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Autore: lifeawakening    09/03/2012    3 recensioni
Rachel Berry aveva sempre saputo di avere poteri psichici. Credeva di sapere tutto della vita. Questo fino a quando uno spirito che si rifiutava di morire entrò nella sua vita come un treno. E solo dopo che Rachel se ne innamorò, capì la vita non va esattamente come previsto, e nemmeno la morte, se è per quello.
[Rachel+Ghost!Quinn]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdA: A tutti i miei lettori, grazie. Vorrei che ci fosse qualcosa di meglio, una descrizione migliore per la gratitudine che sento verso tutti voi, ma non può davvero essere messa in parole. La reazione che ho ottenuto da questa storia è stata travolgente, e ne sono così grata, perché ho messo il mio cuore in questo testo, e mi auguro che tutti voi abbiate tratto qualcosa da quest’esperienza, perché so che io l'ho fatto. Senza ulteriori indugi, ecco l'ultimo capitolo, prima dell'epilogo, di Deus Ex Machina. Spero che il finale non vi deluda, perché onestamente non avrei potuto finirla in un altro modo.

Come vi avevo promesso, eccolo qui, il frutto del mio lavoro: il video. In realtà è il mio ringraziamento per voi. A tutti voi che siete rimasti accanto a me e a questa storia dall’inizio fino a ora, e che avete sopportato i miei ritardi negli aggiornamenti, volevo donarvi qualcosa in cambio. Detto questo, l’epilogo sarà online in settimana. Non dovete per forza leggerlo, ma è carino, quindi forse si, dovreste. Inoltre inserirò anche il motivo per cui ho deciso di terminare la storia nel modo che leggerete. Vi amo tutti.

Lifeawakening

Video: Clicca qui





Capitolo 10

Rachel si svegliò. Certo, quella era una delle molte cose che le erano successe quel giorno che lei non si aspettava che accadessero. La prima cosa che notò fu che la stanza era buia, ma non il tipo di buio che veniva dalla notte oltre la finestra, bensì il tipo di buio che proveniva dal sole fuori dalla stanza. Lei mugugnò mentre attraversò l’altra metà vuota del letto per prendere il suo telefono cellulare sul comodino. Trentasei messaggi scomparvero semplicemente premendo un tasto, voleva solo prendersi il suo tempo. Avrebbe potuto accettare i messaggi solo più tardi. Certo che si.

Rachel si strofinò gli occhi e contorse le gambe strofinandole nel tessuto graffiante della vecchia coperta di lana rossa che Quinn aveva gettato su di loro durante la notte. Si fermò, come sentì la coperta grossolana sfiorare il suo petto nudo, e i ricordi della notte le invasero la mente. Con un piccolo costante sorriso, Rachel si alzò dal letto con la coperta avvolta intorno a lei.

Un'altra pausa. Rachel alzò la mano e delicatamente il suo dito sfiorò la suo guancia, sotto l’occhio. Sentì qualcosa di piccolo e ruvido sotto il tocco del dito indice. Pensando che forse si fosse tagliata nella follia del giorno prima, Rachel si trasferì alla scrivania e prese una piccola trousse dalla vita precedente di Quinn per esaminare il rilevo sulla pelle. Girò e aprì il coperchio rosso della trousse e avvicinò il piccolo specchio al viso. Sulla guancia, sotto l'occhio, c'era un piccolo adesivo a forma di stella d'oro che Quinn aveva posto sulla sua Rachel un momento prima che si svegliasse.

Quinn. Rachel delicatamente tracciò l'adesivo con il dito con un debole sorriso sul suo viso. Non si ricordava di aver mai raccontato a Quinn che le stelle d'oro fossero una metafora di se stessa. "Credo di essere cambiata in meglio" [*], Rachel disse a se stessa, suo malgrado. Sollevando lo sguardo, Rachel cercò il muro delle fotografie di Quinn finché gli occhi atterrarono sulla foto dell'ultimo anno del sua fantasma. La prima volta che Rachel aveva mai visto gli occhi sul volto di Quinn. Per sempre [**].

A piedi nudi avanzò sul pavimento andando verso la porta chiusa dall'altra parte della stanza. Dio, lei era stanca. Rachel si sentiva così incredibilmente esausta e pensò che la sua carnagione lo mostrasse.

Con l'orecchio appoggiato alla porta, Rachel ascoltò ogni suono del nulla. Il suo cuore le disse che il motivo per cui Quinn non era nella stanza con lei non era negativo. Timidamente, la bruna aprì la porta e fece capolino nel corridoio. Tutto sembrava normale. Nessuna Ombra. Splendido. Con la coperta avvolta strettamente intorno lei, Rachel silenziosamente si fece strada al piano inferiore della casa dei Fabray.

Era mattina presto e il sole era appena sorto e proiettava ombre scure sui lati dello strato di nubi. Ecco, Rachel pensò come si fece strada attraverso la casa silenziosa, oggi era il fatidico giorno. La casa in cui era arrivata a vivere come se fosse la propria in quegli ultimi mesi, sembrava ormai vuota, desolata. A malapena la riconobbe. A dire il vero, Rachel difficilmente avrebbe riconosciuto qualcosa quel giorno. Sembrava tutto così volubile, tutto sembrava così spento.

Entrò in soggiorno e subito incontrò lo sguardo penetrante di Quinn. Il suo fantasma era appoggiato al muro accanto alla finestra, le persiane aperte per permettere al sole di entrare, e Rachel in silenzio si meravigliò di come fosse la prima volta che Quinn non sembrasse essere incandescente. Sembrava completamente corporea. Quinn aveva una tazza di caffè tra le mani e un cardigan giallo su un paio di jeans neri.

"Ehi, spirito," Rachel sussurrò dolcemente come tirò la coperta strofinandola intorno al suo petto, fermandosi dall'altra parte della stanza rispetto a Quinn. La luce del sole sembrava illuminare abbastanza bene solo la metà di lei.

Guardò Quinn inclinare la testa e continuare a guardarla con quello sguardo intenso. Una parte di Rachel temette di aver fatto qualcosa di sbagliato la sera prima, fino a quando Quinn fece un piccolo sorriso.

"Ciao, Berry," Quinn sussurrò, "Vuoi un caffè?"

Rachel guardò la tazzina semi-trasparente in mano al fantasma biondo e scosse la testa. "No grazie, il tuo mi va di traverso, sai... Preferisco qualcosa di più consistente."

"Divertente", disse Quinn, e con quel sorriso lieve che le colorava le labbra finalmente si spinse via dal muro e si diresse verso Rachel.

"Sono molto divertente, è un dato di fatto," la bruna rispose mentre con gli occhi lentamente tracciò il corpo di Quinn... Il modo in cui Quinn si muoveva verso di lei. Una volta che Quinn fu a portata di Rachel, la bruna aprì la coperta e avvolse il suo fantasma al caldo, avvolgendo le braccia intorno alla vita di Quinn per mantenere la coperta ferma.

