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Autore: Mikoru    07/03/2012    3 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 03 – "Unitevi a noi, fratelli e sorelle."

«Appena Alistair e gli altri torneranno, svolgeremo il rito dell'Unione.»

Duncan le aveva rivolto quella frase il mattino dopo il loro arrivo a Ostagar; da allora, da quando il piccolo drappello era partito, erano passati due giorni; seduta in uno degli spiazzi circolari situati alle estremità dell'avamposto, con Ascher accucciato a fianco, Luniel stava guardando l'alba del terzo dì. Si era destata alle primissime luci ed era stata tentata di andare a svegliare Duncan, tanto per dimostrargli che sapeva essere molto mattiniera. Piegò la testa all'indietro per esporre il viso allo scarso tepore di quel primo sole, che a malapena attenuava il freddo della notte appena trascorsa.

Ebbe di nuovo la tentazione di andare a disturbare il Custode, tanto per fargli un dispetto, ma dubitò che avrebbe ricevuto qualche soddisfazione; quell'uomo doveva essere abituato a risvegli ben peggiori. Sospirò esasperata e scosse la testa. Smettila di comportarti da mocciosa, Luniel! si rimproverò; stava decisamente difettando di pazienza. Doveva riconoscere, dopo tutto, che Duncan ne aveva dimostrata persino troppa nei suoi confronti, insieme ad una certa premura. Aveva provveduto perfino a rimediarle una tenda solo per lei, in modo da risparmiarle il fastidio di dover condividere una di quelle comuni. Piccola e anche piuttosto malconcia, ma comunque tutta sua. Il parere del Custode biondo di nome Alistair era stato che la stesse viziando. Quello di Luniel, che il giovane shemlen sembrava non perdere mai l'occasione per non starsene zitto.

Era rimasta stupita quando aveva visto Duncan assegnargli il comando del gruppetto che aveva inviato nelle Selve Korcari. Avrebbe ritenuto più adatto quel Nevan – che aveva scoperto essere un mago – o la giovane umana di nome Rhianan; una nobile di alto rango, che aveva un'aria piuttosto autoritaria e le era sembrata parecchio predisposta al comando. Duncan le aveva spiegato che la sua famiglia, i Cousland di Altura Perenne, era stata vittima di un vile tradimento e Rhianan risultava essere l'unica sopravvissuta. Non faceva parte dell'Ordine, ma aveva chiesto di unirsi al drappello per cercare tracce del fratello, inviato in perlustrazione nelle Selve.

Ad ogni modo, a prescindere da quello che la dalish reputava più logico, Duncan aveva mandato quei tre, insieme al mabari di Rhianan e ad altri due aspiranti Custodi, a recuperare certi documenti andati dispersi chissà quando e chissà dove; non era stata molto attenta mentre ne parlava.

Luniel, naturalmente, era stata esentata a causa delle sue condizioni, benché Duncan non ne avesse fatto parola. Aveva detto soltanto che lei sarebbe rimasta all'accampamento, nient'altro, e nessuno aveva posto domande. Era pur sempre il loro Comandante, discuterne le decisioni era fuori luogo. E non le era seccato; la sola idea di dover viaggiare con tutti quegli shemlen le faceva accapponare la pelle per l'insofferenza. Era vero che lì all'accampamento ce n'erano molti di più, ma poteva evitare di starci a stretto contatto.

E ne aveva tutte le intenzioni.

Durante il primo giorno di permanenza le era risultata subito chiara una cosa: buona parte degli uomini lì presenti considerava le donne elfe utili soltanto a scaldare il loro giaciglio, tanto per essere eufemistici. Lei era femmina e aveva le orecchie a punta, il che ai loro occhi la qualificava automaticamente come una puttana; il fatto, poi, che la sua armatura da cacciatrice consistesse in un corpetto e in una gonnella di cuoio non era d'aiuto. Per cui aveva smesso l'armatura in favore di un semplice vestito di lino, uno dei pochissimi oggetti personali che si era portata dietro. Che usassero l'immaginazione, se volevano sapere com'era fatto il suo corpo.

Cinse il collo di Ascher e si accoccolò contro di lui. Era costretta a lasciarlo in tenda, per evitare che provocasse agitazione, ma almeno in quelle ore poteva tenerlo con sé. Dopodiché, come nei due giorni precedenti, si sarebbe accodata a Duncan fintanto che le fosse stato possibile.

