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Autore: Alyx    07/03/2012    4 recensioni
Al mio raggio di sole, Trich, perchè grazie a lei ho scoperto il meraviglioso mondo di Percy Jackson.
Quando ero più piccola mi ero iscritta a un corso di danza ma ero stata espulsa dopo che, mentre ero da sola nello spogliatoio, uno scomparto di armadietti aveva preso fuoco.
Poi a dodici anni mia mamma mi aveva rivelato la mia vera natura.
Avevo scoperto di essere una Semidea.
(...)
Ero ancora piccola e non presi troppo male il fatto di essere figlia di un Dio Greco.
Ok.
Diciamo che ero passata dalla fase '
Mamma, non credo più alle favole.' a quella 'Ok. Tutto questo è impossibile!', per poi passare a quella di 'Che figata! Sono figlia di un Dio leggendario!'.
  ***
-Oh, scusa. Disturbavo?
Sorrisi ironica mentre dentro di me la mandavo a fare una cosa non anatomicamente possibile.
-No figurati.- risposi, dolce come l'aceto.
Lei mi diede le spalle e tornò a parlare con Louis, mentre sbuffavo sonoramente e incrociavo le braccia al petto.
Alzai gli occhi al cielo, disgustata dalla lunghezza, se così si può ancora definire, della sua minigonna.
Forse Louis se ne accorse perché ridacchiò sotto i baffi.
Non mi sforzai di ascoltare fino a che non sentii qualcosa come -Dolcezza, a presto- e allora mi strozzai con la saliva.
Cominciai a tossire e Louis la scostò per iniziare a darmi delle pacche sulla schiena, mentre la piccola Afrodite mi fulminava con lo sguardo.
-Louis non potremmo andare a parlare da un'altra parte?- chiese acida mentre davo gli ultimi colpi di tosse.
Come se volesse davvero parlare con Louis.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Essere unMezzosangue è una faticaccia

                                                         Capitolo 4

                                         Invasione di Campo




Lo sapevo.
Oh, si.
Lo sapevo che sarei finita così.
Circondata da mocciosi urlanti.
Per poco non ne presi due a schiaffi.
Annabeth mi lanciava occhiate esasperate ma si vedeva lontano un miglio che sotto se la stava ridendo alla grande.
Capitemi.
Perdonatemi.
Ma impazzii.
Urlai di zittirsi ma nessuno mi prestò attenzione.
A mali estremi, estremi rimedi, no?
Lanciai in aria Vendetta, ancora sotto forma di moneta.
Lentamente la vidi alzarsi sempre di più, fino a che, con un lampo e un sibilo minaccioso, si trasformò in spada e cadde a pochi centimetri dal piede di un ragazzino.
Il silenzio si era fatto palpabile.
-Grazie per la vostra attenzione. Siamo qui per combattere non per giocare a Ruba Bandiera.- soffiai fulminando due ragazzi che fino a un momento prima litigavano per un fazzolettino.
Fortunatamente Annabeth si intromise, prima che potessi combinare qualche altro disastro.
-Mettetevi a coppie. Prendete la vostra spada e se non ce l'avete là giù ce ne sono alcune di riserva. Tra 2 minuti iniziamo.- concluse sorridente la bionda.
Appena i neo-spadaccini ricominciarono a bisbigliare tra loro e alcuni si avviavano verso il fondo dell'Arena, la Sapientona si girò verso di me, le mani sui fianchi.
Sono sicura che stesse cominciando una delle sue ramanzine ma Percy - sia santificato il suo nome!- mi salvò.
-Annabeth!- chiamò sporgendosi dalla staccionata.
Lei mi fulminò, e mi girai anch'io verso il figlio del Mare.
Rimasi delusa ancora prima di capire il perché.
Forse mi ero aspettata che ci fosse anche Louis.
Ma lui non c'era.
Non l'avevo più visto da due giorni prima, quando mi aveva fasciato il braccio.
Ero leggermente preoccupata.
Guardai distratta i due piccioncini che parlavano.
Percy sembrava agitato e Annabeth scettica.