La tazza di caffè scomparve dalla mano di Quinn non appena Rachel aprì la coperta, rivelando se stessa a Quinn. La bionda sorrise dolcemente mentre lei strinse le braccia intorno al collo di Rachel e giocò con i suoi capelli. "Come ti senti?"

Rachel strofinò il viso nel collo di Quinn e chiuse gli occhi, cercando di capire di cosa profumasse. Probabilmente un mazzolino di fiori di ciliegio o qualcosa di altrettanto dolce. "Se me lo stai chiedendo per testare le acque per verificare se io sia dispiaciuta per la scorsa notte, non lo sono. Se me lo stai solo chiedendo per il gusto di chiedere, sto meravigliosamente bene, ora come ora. Terrorizzata, ma magnificamente felice."

Rachel non aprì gli occhi e non sentì nessuna tensione da parte di Quinn sotto il suo tocco, così pensò che fosse la risposta che la bionda volesse sentire. "Puoi sentirmi adesso?" Rachel chiese come sentì il tocco delle dita di Quinn attraverso i suoi capelli.

"Pensala come... Quando hai un pensiero dimenticato sulla punta della lingua, e lo puoi sentire e tu lo sai, ma non è proprio del tutto a portata di mano. Ecco come ti sento".

"E' piuttosto ironico."

"Oggi è il giorno", disse Quinn, come se quelle parole non fossero altro che un fucile carico premuto alla tempia di Rachel.

Rachel si ritrasse da Quinn quel tanto che bastava per vedere il suo volto. "L'ho realizzato appena mi sono svegliata. Si avverte il cambiamento nell'aria", Rachel ammise a malincuore, "Mi hai già lasciata, non è vero?"



Quinn intrecciò le dita nei capelli di Rachel e coraggiosamente tentò di tenere il dolore lontano dagli occhi, da Rachel, come inghiottì il groppo in gola inesistente. "È meglio che tu vada al piano di sopra e ti vesta, Rachel. I tuoi padri sono qui."

Lo sguardo di shock e tradimento che attraversò il volto di Rachel distrusse Quinn, ma non tanto come quando la bruna lasciò cadere le braccia da intorno alla vita di Quinn e si strinse stretta nella vecchia coperta. Quella coperta che la nonna di Quinn aveva fatto per lei molti, molti anni prima e doveva essere ruvida contro il corpo nudo di Rachel.

"Hai chiamato i miei padri?" Rachel sussurrò.

Ci fu un bussare alla porta ma nessuna delle due saltò dalla sorpresa.

"Li volevo qui", Quinn iniziò, lo sguardo si spostò di lato mentre si morse le labbra per evitare di piangere, "So che sono stata qui, sulla Terra, per un bel po', ma... A volte mi sento come se avessi ancora sedici anni, Rachel. Tutti voi siete la cosa più vicina ad essere la mia famiglia da quando la mia se n'è andata, e non sapevo cosa fare" Quinn finì in un sussurro.

Davanti a lei, Rachel sembrava come se stesse trattenendo le lacrime contro la sua volontà. "I miei padri hanno deciso di aiutarti a esorcizzarti?"

Con un sospiro, Quinn gettò una rapida occhiata verso la direzione della porta d'ingresso. "Non agire in questo modo è tradimento, Rachel. Sapevi cosa stavo per fare, conosci le mie ragioni…"

"E le accetto... Per la maggior parte", disse Rachel sopra Quinn, "anche se mi sta uccidendo dentro. Ma non sarebbe da me non essere in collera con i miei padri per aver scelto di aiutarti. Ora devo convivere con il fatto che i miei padri sono coloro che sostanzialmente uccideranno la donna che amo!" Rachel finì più duramente di quanto non intendesse, a giudicare dal suo sguardo, dopo che le parole lasciarono la sua bocca.

Quinn la fissò in stato di shock. La donna che amava. "Mi ami veramente."

"Certo che si", disse Rachel con enfasi "Io ero destinata ad amarti. Credo pienamente che la decisione fosse stata presa per me dieci anni fa. Ma io spero che tu capisca che non posso guardarti mentre mi vieni portata via, non di nuovo", finì con le lacrime agli occhi.

Quinn lottò con la voglia di arrabbiarsi. Soprattutto, aveva bisogno di assicurarsi che Rachel sarebbe stata bene dopo che lei non ci fosse stata più. In tutti i modi: con le Ombre, con il suo cuore, con la sua vita. Se Rachel avesse avuto bisogno di andare al piano di sopra e non essere testimone della dipartita di Quinn, allora Quinn avrebbe dovuto accettare il fatto che il volto di Rachel non sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto nella sua vita. Dopo-vita. Dopo-vita, Quinn. Le guance di Rachel erano sempre state così infossate?

I loro sguardi incatenati furono interrotti da un colpo più secco alla porta. Quinn tremante annuì con la testa e sussurrò "Okay". Rachel aveva le lacrime che le rigavano le guance e il viso contratto, si lanciò in avanti e catturò le labbra di Quinn con le proprie nel più profondo dei baci che le due avessero mai condiviso.

"Ti amo", disse Rachel inequivocabilmente prima di voltarsi e correre al piano di sopra.

"Non ti lascerò mai veramente", Quinn sussurrò alla stanza vuota con la mano ancora tesa in aria, dove c'era guancia Rachel fino a un momento prima. Scuotendo la testa, Quinn si ricompose e si diresse ad aprire la porta.



"Non lo vogliono fare", disse Quinn categoricamente.

Hiram e Leroy si scambiarono uno sguardo cupo prima che Hiram scuotesse la testa. "E' tradizionalmente svolto dalla Chiesa cattolica, come sono sicuro che sai, Quinn," Hiram cominciò, "E non approvano esattamente me e Leroy".

"Non ci prendono sul serio," Leroy finì con la sua voce profonda, "Non abbiamo potuto trovare qualcuno che volesse aiutarci".

Quinn si sedette al tavolo della cucina in stato di shock, prima di abbassare la testa e passarsi una mano tremante tra i capelli. Leroy e Hiram sedevano dall'altra parte del tavolo davanti lei con un bicchiere d'acqua in mano.

Dopo alcuni momenti con Quinn con lo sguardo fisso al tavolo di fronte a lei, alzò lo sguardo e con calma chiese "Potete portare a casa Rachel con voi?"

Sentire che la Chiesa non avrebbe aiutato Quinn era stato uno shock. Pensava che i tempi fossero cambiati, e pensava che quando la gente avesse bisogno di aiuto la Chiesa sarebbe stato il primo posto in cui chiunque potesse andare. Si era sbagliata. Beh, andava bene. Quinn aveva un piano alternativo. Se la Chiesa non avrebbe aiutato il suo trapasso, sapeva chi sarebbe stato più che desideroso di convincerla a lasciare questo mondo.

