non sono scelti a caso? Per le figlie mamma e papà hanno usato la L di Lucia, per Cri’, unico maschio, la C di Carlo. Tale tradizione è portata innanzi da mio fratello e moglie, anche se il mio gemello ha precisato che il nome Elena gli è stato suggerito da alcune persone che ringrazierà sempre. Chi sa chi sono!. Tempo fa feci trascrivere anche la lettera M della mia dolce Marta.
Preparatami a dovere, afferro la borsetta, controllando che dentro vi sia il cellulare(Marta e Luca potrebbero chiamarmi). A proposito mia figlia mi ha avvisata che Adriano li ha telefonati…Dio sia lodato!. Speriamo che lo faccia anche nei prossimi giorni, altrimenti dovrò ricorrere alle mie minacce, che a quanto noto portano qualcosa di positivo.
Mi reco in cucina ed infine apro la porta di casa. La chiudo e do due mandate alla serratura. Metto le chiavi in borsa.
Mi volto e sorpresa mi rendo conto che Antonio è seduto sul divano, sul mio divano. Non appena mi vede, si alza di scatto. Però che bell’uomo che è nel suo completo scuro. Bello davvero senza cravatta e con la camicia chiara che traccia la sua fisicità. Ed ora che faccio, gli salto addosso? Quasi quasi…
Sei bellissima”, afferma, venendomi accanto. E dalle, ci risiamo: Antonio piu’ mi fa complimenti e peggio è, non capisce che son fatta di carne ed ossa. Non capisce che mi piace. Ecco l’ho ammesso, mi piace e come. Mi piace tanto.
Anche tu non sei male”, replico assolutamente schietta.
Alza il gomito e sorride: “Vuoi venire con me alla festa?”.
Annuisco e porto il braccio sotto il suo: “Certo”.
 
                                                                      ***
Una lunga passeggiata la nostra, quanto sarà durata un quarto d’ora, trenta minuti? Chi sa, ho perso quasi la cognizione del tempo. In silenzio camminiamo l’uno accanto all’altro. Il mio braccio sotto il suo, sul quale poggio la mia mano, che nel giro di pochissimi istanti impercettibili viene coperta dalla sua. Occhi negli occhi e i nostri sorrisi. E’ da tanto che non mi capitava una cosa del genere, sentirmi lusingata da un uomo. Sentirmi importante per lui. Sentirmi finalmente donna, ancora una volta. Di tanto in tanto si avvicina al mio orecchio e sussurra qualcosa. Nulla di scabroso, precisiamo. Le sue sono semplici domande, giusto per conoscermi a fondo. Ma il modo in cui mi parla, quello si che è un grosso problema: la sua voce è sensuale, intrigante, rimbomba nella mia mente e raggiunge il mio cuore. Difficile mantenere la calma in situazioni analoghe a questa. Sento le sue dita solleticare le mie ed il bello è che lo lascio fare. Un modo come un altro per fargli comprendere che i suoi gesti sono ben accetti. Un modo per fargli capire che se non facesse lui il primo passo, sicuramente lo farei io, senza pensarci molto su. Mi attrae molto fisicamente e non solo, anche lui in quanto uomo mi interessa da morire. Forse i suoi atteggiamenti mi hanno colpita piu’della sua bellezza. Oddio anche l’occhio vuole la sua parte, ma per quanto tempo? Mica trascorriamo anni ed anni con una persona solo per ciò che rappresenta esteriormente? La bellezza viene messa in secondo piano, per dare spazio al carattere.
E Antonio è si di aspetto gradevole, ma mi prende di testa. Con lui riesco a parlare di ogni minima cosa, dalla piu’ banale sino alla piu’ importante. E ciò che apprezzo sono i suoi silenzi: lui si mette li, accanto a me, e mi ascolta per ore, senza interrompermi, senza averne mai abbastanza. E viceversa: quel giorno a mare sarò stata chi sa per quanto ad udire lui e il suo passato. E sono felice anche di questo, ne è valsa la pena, perché ho capito chi ho vicino…un brav uomo.
