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Autore: Lushia    07/03/2012    2 recensioni
Sawada Tsunayoshi è il grande, amato e stimato (e anche odiato) decimo boss dei Vongola. Lui e i suoi guardiani, grandiosi e irragiungibili agli occhi di persone che li ammirano e li amano, sono impegnati con affari interni e problemi di varia natura tipici di un potente clan mafioso.
E tralasciando le vicende in Italia la nostra attenzione va in Giappone dove si sta formando un'altra famiglia, la famiglia Vongola di undicesima generazione, capitanata dalla psicopatica figlia di Vongola Decimo, che si appresta a voler lottare a tutti i costi per realizzare i loro sogni.
Ma come andrà a finire la loro storia? Potrà essere ricca di emozionanti avventure o non riusciranno nel loro intento?
Seguiamoli assieme nel loro viaggio!
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Target 6 - Eh?! Arina e Masato mi costruiranno un'arma!

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Quando Jun si riprese c'era Nozomi a osservarlo, persa nei suoi pensieri e con sguardo assente.
Il giovane la fissò con un'espressione perplessa per poi issarsi e grattarsi il capo, con il solito rossore che colorava il suo viso e l'imbarazzo tangibile.

- Scusami... mi hai aspettato fin'ora? - disse, riportando la brunetta con i piedi per terra.
- No, sono io che ti devo chiedere scusa... - rispose lei, mordendosi le labbra. - Aspettarti era il minimo che potessi fare... - si sentiva maledettamente colpevole.
- Ma che dici? Non devi scusarti di nulla... - il giovane scosse il capo - Anzi, per fortuna che siamo ancora tutti interi. - sorrise amaramente, mostrandole le braccia con fare goffo.
La ragazza scostò lo sguardo, tornando a fissare il pavimento, con un senso di colpa che le si era infilato su per la gola e non si decideva a sparire.
- Avrei potuto evitare tutto questo, ma mi sono lasciata trascinare dai miei pensieri. Mi dispiace. - l'ultima scusa le uscì incrinata, quasi un sussurro.

Avrebbe potuto evitare che l'amico venisse ferito in quel modo brutale, se solo non si fosse persa nei suoi assurdi pensieri su modi di ragionare e sogni confusi.
Non era così che doveva agire, non era quella la direzione da prendere.
Quando c'era qualcuno in pericolo andava salvato, a qualsiasi costo. Ancor di più se si trattava di una persona debole e indifesa come il povero Jun.
Si era presa il lusso di temporeggiare per sistemare la confusione che aveva in testa, nessuna scelta fu più che sbagliata.
Ma, d'altronde, non era il primo errore che faceva.

Ad ogni modo si era resa finalmente conto che il carattere o il cuore della persona non derivava dai sogni o dai propri obiettivi.
Ma allora da cosa? Cosa doveva tener conto? Da cosa derivava la bontà d'animo? Cos'è che doveva trovare nel cuore della gente?
Dopo alcuni minuti i due decisero di muoversi, ritrovandosi a lasciare assieme la scuola, con Jun che zoppicava e lei che, fortunatamente, riusciva facilmente ad aiutarlo.
Mentre camminavano lentamente, silenziosi, qualcosa di rapido si gettò su di loro, quasi scaraventandoli via.

- NOZOMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII - l'urlo proveniva da una tipetta dai lunghi capelli rossi, che la stava stringendo con uno sguardo preoccupatissimo.
Il povero Jun, intanto, si era ritrovato a terra, confuso.
- A...Arashi? - la bruna la fissò perplessa, pregando non notasse come i due fossero malconci.
- Dov'eri finita?! Avevi detto che le prove duravano due ore, ne sono passate almeno tre! - Arashi prese a smuoverla con disperazione, lamentandosi.
L'amica dai capelli corvini fece capolino da dietro alla tempesta, assieme al solare Kaito che saltellò verso di lei.
- Eravamo preoccupati. - disse Haname, fermando il suo respiro: solo in quel momento aveva notato che c'era qualcosa di strano. L'attenzione dei tre si posò dapprima su Nozomi e poi sul suo amico a terra, notando i numerosi tagli e lividi che avevano sul corpo.

