-Non
è
possibile! –gridò una ragazza, nel bel mezzo di un
corridoio –E neanche giusto!
–ad urlare era stata Sasha, la cheerleader che stava
organizzando la festa di
Halloween più bella di tutto l’ Ohio.
–Ti riferisci alle gravidanze inattese?
–chiese Santana, tenendo le braccia strette al petto e
guardando un colorato
manifesto appeso al muro. –No! –Sasha e Santana non
andavano molto d’ accordo:
in verità Santana non andava d’ accordo con molti,
ma con Sasha era ancora
peggio.
-Io mi
riferisco alla festa che ci sarà qui a scuola. Nessuno
verrà più alla mia. –la
ragazza stava piagnucolando come una bambina capricciosa. Sicuramente
se la
coach Silvester l’ avesse vista, l’ avrebbe presa a
calci fino a farla arrivare
in Alabama. –Oh, andiamo Sasha: magari tutti quelli che hai
invitato verranno
comunque alla tua festa, mentre tutto il resto della scuola
verrà qui. –Sasha
era sempre pronta ad ascoltare Quinn, non tanto per seguire i suoi
saggi
consigli, ma per prendere spunto su frasi da dire poi in futuro,
-Hai
ragione, Quinnie. –ridacchiò Sasha, urtando i
nervi del suo capitano che odiava
non poco quel nomignolo, almeno lo odiava se detto da lei
–Voi verrete tutte
alla mia festa, no? –mentre tutte le ragazze annuivano
eccitate, Santana fu
sincera –Io e Brittany non ci saremo. –disse, poi
la sua “amica” aggiunse –Non
te la prendere, è solo che tu hai organizzato una
festa… normale, mentre qui è
in maschera, e noi abbiamo in mente dei costumi talmente belli!
–detto questo
Santana cercò di far capire alla sua ragazza che non
dovevano dare spiegazioni
a quella ragazza.
-Nemmeno io
ci sarò, in realtà neanche Puck, Finn, Sam e
Mike. Noi del Glee andiamo tutti
insieme alla festa a scuola. –confessò Quinn, e
Sasha insistette –Ma voi siete
tutti invitati! –quella ragazza non era proprio una cima.
–Forse non hai
capito, Barbie, ma ci sono dei nostri amici che tu non hai invitato.
–intervenne Santana, trattenendosi tallo sfoderare una delle
sue lamette.
–Allora dimmi chi sono, che li invito!
–sbuffò Sasha, con tono sbrigativo e di
chi ha un sacco di lavoro da fare.
-Vuoi sapere
i nomi? –chiese Quinn, con sguardo minaccioso. Era una
Barbie, ma se voleva
poteva farti buttare di sotto da un grattacielo con un solo movimento
delle
sopracciglia, e questa cosa Sasha la invidiava molto. La ragazza
annuì con
incertezza. –Rachel Berry, Kurt Hummel, Artie
Abrams, Merc… -Quinn stava per continuare, ma
Sasha la fermò e con tono
altezzoso chiese –Mi stai chiedendo di invitare quello gay,
il paraplegico e…
la Berry? –non era la prima volta che quella ragazza cercasse
di mettere i
piedi in testa al suo capitano, ma tutte le stante volte non ci era
riuscita. E
questo successe anche stavolta. –No, non te lo sto chiedendo,
perché io non ho
nessuna intenzione di venire alla tua festa. –detto questo le
tre amiche si presero
a braccetto e camminarono vittoriose per i corridoi affollati del
McKinley.
-Gente,
avete sentito? –gridò Santana, poi
continuò Quinn –Quinn Fabray, Santana Lopez
e Brittany Pierce non andranno alla festa di Halloween di Sasha Comesichiama. –a queste parole
si levò
un brusio generale.
-Ah! Usare i
proprio poteri seduttivi per abbindolare le persone!
–esclamò Santana,
compiaciuta –E’ così che faceva Mata
Hari? –chiese rivolta alle sue amiche.
–Credo di sì. –
L’
attesa
dell’ arrivo di Blaine era sempre angosciante: Kurt non
riusciva a calmarsi e
aveva sempre paura che il suo amico gli desse buca. Il che era assurdo
perché
Blaine era sempre puntuale e se aveva un imprevisto lo avvertiva
sempre.
Intanto Kurt
se ne stava seduto sul suo divano, a girarsi fra le mani una penna
masticata. Muoveva
nervosamente il piede, quando il display del suo cellulare non
s’ illuminò. Kurt
si affrettò a leggere il messaggio.
Vieni su
Facebook. Ahora.
Immediatamente
Kurt fu assalito dal panico. Blaine non aveva uno Smartphone, ma
neanche un
telefono con la connessione Intenet, quindi se era su Facebook voleva
dire che
era a casa sua e che doveva parargli. Probabilmente doveva uscire con
la sua
ragazza, o doveva vedersi con dei suoi amici o…
Poi si
accorse che il numero non era quello di Blaine, ma di Santana. Si era
completamente scordato delle origini latine della sua amica.