Si trovava con lui, poche ore dopo, quando fu avvisato del ritorno della piccola spedizione. Lo seguì, con la stessa dedizione di un anatroccolo, fino all'accampamento dei Custodi Grigi, dove Alistair andò loro incontro sfoggiando un sorriso più che soddisfatto.

«Missione compiuta!» esclamò, sventolando dei rotoli di pergamena dall'aspetto piuttosto vecchio e fragile, sotto lo sguardo inorridito di coloro che l'avevano accompagnato in quell'incarico.

Nevan si slanciò a fermagli il braccio. «Sei impazzito? Trattali con cura, disgraziato!»

«Se li rovini dopo tutto quello che abbiamo passato per recuperarli» intervenne Rhianan, folgorandolo con uno sguardo incollerito, «giuro che ti ributto nelle Selve a pezzetti!»

«Ma dài!» ribatté Alistair. «Se hanno resistito per tutti questi secoli…» Guardò i documenti con aria incerta, come se improvvisamente temesse gli si sgretolassero in mano. Li tese di scatto a Duncan, che li prese soffocando una risatina.

«Ve l'ho detto, sono stati protetti magicamente» li tranquillizzò. «Avete incontrato molte difficoltà?» s'informò poi.

«A parte Prole Oscura, Prole Oscura e ancora Prole Oscura?» ribatté Alistair. «Naaa.»

«Hai dimenticato le paludi infide» gli ricordò Nevan.

«Però, Duncan» aggiunse Rhianan, «i trattati non erano dove ci avevate detto. Una… donna li aveva portati via e li teneva in custodia.»

L'uomo inarcò un sopracciglio, perplesso. «Una donna? Una Chasind, forse?»

I due Custodi, la giovane umana e le due reclute si guardarono fra loro, tutti incerti su cosa rispondere. Infine gli sguardi si fissarono su Nevan, che sembrò non gradire l'idea di dover fare da portavoce. «Be'» iniziò, «quando siamo arrivati alle rovine dell'archivio, abbiamo incontrato una giovane donna e lei…»

«…Era piuttosto irritante» interloquì Alistair.

Il mago sbuffò appena, alzando gli occhi al cielo, poi ignorò l'amico. «Questa giovane ci ha riferito che i trattati li aveva presi sua madre, per proteggerli. Poi ci ha condotti da lei, che…»

«…È una Strega delle Selve» s'intromise di nuovo il Custode biondo, e le due reclute annuirono.

Nevan sbuffò più rumorosamente. «Alistair, per l'amore di Andraste, smettila.»

«Be', né la vecchia né sua figlia l'hanno negato.»

«E ha pure detto» interloquì una delle reclute, un certo Daveth, «di chiamarsi Flemeth.»

Luniel drizzò le orecchie, incuriosita. «Asha'belannar?» le sfuggì.

Subito sette paia d'occhi si posarono su di lei, che fino a quel momento era riuscita per miracolo a passare inosservata.

«Avete detto?» le domandò Nevan.

«Asha'belannar» ripeté di malavoglia. «‘La Donna dai Molti Anni’. È il nome con cui noi Dalish ci riferiamo a Flemeth.»

Alistair si sfregò il mento. «Donna dai molti anni. Appropriato, direi.»

«Se quella era davvero la Flemeth delle leggende» commentò Rhianan, con un tono che lasciava intendere come lei non ci credesse affatto.

Il giovane mago scrollò le spalle. «Di certo non era una donna comune.»

«No, infatti» s'intromise di nuovo Alistair. «Era un'apostata.»

Nevan sembrò avere una contrazione nervosa all'occhio, benché stesse sorridendo. «Alistair, vedi di inchiavardare il tuo lato templare in un angolino ben nascosto della tua mente» gli disse.

Difficile, pensò Luniel. Dev'esserci tanto di quello spazio vuoto…

«In ogni caso» riprese Nevan, interrompendo ogni eventuale battibecco, «Strega delle Selve, apostata, o quel che è… quella donna ha custodito i trattati. Ha affermato che il sigillo magico che li proteggeva si era consumato da tempo e perciò li aveva presi lei.»

Duncan annuì. «Capisco. L'importante è che siano integri e di nuovo in mano nostra. Anche se non dovrebbero servire. I maghi sono già qui, e nani ed elfi hanno promesso il loro aiuto senza bisogno di ricorrere ai trattati.»