"E' al piano di sopra", Quinn disse di nuovo quando nessuno dei due uomini fecero accenno di alzarsi.

Hiram guardò il tavolo davanti a lui e si raddrizzò gli occhiali prima di voltarsi e fare un cenno a suo marito. Leroy si alzò e mentre camminava da Quinn, egli pose una mano gentile sulla spalla e la strinse prima che Quinn sentisse i suoi passi avviarsi al piano di sopra. Lei accennò un sorriso mentre ricordò come l'uomo fosse terrorizzato da lei la prima volta che Rachel li aveva presentati.

Tuttavia, la sua attenzione venne attirata di nuovo verso Hiram, l'uomo che era arrivato a essere suo padre più di quanto fosse mai stato il suo vero padre. "Quinn, assicurati che qualsiasi cosa abbia progettato sia la migliore soluzione possibile, perché non si torna indietro." Quinn aprì la bocca per interromperlo, ma Hiram alzò una mano gentile e scosse la testa per farla tacere. "Assicurati che sia la miglior soluzione possibile, Quinn, perché non ci saranno possibilità di tornare indietro. Rachel rimarrà qui e tu non ci sarai più".

Quinn abbassò gli occhi al tavolo e sbatté le palpebre per ricacciare indietro le lacrime. Dannazione. Bastava sentire il nome di Rachel e a quel punto era come ingoiare acido, bruciava così tanto.

"Sono innamorato di Leroy," Hiram disse mentre camminò fino a quando fu in piedi accanto a Quinn e di fronte al corridoio. Mise il braccio sulla spalla di Quinn proprio come Leroy aveva fatto pochi secondi prima, sussurrando "e penso che chiunque trovi l'amore in questo mondo sia fortunato, Quinn, perché io non credo che accada più tanto spesso. Non importa con chi sia, lo ritengo fortunato, non sto cercando di influenzare la tua decisione, sto solo cercando di far luce per il tuo cuore, e anche per quello di Rachel, per quello che importa. Tu sei come una figlia per me e..." Quinn lasciò andare un agitato respiro come le sgorgarono le lacrime lungo il viso quando udì le crepa nella voce di Hiram sulle sue stesse lacrime, "e vorrei che tutta questa dannata situazione possa sparire. Ma mi fido di te. Sappi solo, ovunque tu vada, che hai una casa qui, con i Berry".

Quinn trattenne il respiro e bruscamente si voltò, gettando le braccia al collo e abbracciando Hiram il più strettamente che poté. Prima che lei si staccasse, Quinn sussurrò all'orecchio di Hiram, appoggiandosi all'asticella dei suoi occhiali "Trattienila."

L'uomo più anziano sembrò un po’ 'confuso, ma comunque annuì prima di farsi strada al piano di sopra senza voltarsi indietro.

Quinn fece un respiro profondo e governò le sue emozioni. Rachel non sarebbe uscita fuori da quella casa in tempo per fermarla, ne era sicura.



Quinn la sentì. Oppure la sentiva. Non riusciva a capire la differenza a quel punto e lei non pensava di voler sapere, ma come Quinn passò davanti alla porta di casa, sentì Rachel chiamarla. Era già accaduto prima. Se Rachel avesse gridato abbastanza forte, anche se era solo nella sua mente, Quinn l'avrebbe sentita. E Dio le fece male sentire urlare Rachel così, quando si era resa conto di quello che stava facendo Quinn. Appena Leroy aveva raccontato a Rachel che nessuno della sua famiglia avrebbe aiutato Quinn, e poi quando Hiram era entrato e l'aveva fermata, Rachel aveva capito.

Ma Rachel non era l'unica presenza che Quinn poteva sentire. Poteva sentire molte cose in quel momento, mentre seminava il marciapiede davanti a casa sua di corsa. Sentiva la sua famiglia in California. Sentiva sua madre, ora sulla cinquantina, seduta al tavolo della sala da pranzo della famiglia con un bicchiere di scotch in mano. Poteva percepire suo padre in piedi nel suo ufficio fantastico al decimo piano, fissando le strade decine di metri più in basso con le lacrime agli occhi. Poteva sentire Puck seduto nella sua stanza con la foto di suo fratello tra le mani, strappata a metà. Sentiva Rachel lottare contro la presa di Leroy con un flusso di lacrime sul viso. Sentiva Rachel più che chiunque altro. E quasi la consumava mentre correva verso il parco vicino a casa sua.

Il parco di Rachel. Il suo parco. La sua tomba. Il parco di fronte all'angolo in cui era morta. Naturalmente, era destino che diventasse il parco di Rachel. Non poteva andare diversamente. Certo, c'era un altra presenza che sentiva indugiare nel profondo della sua mente: l'Ombra. E lei gli stava correndo incontro.

Come le sue ballerine colpivano il marciapiede, Quinn non sapeva se fosse perché era corporea che poteva effettivamente sentire il loro rumore, o se era solo nella sua immaginazione, come sempre. Si chiedeva se le persone vicino a lei potessero vederla ora, se tutti potessero. Dio, era almeno ancora un fantasma?

Quando il cemento lasciò il posto ai trucioli di legno segnalando l'ingresso del parco, Quinn si fermò poco prima. Fece respiri profondi come i suoi occhi scrutarono il parco e videro una coppia seduta sulle altalene, ovviamente marinando la scuola, parlando tra di loro. Quinn si morse le labbra e rapidamente soppesò le sue opzioni. Aveva bisogno di assicurarsi che fosse ancora un fantasma, perché se qualcuno avesse visto cosa stava per accadere… Beh, non voleva pensarci.

Quinn sbatté le palpebre e si strinse nelle spalle sotto la sua giacca di jeans preferita che aveva appena indossato. Faceva freddo e lei non voleva sembrare fuori luogo camminando in giro per il rigido inverno di Lima con solo un cardigan sottile, se qualcun altro avesse potuto davvero vederla.

Un'immagine improvvisamente risuonò nella parte posteriore della sua mente come un vinile graffiato; suonando e gracchiando e poi riproducendosi più e più volte. Un'immagine di Rachel al di sotto di Quinn, nel suo letto, che tirava la maglia di Quinn e Quinn che con la sua mente faceva svanire la maglia, dando l'illusione a Rachel di aver sfilato lei la maglietta del fantasma. Aveva fatto sorridere Rachel, e a sua volta aveva sorriso anche Quinn, ma cercò di cancellare dalla sua mente tutto ciò che riguardava Rachel prima di avvicinarsi alla coppia ignara.

No. Non poteva concentrarsi su Rachel o sui ricordi della sera prima se aveva effettivamente intenzione di fare quello che doveva fare. Quello che doveva fare era vedere se chiunque potesse vederla. Quello che doveva fare era salvare Rachel.