- … - la tempesta sembrava disgustata.
- … - la pioggia sembrò studiarla con attenzione.
- … - il sole era perplesso.

- Ehm…? Ragazzi? - il cielo era spaventato da cosa sarebbe successo di lì a poco.

Arashi portò le mani ai fianchi ed estrasse dalle custodie le sue due pistole gemelle, Kaito prese delle bende e le avvolse alle mani con fare da supereroe, mentre Haname studiò con calma impressionante la situazione fisica di Nozomi.
- Qualche pugno allo stomaco, ferite varie da caduta, polvere. Suppongo sia stata una battaglia per strada con due o più ragazzi grandi. - disse, dopo un'accurata riflessione.
- Dove sono. Ditemi dove sono che li prendo a calci in culo. - Kaito stava ardendo.
- Li vado a cercare e li anniento seduta stante. - Arashi era furiosa.

Il povero Jun, già confuso di suo, rimase pietrificato ad osservare gli amici di Nozomi, i quali sembravano strani e alquanto nervosi. Nozomi, invece, sospirò, rassegnata.
- Saranno all'ospedale o al massimo a medicarsi a casa. - spiegò, comprendendo la furia e l'apprensione dei suoi amici e cercando di calmarli - Anche io ci vorrei tornare, ma prima vorrei accompagnare Jun per evitare che gli succeda qualcosa per strada. - indicò il giovane e Arashi, con un'espressione indescrivibile, inizio a fissare dapprima lui e poi Nozomi, ponendosi silenziose domande.
- E' un tuo compagno di classe? Era con te quando siete stati attaccati? - chiese Haname, chinandosi per aiutarlo.
- Esatto, ci volevano far fuori entrambi perchè pare cantiamo meglio dell'idol della scuola, di cui vanno fieri. - spiegò lei, con una smorfia.
- Ma chi? Noel-san? Non credo che una tipa come Noel manderebbe gente a picchiare altra gente. - affermò il sole.
- Ma Noel della seconda sezione... non sa nemmeno cantare così bene, è tutta questione di apparenza. - Haname sorrise mentre puliva il vestito del giovane dalla polvere e lo aiutava a camminare.
- Uhm... scusate, ma si sta facendo tardi... - si azzardò a dire Jun, imbarazzato.

Dopo che il ragazzo aveva raggiunto sano e salvo la sua abitazione, il quartetto si diresse verso casa di Nozomi, per lasciare che la ragazza si rilassasse con il té e i dolci che le aveva preparato la nonna, in apprensione dopo aver visto in che stato, nuovamente, era rincasata.

- Ah Tsu-kun, questa tua figlia... - disse lei, scherzosa. - Torna malandata più di un ragazzino.-
La bruna chinò lo sguardo, colpevole, mentre la nonna le accarezzava i capelli in modo tenero.
- Tranquilla. - disse, con un sorriso dolce - Anche Tsu-kun a volte tornava a casa malandato e spesso è finito all'ospedale. - raccontò, quasi nostalgica - Hai preso proprio da lui! -

Quando la donna aveva lasciato la stanza, la rossa si era avvicinata all'amica.
- Nozomi. - la chiamò, fissandola negli occhi.
- … si? - la bruna sembrava preoccupata, soprattutto quando vide che Arashi stava prendendo fiato.
- … Chi era quel Jun? Quanti anni ha? Lo trovi carino? Sicura canti solo con te? C'è altro tra voi due? Ti ha mai guardata in modo strano? Ha cercato di toccarti? Ti ha dato qualche appuntamento? Ti ha invitato a casa sua? Per caso tu ti senti attratta da lui? Possibile che lui -
- ARASHI, STOP. - Nozomi cercò di fermare quel vulcano in eruzione, sospirando.


