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Autore: Night Sins    07/03/2012    1 recensioni
Katelyn Moreau era in pericolo. Nonostante tutte le cose che lui e Peter avevano fatto quattro anni prima, Kate era di nuovo in pericolo. Non aveva tempo per seguire le procedure e la legge, nonostante questo significasse mancare alla parola data a Peter, Neal doveva evadere dal carcere e tentare di fare qualcosa.
Ma nessuno lo aveva avvertito che Peter e Kate si erano trasferiti.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The night.

Peter era seduto sul divano, davanti a sé vari fascicoli, uno in mano che stava leggendo. Era talmente preso da non accorgersi che Neal era entrato nella stanza fino a quando lui non posò una mano sulla sua spalla. Il federale trasalì.
“Cosa c’è?”, domandò il ragazzo.
“Niente…”
“Peter.”
L’uomo sorrise voltandosi verso il più giovane. “Sistemato la tua stanza?”
“Giusto, a proposito di questo. Devo dormire nella stanza degli ospiti? Sul serio?”, chiese Neal, un broncio infantile sulle labbra.
“Sì, c’è Debbie.”
“Dorme…”, borbottò mettendosi a sedere accanto a lui.
Peter lo guardò un attimo, senza dire niente, e tornò a leggere.
“Hmm… Hai detto che se trovo un altro posto, al solito prezzo, posso cambiare abitazione, vero?”, riprese Neal, dopo alcuni istanti.
Il federale lo guardò stupito. “Sì, ma cosa c’entra ora?”
“Pensavo che posso rimanere qua… da te.”
“Non credo sia il caso.”
“Puoi dire che in realtà Debbie è mia figlia. Possiamo fingere che lo sia”, disse, prestando attenzione a sottolineare il verbo fingere.
L’uomo posò la cartellina che aveva in mano sopra le altre e si voltò verso di lui. Neal lo stava guardando intensamente. “Non puoi lasciare che una bambina cresca lontana dal suo padre naturale, se può stargli accanto.”
“Sul serio?!”, Peter era sconvolto.
“E poi pensaci”, continuò, ignorandolo, “settecento dollari al mese ed hai un babysitter che può occuparsi anche della casa e del cane… e che sarebbe felicissimo di prendersi cura perfino del padrone di casa”, terminò, sporgendosi verso di lui per baciarlo.
“Neal”, lo allontanò appena, “non so quanto questo sia seriamente fattibile e, soprattutto, sicuro.”
“E che posso fare se sono a decine di miglia di distanza?”
“Non sei qui per fare qualcosa per…”
“Sì che lo sono!”
“Ehi”, Peter portò una mano dietro al suo collo, “calmo.”
Lo baciò delicatamente. “È tardi, non dobbiamo parlarne ora. Vai a dormire.”
“Vieni con me.”
“Devo occuparmi di questi documenti.”
“È tardi”, lo imitò. “A quest’ora la gente normale dorme… o fa cose più interessanti. Andiamo”, Neal si alzò e lo tirò su con sé.
Peter alzò gli occhi al cielo. “Ti ho detto…”
“Di no, perché c’è Debbie, lo so”, rispose spegnendo la luce del salotto. “Ti accompagno solo.”

*

“Non dovevi accompagnarmi solamente?”, domandò Peter, sdraiato sul letto, guardandolo negli occhi.
“Cambiato idea”, rispose sistemandosi meglio a cavalcioni su di lui, iniziando a sbottonargli la camicia. “In fondo, ti avrà già visto con altri uomini.”
“No.”
“Oh…” Neal si bloccò un attimo e abbassò la testa. “Oh, beh, allora è il momento che le spieghi che al suo papà non piacciono solo le donne”, disse riprendendo.
“Nemmeno.”
“Scusa?”, tornò a guardarlo negli occhi.
“Non mi ha mai visto assieme a nessuno, né uomo né donna”, rispose Peter. Per un attimo pensò di distogliere lo sguardo, imbarazzato, ma qualcosa in quello di Neal lo convinse a continuare a fissarlo, serio.
Il truffatore rimase alcuni istanti in silenzio e immobile, elaborando quell’affermazione, poi, lentamente, la bocca si aprì in un ‘oh’ di meraviglia e gli occhi iniziarono a brillargli. Rise, velocemente, per cacciare la tensione. “Oh, Peter… È… è una confessione o qualcosa del genere?”
“Qualcosa del genere, immagino, già…” concordò mentre l’altro aveva ripreso a ridere, nascondendo la faccia contro di lui, nell’incavo tra il collo e la spalla.
“Hai finito?”, domandò Peter.
“Scusa… È che sei così… adorabile”, rispose Neal, alzandosi per guardarlo negli occhi. Gli sorrise, poi si lasciò scivolare al suo fianco, stringendosi contro di lui. “OK, mi accontenterò della stanza degli ospiti; dopo questo posso farlo”, disse posandogli un bacio sulla guancia.
Peter si voltò e portò una mano sul suo fianco, possessivo. “No, hai ragione tu.”
“Non devi…”
“Non lo sono. Resta.”
Neal sorrise. “Resto.”


The Sunday morning.

