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Autore: Beapot    08/03/2012    2 recensioni
Forse piccolo accenno di Ron/Luna
Dal testo: "Luna aveva imparato a leggere dentro di lui come nessuno aveva mai fatto, e aveva capito che dietro al ragazzo goffo e burlone che tutti conoscevano c'era qualcosa di più. [...] Da quanto tempo lo sai, Ron? Da quanto tempo ti copri gli occhi e fingi che vada tutto bene?
[Seconda classificata al "A Wicked Contest" indetto da JayBree88 sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Ron Weasley | Coppie: Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'The chance to fly'
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The chance to fly





 

Erano passati poco più di tre mesi dalla fine della guerra, e la ricostruzione di Hogwarts aveva dato ottimi risultati, tanto che la McGranitt aveva annunciato che la scuola sarebbe iniziata il primo settembre come tutti gli anni. Ginny, Luna e Hermione sarebbero tornate per finire la scuola, mentre Ron e Harry sarebbero rimasti a Londra per l'addestramento da Auror.
La signora Weasley aveva dunque pensato che invitare tutti per un pranzo alla Tana sarebbe stato un ottimo modo per passare del tempo insieme prima dell'inizio dei diversi corsi, anche se ognuno di loro sapeva dentro di sé che Molly aveva organizzato il tutto per nascondersi nella confusione ed evitare di pensare a Fred.