Rhianan fece un verso sdegnoso. «Allora come mai i loro eserciti non sono ancora giunti?»

«Avranno sbagliato strada?» scherzò Alistair, ricevendo l'ennesima occhiataccia.

Il Capo dei Custodi si fece pensieroso. «Arriveranno» disse, ma il dubbio sembrava essersi insinuato anche in lui, nonché negli altri presenti.

Stavolta Luniel si guardò bene dall'esprimere un parere asserendo che, se i Dalish avevano dato la loro parola, l'avrebbero mantenuta. Rimase zitta malgrado Rhianan la stesse osservando con insistenza, come se lei fosse direttamente responsabile della presenza o meno della sua gente.

«Come no…» borbottò la giovane umana, sempre con gli occhi fissi sull'elfa.

«Andate a darvi una ripulita, avanti, e riposatevi un po'.» Duncan mise fine a quel discorso. «L'Unione avverrà stasera.»

«Stasera?» Luniel non riuscì a trattenere la contrarietà. Per lo meno, anche le altre due reclute parevano insoddisfatte quanto lei.

Duncan non ne ne fu troppo colpito. «Per tradizione, l'Unione si svolge sempre al crepuscolo» spiegò tranquillo.

«Dobbiamo fare qualcosa? Prepararci in qualche modo?» domandò l'altra recluta.

«No, Jory, dovete solo aspettare.»

Luniel sbuffò piano. L'idea le risultava insostenibile, tanto desiderava porre fine a quella sua maledetta condizione. «Io vado da Ascher» disse a Duncan, facendo per allontanarsi.

«Ah, posso chiedervi un favore, Luniel?» la fermò Nevan.

Lei si corrucciò e lo fissò con evidente contrarietà.

«Ehm…» tentennò lui. «Siccome non vedo l'ora di togliermi tutta questa polvere di dosso, vorrei domandarvi se, cortesemente, poteste consegnare voi questi fiori al maestro del canile. Gli servono per curare un mabari malato.»

L'elfa non rispose subito. Di norma non avrebbe mai accettato di fare un favore ad uno shemlen, ma il suo amore per gli animali ebbe il sopravvento. Prese i fiori e rispose con un secco: «D'accordo.» Mentre iniziava ad allontanarsi, udì distintamente il mago che la ringraziava. Sentì anche Alistair commentare: «Che caratteraccio. Fa a gara con Rhianan…» e l'interessata reagire con un: «Idiota!» che Luniel si sentì di condividere di tutto cuore.

Si recò a passo svelto presso i canili e, senza nemmeno salutare, porse le piante al maestro, borbottando: «Uno dei Custodi vi manda questo.»

L'uomo si illuminò in viso. «Grazie! Oh, grazie di cuore, mia signora! Ora posso preparare l'unguento!» Se ne andò quasi di corsa.

Luniel, confusa dall'essere stata chiamata "mia signora", rimase a fissarlo per qualche istante, poi si riscosse. Scrollò le spalle e tornò sui propri passi, per raggiungere la sua tenda e il suo povero lupo costretto all'isolamento. A dire il vero, Ascher non sembrava soffrirne troppo; se ne stava quieto nella tenda, uscendo giusto ogni tanto a sgranchirsi le zampe, ma senza mai allontanarsi. Al suo posto, Luniel era certa che avrebbe avuto delle crisi isteriche.

Arrivata al campo dei Custodi, ebbe la pessima sorpresa di incontrare Alistair e Nevan, i quali la salutarono con dei sorrisi che trovò indisponenti. Senza considerarli oltre, l'elfa raggiunse la propria tenda e ci si infilò in fretta, tirò bene i lembi e si accoccolò contro Ascher, che sfregò la grossa testa contro di lei. Luniel emise un suono a metà fra un gemito e un sospiro: quella giornata si prospettava insopportabilmente lunga.

Luniel riaprì gli occhi di scatto e per un attimo si sentì spaesata. «Mmm… mi sono appisolata…» mugugnò poi. Si mise seduta e si sfregò gli occhi, dopodiché guardò Ascher e gli disse: «Se Duncan lo venisse a sapere, mi prenderebbe in giro fino a domani.» Il lupo le rispose con un basso latrato. Lei gli sfregò la fronte e gattonò per andare a spostare le falde della tenda. Notò che il sole stava per raggiungere lo zenit, il che significava che in realtà aveva dormito per poco tempo. Sbuffò, insultando il regolare scorrere del tempo, a suo parere troppo lento; l'Unione sarebbe avvenuta soltanto dopo il tramonto e quello stupido sole non aveva ancora percorso metà del suo cammino.