Feci finta di niente e tornai a prendere la mia spada.
-Camille! Camille!- mi chiamò allora Annabeth.
Camminai da lei e mi accorsi che Percy sembrava ancora più agitato. Come quando ti scappa la pipì ma non trovi un bagno nemmeno a pagarlo a peso d'oro.
Anche la bionda sembrava tesa.
-Che succede? Annabeth dobbiamo cominciare: quelli là, da soli, con le spade non mi sembra un'idea brill-
Mi interruppe bruscamente. -Non c'è tempo. Ci penso io a loro. Tu segui Percy. Veloce.
-Ma cosa...?
-Corri! Ci vediamo là!
Lei si precipitò verso i ragazzini.
-Là dove?
-Segui Percy!
A quel punto che potevo fare? Seguire Percy.
Cercai di farmi dire qualcosa ma lui continuò a correre come se non esistessi.
-Percy, per Zeus, che succede?!- strillai a un certo punto, esasperata.
Lui mi indicò un punto, in basso, verso i campi di fragole.
C'era un piccolo gruppo di Satiri e Mezzosangue che combattevano contro tre figure alate.
Adagiato per terra c'era qualcuno ma ero troppo lontana per capire chi.
-Cosa sono, Percy?
-Gorgoni. Non so come hanno fatto a tornare. Medusa aveva detto...
Ma non sentii il resto della frase.
Mi precipitai verso il gruppo.
Non volli sapere chi era per terra e senza guardare superai la figura.
Incrociai di sfuggita gli occhi furiosi di Emily che scoccava frecce verso le tre donne alate.
Erano ferite ma troppo, troppo arrabbiate.
Come erano entrate?
Vendetta si aprì nel mio palmo.
Dovevamo mirare alle ali.
Erano troppo alte per colpirle con la spada.
Vidi Emily sforzarsi mentre lanciava ma le frecce venivano deviate all'ultimo momento.
Dovevo fare qualcosa.
Il mio cervello pulsava, in cerca di una soluzione.
L'unica cosa buona era che in qualche modo la mia amica le aveva accecate.
Ma non bastava per farle morire.
Incrociai di nuovo lo sguardo di Emily.
Mi guardò con disprezzo, come se fosse colpa mia se erano lì quelle tre.
Sentii la rabbia montarsi dentro di me.
Possibile che fosse sempre colpa mia?!
Provai a menare un fendente a una donna leggermente più bassa delle altre, che ululò di dolore quando le ferii la gamba.
Si precipitò su di me.
Istintivamente feci un passo in dietro ma caddi per terra, perdendo Vendetta in un cespuglio di fragole.
Mi trascinai verso il bosco, sperando di trovare qualcosa di utile per difendermi intanto che la moneta mi fosse riapparsa in tasca.
La Gorgone, tuttavia mi afferrò per il collo e si rialzò in volo.
Ero ormai a qualche metro da terra e la presa si fece più stretta.
Un freccia ci mancò di qualche centimetro.
Mi mancava ossigeno e aspettavo impaziente Vendetta.
Ma non arrivava.
Non si poggiava sul fondo della tasca con un piccolo suono metallico.
I miei organi protestavano per la mancanza d'aria.
Con la coda dell'occhio vidi un mostro esplodere in una nuvola di polvere, a pochi metri da me.
Poi le palpebre di fecero pesanti.
Pensai di essere morta ma una freccia mi sfiorò il fianco e trafisse la Gorgone che scomparì, urlante.
Caddì precipitosamente a terra.
La ferita sul braccio si era riaperta ma quella che mi preoccupava di più era quella sul fianco, provocata dalla freccia.
Mi premetti la mani sinistra sulla ferita mentre cercavo disperatamente Vendetta che ricomparve solo in quel momento in tasca.
Zoppicante per il colpo contro un sasso appuntito quando ero caduta, afferrai per la lama la mia spada.
Era l'unico modo.
La faretra di Emily era ormai vuota e cercava di colpire l'ultima Gorgone con l'arco.