"Hey!" Quinn, urlò mentre si avvicinava la coppia sulle altalene. "Ciao? Hey! Il tuo ragazzo è un brutto idiota", Quinn gridò con la sua miglior voce da stronza.

La coppia sulle altalene non diede alcuna indicazione di poter né vedere, né sentire Quinn,. Ma la bionda voleva essere sicura e così lei fece un ulteriore passo avanti saltando su e giù davanti della coppia.

"O siete disgustosamente innamorati e ignari del mondo oppure non potete vedermi," borbottò Quinn, come lei alzò gli occhi. Stupidi ragazzini innamorati. "Fottetevi", Quinn, sbraitò amaramente prima di riacquistare il controllo sulle proprie emozioni e fare un respiro profondo.

Okay. Quindi non poteva essere vista dalla maggior parte delle persone, ancora. Ed era un bene. Ora, per il gran finale. "Come Rachel dice sempre", Quinn, disse con voce distaccata, "The show must go on".



"Lasciami andare in questo preciso istante o almeno aiutami..."

"Rachel", Leroy sbraitò mentre si aggrappò disperatamente alla vita di sua figlia sulla soglia della porta della camera di Quinn, "Smettila adesso. Non la seguiremo. Andremo a casa".

Hiram si sedette sulla sedia di legno davanti alla piccola scrivania con la testa abbassata tra le ginocchia. La lotta tra Leroy e Rachel era andata avanti per dieci minuti buoni e Rachel era riuscita a trascinare l'uomo più grande in mezzo alla camera da letto prima che lei completamente si lasciasse andare. Hiram non aveva mai sentito la figlia urlare con così tanta angoscia, come quando aveva capito cosa stava per fare Quinn.

"Non avete capito?" Rachel gridò "Sta per farlo da sola! Sta per cedere se stessa alle Ombre perché la dannata Chiesa non vuole aiutarci!"

"Stai attenta, Rachel," Leroy la avvertì.

"No!" Rachel si spezzò con le lacrime sulle guance, "Non ho intenzione di stare attenta, papi. E se ci fosse papà là fuori?"

"Rachel..." Leroy la avvertì.

"E se ci fossi io?" Hiram interruppe suo marito. Leroy volse lo sguardo verso Hiram e corrugò le sopracciglia. Hiram continuò, "E se fossi io quello là fuori ad andare a sacrificarmi per te?"

"Hiram la ragazza è un fantasma," Leroy esortò, "ha bisogno di andare avanti".

"Non è solo un fantasma, papà", disse Rachel, la sua voce rotta dalle lacrime, "io l'amo, e lei non è mai stata solo un fantasma. Lei è un essere umano." Ci fu un attimo di silenzio e un profondo respiro tremante da parte della bruna. "La amo," Rachel ripeté in un sussurro.

"E' uno spirito, Rachel, l'anima di quello che una volta era un essere umano. Non è possibile innamorarsi di questo," Leroy urlò.

"Stai dicendo che non ami la mia anima?" Hiram chiese, infine, alzando la testa, "che quando ti innamori di qualcuno non ti innamori della sua anima? La sua completa essenza?"

"Ha diciassette anni, Hiram, lei non sa cosa sia l'amore," Leroy finì, stringendosi nelle spalle, "è meglio che lasci andare Quinn."

Rachel guardò a bocca aperta il padre come l'altro uomo si alzò lentamente dalla sedia. "Leroy, ci vuole molto di più per innamorarsi solo della personalità di qualcuno, solo della sua voce, delle sue stranezze, e del loro cuore. Sai quanto ci vuole oggi ad innamorarsi di qualcuno e non avere contatti fisici o fare sesso? Specialmente tra gli adolescenti, Leroy," Hiram finì.

Hiram si tolse gli occhiali e li pulì sul suo maglione, prima di lentamente rinfilarseli. Guardò dritto negli occhi della sua figlia diciassettenne e il suo cuore allo stesso tempo si spezzò e si gonfiò per la distruzione e la determinazione che vide. "Cosa fai ancora qui, Rachel? Vai".

La presa di Leroy si allentò e Rachel non esitò un secondo prima di staccarsi e uscire il più velocemente possibile fuori dalla casa dei Fabray per cercare Quinn.. Lasciò che i suoi piedi la guidassero e prima di accorgersene, Rachel stava sfrecciando tra le strade di Lima per arrivare al suo parco, inciampando su se stessa per la debolezza che si era infiltrata nelle sue ossa.

Leroy rimase a bocca aperta guardando verso suo marito e scosse lentamente la testa. Hiram, alzatosi, incrociò le braccia sul petto. "Se questo porterà ad una lotta, o peggio, così sia. Io sono pronto a tenerti in questa stanza a qualunque costo. Qualunque cosa accada là fuori, dobbiamo sostenere Rachel, non possiamo fare a lei ciò che la società ha fatto a noi per tutta la vita. Rachel ama quella ragazza, Leroy, e posso dire per esperienza personale che Quinn non è solo un fantasma. "

Leroy guardò fuori dalla finestra della camera da letto di Quinn verso il sempre più oscuro cielo ed emise un profondo sospiro. Stava per arrivare una tempesta.



"So che mi ci è voluto un po’" Quinn disse con voce chiara, mentre guardava le nuvole muoversi a spirale in alto nel cielo, "ma ho bisogno di te ora, okay? Sto venendo lassù. Almeno spero.... Indipendentemente da ciò, ho più o meno bisogno di allontanarmi il più dannatamente possibile da qui perché sto uccidendo Rachel".

Quinn non ottenne alcuna risposta dal suo posto al centro del parco. Non se ne aspettava una. Come la nube si ingrandì sentì uno spasmo nel petto. Poi un altro. Quinn scosse la testa e guardò di nuovo verso il cielo, "È il tuo modo di dirmi che mi senti, Dio? Facciamo un patto. Tu mi hai fatto soffrire dopo la morte per dieci anni e..." Un altro spasmo interruppe lo sfogo del fantasma. Se Quinn non avesse pensato che fosse impossibile, avrebbe detto che fosse il suo...

"Rachel", Quinn soffiò come sentì la presenza della ragazza. Quinn si girò e vide Rachel in piedi sul marciapiede dall'altra parte della strada. Rachel stava nell'angolo in cui era avvenuto l'incidente dieci anni prima.

"Rachel, no," Quinn rimase a bocca aperta come un'altra presenza apparve dietro la bruna. Un Ombra. "Rachel!" Quinn alzò la voce in un urlo e cominciò a correre verso la ragazza confusa.

Tuttavia, Quinn venne improvvisamente assalita da Puck, Finn e quella ragazza, Santana, la Cheerio.

"Quinn ho bisogno di dirti una cosa," Puck espirò pesantemente.

"Dov'è Rachel?" Finn chiese con un sospiro. Il gruppo era chiaramente corso al parco per trovare Quinn, ma...