La mattina dopo, quando si svegliò, Peter non trovò Neal accanto a sé; allungò una mano, le lenzuola erano ancora calde. Doveva essersi alzato da poco. Sorrise d’istinto a quel pensiero e si stirò prima di alzarsi a propria volta.
Quando fu in corridoio notò il ragazzo affacciato alla porta della stanza di Debbie e gli si avvicinò.
“Ehi”, disse posandogli una mano sulla spalla.
“Ehi”, Neal voltò la testa verso di lui, sorridendo. “È tutto così strano… Debbie, tu… io…”
“Un po’”, concordò Peter, “ma oramai io mi sono abituato e… beh, mi è difficile immaginare di vivere senza di lei.”
Il truffatore si appoggiò contro di lui. “Dici che potrò mai fare parte anche io di questa famiglia?”
“Beh, credo che tu abbia già conquistato Debbie col trucchetto delle carte.”
“E tu?”
“Devi solo provare a scappare”, rispose Peter, circondandolo con le braccia.
“Giusto, tu non sei possessivo”, rise.
Il federale fece solo un vago verso con la bocca e Neal tornò a guardare Debbie. “Elizabeth quando viene?”
“Nel primo pomeriggio, il volo è alle otto; e deve arrivare anche Jones. Il tuo amico ha intenzione di apparire?”
“Arriverà in tempo.”

*

La cosa che Peter non aveva considerato, in tutto quello, era la comprensibile curiosità di sua figlia.
Stava finendo di compilare i documenti abbandonati la sera prima; il ragazzo seduto accanto a lui lo osservava sbuffando.
“Se vuoi ti riporto al motel”, disse il federale, ad un certo punto.
Neal lo guardo scioccato. “Non scherzare.”
“Non dipende da me, lo sai.”
Non gli faceva piacere quel discorso, ma non voleva illuderlo. Per quanto gli avrebbe fatto piacere averlo in casa, non c’era molto che poteva fare.
“Sono sicuro che troverai un modo”, sorrise.
“Neal?”
La voce di Debbie, appena entrata in cucina, li interruppe. I due uomini si voltarono verso di lei e sorrisero.
“Buon giorno, principessa”, disse il ragazzo.
“Buon giorno.“
“Siediti, ti preparo la colazione”, disse Peter, alzandosi.
Debbie si mise a sedere accanto a Neal e lo fissò per alcuni istanti.
“Hai dormito qui?”, domandò, anche se non suonava molto come una domanda.
Neal rimase in silenzio, stupito, poi chiese a sua volta: “Ti dispiace?”
La bambina alzò le spalle. “È divertente avere altre persone per casa. Solo la zia El resta qualche volta a dormire qui.”
“Davvero?”
“Sì, quando papà deve lavorare di notte.”
“E…”
“AHI! Accidenti.”
Peter si era incantato a vederli parlare e si era scordato del latte sul fuoco, che era bollito, versandosi poi e ustionandogli la mano sinistra.
Aveva già spento il fornello quando Neal gli fu accanto. “Diavolo, Peter, stai attento! Ci hai fatto prendere un colpo”, disse tirandolo fino al lavello e mettendogli la mano sotto il getto freddo dell’acqua.
“Oh, certo, mi son divertito”, replicò lui, seppur lasciandolo fare mentre recuperava dal congelatore dei cubetti di ghiaccio e li metteva in un panno.
“Se non ti conoscessi avrei quasi pensato che l’avevi fatto a posta, in effetti”, borbottò tornando verso di lui e chiudendo l’acqua prima di posare il fagotto che aveva creato sulla sua mano.
“Cosa hai detto?”
“Niente, mettiti a sedere.”
Debbie scoppiò a ridere. Peter e Neal si voltarono verso di lei, sorpresi.
“Cosa c’è?”, domandò il padre.
“Siete buffi.”

Mezz’ora dopo, Debbie aveva finito di fare colazione e riposto la propria tazza e cucchiaio nella lavastoviglie; tornò al tavolo dove Neal era rimasto a farle compagnia mentre Peter si era spostato in salotto a continuare il proprio lavoro.
“Quanto starai qui?”, domandò la bambina.
“Non lo so.”
“Ti troverò quando tornerò dal viaggio con la zia El?”
“Lavoro con tuo papà, quindi mi vedrai in giro.”
“Dormirai ancora qui con noi?”
Neal alzò le spalle. “Non dipende da me. Dovresti parlare con lui.”
Debbie si alzò e lo prese per mano, trascinandolo poi nella stanza accanto.
“Papà, Neal resta a vivere con noi?”
Peter alzò lo sguardo di scatto, pronto a biasimare il giovane per quell’uscita, ma bloccato dall’immagine di sua figlia che teneva per mano Neal, per metà chinato verso di lei, e sospirò. “Debbie, Neal non è un cane che puoi decidere o meno di tenere in casa.”
La bambina lo guardò in silenzio alcuni istanti, poi chiese. “Ti piace Neal?”
“Cosa?”
“A me piace. Se piace anche a te, perché non può restare?”
Neal rise e lui lo guardò male. “Debbie, vieni qua”, disse indicando le proprie cosce.
Lei lasciò andare il ragazzo e raggiunse il genitore, mettendosi a sedere.
“Tesoro, Neal in passato ha fatto cose che non doveva, cose molto brutte”, disse Peter, “e per questo è stato in prigione.”
“L’hai arrestato tu?”
L’uomo annuì. “Ora è qui perché mi deve aiutare a catturare altre persone cattive, quindi deve rispettare certe regole, ed anche io. Mi segui?”
Fu il turno di Debbie di fare di sì con la testa.
“Per questo non posso decidere da solo.”
“Però ci proverai?”, domandò ancora lei.
Peter alzò lo sguardo verso Neal che sorrideva senza ritegno e, lanciatagli la migliore occhiata severa a sua disposizione, tornò a guardare sua figlia.
“Vero, papà?”
“Non posso dire nulla. Hai finito di scegliere cosa vuoi portare con te?”
“Quasi”, borbottò.
“Allora vai, che poi non ci sarà molto tempo.”
   
 
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