Tornò presso Ascher e gli diede una grattata sotto il collo. «Esco di nuovo. Scusa se ti lascio così tanto da solo» gli disse, in tono triste. Si sentiva davvero in colpa a lasciarlo lì mentre lei se ne andava, ma non ci riusciva proprio a rimanere ferma, quel giorno meno che mai; era irrequieta. «Prometto che mi farò perdonare: stasera ti porto un po' a zonzo, d'accordo?»

Ascher abbaiò felice e le diede una leccata sul viso. Lei ridacchiò. «Sei veramente un bravo lupo. Un bravo, bravo lupacchiotto.» Lo abbracciò affettuosamente, poi uscì. Alistair non si vedeva da nessuna parte e Luniel sospirò di sollievo.

Decise di girare un po' per Ostagar, in modo da passare il tempo; era il sistema migliore, inoltre, per tenersi alla larga da chiunque. Come aveva già avuto modo di appurare, muovendosi aveva più probabilità di evitare gli altri o di ignorarli; se invece fosse rimasta ferma da qualche parte, inevitabilmente qualcuno avrebbe cercato di parlarle o, comunque, l'avrebbe infastidita. Magari avrebbe pure scovato, una buona volta, un qualche tipo di rifugio fra tutte quelle rovine. E, forse, sarebbe addirittura riuscita…

«Vi ho raggiunta, finalmente. Certo che avete un passo bello svelto, eh! Non si direbbe, piccolina come siete.»

No, non ci sarebbe riuscita. Sospirando a denti stretti, Luniel si girò verso quell'insopportabile giovane umano, che già il giorno del suo arrivo le si era appiccicato come una zecca e l'aveva pedinata ovunque, e gli riservò un'occhiata di puro astio. Il che non parve impressionarlo troppo.

«Dove state andando?» domandò curioso.

«Non vi riguarda.» Gli voltò le spalle e riprese a camminare, sentendo distintamente il rumore dei passi di Alistair dietro di sé. «Non avete altro da fare che seguirmi?» quasi ringhiò, proseguendo imperterrita ad avanzare.

«Nevan e io dobbiamo occuparci delle reclute, ordine di Duncan» rispose semplicemente l'altro.

Luniel fletté le dita, resistendo al quasi insopprimibile impulso di serrargliele intorno al collo. O quanto meno di tentarci, visto il divario di altezza e dimensioni. «Ce ne sono altre due, occupatevi di quelle!»

«Mmm, le lascio volentieri a Nevan» nicchiò il giovane. «Io preferisco dedicarmi a voi. Sapete, è più appagante prendersi cura di una graziosa fanciulla, per quanto scostante, che di due omaccioni fatti e finiti.»

«Allora non lamentatevi quando vi userò come bersaglio per le mie frecce!» Accelerò il passo, per reazione alla collera che le era montata in corpo, e Alistair fece altrettanto, riducendo anzi la distanza. Per lo meno ebbe la bontà di starsene zitto e di non infastidirla con inutili chiacchiere non richieste; solo ogni tanto lo sentiva rispondere al saluto di qualcuno, ma mai una volta si fermò a scambiare due parole. Due parole, in compenso, lei avrebbe voluto dirle a Duncan. Il Comandante dei Custodi temeva forse, di punto in bianco, che sarebbe scappata e quindi le aveva appioppato quella specie di guardia che la tenesse sott'occhio? Come se avesse potuto scappare proprio adesso che stava per affrontare l'Unione. Come se lei avesse avuto quella possibilità di scelta, più che altro! O era invece una sorta di punizione per il suo atteggiamento poco conciliante verso chiunque? Perché avere quell'Alistair a ronzarle sempre intorno era davvero paragonabile a un castigo. E piuttosto severo, a suo giudizio.