La mia mano protestò animatamente quando la lama di Vendetta mi lacerò la pelle.
Feci uno sforzo sovrumano per ignorare il dolore che la ferita al fianco procurava e lanciai con tutta la mia forza rimasta la spada.
Vendetta trafisse la donna alata, poi sparì tra gli alberi.
Il mio ginocchio destro cedette.
Mi ritrovai in ginocchioni, gli occhi appannati di lacrime di dolore.
Sentii Emily correre verso di me.
Ma non si fermò.
Mi superò e corse tra i singhiozzi verso la figura a terra.
Ero messa male per un combattimento non troppo complicato.
Il collo rosso e la gola ancora secca, i miei polmoni chiedevano sempre più ossigeno, il fianco sanguinante, il braccio che bruciava, la mano destra lacerata, il ginocchio pulsante e la caviglia sinistra troppo gonfia.
Premetti più forte la mia ferita sopra l'anca con entrambe le mani, poi mi alzai e mi avvicinai al gruppo di persone chine sul ferito.
Annabeth e Percy erano arrivati e notai con una punta di gelosia che le loro mani si stringevano convulsamente.
Emily era in ginocchioni, piangendo disperatamente, le mani strette al polso della vittima.
Alcuni Satiri suonavano impacciati i loro flauti e alcuni mezzosangue stavano cercando di organizzare una barella di emergenza.
Scostai qualcuno con uno spintone curiosa di sapere chi fosse per terra.
Trattenni il respiro fino a che non sentii il mio cuore fermarsi.
Louis.
I suoi vestiti erano strappati e intrisi di rosso, un livido viola sulla fronte e una pozza di sangue dietro la sua nuca.
Il suo petto era immobile. 
Pericolosamente immobile.
Mi inginocchiai disperata, gli occhi appannati di lacrime, al suo fianco.
-Emily! Emily! Aiutami!
Ma la mia migliore amica sembrava in preda a un attacco di panico o qualcosa del genere.
Annabeth la fece alzare e Percy si inginocchiò al suo posto.
-Che devo fare, Camille?
Pensai velocemente, cercando di lasciar perdere il dolore acuto al mio fianco.
-Sei ferita...
-Lascia perdere me! Premi il suo petto quando te lo dico ok?
Percy annuì, forse capendo quel che volevo fare.
Mi sentivo tremendamente in imbarazzo, nonostante tutto, soprattuto per via di Emily che mi guardava arrabbiata tra le lacrime.
Tappai il naso a Louis.
-Percy. Quando conto tu devi premere.- cercai di mantenermi calma, malgrado non lo fossi.
-Via! 1. 2. 3! Lascia!
Appena Percy si fermò, avvicinai la mia bocca a quella di Louis e soffiai.
Il mio cuore sobbalzò al contatto con le sue labbra ma non mi lasciai distrarre.
Alzai appena la faccia da lui e dissi a Percy di ripetere.
Continuammo così per almeno 5 volte, dopo di che, Louis tossì e mi afferrò il colletto della maglietta con la mano.
Ero a meno di un centimetro dal suo viso, avevo appena smesso di soffiare e lui spalancò i suoi occhi grigi.
Avevo il fiatone e il dolore al fianco era insostenibile.
Non so che ci aveva messo nella freccia Emily, ma molto probabilmente del veleno.
Le ferite normali non fanno così male.
Mi scostai e mi poggia al terreno con le mani, rimanendo a quattro zampe.
-Veloci.- ansimai. -Portatelo. Via.
Mentre un gruppo di Satiri, seguiti da Annabeth e Emily, portavano via la barella, Percy mi afferrò per la vita, cercando di alzarmi.
Gemetti di dolore.
Solo allora mi resi conto che le mie mani erano macchiate di sangue e la maglietta arancione era strappata e rossa.
Percy mi fece alzare e poggiare a lui.
Mi portò in infermeria.
Cercava di tenermi sveglia, ma le mie palpebre volevano chiudersi a tutti i costi.
-Sei stata brava, Camille. Dove hai imparato?
Mi sforzai di rispondergli.