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- … Dimmi solo che è un tizio qualunque di cui non ti importa nulla. - le chiese, infine.
- E' un compagno di classe e non me ne frega un cazzo di lui. - rispose Nozomi, in modo molto chiaro e crudo.
- Ok, adesso va bene. - tornò a bere il suo té come se niente fosse, mentre Haname e Kaito scoppiarono a ridere.
Al gruppo si unì anche Arina, che stava ascoltando la discussione dal giardino adiacente.
- Quindi canterai al Festival... mancano pochi giorni, no? - lo sguardo di Arina era ancora perplesso ma la poteva capire: sapere che avrebbe indossato un abito femminile e che avrebbe cantato davanti a tutti era qualcosa di sconvolgente ed era rimasta sbalordita, se non incredula, sin da quando glielo aveva detto, alcuni giorni prima.
- In questo momento ho altri pensieri per la testa, e sono ben più importanti. - disse la brunetta, ricordando lo scontro di poco prima. Le ferite le dolevano ancora molto, così come la sua colpevolezza e l'orgoglio.
- Altri pensieri? - Haname parve curiosa così come gli altri due guardiani, che si avvicinarono per ascoltare bene ciò che lei aveva da dire.
- Mi sono resa conto di non riuscire a essere totalmente me stessa quando combatto con qualcuno... è come se i miei pugni fossero così deboli che il mio corpo non riuscisse a reagire a piena potenza. - si osservò le mani, adirata: anche se la colpa era da attribuirsi alla sua mente contorta, non riusciva a fare a meno di pensare che se avesse avuto un'altra arma avrebbe potuto reagire in modo più appropriato e in minor tempo.
- Che vuoi dire? Cosa c'è che non va nei tuoi pugni? - Arashi alzò un sopracciglio.
- Sono deboli... perchè non riesco a combattere con tutta me stessa... -
- E quindi... cosa possiamo fare per aiutarti a lottare con tutta la tua forza? - chiese Haname, curiosa.
- Un'arma. E' questo che vuoi dirci? - intervenne Arina.
- Un'arma? - ripetè Arashi, perplessa.
- Sì, esatto. Non sono come mio padre, non ho le sue stesse capacità... insomma, ho sempre usato i pugni perchè affascinata da lui e da Primo-sama, ma in teoria ognuno ha le proprie abilità, quindi anche io... - iniziò lei, pensierosa - Perciò, di conseguenza, dovrei crearmi la mia arma ideale... qualcosa che mi si addica, che esprima la mia personalità. -
- Uh... una pistola? O una spada? Che tipo di arma vorresti? - chiese Kaito, dondolandosi.
- Suppongo un'arma con cui ho più affinità... e se si tratta di affinità c'è solo un tipo di arma che vada bene per me: un bastone o una mazza lunga. - arrossì.
- ... quella di Primo-sama va bene? - le bisbigliò Arashi.
- CHE COS- - per poco non si nascose sotto al tavolo dalla vergogna, fortunatamente gli altri non avevano sentito ma la rossa sembrava si divertisse a stuzzicarla.