*

Ronald Weasley era in piedi vicino ad un vecchio scatolone e stringeva tra le mani una vecchia fotografia.
Luna lo osservava da lontano, in silenzio, mentre le voci allegre degli altri rimbombavano nella la stanza, e poté vedere che il viso del ragazzo veniva attraversato da una serie di emozioni: sorpresa, perplessità, rabbia, rassegnazione. Tristezza.
Vide il suo sguardo offuscarsi a causa delle lacrime, e la sua mano nascondere velocemente la foto nella tasca dei pantaloni.
- Perché la metti via? - Luna lo raggiunse e si avvicinò a lui guardandolo con i suoi occhi grigi e curiosi.
In realtà, la ragazza conosceva già la risposta, perché una reazione come quella non avrebbe potuto avere che un solo scopo: nascondere il dolore. E lei sapeva che Ron stava soffrendo anche se non lo avrebbe mai ammesso.
- Non ho messo via niente! - si affrettò a rispondere il ragazzo appena la vide.
Luna sorrise comprensiva e rivolse lo sguardo oltre la finestra, immersa a contemplare il cielo luminoso.
- Oggi è davvero una bella giornata, non dovresti essere triste. - disse dopo un po', senza voltarsi a guardarlo. Ron trattenne il fiato e non rispose; Luna era sempre riuscita a leggere dentro le persone con un solo sguardo, e ritrovarsi così vicino a lei lo metteva a disagio. Non voleva parlare con lei, non voleva che lei conoscesse le sue debolezze, ma soprattutto non voleva ammetterle a sé stesso.
Nascondere le cose a Luna non era mai stato facile.
Non lo era neanche nasconderle a Hermione, sempre suscettibile a ogni minimo cambiamento di espressione, o a Harry, così attento ai sentimenti altrui, ma lei aveva qualcosa di più. Luna non capiva solo quando c'era qualcosa che non andava, lei sapeva esattamente cosa
 fosse a turbare qualcuno.
- Non è niente, davvero. - cercò di negare con un sorriso poco convincente, ma a quel punto la ragazza si voltò a guardarlo con le sopracciglia alzate.
Di solito non era così insistente: si accorgeva subito quando qualcuno non voleva parlare con lei e lasciava perdere, ma con Ron era diverso. Perché era lui a non essere come gli altri.
In quei pochi anni che avevano trascorso insieme a scuola, Luna aveva imparato a conoscerlo. Aveva imparato a sorridere ogni volta che lui la chiamava “Lunatica”, perché in fondo sapeva che non lo faceva con cattiveria. Spesso, quando succedeva, veniva rimproverato da Ginny e arrossiva violentemente, borbottando delle scuse a mezza voce e abbassando lo sguardo imbarazzato.
Hermione lo accusava troppo spesso di essere insensibile, e ogni volta lui si rabbuiava isolandosi dalla conversazione. Luna aveva imparato a leggere dentro di lui come nessuno aveva mai fatto, e aveva capito che dietro al ragazzo goffo e burlone che tutti conoscevano c'era qualcosa di più.
Ron non era stupido, non era insensibile, non era superficiale, e lei lo sapeva.
Dietro la facciata che mostrava in pubblico c'era un ragazzo vulnerabile e insicuro. C'era una persona premurosa che si preoccupava di ravvivare il fuoco nel camino quando sentiva starnutire la ragazza che amava in silenzio.
Ron strinse le labbra e si arrese a quello sguardo, porgendole la foto che ritraeva Harry e Hermione seduti in riva al lago mentre salutavano allegramente l'obiettivo.
- Quando è stata scattata? - chiese Luna dopo qualche istante. Poteva sembrare una foto come tante, in cui due amici ridevano divertiti, ma a lei non era sfuggita la complicità che i loro sguardi emanavano anche in un momento apparentemente insignificante come quello, e sapeva che anche Ron l'aveva notata.
- Che importanza ha? - sbottò secco, distogliendo rapidamente lo sguardo dalla foto e strappandola dalle mani della ragazza. Luna lo lasciò fare e attese in silenzio.
Aveva sempre pensato che tra Harry e Hermione ci fosse un'alchimia speciale, un legame unico e profondo che pochi sarebbero riusciti a eguagliare. Lo aveva notato, Luna, ma nemmeno lei era stata capace di giustificare quella bizzarra ambiguità nei loro atteggiamenti e di darle un nome.
- Non lo so. - disse dopo un po' con voce calma e un'alzata di spalle. La ragazza rimase a fissarsi la mano che fino a poco prima stringeva la foto con curiosità, come se l'immagine fosse ancora sotto i suoi occhi. - Ma in fondo hai ragione, non ha poi molta importanza - aggiunse spostando lo sguardo sul viso di Ron, sul quale si era improvvisamente dipinta un'espressione sorpresa. Era pronto a crogiolarsi nella sua sofferenza e a giocare il ruolo dell'incompreso, avrebbe sfogato il suo dolore su Luna aggrappandosi a un pretesto sciocco solo per pensare ad altro che non fosse quella foto, ma il fatto che lei gli stesse dando ragione lo prese in contropiede.