Prima di giungere sul lungomare, all’altezza di un striminzito vicoletto scuro, ci ferma il sindaco Russo, seguito dalla moglie, nonché sua segretaria fidata. Il Russo è uno in gamba, ma sono sicura che senza il consenso della sua consorte non andrebbe proprio da nessuna parte.
Ci salutiamo e il primo cittadino afferma: “Antonio dovremmo parlarti”.
Il mio vicino sbuffa: “E’proprio urgente?”.
La signora Russo si scusa e continua il discorso del marito: “Non ti avremmo mai disturbato se non fosse stato urgente”. Gesticola: “Tempo di una mezzora su per giu’”. Si rivolge a me: “Ci perdoni signora”.
Sorrido: “Non si preoccupi”. Poi voltandomi verso un Antonio palesemente mortificato esclamo: “Ci vediamo sul lungomare”.
Annuisce e mi bacia sulla guancia. Lo vedo allontanarsi da me con i coniugi. Si dirigono verso un ristorante qui vicino. Dunque decido di andar via, dirigendomi verso la meta agognata. A pensarci bene il sindaco è un gran rompiscatole, fa sempre questo durante le feste: ti viene vicino ed esordisce con la frase del secolo “E’urgente”. Ma non sai indire una riunione? Aspetti i momenti piu’ inopportuni per interloquire con i tuoi collaboratori? Manco se poi Vietri fosse una chi sa quale metropoli.
Mi arresto di botto nell’osservare quanto organizzato dal protagonista del mio monologo: tanti meravigliosi stand bianchi, all’interno dei quali vi sono esposti i prodotti tipici della nostra zona. Gentili ragazze e ragazzi camminano a destra e sinistra, offrendo cibi o bevande. Dei tavoli tondi in ferro battuto, coordinati da sedie del medesimo materiale. Tovaglie gialle dipinte a mano: questa è opera di Bianca, ci metto la mano sul fuoco. Sul lato del lido vi sono degli animatori con i bambini, che guardano stupiti uno spettacolo con le bolle di sapone. In effetti sono meravigliata anche io dalla bravura dell’artista. Scruto il mare: manca la classica barca con i fuochi pirotecnici. Qui qualcosa non torna: cosa avrà mai escogitato la mente perversa del nostro sindaco?. Staremo a vedere.
Nel frattempo scorgo mio fratello con i bimbi e sua moglie. Mi reco da loro. Cristiano abbraccia Bianca, mentre Carlo ed Elena stranamente dormono nei loro passeggini. Li guardo perplessa: che cosa avete messo nel latte dei vostri figli? Non li ho mai visti cosi calmi e per giunta a nanna a quest’ora.
Cristiano porta l’indice vicino le labbra: “Miracolo, eh?”.
Mi appresto a controllare se la cosa sia vera…e lo è: i gemelli sono nel pieno del sonno. E il rumore della festa non li scompone.
Ma gli avete dato qualcosa? E’troppo strano!”, affermo, sgranando gli occhi.
Ma che! Speriamo che stanotte non facciano i pazzi”, esclama mia cognata, bellissima nel suo vestito bianco e blu.
Hai visto l’arredo gentilmente dipinto dalla mia mogliettina?”: come è orgoglioso di Bianca Cristiano. Si vede da un miglio lontano che è pazzo di lei. E’cosi cambiato da quando l’ha conosciuta: prima amava starsene in giro, farsi adulare dalle donne; ora, invece, è sempre con lei. Avete bisogno di mio fratello? Andate da sua moglie e lo troverete.
Sisi. Complimenti sono bellissime le tovaglie”, replico, sedendomi di fronte a loro.
Bianca mi fa l’occhiolino: “Ne ho una per te a casa”.