"Come facevate a sapere che ero qui?" Quinn chiese come i suoi occhi disperatamente cercarono di nuovo Rachel.

"Rachel mi ha portata qui l'altro giorno, e quando lei non si è nuovamente presentata a scuola abbiamo capito che sarebbe stata qui o a casa tua," Santana disse lanciandole uno sguardo, "Dio, tu sei reale."

"Quinn, ho veramente bisogno di dirti una cosa" Puck tentò di nuovo, ma Finn lo mise a tacere.

"Cos... Cos'è quella cosa dietro a Rachel?"

Gli occhi di Quinn tornarono di colpo verso Rachel prima che lei si lasciasse sfuggire un grido angosciato. Rachel era di spalle e stava indietreggiando in strada nel tentativo di allontanarsi dall'Ombra.

Quinn scatto di corsa tentando di colmare il divario tra lei e Rachel.

"Non puoi averla!" Quinn sentì Rachel gridare al di sopra del vento.

"Tu pensi che siamo qui per Quinn?" l'Ombra ribatté. Quinn sentì rabbrividire il suo corpo alla voce. Era così distaccata e profonda, e Quinn cominciò a dubitare se le Ombre fossero mai state esseri umani.

Un momento. Se non volevano lei, allora volevano.... "Rachel, no, scappa!" Quinn gridò di nuovo quando vide lampeggiare la confusione tra gli occhi della bruna.

"Non stavate dando la caccia a Quinn?"

"Sì, ma conosciamo la maledizione che grava sulla sua anima. Lei risucchia la vita dalla persona che ama. Più ti sta vicina, più lei diventa viva. Sembra che Quinn sia fuori dalla nostra portata ora. Così, siamo qui per prendere te, al suo posto, Rachel", disse.

Quinn vagamente sentì Finn e Santana, gridare dietro di lei. Era ferma in mezzo alla strada. Non sapeva nemmeno quando avesse smesso di correre.

Quinn vide Rachel voltarsi e rendersi conto che Quinn era proprio dietro di lei. "A cosa stavi pensando?" Rachel le chiese, i suoi occhi marroni sbiaditi e dipinti di dolore "Tu non puoi salvarmi, Quinn. Ero io ad essere destinata a salvarti".

Quinn scosse la testa e fece un passo verso Rachel. "Tu non morirai per me. Tu non morirai per far si che io possa vivere, Rachel".

"Penso che sia troppo tardi per questo, Quinn," Rachel sussurrò mentre le lacrime le rigarono le guance.

Gli occhi furiosi di Quinn si alzarono e inquadrarono l'Ombra avvicinarsi, urlò e si mosse per andare avanti.

Un paio di forti braccia le avvolsero la vita e la tirarono indietro. Scioccata, Quinn cominciò ad agitare le braccia freneticamente nel tentativo di respingere chi la stesse trattenendo dall'andare incontro a Rachel.

"Quinn, devi lasciare che accada," Puck le sussurrò in un orecchio, con fin troppa calma per i gusti di Quinn.

Quinn aveva gli occhi da folle, urlò scuotendo la testa da un lato all'altro e incontrò gli occhi di Puck. Il fantasma neppure pensò che fosse in grado di formare parole. In un ultimo tentativo di liberarsi Quinn chiuse gli occhi e cercò di materializzare se stessa fuori della portata di Puck, ma non ci riuscì. I suoi poteri da fantasma erano spariti.

Freneticamente, Quinn girò lo sguardo di nuovo sulla scena di fronte al gruppo mentre Rachel era a pochi metri da lei, sorridendo dolcemente. La sua Rachel. No. Non la sua Rachel. No. "Respira, Quinn," Rachel sussurrò prima che la sua piccola mano volasse fino ad aggrapparsi al suo petto.

Quinn aprì la bocca in un sussulto silenzioso e lacrime scesero dai suoi occhi come Rachel cadde in ginocchio davanti a lei. Quinn vide il corpo di Rachel scuotersi come percorso da scariche elettriche e la sua bocca aprirsi e chiudersi senza emettere alcun suono, mentre lei cercava di inspirare aria.

"Rachel... Per favore no," Quinn sussurrò, le parole uscirono a mala pena dalle labbra, la sua voce era spezzata.

Il petto di Rachel si sollevò in un ultimo respiro prima che lei si abbandonasse in avanti sulla strada fredda, immobile.

Gli occhi di smeraldo di Quinn erano spalancati, sconvolti, isterici, mentre Puck la liberò dalla sua stretta e sentì di nuovo lo spasmo al petto. E ancora. E ancora.

Quinn era acutamente consapevole del fatto che Finn e Santana, stessero freneticamente componendo il numero di qualcuno sui loro telefoni cellulari e che Puck la stesse fissando intensamente. L'aria era fredda contro la sua pelle e Quinn poteva vedere il suo respiro. Le nuvole erano scure sopra la sua testa e le ricordavano il fumo, come se l'inferno si fosse appena aperto e stesse esalando il suo ultimo respiro.

L'Ombra era sparita e lo spasmo nel suo petto era il suo battito cardiaco.

E Rachel era morta.

...e Rachel era morta.



L'ambulanza arrivò quattro minuti dopo che sia Finn che Santana chiusero le chiamate sui loro telefoni cellulari. Tutto sembrava muoversi troppo lentamente per Quinn, ma era prevedibile, pensò.

Gli occhi di Quinn vagavano per la scena di fronte a lei e lentamente si strinse le braccia intorno al busto. Il corpo di Rachel venne portato in ambulanza in una barella come i soccorritori lavoravano freneticamente su di lei. Finn mise un braccio intorno a Santana, mentre entrambi cercarono di nascondere le lacrime agli occhi. Puck era in piedi in silenzio accanto a Quinn con una mano pesante sulla sua spalla.

Un soccorritore chiese a Quinn cosa fosse successo a Rachel, e Puck la interruppe prima che potesse dare la colpa a se stessa. Disse che pensava che fosse stato un infarto che l'aveva colpita casualmente dopo che avevano lasciato la scuola, ma non le era accaduto niente di particolare. Quinn cominciò a piangere di nuovo. O forse non aveva mai smesso.

Santana salì nell'ambulanza con Rachel e Quinn pensato che fosse più di cortesia per i suoi amici che per Rachel, perché non c'era più nessuna Rachel. Finn corse a casa dei Fabray per cercare di avvertire i padri di Rachel.

Pochi minuti dopo la folla si era dispersa, Puck gentilmente convinse Quinn a seguirlo e presero posto sulle altalene.

Puck si passò una mano sulla sua cresta e tirò la giacca di pelle più vicina al petto contro il vento freddo.

"Perché l'hai fatto?" Quinn chiese innumerevoli minuti più tardi, con gli occhi puntati sulla strada di fronte a loro, ma senza focalizzare nulla. Ogni tonfo del suo battito cardiaco nel suo petto spingeva Quinn più vicina a squarciarsi.