Si ritrovarono a passare davanti al quartiermastro e l'uomo le rivolse un saluto ossequioso, cui Luniel rispose con un ringhio. Qualche giorno prima, mentre lei stava ancora cercando di raccapezzarsi e di capire la struttura dell'accampamento dopo il suo arrivo, quell'insolente aveva osato interpellarla con fare sprezzante, dandole della serva. Ciò che gli aveva urlato contro lo aveva spinto a farsi piccolo piccolo e a farfugliare una sequela di scuse. Non che fosse stato l'unico a fare un simile errore, ma era stato il primo e ne aveva pagato lo scotto; con gli altri che avevano commesso il medesimo sbaglio era riuscita a trattenersi, limitandosi a una risposta secca e a qualche insulto prima di andarsene con il proprio orgoglio offeso. Continuavano a scambiarla per una orecchie piatte, il che le fece supporre che fossero dei perfetti imbecilli o che avessero seri problemi alla vista, dal momento che parevano non notare il vallaslin sulla sua fronte.

Tutto questo, naturalmente, non aveva contribuito al suo umore.

Si accorse di essere giunta nei pressi del canile e, malgrado fosse passata poco più di un'ora, decise di andare ad informarsi dello stato del mabari. Tallonata dal sempre presente Alistair, Luniel raggiunse l'addestratore.

«Buongiorno a voi» l'accolse l'uomo con cordialità.

«Come sta il mabari?» domandò subito lei, sforzando il tono più gentile che le riuscisse di produrre. Quanto meno quell'umano le dimostrava un certo rispetto, forse in virtù della gratitudine che le doveva per avergli procacciato la cura.

«Si sta già riprendendo» le rispose l'uomo. «Ora dorme, ma posso farvelo vedere, se volete.»

Luniel annuì e l'addestratore andò ad aprirle la porta del recinto, lasciandole spazio. L'elfa entrò, trovando il mabari che dormiva quietamente, e le sfuggì un sorriso di sollievo. Aveva sempre avuto una certa affinità con gli animali, fin da piccola, un fatto che era risultato evidente dal suo rapporto con gli halla; Maren, la custode del branco, non faceva che ripeterle che un giorno lei avrebbe preso il suo posto e questo l'aveva sempre riempita d'orgoglio.

Posò una carezza sulla testa del mabari e mormorò: «Sei un cane fortunato.» Dopodiché uscì, permettendo all'uomo di richiudere la porta.

«Vi ringrazio ancora» le disse con calore.

«Ma no, io non ho fatto niente» cercò di schermirsi la ragazza. Era vero: si era soltanto limitata a fare da tramite, e nemmeno troppo volentieri.

L'uomo scosse la testa e insistette: «Siete stata comunque d'aiuto. A proposito, portate i miei ringraziamenti a chi ha recuperato i fiori.» Sembrò riflettere su qualcosa. «Tornate domani. Il mabari starà sicuramente meglio e sarà felice di vedere una delle persone cui deve la vita.» Diede un'occhiata oltre la cancellata. «Sono animali così incredibilmente intelligenti… a volte addirittura più di alcune persone.»

Luniel si trattenne a stento dal girarsi verso Alistair. «Lo farò senz'altro» assicurò. Sentendosi più allegra, l'elfa beneficiò il maestro del canile di un gesto di saluto, dopodiché si girò per riprendere la sua camminata e Alistair, grazie ai Numi sempre votato al silenzio, la seguì. Alzò lo sguardo al cielo, schermandosi gli occhi, ma il sole non stava magicamente già correndo verso il crepuscolo. Rassegnandosi ad accettare il normale scorrere delle ore, Luniel pensò di andare a recuperare qualcosa da mangiare per poi predisporsi di nuovo all'attesa. E, piacendo ai Numi, quella zecca di Alistair avrebbe continuato a tacere.

Del tutto indifferente ai desideri di una giovane elfa ormai priva di pazienza, il sole aveva proseguito placidamente il suo corso fino al tanto sospirato imbrunire. Luniel e Alistair stavano per raggiungere l'acquartieramento dei Custodi Grigi quando videro Duncan venir loro incontro insieme a Nevan e alle altre due reclute.

«Eccovi!» esclamò, posando poi lo sguardo su Luniel. «Non riesci proprio a rimanere ferma in un posto, vero?»

«No» borbottò lei, imbronciandosi malgrado il Custode non la stesse rimproverando.

«È irrequieta come uno scoiattolo.» Alistair pensò bene di esprimere il solito parere da lei non richiesto, facendo sorridere Duncan.

Luniel, non potendo fare altro, li guardò male entrambi.

L'uomo di nome Daveth ridacchiò. «Di sicuro è molto più attraente di uno scoiattolo.»

«Contenetevi» lo riprese l'altro, Jory. «La state mettendo in imbarazzo.»