- Cosa hai detto? - chiese confuso facendola sorridere di nuovo, e Luna annuì.
Perché in fondo, pensò, Ron aveva davvero ragione: che importanza aveva quanto tempo era passato da quella foto? Potevano essere passati giorni, mesi, o addirittura anni, ma se vederla lo feriva ancora, il tempo non aveva alcuna importanza. Il dolore, così come l'amore, certe volte non è misurabile, quindi quale sarebbe stata la differenza?
E qual è, in questo caso, la differenza tra il dolore e l'amore stesso?
- Vuoi parlarne? - domandò Luna scrutandolo come per cercare di leggere la risposta nella sua mente. Ron si morse il labbro a disagio: avere il suo sguardo addosso a quel modo continuava a metterlo in soggezione. Se avesse continuato a guardarlo con quell'intensità avrebbe capito tutto senza bisogno di spiegazioni, risparmiandogli l'imbarazzo di confidarsi con lei.
Non avrebbe dovuto ammettere i suoi timori ad alta voce e non si sarebbe sentito giudicato, o almeno non più di così, eppure sentiva che aprirsi proprio con lei sarebbe stato diverso. Luna aveva un modo bizzarro di rivolgersi agli altri: ascoltava il suo interlocutore in silenzio, limitandosi a scrutarlo con i suoi occhi grigi e sporgenti, poi di solito commentava con un sorriso e una delle frasi che la contraddistinguevano. A Ron era capitato di osservarla molto spesso mentre parlava con Harry o con Ginny, ma se ne rese conto solo in quel momento, mentre valutava seriamente la possibilità di confidarsi con lei.
- Dici che poi andrà meglio? - le chiese con un sorriso incerto, arrendendosi ad accettare il fatto che lei era davvero l'unica persona che lo avrebbe ascoltato senza prendersi gioco lui e senza giudicarlo.
Luna sorrise compiaciuta e lo prese sottobraccio, guidandolo verso il giardino.
Quando attraversarono la cucina, nessuno sguardo si posò su di loro, perché erano tutti molto impegnati in una discussione che riguardava le sorti del Ministero della Magia. Ron cercò di incrociare gli occhi di Hermione per poterle sorridere, ma proprio in quel momento la trovò con il viso arrossato, occupata a sostenere con vigore l'opinione di Harry in merito a una qualche faccenda burocratica. Ron sentì una morsa stringergli lo stomaco e distolse subito lo sguardo, accelerando il passo e rischiando di far inciampare Luna, ancora intrecciata al suo braccio.
- Adesso puoi fermarti, non credi? - la ragazza alzò di nuovo lo sguardo su di lui quando Ron iniziò a inoltrarsi con passo rapido tra gli alberi che circondavano il giardino. A quelle parole si riscosse e si fermò all'improvviso, come rendendosi conto solo in quel momento di dove si trovassero.
- Sc... scusami! - esclamò lasciando la presa sul braccio di Luna e guardandola con occhi sgranati. - Non so cosa mi sia preso, mi dispiace.
- Forse ti ha morso qualche strana creatura. Come le tarantole, hai presente? - disse Luna distrattamente mentre si guardava intorno. Erano circondati da alberi altissimi le cui chiome oscuravano il cielo, facendo filtrare solo qualche raggio di sole che andava a illuminare il prato intorno a loro.
Aveva sempre amato la natura, Luna. Stare a contatto con le piante e gli animali le trasmetteva una sensazione di improvvisa serenità, che si trattasse di stare in piedi sotto la pioggia oppure di respirare semplicemente l'odore del muschio.
Ron era rimasto a guardarla perdersi nei suoi pensieri senza dire niente, ignorando la sua bizzarra considerazione sul suo comportamento di poco prima, perché quello era tipico di Luna. Lei era in grado di capire le persone con uno sguardo e di parlare con un'incredibile saggezza, eppure non c'era giorno in cui la sua mente non si staccasse per un istante, perdendosi in chissà quali riflessioni.
- Non credo che mi abbia morso qualcosa, non ho sentito niente. - disse incerto dopo qualche minuto. Sapeva benissimo cosa era stato a spingerlo a quella reazione, perché la morsa allo stomaco non aveva ancora accennato a sciogliersi, ma in quel momento aveva l'impressione che Luna non lo stesse ascoltando, perciò decise di attirare la sua attenzione senza sbilanciarsi troppo.
- Oh, ma non sempre ci accorgiamo subito delle ferite che riportiamo. A volte abbiamo bisogno di tempo per capire cosa ci ha colpito e per valutare i danni che ci ha causato, anche se in fondo l'abbiamo sempre saputo. - spiegò la ragazza voltandosi di nuovo a guardarlo con aria sognante.
Ron la guardò confuso, aprendo e chiudendo la bocca senza dire niente perché aveva capito che Luna non era affatto distratta. Le sue parole dimostravano che aveva capito molto più di quello che lui si sarebbe aspettato, e come accadeva spesso la ragazza aveva la risposta pronta come se non avesse parlato d'altro per tutto il giorno.