Allora Kurt
corse in camera sua ed entrò su Facebook. Trovò
Santana online, così le aprì la
chat.
KURT: Fai
veloce che ho un impegno.
SANTANA:
buongiorno anke a te
KURT:
Santana spicciati.
SANTANA: OK,
OK. X))) cmnq ci sn anke Quinnie e Britt
KURT: Ciao,
ragazze. Ora, con uno dei tuoi sgrammaticati messaggi dimmi cosa dovete
dirmi e
poi salutiamoci.
SANTANA:
allora: tu vai alla festa di halloween, no???
KURT: Non lo
so, Finn mi ha chiesto di andare con lui, ma sarei solo il terzo in
comodo…
Rachel (ho detto tutto).
SANTANA: ma
6 proprio scemo!! O.o
KURT:
Grazie.
SANTANA: qst
era quinnie
KURT: E,
sentiamo, perché sarei scemo?
SANTANA: xk
potresti invitare Blaine. ma devo dirti ttt io? … ehm, noi
KURT: Ma non
è nemmeno gay!
SANTANA: ki ha
dtt ke dovete andare cm fidanzati??? ;D sei dawero malizioso…
KURT: No,
non sono io malizioso, è solo che ho paura che Blaine
fraintenda questa cosa. Non
lo so se in Porto Rico andare con un altro amico ad una festa
è normale.
SANTANA:
fermo fermo fermo… solo perché è
portoricano è per forza retrogrado?
KURT: Non
volevo dire questo.
SANTANA: ma
l’ hai ftt
KURT: Oddio,
come sono stato razzista. Perdonami San.
SANTANA: ti
ho già perdonato. lo so ke sei buono!! ma invitalo, xk
sennò ti aizzo contro il
quartiere dv vivo…
KURT: Non mi
fai paura.
SANTANA: ma
l’ avrai
KURT: San,
è
arrivato Blaine, devo andare. A domani <3
SANTANA:
ciao scimmiotto bello… ahahahah ora ke 6 talmente preso dal
tuo bello posso
kiamarti cn ttt i soprannomi orrendi ke voglio.
KURT: Non
pensarci nemmeno. Ciao!
SANTANA:
ciao <3 <3 <3
Correndo per
le scale rischiò di cadere un paio di volte, ma
ciò non gli impedì di correre
come un pazzo. Aprì la porta e fu subito accolto da una
piacevole brezza
autunnale; faceva abbastanza freddo, però era sopportabile.
Poi vide che il suo
amico indossava una giacca a vento e uno sciarpone di lana che gli
copriva metà
viso.
-Ciao.
–salutò
affettuosamente Kurt, mentre l’ altro si limitò ad
un cenno del capo. Appena fu
dentro Blaine si catapultò sul termosifone. –Hai
freddo? –chiese Kurt,
stupendosi. Blaine annuì veementemente. –Aspetta:
-disse Kurt –Fa parecchio
caldo a Porto Rico? –sapeva che non era certo un paese
freddo, ma non pensava
che un po’ di corrente autunnale potesse sconvolgerlo tanto.
-Clima
tropicale. Però sono abituato al viento.
–sospirò
con nostalgia –sai com’è, gli uragani.
–spiegò meglio. Kurt annuì convinto.
-Allora,
-prese Blaine, con la sua solita euforia –cominciamo con la
propaganda. –
RRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
-Sì.
–biascicò
Kurt, sentendosi un perfetto idiota.
-Potresti
rispiegarmi cosa dovrai fare io? –domando Blaine, il quel si
chiedeva cosa c’
entrasse lui, con i manifesti. –Tu devi andare in giro
dicendo: vote Hummel. – spiegò
Kurt, il quale
arrossì violentemente notando l’ espressione poco
convinta sul volto del suo
amico.
-Per il mio carisma?-
RRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
-Proprio
così. –sorrise Kurt. –Oggi hai da fare?
–la buttò lì. –Sì,
ho un impegno. Ma oggi
non vado finché non viene mia madre a prendermi. –
“Impegno.
Sempre
lo stesso.” Pensò Kurt, evidentemente preoccupato.
Subito dopo
entrò nella stanza Burt, il quel aveva già
sentito involontariamente una parte
della conversazione. Appena entrò, Kurt si sentì
colpevole, nonostante suo
padre sapesse che lui aiutava un ragazzo.
-Ciao
papà. Lui
è Blaine. –cercò di rimediare ad un
danno che effettivamente non esisteva. Intanto
il ragazzo si era alzato e porse la mano al signore. –Piacere
signor Hummel. –disse
con allegria.
RRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
Nemmeno a
Burt sfuggì il colorito accento di Blaine. quest’
ultimo si salutò molto
educatamente, poi si diresse verso la cucina, e prima ancora di essere
abbastanza lontano per non farsi sentire gridò
–Caaaaroole! Mio figlio è solo
in salotto con un ragazzo che parla con il gatto con gli stivali.
–Kurt arrossì
violentemente, mentre Blaine si sentiva leggermente offeso. Da quando
era
arrivato in America, il paese più bello di tutti, non aveva
fatto altro che
sentire persone che lo giudicavano per le sue origini. Anche persone
che non erano
razziste aveva comunque dei pregiudizi sui portoricani.