«Oh, sicuro» disse Alistair con una risatina. «L'imbarazzo di scegliere chi uccidere per primo.»

Incredibile, l'aveva capito. Allora forse non era così stupido. Forse.

Nevan fece un breve fischio, dopo averla guardata. «Un'idea su chi cadrebbe la sua scelta ce l'ho. Sarei pronto a scommetterci qualche sovrana.»

Duncan, con un sospiro, le posò una mano sulla spalla e lei lo guardò da sotto in su, sempre più cupa. «Porta pazienza, figliola. Dovrai farci l'abitudine.»

«Eh, già» confermò Nevan. «Ci avrai sempre intorno.»

Luniel fece una smorfia ed emise un mugugno, decisamente poco felice a quell'idea. Perché, certo, una volta entrata nei ranghi dei Custodi Grigi quello sarebbe stato il suo posto. Difficilmente sarebbe potuta tornare al suo clan, salvo forse per qualche sporadica visita, ammesso che avesse avuto modo di rintracciarlo. E mentre ripensava alla sua libertà perduta, fu colta da un capogiro più violento del solito. D'istinto, si aggrappò a Duncan e lui la sostenne.

«Accidenti» commentò Daveth. «Non pensavo che l'idea la sconvolgesse al punto da rischiare di svenire. O forse è solo debole di costituzione?»

Luniel strinse i denti, non potendo nemmeno ribattere a causa del malessere; l'ultima cosa che voleva era emettere anche un solo, minimo lamento davanti a quegli shemlen. Maledizione! Doveva accadere proprio adesso? Nei giorni precedenti era riuscita a far sì che nessuno si accorgesse di nulla…

«Non deridetela se ha un malore» lo riprese Jory.

Luniel, stupita che Alistair non avesse fiatato, alzò lo sguardo su di lui e vide che la osservava con insolita serietà, al pari di Nevan. Ebbe il sospetto, praticamente la certezza, che sapessero.

«Andiamo.» Duncan pose fine ad ogni altra possibilità di commenti. «Possiamo finalmente dare inizio al rituale dell'Unione. Alistair, Nevan, fate strada fino al vecchio tempio.» I giovani Custodi annuirono e si mise in cammino, mentre il più anziano continuava a sorreggerla. Luniel gliene fu riconoscente, dal momento che le gambe le tremavano ancora e quella dannata sensazione di ripugnanza continuava a scuoterle il corpo.

«Finalmente!» esclamò Daveth, portandosi subito dietro ad Alistair. «Sono ansioso di veder svolgersi questa Unione.»

Avanzarono in silenzio per diversi minuti, durante i quali Luniel ebbe agio di riprendersi e di camminare senza aiuto. Arrivarono infine alle rovine del tempio. Entro la cerchia delle colonne dirupate stava un massiccio altare eroso dalle intemperie. Su di esso era posato un grosso calice d'argento e accanto, come a custodirlo, si trovavano due maghi, che alla vista del gruppetto fecero un inchino con la testa.

Duncan si portò vicino all'altare, affiancato da un Alistair stranamente silenzioso e da un Nevan stranamente rabbuiato.

Jory deglutì rumorosamente. «Ora ci direte in cosa consiste il rituale?»

«Credo che ormai possiamo saperlo» lo appoggiò Daveth.

Il Custode emise un lieve sospiro. «Non vi mentirò» rispose con voce molto seria. «Noi Custodi Grigi paghiamo un caro prezzo per diventare ciò che siamo. Il destino potrebbe decidere di farvi pagare tale prezzo adesso anziché in futuro. L'Unione è l'ultima prova da superare.»

Jory assunse un'espressione inquieta. «Intendete dire… che questo rituale potrebbe ucciderci?»

«Come potrebbe farlo qualsiasi prole oscura in battaglia. Tuttavia non sareste stati scelti, se non si fosse reputato che avete una possibilità di sopravvivere.»

Evidentemente, però, una possibilità non era sufficiente a tranquillizzare l'altro. «Non mi piace… non mi piace per niente» bofonchiò infatti, mentre Duncan si girava a parlottare con i maghi.

Daveth sbuffò, mettendosi le mani sui fianchi. «Non vi metterete a piagnucolare, spero.»

«No di certo!» ribatté il cavaliere con veemenza. Poi abbassò di nuovo la voce. «Ma… tutte queste prove… la cosa mi mette a disagio! Credevo di essermi guadagnato il mio posto, ormai!»