- Comunque, te lo lascio fare solo perchè sono preoccupata per la tua sicurezza. - Arina si era nuovamente rivolta alla sua allieva, stavolta più seria - Tieni a mente che le armi sono pericolose. Ad ogni modo sono sicura che non le userai per fare del male a qualcuno, quindi... -
- Arina, non andrò in giro a picchiare la gente con la mia nuova arma. - rispose la brunetta, perplessa - Tra l'altro, se oggi non fossi stata abbastanza forte, sarei potuta morire! -
- Non penso proprio, sei sicuramente più forte di certi ragazzacci. Tuttavia, se i nemici dovessero essere molti sarebbe più difficile per te, perciò capisco che tu abbia bisogno di qualcosa che ti aiuti in queste situazioni critiche. -
- Le persone cercheranno sempre di farmi del male, ricordati che sono “la figlia di mio padre”. -
- Ho detto che ho capito, chiudiamo qui il discorso. - concluse, con sguardo severo - Ad ogni modo, abbiamo bisogno di aiuto se vogliamo costruire qualcosa del genere. -
- In questo caso, dobbiamo andare da mio fratello. - la voce di Arashi risuonò chiara nella stanza e attirò l'attenzione dei presenti. - E' lui il genio nel costruire roba. -
- Eh? Tuo fratello? - Kaito sembrava perplesso.
- Ah, già. Tu non hai ancora conosciuto il fratello maggiore di Arashi, giusto? - chiese Haname, sorridendo.
- E' tornato un paio di settimane fa, ha passato due anni in un centro ricerche meccaniche sotto il controllo dei Vongola, aspira a diventare un grande ingegnere del settore. - spiegò Arashi, sotto lo sguardo perplesso degli altri.

Masato era tornato da due settimane e non l'aveva notato?! Magari era chiuso come al solito nel seminterrato della villa Fukada, il suo laboratorio.

- Uh, se Masato è tornato... allora andiamolo a trovare! - esclamò Nozomi.

L'allegra combriccola di guardiani si ritrovò quasi al completo, mancava ovviamente la nuvola, a casa di Arashi.
Masato era proprio lì, davanti a loro, con la solita espressione curiosa da intellettuale che studiava ogni singola virgola delle situazioni in cui si veniva a trovare. Era un ventenne occhialuto dall'aria intelligente, aveva i capelli mossi color amaranto, che portava legati in una piccola codina dietro al capo, mentre i suoi occhi erano color nocciola, come quelli di Arashi.
Il giovane ascoltò con concentrazione la richiesta di Nozomi, perdendosi nei suoi pensieri e nei suoi assurdi e confusionari calcoli mentali.

- Asta... lunga quanto? Dobbiamo farla anche di un materiale resistente. - spiegò il giovane, scarabocchiando qualcosa su dei fogli.
- Puoi utilizzare qualcosa della roba che ti sei portato dietro dall'Italia. - gli consigliò la sorella.
- Sono materiali di scarto ma già pensavo di utilizzarli per situazioni come questa. Piuttosto dovete dirmi come farla. - disse lui, osservandoli.
- In che senso “come”? - chiese Nozomi, curiosa.
- Come deve essere questa asta, come deve apparire... - continuò a scarabocchiare su alcuni fogli.
- Qualcosa come il “design”? - intervenne Haname, pensierosa.
- Esatto. - rispose lui.
- Per quello ci pensiamo io e Haname! Per il resto non saprei... non me ne intendo. - disse la bruna.
- Aiuterò anche io, ho giusto appunto qualche idea. - intervenne Arina.
- Perfetto, sono tutto orecchie! - esclamò, mentre si aggiustava gli occhiali.

Intanto i maschietti, ovvero Luca, Kaito e Shini, si stavano sfidando ad una gara di moto sulla console di Arashi e sembravano abbastanza presi dalla situazione.
Shinji, solitamente silenzioso e in disparte, si divertiva davvero. Quando si trattava di giochi era sempre in prima linea.
Kaito, come al solito, saltellava e urlava ogni due per tre. Esprimeva un'allegria incredibile.
Luca, invece, era silenzioso, non perchè fosse timido ma a causa della concentrazione: era uno di quei giocatori che calcolavano ogni minima statistica.