"E’ proprio per questo che ti stavo cercando," Puck disse burbero, strisciando il dorso della mano sugli occhi e facendo un respiro profondo, "Ho chiamato Michael prima."

Quinn rimase silenziosa e immobile, lo lasciò continuare. "Gli ho detto di te. Che sei tornata e merda, sai una cosa? Lui si è messo a ridere e ha detto che non te ne sei mai andata. Non sapevo cosa volesse dire che così gli ho chiesto di spiegarsi meglio, prima di farmi incazzare.

Così, ha iniziato a dirmi che era invischiato in un giro di roba satanica al liceo mentre voi due stavate insieme…"

"Lo sapevo," disse Quinn con un cenno della testa, "Pensavo di poterlo trasformare in un bravo ragazzo cristiano, ma non ho mai pensato che fosse realmente coinvolto in questo genere di cose. Non sul serio."

"Né chiunque altro, ma lo era, a quanto pare. Intendo che non faceva sacrifici di animali o cose del genere, ma credeva che lo rendesse figo e poi iniziò a vincere le partite di football e così continuò a 'fare affari con il diavolo', capisci?"

"Arriva al punto, Puck", Quinn esortò. Ogni malizia aveva lasciato la sua voce. Qualsiasi emozione l'aveva abbandonata. Ironico, pensò, che la sua anima sembrasse essersi volatilizzata adesso che era tornata in vita. Tornata in vita, ahh. Non c'era niente di vivo di lei, tranne il suo cuore che batteva, è come lo stesse facendo che non aveva idea.

"Tu lo facesti incazzare il giorno in cui lo chiamasti perdente di Lima e gli dissi che non sarebbe mai riuscito ad andarsene da questa città. Lui fece alcune delle sue stronzate da stupida magia nera e mise una maledizione su di te. Aveva sedici anni ed era un fottuto idiota e probabilmente suonava come un cretino cantando nella sua camera, ma merda, Quinn. Non credo avesse poteri o altro, ma qualcosa deve aver ottenuto mediante qualcuno perché..."

"Perché venni maledetta, condannata, qualunque cosa," Quinn finì. I due sedevano in silenzio da alcuni minuti prima di Quinn parlasse di nuovo, più a se stessa che a Puck, "mi chiedo se io sia mai stata veramente morta."

Pochi istanti dopo Puck riprese, "non sapevo che stronzate come questa accadessero veramente," la sua voce in stato di shock.

Il cielo si aprì sopra di loro e, per la prima volta dopo tanto tempo, Quinn sentì la pioggia scendere su di lei.

"Rachel è morta," Puck sussurrò contro il tuono nel cielo.

Quinn lo fissò con aria assente come il ragazzo accanto a lei si scosse un po' prima di singhiozzare apertamente. "Che diavolo era quell’essere, Quinn?" Puck chiese tra le lacrime, e per un breve momento, Quinn si ricordò del bimbo di sei anni che cercava di nascondere le lacrime da lei quando era caduto dal suo skateboard.

"Un Ombra", disse Quinn assente, "Almeno è così che le ho sempre chiamate."

"Pensi che fosse una parte di quella cazzo di maledizione di Michael?"

"Nulla di tutto ciò potrebbe mai essere nato nella mente di un sedicenne", disse Quinn, scuotendo la testa mentre ciuffi bagnati le caddero sul viso, "Sono angeli caduti, credo."

"Pensavo che gli angeli fossero buoni," Puck disse amaramente con le lacrime che continuavano a cadere e gli occhi iniettati di sangue quando si rivolse a Quinn.

Quinn si voltò verso di lui e tenne il suo sguardo. "Perché pensi che si chiamino 'caduti'?"

"Quindi, la maledizione è spezzata ora, perché hai preso abbastanza vita da Rachel per ucciderla e permettere a te di vivere? Come è successo?" Puck chiese.

Quinn rimase in silenzio per un lungo momento, la pioggia inzuppava entrambi attraverso le loro giacche sino alle ossa. Nessuno dei due sembrava incline a curarsene e Quinn sapeva che probabilmente entrambi stavano pensando alla stessa cosa, il corpo di Rachel era più freddo del loro in quel momento.

Quinn fece un respiro profondo, e stava ancora cercando di abituarsi di nuovo, prima di dire chiaramente, "Un'ora fa credevo in un Dio che potesse fare qualsiasi cosa. Un Dio che potesse maledirmi, che mi permettesse di stare qui invece di andare avanti, che mi aveva dato Rachel, e che l'aveva portata via. Un'ora fa questa soluzione, questa maledizione spezzata, sarebbe stata un miracolo per me."

"Tu non credi più?" Puck delicatamente approfondì con le lacrime sul suo volto, "Sei tornata in vita, Quinn. Sei passata dall'essere un fantasma all'essere viva e ora stai scegliendo di non credere? Se non altro tutto questo cazzo di disastro ha consolidato le mie convinzioni."

Lo sguardo di Quinn tremolava sulle sue mani in grembo come lei aggrovigliava le dita tra loro. "Sono stata ignorata dal mondo per dieci anni, Puck. Sono stata costretta a guardare le persone che amo rinunciare a me e lasciarmi quando mi trovavo proprio di fronte a loro. Sono stata costretta a far fronte ad una fastidiosa, perdente bruna che era potenzialmente più invisibile di me e anche l'unica persona che poteva sentirmi. Mi sono innamorata di lei. L'unica cosa buona che mi fosse successa in tutta la mia vita, in fondo. Ma la parte divertente? La parte divertente è che il mio ex-ragazzo mi ha fottuta molto di più che uccidendomi e basta, essendo un idiota. Sì, io ero uno di quei fantasmi su cui fanno i film horror perché ho ucciso la donna che amo. Non solo, ma ho dovuto vederla morire proprio davanti a me, per me. Quindi, no, non credo più. Non so più a cosa credere."

"Ti ho trattenuta, perché…"

"Rachel se n'era già andata, lo so."

Puck fece un respiro profondo e aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa alla donna accanto a lui, quando il suo cellulare squillò.



Rachel era già morta da sette minuti e trentaquattro secondi prima che la rianimassero con il defibrillatore in ambulanza. Lei si svegliò in un sussulto e una voce le sussurrò in un orecchio, dicendole di respirare, prima di sentire singhiozzi di sollievo provenienti da niente meno che Santana Lopez.

Portarono Rachel dall'ambulanza alla sezione di terapia intensiva generale dell’Ospedale di Lima. Fu stabilito che Rachel avesse subito un arresto cardiaco improvviso, causato da un attacco di cuore e che fosse stata poi rianimata. Il medico lo definì un miracolo. Rachel tenne la bocca chiusa.

Rachel non si sentiva come se stesse morendo, ma sentiva che probabilmente lo sembrasse, con le decine di tubi e flebo con gli aghi nelle braccia e il suo cardiofrequenzimetro che continuava a emettere beep regolari.