-L'ho visto... L'ho visto fare in un sacco... Di film.- ansimai per lo sforzo.
Lui sorrise.
-Ah. E com'è baciare Louis? 
Arrossii violentemente e bofonchiai una specie di -Non ho baciato Louis!-.
Sentii Percy ridere fragorosamente poi ricordo vagamente l'entrata dell'infermeria.
Dopo di che, il buio.

Quando mi svegliai, la mattina dopo, Emily era aggrappata alle mani di Louis.
Avevo perso molto sangue, perché le bende sul fianco, sulla mano, sul braccio e sul ginocchio erano rosse.
Mi alzai e traballai fino a che Percy non mi scontrò.
Mi prese per le spalle e mi fece mettere ancora seduta.
Il letto di Louis era dall'altro lato dell'infermeria e volevo vederlo ma il figlio di Poseidone mi obbligò a star ferma.
Mentre mi cambiava le fasce mi spiegò cosa era successo, da dopo che ero svenuta.
Louis sembrava fuori pericolo ma era ancora incosciente.
Le ferite erano piuttosto gravi ma ne era uscito abbastanza bene per essere stato attaccato da tre Gorgoni mentre passeggiava con Emily.
La figlia di Apollo si era staccata da lui solo per una fugace colazione.
Adesso sarebbe stata accompagnata da una sua sorella alla capanna e fatta dormire con un sedativo.
Cercai di dissuaderlo ma fu tutto inutile. Aveva deciso Chirone.
Io ero messa piuttosto male.
Due costole rotte, una caviglia slogata, un enorme ematoma al collo e al ginocchio destro più tutto il sangue perso.
Insomma ero un catorcio.
Poi, mentre stavamo parlando, Lucinda, una sorella di Emily, la prese e la condusse fuori di lì.
Quando Percy ebbe finito di cambiarmi le fasce gli chiesi se potevo vedere Louis.
Mi disse di aspettare fino alla mattina seguente.
Dovevo comunque rimanere in infermeria per altri due giorni e dovevo riposare.
Nel pomeriggio mi vennero a salutare Annabeth, Chirone e Clarisse.
Percy non mi aveva lasciata sola fino alla sera, quando uscì mano nella mano con Annabeth.
Mi infilai sotto il lenzuolo e feci finta di dormire quando passarono per spegnere le luci.
In realtà non aveva chiuso occhio in tutto il giorno.
Alla luce della luna, intravidi il petto di Louis alzarsi e abbassarsi ad ogni suo respiro.
Verso le 4 di notte, non resistetti più.
Mi alzai e in punta di piedi raggiunsi il francese.
Mi sedetti sulla sedia accanto al suo letto, gli afferrai una mano e poggiai la fronte sul materasso.
Cominciai a fare discorsi assurdi, sperando che si svegliasse presto.
-Insomma, hai capito no? Come possiamo fare io e Emily, senza te? Non puoi rimanere così! Capisci? Sei... Sei un amico fantastico, Lou, non poi. Se ci tieni alla nostra sanità mentale. E non fare finta di niente. So che almeno un pochino ci tieni. Sopratutto a quella di Emily.- feci una pausa, ingoiando le lacrime. -Devi svegliarti. Non c'è altra soluzione. Devi. Capisci? Devi. Louis Bonnet. Devi svegliarti. Svegliati Louis. Svegliati. Lou. Svegliati...-
Continuai a farneticare cose di questo genere per il resto della notte.
Poi sentii la sua mano nei miei capelli e sobbalzai.
-Da... Da... Da quanto sei sveglio?- gli chiesi il collo dolente per la velocità con la quale avevo alzato la testa.
-Da abbastanza per aver capito che non potresti vivere senza di me.
Ecco. Io lo odio quando fa così.
Non è nella natura dei figli di Atena tirarsela da morire, ma lui è l'eccezione che conferma la regola.
O forse è imparentato con Afrodite.
Magari un lontano parente...
Gli tirai goffamente un pugno sulla spalla.
-Che è successo, Louis?
-Fino a un attimo fa, non ero Lou?