- Da quanto tempo lo sai? - chiese Ron sgranando gli occhi, sorpreso dalla sua risposta e accorgendosi che aveva ragione; perché era vero, lui soffriva ogni giorno, per sguardi come quello della foto, sentiva aprirsi una piccola ferita ogni volta che si trovava escluso dalla loro complicità. Aveva sofferto per anni, Ron, prima di accorgersi che tutte le sue speranze sarebbero andate in fumo, prima di ammettere di trovarsi in un vicolo cieco.
- E tu da quanto lo sai? - Luna lo guardò con serietà rigirando la domanda. I suoi occhi grigi lo scrutavano attenti, quasi premurosi.
Da quanto tempo lo sai, Ron? Da quanto tempo ti copri gli occhi e fingi che vada tutto bene?
Uno sguardo denso di domande, parole non dette che aleggiavano tese fra loro.
Il ragazzo si appoggiò con la schiena ad un tronco e si lasciò scivolare a terra, prendendosi la testa fra le mani; lo sapeva da sempre, forse, ma non aveva ancora fatto il passo successivo, quello più difficile e importante. Non lo aveva ancora accettato.
- Non mi amerà mai in quel modo... - non era una domanda. Ron lo aveva mormorato alle sue ginocchia e non aveva avuto ancora il coraggio di alzare lo sguardo. Luna gli posò una mano sulla spalla chinandosi vicino a lui e facendogli alzare il viso.
- Forse è giusto così - disse in tono stranamente serio guardandolo negli occhi. Non aveva capito cosa fosse quello che c'era tra Harry e Hermione, non sapeva dargli un nome e non sapeva se sarebbe durato, ma sapeva che per Ron era meglio aprire gli occhi e trovare la forza di allontanarsi da loro.
- Forse... - ripeté piano Ron. - Ma lei ha di nuovo scelto lui. Ha sempre scelto lui e io sono stato messo da parte ogni volta. - disse lasciandosi andare allo sconforto e senza impedire che i suoi occhi si velassero di lacrime; distolse lo sguardo da quello di Luna e cominciò a piangere in silenzio.
Luna conosceva Harry, Ron, e Hermione da quando era entrata a Hogwarts, anche se avevano avuto i primi veri rapporti solo all'inizio del quarto anno, quando era entrata a far parte dell'Esercito di Silente, ma in fondo chi non sapeva di loro? Per quanto Harry si sforzasse di non essere al centro dell'attenzione era impossibile non notarlo, e con lui anche Ron e Hermione; erano inseparabili, li aveva sempre visti uniti nonostante qualche sporadica discussione, e aveva sempre invidiato la lealtà e l'affetto che li teneva insieme. Era un'amicizia sincera, una cosa che lei aveva conosciuto tardi rispetto agli altri ragazzi della sua età, e lo aveva fatto proprio grazie a loro tre.
- Essere messi da parte non significa essere inferiori o essere sbagliati - disse con calma la ragazza senza lasciare la presa sulla sua spalla, e Ron trattenne il fiato per un istante mentre cercava di metabolizzare quelle parole.
Luna distolse lo sguardo dalle sue lacrime per non farlo sentire in imbarazzo, ma gli passò ugualmente un braccio intorno alle spalle come per invitarlo a sfogarsi; non avevano mai avuto un grande rapporto, e probabilmente quel gesto poteva risultare curioso o addirittura imbarazzante per loro, ma lei non aveva mai fatto caso a questo genere di cose. Sapeva che Ron stava soffrendo e che avrebbe continuato a farlo finché non fosse stato pronto a guardare il mondo in maniera diversa, finché non avesse capito che ad attenderlo c'era qualcosa di più della cotta per la sua migliore amica e del senso di inadeguatezza che provava guardando lei e Harry. Sapeva anche che non meritava di soffrire, ma aveva solo bisogno di capirsi di più e di essere felice, e forse in quei pochi minuti lo aveva capito anche lui; per questo Luna restò seduta al suo fianco senza che Ron la allontanasse, e poco importava se nessuno aveva mai pensato che potesse essere lei la persona adatta a confortarlo e a capirlo, perché in quel momento erano solo loro due e lui si era fidato di lei.
In quel momento c'era Luna con la sua stravaganza e la sua sincerità, e Ron avrebbe potuto finalmente aprire gli occhi per vivere in una prospettiva diversa e trovare finalmente quello che anche lui meritava.

Forse Ron avrebbe trovato la possibilità di essere felice proprio grazie a lei, anche se in quel momento nessuno dei due poteva immaginarlo.

 

***



NdA: un tentativo maldestro di Ron/Luna, perché Ron ha bisogno di qualcuno che gli faccia capire che è più di quello che crede e lei è la persona che forse potrebbe capirlo più di tutti.

Seconda classificata al “A Wicked Contest”

Ringrazio JayBree88 per il giudizio e Vavvina per aver betato la storia.

   
 
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