Le infermiere e il segnale acustico sbiadirono sul profondo della sua mente mentre Rachel fissò attraverso la parete di vetro della sua stanza in terapia intensiva verso i suoi padri, in piedi nel corridoio, piangendo. Lei era morta. Davanti a tutti, e davanti a una molto viva Quinn Fabray, Rachel era morta. Non aveva visto una luce bianca, né se fosse stata accolta a braccia aperte da una coppia di angeli. Un momento prima stava sbattendo la faccia in mezzo alla strada e l'altro, stava aprendo gli occhi contro la luce a neon dell'ambulanza. Significava che Quinn era viva? Che in qualche modo avevano ingannato la cosiddetta maledizione?

Oh Dio. Rachel venne improvvisamente afferrata da un pensiero terribile: Quinn era tornata un fantasma, ora che Rachel aveva beffato la morte?

Il suo battito cardiaco aumentò, ma non abbastanza per preoccupare gli infermieri, e dopo qualche minuto, i padri di Rachel furono autorizzati a entrare nella stanza. Non era il protocollo, ma niente circa la situazione di Rachel era normale, così il dottore acconsentì.

Hiram aveva le lacrime agli occhi e Leroy tremava così tanto che quasi scivolò dalla sedia accanto al letto di Rachel.

"Sto bene", insistette, la sua voce roca.

"Hanno detto che era un... un... uhm" Leroy provò, ma fallì, a continuare.

"Un attacco di cuore," Hiram disse, facendo un passo verso il lettino.

"Non lo era," Rachel disse "Almeno io non la penso così. Ho perso la vita e Quinn ha guadagnato la sua e c'era…"

"Rachel", Hiram dolcemente la fermò, gettando uno sguardo al di là di Rachel verso Leroy, "Non abbiamo bisogno di sapere cosa è successo. Non ancora. Ho solo una domanda in questo momento."

Rachel alzò gli occhi e vide Finn in piedi nel punto dove i suoi i padri erano stati sino a pochi istanti prima. Quando incrocio il suo sguardo, sollevò una mano tremante e le sorrise. Rachel sorrise di rimando. Finn aveva pianto, e tanto. Santana camminava accanto a lui e fece un sorriso a Rachel, uno vero e proprio che Rachel non aveva mai visto Santana mandarle. Aveva pianto, anche lei.

"Dov'è Quinn?" Hiram chiese a bassa voce.

"Era viva, papà, era in vita," la bruna disse eccitata prima di venir sopraffatta dalla stanchezza ancora una volta e fu costretta a fare respiri profondi.

Leroy incontrò gli occhi di Hiram e chiese, scioccato, "Come è potuto accadere? Rachel muore e Quinn torna in vita?"

"Credo che ci sia molto di più riguardo al loro incontro che nessuno di noi saprà mai," Hiram mormorò, "ma credo che Rachel fosse destinata a salvare Quinn."

"Cose del genere non accadono," Leroy disse con fervore sotto il suo respiro, "Non è possibile".

"Come facciamo a sapere che cosa è o non è possibile in questo mondo, tesoro? Siamo intrappolati dietro le mura di un vicolo cieco della città in un mondo dove la gente oggigiorno pensa che l'unica magia che esista sia la magia di ricevere un sms da un telefono ad un altro" Hiram disse, scuotendo la testa " Penso che tutto sia possibile quando si aprono gli occhi all'impossibile."

Rachel ascoltò in silenzio i suoi i padri e il suo battito cardiaco prima di lanciare un breve sguardo verso l'alto. Grazie, pensò, a chi sta decidendo i nostri destini lassù. Quando abbassò lo sguardo e si focalizzò sulla parete di vetro di fronte al suo letto, vide Puck camminare fino al gruppo. Era bagnato fradicio e Santana si lanciò tra le sue braccia. Lui la abbracciò di rimando e premette un bacio sulla sua fronte e Rachel vide Finn fare un cenno nella sua direzione. Puck girò la testa e incontrò gli occhi di Rachel. Sorrise. Rachel sorrise di rimando. E fu allora che Quinn arrivò dietro di lui. Rachel seppe in quel momento, non importa quale spiegazione che i suoi amici avrebbero potuto elaborare riguardo all'intera faccenda, ma per Rachel, ne era convinta, Quinn Fabray era stata un angelo che in qualche modo aveva perso la strada per il Cielo.

Quinn Fabray, con la sua giacca in jeans e i capelli completamente fradici incollati al viso. Un infermiere stava camminando e accidentalmente urtò Quinn, si voltò e si scusò con lei. Quinn lo guardò sbalordito. Rachel cominciò a piangere.

Quando il cuore di Rachel del monitor iniziò a suonare un po' più frequentemente di quanto non dovesse fare, sia Leroy che Hiram si volsero a guardare l'adolescente bionda che era in piedi di fronte ai tre amici di Rachel. Tutti e tre osservarono Quinn incontrare gli occhi di Rachel con l'intenzione di non lasciarli andare di nuovo. Quinn premette la mano contro la parete di vetro e lasciò qualche lacrima scivolare giù per le guance e Rachel seppe che se avesse potuto toccare il viso di Quinn, avrebbe sentito le lacrime sulla punta delle dita.



Due giorni dopo, Rachel fu trasferita nel reparto generale di riabilitazione e controllo. Una zona che consentiva ai non-familiari di entrare nella stanza, senza rischio di contaminazione. Fu allora che Rachel incontrò Quinn Fabray.

Il secondo che l'ora delle visite venne concessa quella mattina, i padri di Rachel svegliarono una esausta Quinn con la testa affondata sotto la giacca di Leroy e sdraiata lungo due sedie della sala d'attesa. Si strofinò assonnata gli occhi, non abituata ad avere sonno, mentre gli uomini la portarono nella stanza di Rachel.

Quinn e Puck avevano cercato di spiegare al meglio a Finn, Santana, Hiram, e Leroy a quali conclusioni fossero giunti. Sembrava plausibile, o almeno, plausibile quanto avrebbe potuto essere qualsiasi spiegazione in quella situazione. Alla fine, il gruppo decise che discutere ulteriormente fosse superfluo, perché due vite erano state salvate.

Hiram posò un bacio sulla guancia di Quinn prima che lei entrasse nella camera di Rachel e tirasse la tenda chiudendola dietro di lei.

Rachel non si era svegliata ancora così Quinn trascinò una delle sedie nella stanza fino al letto e dolcemente afferrò la mano di Rachel. Per un breve istante prima che Quinn entrasse in contatto con la mano di Rachel, ebbe un flash terribile della sua mano che passava proprio attraverso a quella di Rachel come aveva fatto tante volte in quei mesi passati. Ma non fu così.