-Sta
scherzando. –tentò Kurt, mettendo ancora di
più a disagio Blaine.
La serata
trascorse molto lentamente, e quando il cellulare di Blaine
squillò fu un
sollievo per entrambi.
Il moro
estrasse dalla tasca il suo “magnifico” telefono
dell’ uno ed ebbe una breve
conversazione con sua madre.
-Mia mamma
è
qui fuori, mi sta aspettando. –disse prendendo il giubbotto.
–Ti accompagno
alla porta. –suggerì Kurt. Il suo amico
cercò di non farlo uscire, ma Kurt non
si fece problemi ad ignorare le proteste di Blaine, così lo
scortò fino al
vialetto.
Vide che la
macchina era un’ utilitaria di quarta, o forse quinta, mano.
Alla guida di essa
vi era una sifgnora giovanissima che non dimostrava più di
trent’ anni. –E’ tua
mamma? –chiese incredulo Kurt, astenendosi dal chiedere
“è tua sorella?”.
-Sì.
–Blaine
sembrava sincero, una volta tanto. –Scusa se te lo chiedo, ma
quanti anni ha? –Kurt
parlò liberamente, perché l’ altro non
sembrava scocciato. –Trentadue. –rispose,
quasi con fierezza. –Ma trentadue meno diciotto fa
quattor… oh… -dopo queste
parole calò un silenzio imbarazzante, ma Kurt non si diede
per vinto e chiese –Anche
tuo padre è così giovane? –ma poi non
volle una risposta, perché gli occhi di
Blaine si rabbuiarono. Guardava in terra, cercando di non incrociare lo
sguardo
di Kurt. –Non lo so. –sospirò.
Kurt non
disse “mi dispiace”, perché sapeva che
non sarebbe servito a Blaine non sarebbe
servito a niente. Si ricordò del fastidio che gli aveva
provocato quella frase,
quando era sbucata fuori dalla bocca di parenti visti a mala pena due
volte,
durante il funerale di sua madre. Si ricordò di quando
qualcuno aveva detto “Se
le cose fossero andate diversamente…”; ma le cose
non erano andate
diversamente, ed una stupida malattia se l’ era presa. Si
ricordò del fastidio
che gli avevano provocato le persone che dicevano che era morta di
cancro:
accidenti! Lui, a otto anni, sapeva che era leucemia.
Si
ricordò
di tutte queste cose, così si limitò a dire
–A domani, Blaine. –
Il giorno
dopo Blaine era uno straccio, ma nonostante ciò si
mostrò allegro come sempre.
-Votate
Hummel! Votate Hummel! Ciao, come va? Vota Hummel!
–l’ aiuto di Blaine si era
rivelato essenziale, infatti un sacco di ragazzi cominciavano a
ripensare sul
votare Brittany.
Qualche ora
più tardi Blaine andò da Kurt, con il volto
rigato di lacrime. –Che succede? –chiese
ansiosamente Kurt. –Kurt, mi dispiace! –disse
scoppiando a piangere –Oggi mi
hanno interrogato e… e accidenti! E ho fatto pena! Poi mi ha
reso il compito di
inglese e ho preso quattro. Oddio, non rimedierò mai!
–Kurt cercò di
consolarlo, e gli sussurrò –Vuol dire che ci
vedremo più volte alla settimana. –Blaine
scosse la testa –No, Kurt! I patti erano io ti aiutavo con la
campagna
elettorale e tu con le ripetizioni: ma io non ti posso più
aiutare, perché oggi
hanno scoperto che sono nel Glee, e poi dicono che sto sempre con te e
che sono
un froc… -Blaine non riusciva ad andare avanti
così Kurt cercò di calmarlo.
-Non
smetterò
certo di aiutarti con le ripetizioni. Oramai siamo amici, e non ho
più bisogno
di un patto per darti una mano. Ok? –Blaine annuì
mentre il suo amico lo
abbracciava.
Kurt era incerto
sulla reazione del moro. Poi rimase sorpreso nel vedere che Blaine non disdegnava,
anzi, lo strinse
ancora più forte, lasciandolo quasi senza respiro. Una parte
di Kurt voleva
staccarlo per evitare di procurargli altri inconvenienti, mentre
l’ altra parte
prendeva a schiaffi l’ idea di lasciarlo andare.
Però ci pensò qualcun’ altro a
dividerli.
-Guarda,
guarda: due fatine che si scambiano la polverina magica! –a
parlare era stato Karofsky,
che li guardava con gli occhi serrati.
Eccomi!
Mi dispiace
per il ritardo, ma ho avuto da fare. Credo che non sia male, comunque.
Vorrei dedicare
questa FanFiction alla mia migliore amica, che quando era piccola si
è trasferita
in Italia: è vero che il rumeno e l’ italiano si
assomigliano abbastanza e che
i bambini imparano facilmente, però deve è stata
dura! Ti voglio bene, amica
mia!
<3 Margy
<3