Le sorrido, commossa dal suo pensiero: “Grazie!”.
E la serata trascorre cosi, tra noi tre che chiacchieriamo del piu’ del meno. Gli confesso quanto accaduto con Adriano. Mio fratello è su tutte le furie, Bianca non si da pace: mio marito è suo cugino e mai avrebbe pensato ad un atteggiamento del genere. Siamo tutti del punto di vista che il matrimonio è terminato, ma ciò che fa rabbia è questo legame-non legame che il mio ex ha con i suoi figli. Ho come l’impressione che non gliene freghi nulla. Anzi no, come dice Cri’, lui si fa forte del fatto che per Marta e Luca io ci sarò sempre ed inoltre è consapevole che io mai e poi mai lo denigrerei dinanzi a loro. La domanda che mi pongo ogni giorno è: ma i miei ragazzini che pensano del padre? Potrei chiederglielo, ma desisto e non so spiegarvi il perché. Magari mi voglio ancora illudere che i miei figli non si siano ancora interrogati sul trattamento riservatogli dal padre…non lo so, non ne ho la piu’pallida idea. Bianca mi suggerisce di discutere con loro, partendo da un argomento banale, sino a giungere al problema Adriano e ascoltare i loro pensieri. In effetti questa appare l’unica soluzione plausibile. Il mio caro gemello tiene a precisare che quanto prima devo firmare le carte della separazione, cosi da stabilire anche i periodi in cui il mio ex marito dovrà vedere i figli. Cristiano dice che forse, di fronte al potere della legge, Adriano si ravvedrà sul rapporto padre-figli. Ma le nostre sono solo supposizioni, congetture. Idee che non per forza di fatti daranno dei frutti positivi. Ovvio che tra un idea e l’incerto di ora prediligo l’idea…è già qualcosa di concreto, rispetto al niente.
Mi guardo attorno, un po’ annoiata. Un po’ scocciata. Si la festa è bella, ma la mia amica Rossella non c’è, i miei figli sono in colonia, mio marito…vabbè lasciamo stare mio marito, non mi va di disturbare mio fratello con la moglie: dopo tanto tempo sono riusciti a trovare un attimo di pace e serenità. Decido di alzarmi e di fare una passeggiata. Resto con i miei parenti che ci rivedremo dopo per salutarci.
Mi allontano, non senza aver bevuto un goccio di spumante che non guasta mai. Porta fortuna e io proprio di fortuna ne necessito un sacco!. Deambulo a fatica, la gente è tanta e difficilmente riesci a farti spazio, soprattutto se ti calpestano numerose volte i piedi. Attraverso la strada, ritrovandomi nei pressi del vicoletto, ove mi hanno fermata con Antonio. Già Antonio, me ne ero dimenticata. Chi sa cosa starà facendo. Mi accosto al ristorante di prima, saltello prima sulla punta del piede destro, poi su quella sinistra. Dannate tende, peraltro rosse: vedete la sfiga che mi insegue? Ora se non ci fossero questi orrendi drappi colorati io riuscirei a capire se il bell’avvocato è dentro o no.  Che rabbia, divento piu’ rossa delle tendine. Stanotte giuro che vengo qui e do fuoco al locale per vendetta.