Possibile che non sappiano fare altro che lamentarsi? si ritrovò a pensare Luniel, infastidita da quel continuo chiacchierio sommesso.

«Mia moglie è ad Altura Perenne in attesa di un figlio» continuò a recriminare il cavaliere. «Se mi avessero avvertito che–»

«Sareste venuto?» lo interruppe Daveth. «No, vero? Forse è proprio per questo che non hanno detto nulla. I Custodi Grigi fanno quello che è necessario fare.»

«Anche sacrificare le nostre vite? Non mi sembra giusto.»

Daveth fece un suono sprezzante. «Sacrificherei molto di più, se sapessi che serve a porre fine al Flagello» sentenziò seccamente. «Ora, ser cavaliere, cercate di non farvela addosso fino all'inizio del rituale… Siete più tremebondo della nostra fanciulla, qui; lei non si lamenta.»

E perché avrebbe dovuto farlo? Luniel, la testa leggermente china, strinse i pugni; non sopportava più la discussione fra quei due. E Duncan non dava segno di voler iniziare il rituale. Ma quanto voleva farli aspettare, ancora? Ormai la ragazza sentiva di aver esaurito la pazienza. Se il Custode Grigio non avesse smesso in fretta di parlare con quei maghi, era sicura che avrebbe urlato. Quando vide che i maghi si ritiravano in disparte verso i limiti del tempio, rialzò il capo di scatto.

Duncan si rivolse alle tre reclute. «Il momento è giunto. Dovrete bere da questo calice… contiene il sangue dei prole oscura che avete recuperato nelle Selve.»

Luniel, gli occhi sgranati fissi su Duncan, udì i suoni di ribrezzo e sgomento emessi dagli altri due. Quanto a lei, non provò alcuna emozione particolare al di là della sorpresa. Era infetta, era condannata… come poteva disgustarsi o spaventarsi ulteriormente? Ora come ora si sentiva soltanto rassegnata e desiderosa che quella situazione giungesse al termine, in un modo o nell'altro. Perché preoccuparsi di poter morire durante il rituale? Sempre meglio che la lenta agonia e l'orrenda fine a cui sarebbe stata destinata altrimenti.

«Come vi ho accennato poco fa, noi Custodi Grigi paghiamo un prezzo molto alto. Infatti, non tutti coloro che bevono il sangue sopravvivono… e chi lo fa subisce un cambiamento che durerà per sempre. Per questa ragione il rituale dell'Unione è tenuto segreto, come potete ben capire.»

«Non tutti… sopravvivono…» balbettò Ser Jory.

«È il prezzo che paghiamo» ripeté Duncan; c'era un'ombra, nei suoi occhi. Quante volte doveva aver visto pagare quel prezzo? «Prima di effettuare l'Unione, recitiamo poche parole, tramandate fin dai nostri albori. Alistair, vuoi procedere tu?»

Il giovane parve per un attimo sorpreso, forse non si aspettava di avere un ruolo durante quella cerimonia. Poi annuì e, preso un profondo respiro, recitò con voce seria: «Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nelle ombre in cui ci ergiamo vigili. Unitevi a noi, che portiamo a termine il dovere che non può essere rinnegato. Se perirete, sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato e che un giorno vi raggiungeremo.»

«Daveth, venite avanti» lo esortò Duncan, porgendogli la coppa.

«No.» L'obiezione le uscì spontanea prima che si rendesse conto di averla formulata. Luniel fece un passo avanti. «Fate iniziare me. Per favore.»

Duncan si girò verso di lei, con quei suoi occhi scuri capaci di ammansire l'irriducibile intolleranza dell'elfa. Poi annuì. «D'accordo. Allora vieni avanti, figliola.»

Sostenne il suo sguardo senza tentennamenti di sorta e avanzò di qualche passo verso l'altare, e Alistair le porse il calice. Lei lo prese e per alcuni istanti lo tenne fra le mani, percependo il freddo del metallo contro la pelle, osservando il denso liquido scuro che ondeggiava all'interno della coppa. Infine bevve d'un fiato. La sofferenza esplose un attimo dopo, attraversandole il corpo come una fiammata rovente. La testa le scattò all'indietro e avrebbe voluto urlare, ma non riuscì ad emettere nemmeno un fiato. La vista le si velò, finché il cielo stellato sopra di lei scomparve del tutto. Il fuoco che le percorreva le vene aumentò d'intensità, ma ancora non fu in grado di gridare. Perse la cognizione di tutto ciò che la circondava. Infine, si sentì cadere…

«È viva, state tranquilli.»