Lo fulminai.
-Louis...
-Stavo passeggiando con Emily. Era frustata perché è 3 giorni che non vi parlate...
-Tra qualche ora sono 5...
-Ho dormito così tanto?!
-Si.
-Tu da quanto sei sveglia?
-Da ieri, Louis. E che è successo poi? Da dove sono venute quelle donne?
Lui si passò una mano nei capelli biondi.
-Non lo so. So solo che abbiamo sentito un sibilo e che si sono avventate su di me. Poi...
Annuii.
-Ricordi qualcos'altro?
Lui si passò ancora la mano nei capelli. Era nervoso.
-In realtà si. So che sembra una cosa stupida. Magari è solo un sogno. Ma... Mi ricordo chi mi stavi baciando...
Arrossii.
Gli strinsi la mano, sperando che il buio coprisse le mie guance in fiamme.
-Non era un sogno.
-Ah-ha! Allora? Bacio bene?
-Ma non è come sembra.- decisi di sorvolare sulla domanda precedente.
-Non era un bacio, Louis. Io e Percy stavamo cercando di rianimarti.
Ti ho fatto la respirazione bocca a bocca. E non andare a vantartene in giro, adesso.
-Come se non lo sapesse già tutto il campo...- bofonchiò lui.
Scossi la testa sconsolata.
-Comunque mi è piaciuto.- sussurrò.
Alzai la testa di scatto.
-Che?!
-Mi è piaciuto.
-Cosa? Rischiare di morire?- dissi sarcastica sperando nella risposta affermativa.
-No. Il tuo bacio.
Cercai di contenermi. -Non era un bacio, Louis.
-Questione di punti di vista. È come se mi avessi baciato da ubriaco.
-E scommetto che tu sappia bene come si baciano gli ubriachi...
Con mia sorpresa lui annuì. -Sì. Non ti ricordi bene il bacio o i dettagli. Ma il sapore delle labbra della persona che ti bacia, o patner, che dir si voglia.
Stavo davvero facendo un enorme sforzo per un arrossire e scappare via.
-Ah si?- cercai di suonare sarcastica. -E io di cosa so?
Lui mi guardò negli occhi. -Sai di libertà, Camille. E non ho mai baciato nessuna che sa di libertà. Oh, un sacco di ciliege, fragole, mente, limoni, persino un pompelmo. Ma mai libertà.
Non feci la domanda della serie, con quante era stato perché lo sapevo benissimo. 
Insomma Louis era bello. Attraente. Affascinante.
Oh miei Dèi, qualcuno mi fermi.
Allora, in pratica si era fatto tre quarti della popolazione femminile del Campo, ok?!
-Andiamo, Louis. Che cosa dici? La bocca di una persona non può sapere di libertà!
Be, volete sapere quanti baci ho dato io?
Un paio. 
Quando avevo giocato al gioco della bottiglia, a scuola.
In pratica nessuno.
-Tu cosa hai sentito?- mi chiese allora.
Ci pensai un attimo.
Elettricità.
Tanta elettricità. Come se Zeus gli avesse folgorato le labbra.
Ma non mi sembrava bello dirlo a lui.
Quindi risposi, acida, anche se non volevo.
-Sangue. Tanto sangue. E un dolore notevole al fianco. Può valere?
Lui scosse la testa.
Io mi alzai.
-Torno a letto. Ci vediamo domani. Ben tornato nel mondo dei vivi, Louis.


Angolo dell'Autrice:
Si, lo so.
Sono in un ritardo mostruoso.
Ma la scuola giuro mi sta spezzando.
Oggi ho iniziato pure i corsi di recupero e vi chiedo solo un pò di pazienza.
Non è un mese facile il mio.
Spero solo di riuscire a farcela lo stesso coi tempi.
Comunque questo è il capitolo.
Finalmente insomma un pò di movimento. 
Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo, soni, ElisaJackson, Owl99 e Sprotte98.
Grazie davvero.
Un bacione a tutti quelli che seguono.
Spero a presto!
Alice.

   
 
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