Quinn accarezzò dolcemente il pollice sul dorso della mano di Rachel ed emise un respiro incerto. Non c'era stato alcun segno delle Ombre, non un ritorno all'invisibilità, e senza poteri da fantasma di cui discutere. Quinn era viva, aveva riavuto indietro il suo corpo, e le era stata restituita Rachel. Sembrava tutto così facile, troppo facile. Eppure, non era stato facile, non proprio. Non con tutto quello che Quinn aveva vissuto da sola, e poi con tutto quello che aveva vissuto con Rachel. Niente di tutto ciò era stato facile, nemmeno la parte dell'innamoramento.

Ma, come Rachel giaceva pacificamente sul letto d'ospedale di fronte a Quinn, e il colore tornò sulle sue guance, Quinn seppe che tutto sarebbe andato bene da allora in poi. Aveva trascorso gli ultimi due giorni a pregare un Dio che lei non sapeva nemmeno se esistesse, ma era tutto ciò che avesse mai conosciuto, ed era tutto quello che poteva fare fino a quando non fosse riuscita a vedere Rachel.

Sapeva che non tutti avevano fede, e che la scienza aveva svolto un ruolo enorme per far si che Rachel stesse bene, ma comunque Quinn alzò gli occhi dal volto di Rachel al soffitto. "Grazie," sussurrò, "Io non so se Rachel e io fossimo bloccate in qualche scontro tra Voi e Satana o cosa, ma mi sento come se avessero vinto i buoni. Abbiamo vinto. Ce l'abbiamo fatta, e so che ci hai aiutate, in qualche modo. Mi dispiace per tutto quello che ti ho detto," Quinn finì.

Sentì una mano stringere la sua e abbassò gli occhi verso il basso per vedere Rachel che la fissava e sorrideva dolcemente. "Ho fatto la stessa cosa", disse Rachel tranquillamente. Quando Quinn non rispose, Rachel gentilmente si spostò nel letto cosicché potesse guardare meglio la ragazza. "Ce l'abbiamo fatta, Quinn."

Quinn sorrise e annuì con la testa. "Io... Non so come gestire tutto questo."

Rachel fece un respiro profondo e Quinn pensò che non era mai stata così grata di vedere salire e scendere il petto della ragazza per la respirazione. "Che cosa hai intenzione di fare della tua vita ritrovata?"

Quinn si concentrò sulla sensazione della pelle di Rachel sotto la sua mano prima di dare una risposta distratta. "Lo sapevi che quando cerchi 'Lima, Ohio' su Google, la prima cosa che viene fuori sono i necrologi?"

Rachel fissò Quinn prima di sbattere le palpebre e scuotere la testa divertita, borbottando sottovoce, "Sì, in realtà lo so molto bene."

Quinn le gettò uno sguardo incerto prima di continuare. "Anche se eri ancora in recupero ho fatto qualche ricerca. Il mio nome è ancora su quella lista. La mia tomba è ancora lì. Sono ancora tecnicamente morta, o almeno, per la popolazione di Lima."

Rachel studiò Quinn mentre lei si morse le labbra screpolate tra i denti. "Allora dovremo lasciare Lima," Rachel disse lentamente, controllando la reazione di Quinn.

Quinn alzò gli occhi dalle mani di Rachel a quegli occhi marroni ormai molto familiari. "Pensi che si possa avere tutto indietro? Ricominciare da capo?"

Rachel annuì con la testa con uno sguardo palese nei suoi occhi. "Non vedo perché no. Sia che tu venga a New York con me o che vada da qualche altra parte, saresti in grado di riiniziare. Perché esiti in quel modo, Quinn? Non sei d'accordo?"

Quinn spostò alcuni dei suoi capelli dietro l'orecchio e sorrise più largamente verso Rachel. "Sono d'accordo con te, Rachel. Io sono solo in soggezione per il fatto che tu sia morta, praticamente uccisa da un demone, e che ora sia seduta qui a raccontarmi di come mi andrà tutto bene da adesso."

Rachel sollevò l'angolo delle labbra in un tenue sorriso prima di scrollare le spalle. "Pensavo che fosse ovvio che sto bene ora", disse, fermandosi allo sguardo confuso sul viso di Quinn, "Sei ancora con me, Quinn. Tu sei qui, realmente qui, dopo mesi d'inferno, finalmente. Ce l'abbiamo fatta. Ci siamo ritrovate a vicenda alla fine."

Come Rachel si mosse un po' sul suo letto dell'ospedale e Quinn cautamente strisciò accanto a lei, e Rachel strinse le braccia intorno alla bionda, Quinn la sentì. Le dita di Quinn accarezzarono i capelli di Rachel, le braccia di Rachel, Rachel.

Rachel posò un bacio sull'angolo della bocca di Quinn. Si allungò, percorse con il polpastrello dell’indice le labbra di Quinn, e si meravigliò come sentì formarsi un sorriso sotto il suo tocco.

Il significato di ciò che era accaduto loro, non era stato perduto dalle ragazze mentre giacevano insieme nel letto d'ospedale sei mesi e tredici giorni dopo che Rachel aveva sentito per la prima volta la voce di Quinn. C'era stato un tacito accordo tra il gruppo, che nessuno al di fuori del loro circolo avrebbe mai sentito parlare della storia di Quinn Fabray, il fantasma, e Rachel Berry, la ragazza che le aveva restituito la vita. Rachel aveva dato volentieri una parte di sé, la sua anima, a Quinn quel giorno su quella strada, proprio come Quinn aveva inconsapevolmente dato a Rachel una parte di sé su quella stessa strada dieci anni prima che le ragazze sapessero della reciproca esistenza.

Tuttavia, se glielo chiedeste ora, direbbero che da sempre sapevano l'una dell'esistenza dell'altra. Era solo questione di aspettare fino a quando il mondo non le stesse osservando prima di potersi trovare a vicenda.

"Siamo tutti fantasmi qui", Quinn poté dire con le dita di Rachel intrecciate alle sue, "ma le persone che aspettiamo, quelle che alcuni aspettando per sempre, sono le uniche che incontrano i tuoi occhi e non vedono attraverso di essi."

Fine










NdT:


[*] I do believe I have been changed for the better
[**] For good

Sono versi della canzone For Good, del musical Wicked con Kristin Chenoweth e Idina Menzel (qui). La cantano anche Rachel e Kurt nella 2x22 (qui). Ho preferito tradurli perchè non ha senso che una persona che parla sempre in italiano, si metta a parlare di colpo in inglese, no? Anche se così non si nota il riferimento alla canzone... Invece "The show must go on" l'ho lasciato in inglese perchè è di uso comune anche in Italia! E' più realistico.

PS: Non so voi... Ma io ho pianto dall'inizio alla fine di questo capitolo! Per non parlare di quando ho rivisto il video dopo aver letto tutta la storia! :') Una fontana! Mi ha commossa tantissimo!

A breve la traduzione dell'epilogo!

Un bacio a tutti!


Claude :)
   
 
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