Vi fu un sospiro rumoroso. «Grazie al Creatore! Almeno lei…»

Lentamente, Luniel riaprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per liberarsi da quel senso di stordimento che le ottundeva ancora i sensi. Sopra di sé vide i volti di Duncan, Alistair e Nevan, pervasi di evidente sollievo, e si rese conto che il maturo Custode la stava tenendo in parte fra le braccia, risparmiandole il fastidio di stare distesa sul freddo pavimento. Più oltre, scorse il cielo; era ancora scuro e trapunto di stelle, e le parve una delle cose più belle che avesse mai visto.

«È finita, figliola.»

«Be', benvenuta fra i Custodi Grigi» commentò il mago, tornando a sfoggiare il consueto sorriso.

«Come ti senti?» le domandò l'uomo.

Lei si prese qualche secondo per pensarci. In bocca aveva un sapore disgustoso, la nausea le attanagliava lo stomaco e aveva le gambe molli… ma era viva. «Bene. Credo» disse quindi. «Immagino di non potermi lamentare, no?» Fece per alzarsi, ma Duncan la trattenne.

«Aspetta ancora un poco» le disse.

«Sei rimasta svenuta per un bel pezzo» intervenne Alistair. «Hai già fatto qualche sogno? Io ho avuto degli incubi terribili subito dopo la mia Unione…»

«Alistair…» lo riprese Nevan. «Lasciala respirare.»

«Ero solo curioso» si difese l'umano biondo.

Luniel lo guardò perplessa, poi rivolse l'attenzione a Duncan, con sguardo interrogativo.

«Non è detto che avvenga fin da subito» le rispose lui, «ma quando si inizia a percepire la Prole Oscura giungono talvolta anche dei sogni. Accade a tutti noi, anche se non nel medesimo modo o con i medesimi tempi. Ora non pensarci, ci sarà tutto il tempo di spiegarti ogni cosa.» La fece mettere seduta. «Pensi di riuscire a stare in piedi?»

«Sì, non preoccupatevi.» Aiutata dal Custode, Luniel si rialzò. «Ce la faccio» confermò, dal momento che Duncan si teneva pronto ad afferrarla nel caso fosse caduta.

«Ancora una cosa. Alistair…»

Subito il giovane le mostrò una catenella con un pendente d'argento, dalla forma di una minuscola ampolla. «Dentro questo ciondolo c'è un po' di quel sangue. Quello che stava nel calice.» Senza nemmeno interpellarla, le passò la catenella intorno al collo. «Tutti noi Custodi ne abbiamo uno. Serve a ricordarci di… coloro che non ce l'hanno fatta» concluse in tono mesto.

Luniel fu sul punto di domandare cosa dovesse importarne a lei, quando qualcosa scattò nella sua mente e si rese conto di ciò che aveva percepito soltanto di sfuggita: le altre due reclute non si trovavano più lì. «Almeno lei…» aveva detto Alistair. Quindi erano morti. Lei, invece, no.

«Vai a dormire, adesso, e pensa a riprenderti.» Duncan fece un cenno ad Alistair e Nevan. «Accompagnatela, e dormite anche voi. Quest'esperienza non è stata meno dura per voi.»

I due giovani annuirono, obbedienti.

«Venite, andiamo» disse Alistair, posandole una mano sul gomito per sospingerla piano verso le scale del tempio.

Luniel si sottrasse con un gesto brusco. «Non mi toccate» intimò, avanzando da sola, senza preoccuparsi se Alistair e Nevan la stessero seguendo o meno. Tutto quello che voleva, adesso, era rintanarsi nella propria tenda, accoccolarsi sul giaciglio accanto ad Ascher e riflettere sulla sorte che le era capitata. Era sopravvissuta, certo, ma non era sicura di volerla considerare una fortuna.

Hola! Eccomi qui.

Innanzitutto, non me ne vogliano le fan di Alistair per il trattamento a cui è sottoposto da Luniel, è inevitabile che sia così. E un po' se le cerca, ammettiamolo. XD Sappiate, però, che malgrado a volte sia un totale idiota, lo adoro anche io. ♥

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate. ^^ E, come sempre, grazie a Shainareth e crow heart per le loro recensioni, e a chiunque legga.

  
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