Delle mani cingono i miei fianchi e d’un tratto mi sento spostata verso un viottolo scuro, illuminato a stento da una lampada a muro. Mi giro di scatto, con borsa ben stretta: senza ombra di dubbio la lancerò in faccia all’idiota della situazione. Ma mi blocco, vedendo i suoi occhi chiari. I suoi…di Antonio. La mia schiena contro il muro. Lui di fronte. Noi due cosi vicini. E’ capitato altre volte, ma non cosi…non come in questo istante. Affanniamo entrambi e il desiderio divampa. La pochette cade a terra. Le mie mani tra le sue guance e tempie. Le sue sui miei fianchi. E le nostre labbra unite. Ci baciamo con veemenza ed impeto, muovendoci velocemente. Ora potrei fargli di tutto, perché non ho piu’ controllo di me stessa. Le mie dita scendono. Passano sotto la giacca aperta. Cercano la sua camicia. Sbottono i primi bottoncini bianchi. Lo sento ansimare. Affonda la testa sulla mia spalla, salvo scendere sulla mia scollatura: bacia la parte scoperta dei miei seni caldi. E la sua voglia, che urta contro il mio inguine. Eros allo stato puro. Chiudo gli occhi per il piacere, un piacere che non provavo da anni. Un piacere che desidero totalmente e non solo stanotte. Porto le mani alla cintura, tento di sbottonarla, ma mi ferma: “Aspetta”, mi dice, riuscendo a malapena a contenersi, “Vieni con me”.
E lo seguo. Ripesco la borsa e mano nella mano corriamo insieme, ridendo come degli adolescenti, che incontratisi finalmente, hanno intenzione di svelarsi l’uno all’altro per la prima volta. Non ho mai vissuto una sensazione del genere: a diciotto anni mi infatuai di un uomo di quarantotto, ma praticamente non accadde nulla tra noi. A trentanove mi riprendo ciò che all’epoca non è stato, con un uomo decisamente piu’attraente. Piu’ uomo, scusate il gioco di parole.
Percorriamo il lungomare come due pazzi, scansiamo la folla allegra e varchiamo l’ingresso del lido. Scendiamo velocemente le scalette di legno e dritto alle cabine. La quarta: tira fuori una chiave ed apre la porta. Entriamo, senza accendere la luce, lasciando alla luna la facoltà di illuminarci, facendo filtrare la sua lucentezza da una piccola finestra in alto a destra.
E noi, ancora noi. Mi spinge verso un tavolo, mentre io gli sfilo la cinta e abbasso la zip del pantalone. Ricambia il gesto, ma non si limita a ciò, mi toglie l’abito, lasciandomi in biancheria intima. Mi osserva compiaciuto per un secondo: “Sei bellissima”.
Mordo il labbro inferiore, in preda alla follia: “Si lo so”. E lo tiro verso di me, baciandolo con forza. Ci spogliamo degli ultimi indumenti. Urto contro il tavolo, cosi come la sua mascolinità contro la mia essenza. Decidiamo di stenderci a terra e tra sorrisi vari e la gioia di essere finalmente insieme entra in me, dandomi piacere, ma soprattutto facendomi vivere un momento magnifico e di pace. I nostri gemiti si rompono con lunghe risate, quasi come se l’amore ora sia la cosa piu’ bella che potessimo fare. Forse perché lo è davvero. Le sue spalle strofinano la mia pelle. Le mie labbra socchiuse baciano la sua bocca. Le nostre gambe si incrociano. Le sue spinte decise mi portano subito alla fine, all’orgasmo. Ma poco importa, il nostro attimo poteva durare anche un solo secondo, sarebbe stato ugualmente magnifico. Stanca mi rilasso sul suo petto ardente. Antonio mi fa scudo con il suo corpo.
Mi fai stare bene”, gli sussurro all’orecchio. Sfiora il mio naso: “Anche tu”.
Restiamo cosi, immobili per un po’. Mano nella mano e labbra che si cercano. Respiriamo ciò che è stato prima, l’amore tra noi. Tutto questo non era previsto nella mia vita. Il mio volto si sfrega contro il suo, quasi desidero rintanarmi in lui e mettere da parte il mondo intero. Ma il mondo esiste e come e non puoi nasconderti. Non puoi restare in questa cabina per tutta la vita.
Squilla il mio telefono. Riluttante l’afferro. Leggo il messaggio, inviatomi da Cristiano. Spalanco gli occhi e di scatto verso Antonio: “E’tornato Adriano”.
 
                                               

                                                      Il continuo nella seconda parte
  
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