- Ci vorrà un po' prima di arrivare a qualcosa di soddisfacente... - spiegò Nozomi, osservando i suoi schizzi.
- Tranquilla, alla fine uscirà qualcosa di favoloso. Lascia fare al mio senso di raffinatezza. - Haname sembrava molto sicura di sé, dopotutto di lei ci si poteva fidare: aveva buon gusto e un ottimo senso estetico.
- … ehi, non dimenticatevi di me! - Arashi raggiunse le due e si sedette accanto a loro, odiando l'essere messa in disparte. - Sono io il braccio destro, qui. -

Ormai il lavoro era tutto nelle mani di Arina e Masato mentre Haname e Nozomi gettavano basi assurde per il design dell'asta che l'avrebbe simbolizzata. Doveva essere l'arma che l'avrebbe differenziata come l'undicesimo boss dei Vongola, non poteva essere qualcosa di banale e stupido. Soltanto pensare ai guanti del padre, come erano conosciuti e temuti, la entusiasmava non poco. Fra poco anche lei avrebbe avuto qualcosa che le persone avrebbero ricordato nel tempo.
Ed era proprio il tempo la sua maggiore fonte di ispirazione, poiché quando rivelò ad Haname di volere qualcosa che durasse, lei suggerì di fare un design in stile orologio. Ciò che ne uscì fuori fu semplicemente fantastico.
- E' fattibile? - chiese lei, emozionata, al fratello di Arashi - Questi sono come gli ingranaggi di un orologio, però non si muovono... -
- Dunque... per questa creazione sul capo ci vorrà un po' di tempo. Se usiamo dei buoni materiali, può uscirne anche una cosa pericolosa. - disse lui, osservando le bozze con aria interessata.
- Un arma pericolosa per persone pericolose - affermò Arina.

Dimenticando per un po' l'entusiasmo generale dei suoi guardiani, che da quel giorno passavano svariate sere a casa Fukada per divertirsi e assistere al lavoro del fratello di Arashi, Nozomi si buttò a capofitto nelle prove per lo spettacolo che si sarebbe tenuto ormai a giorni.

La sera prima era talmente nervosa che quasi non riuscì a dormire, costringendola a prendere una camomilla per calmarsi. Il culmine del nervosismo, però, arrivò a pochi minuti dall'ingresso in scena.
Era chiusa nel camerino assieme a un Jun pietrificato, che tremava da capo a piedi.
- Dai, andrà tutto bene! Sai che hanno anche preparato di CD che distribuiranno gratis al termine dell'esibizione? - chiese lei, dondolandosi sulla sedia.
- Non so se ce la posso fare... - il ragazzo fissava insistentemente il pavimento, perciò la bruna si alzò e prese le sue mani.
- Andrà tutto bene, te lo prometto. - annuì, decisa - Ci sono io con te e realizzerò il tuo sogno... Oh, a proposito, qual'è? -
- Uh... io vorrei... aprire una casa discografica... - rispose lui, imbarazzato. Nozomi rimase incredula, era convinta che volesse diventare un cantante.
- Oh beh, comunque ti aiuterò. - scrollò le spalle, dopotutto era comunque il suo sogno.
- … perchè? - chiese, stupefatto.
- Non so... perchè mi piace aiutare le persone! - rispose lei, abbozzando un sorriso.

Osservò il ragazzo con sguardo dolce: realizzare il suo sogno sarebbe stata un'altra delle sue promesse. Aveva giurato a tutti di aiutarli ad ottenere ciò che volevano, ma per quale motivo?
Era semplice, alla fine: solo per vedere felici le persone che amava.

La porta del camerino venne rapidamente aperta da una giovane dai capelli neri che sembrava visibilmente emozionata. Era giunta l'ora di salire sul palcoscenico.

- Mettiamocela tutta! - esclamò lei.

Quando salirono sul palco e partì la musica, entrambi si persero tra le note della canzone, esprimendo sé stessi e dimenticandosi del palcoscenico e delle persone.
Nozomi, che aveva all'inizio cercato di mantenere il suo contegno, non riuscì a trattenersi: la musica fu più forte di lei. Si lasciò andare, mentre la sua vera sé stessa veniva liberata dalle catene e usciva a galla per mostrarsi a tutti.
Una splendida ragazza che ballava e cantava accanto ad un affascinante ragazzo, che esprimeva tutto il suo talento.

I CD andarono a ruba e la gente continuò a chiedere il bis.

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